Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 4, 12-17.23-25)
Da bambini i nostri genitori per prepararci ad andare a scuola con impegno dopo le vacanze belle, coinvolgenti, piene di fatti interessanti: il Natale, i presepi, l’ultimo dell’anno, gli amici, le tavolate in cui ci ritagliavamo i nostri momenti di divertimento in attesa del dolce, mentre gli adulti continuavano a mangiare, ci dicevano che “l’Epifania tutte le feste le porta via”.
Il 7 gennaio è sempre stato un momento anche bello e lo vogliamo sperare anche quest’anno: auguriamo ai ragazzi e ai giovani di tornare a scuola di presenza per dare libertà alla propria voglia di stare con gli amici, di mettere la pandemia davanti e non addosso, attenti, ma non succubi, mascherati, ma con occhi che sprizzano vita, distanti, ma non ignorati e autocentrati.
Auguriamo ai lavoratori di riprendere con dignità il proprio lavoro, disposti ad aggiornarsi continuamente …
Mai come quest’anno – forse – abbiamo sperato che la fine delle vacanze diventasse una rinascita: c’è bisogno di qualcosa di nuovo che riempie la vita di un ideale! Anche il cristiano medio, neanche troppo addentro al mondo ecclesiale, sente che un cristianesimo “slavato” come spesso lo si vive, una esperienza di fede ridotta a qualche medaglietta e acqua santa, un rapporto con gli altri cristiani insignificante come l’abitudine al colore delle pareti, non ha proprio nessun senso: è necessario un colpo di reni.
Era forse questo, anche se più in profondità, quello che si percepiva tra la gente quando Gesù ha lasciato sua madre, la sua piccola comunità di Nazareth ed è andato a seguire le parole di fuoco di Giovanni il Battista.
C’è una parola d’ordine efficace, forse anche pericolosa per l’ordine esistente, per lo squallore con cui ci si trascina nella religione ufficiale: “Il regno di Dio è qui! È alla porta; non potrebbe essere più vicino. L’attesa è finita! Dio è vicino, c’è, è alle porte, non c’è più spazio per la noia. Convertitevi.”
Ecco ci risiamo. Un altro invito morale a comportarsi meglio, a fare i buoni, a mangiare di meno, a mortificare la gola, a sopportare di più … No! non è questo il punto di cui abbiamo bisogno, è Gesù di cui abbiamo bisogno!
I primi a capirlo e a invertire, convertire la loro strada sono gli apostoli: abbandonate le reti lo seguirono.
Gesù non è più il giovanotto che condivide una vita normale quotidiana come ogni persona al suo tempo: dà un netto taglio e si porta a Cafarnao, lì c’è il mondo che passa, è un crocevia di strade che vanno da Est a Ovest, da Sud a Nord, lì si incrociano le persone, le merci, i sogni, i progetti di vita.
Ha un messaggio da portare e decide di iniziare – diciamo noi – la sua vita pubblica, a far conoscere il segreto di Dio per la vita delle persone: è lui stesso la notizia decisiva, il vangelo, di cui sentiamo il bisogno, la novità.
E’ come se a noi appestati dal COVID-19 portasse non solo il vaccino e la distruzione definitiva della pandemia, ma molto di più, ci portasse il segreto di una vita felice e buona per tutti: questo è il Vangelo, e Gesù ci aiuta giorno dopo giorno a fare i passi giusti dietro a Lui.
7 Gennaio 2021
+Domenico