Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv. 1, 1-18)
“Accampati” siamo in questa terra: crediamo di aver messo basi solide, di esserne i padroni, abbiamo qualche fazzoletto di terra e ci abbarbichiamo come l’edera, ma è tutto provvisorio … a questa terra possiamo solo mettere “tende”, confortevoli, con i canaletti per lo scorrere dell’acqua come ci insegnano gli Scout, in posti il più possibile sicuri, ma chi è sicuro oggi dal terrorismo, dalla malvagità che aguzza ogni giorno fantasia e malvagità?
Con questa pandemia poi ci sembra sempre di essere in assetto di guerra. Se ne usano le stesse parole: c’è gente in trincea, che rischia la morte; molti delle retrovie non si rendono conto; è una battaglia che dobbiamo vincere, c’è un coprifuoco da rispettare, ci sono le ronde che lo fanno rispettare.
Vediamola invece come una prova, un invito a conversione, perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità: è aumentata una povertà generale e molti non ce la fanno, si sono incancrenite differenze sociali impensabili, sono aumentati i disoccupati… questo forse ci può stimolare di più a vivere la pandemia come tempo di cambiamento, di fraternità che si scambia anche motivi di speranza!
Ebbene tra queste tende ce n’è una nuova anche quest’anno: è arrivato uno straniero, arriva proprio da un altro mondo. E’ una tenda come la nostra, ma diventa subito il centro di visite, di attacchi, di desideri e di improperi.
La gente si divide subito in due: chi con lui, chi contro. Ha messo la sua tenda qui perché i suoi non l’hanno voluto.
E’ Gesù: Il verbo si è fatto carne e abitò fra noi, quell’abitò è alla lettera pose la sua tenda; viene ad abitare la nostra povertà, non gli fanno paura le nostre intenzioni malvagie, sa che lo porteranno alla morte, ma spera che sicuramente questa morte sarà la risposta definitiva a chi lo vuol cancellare, perché è fatta solo di amore e si trasformerà in risurrezione.
E’ la Parola, è la comunicazione di Dio: non è vero che Dio non parla, che ci lascia soli ad arrabattarci alla bell’e meglio. Dio si prende cura e ci viene a visitare.
Condivide con noi la vita provvisoria: non è un villaggio turistico in cui possiamo stringere i denti per qualche mese e poi andare altrove dove c’è la vera vita … no la nostra vera vita prende forma in questa terra precisa, in questo insieme di tensioni e problemi, gioie e dolori e qui ci sta Dio, ci sta colui che tutti riteniamo responsabile di tutti i nostri mali e viene a cercare di capire perché siamo così assetati di vita, e la vita è Lui, e ci adattiamo alle pozzanghere, e la felicità è Lui e noi la cerchiamo nello stordimento, la salvezza è Gesù e noi la andiamo a mendicare agli oroscopi.
Il Natale presto supera i momenti emotivi, per andare alla sostanza: belle le luci, buono il suono delle zampogne, ma la sua tenda, Dio me la deve mettere nei miei giorni quotidiani, nelle relazioni che costruisco con parenti e amici, nello slancio della missione, nella nostra pandemia; nella fila a fare i tamponi e – speriamo presto – nella coda a fare il vaccino.
I giovani, le giovani famiglie, i lavoratori, gli ammalati, i poveri potranno finalmente vedere che le nostre parrocchie sono abitabili, proprio a partire dalla tenda di Gesù? Sarebbero un segno di speranza!
3 Gennaio 2021
+Domenico