Gesù siamo nella fila per arrivare a Te

Una riflessione sul Vangelo Secondo Marco (Mc 1,7-11)

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Abbiamo tutti un ricordo lieto e triste di una prima volta: il primo giorno di scuola, il primo giorno di naia (quando si faceva il militare) il primo giorno di matrimonio, il primo figlio, il primo bacio, il primo volo, il battesimo dell’aria … è stato qualcosa che ci ha iniziato alla vita, che le ha dato un nuovo colore, che ha coronato una lunga preparazione o attesa, che ci è capitato improvviso e che ci ha fatto scoprire qualità impensate.

Spesso è stata una investitura: “Adesso sei grande, tocca a te, non ti tirare indietro; sei su un trapezio, non ci sono più reti di protezione” … un misto di brivido, di paura, di orgoglio, ci ha fatto decidere.

Non so se Gesù provava qualcuno di questi sentimenti, là al Giordano in quella fila di peccatori: era stato attratto da Giovanni, sentiva che Dio, suo Padre, non era ingessato nei ritualismi o imprigionato nel tempio, ma era là nell’attesa della povera gente, povera di speranza soprattutto, una povertà che attraversa ricchi e poveri, stolti e intelligenti, uomini di potere e servi inutili .. assomiglia a questa – forse – l’attesa che termini questa pandemia.

E qui al Giordano il Padre, che Lui chiamerà sempre papà (solo sulla croce lo chiama Dio quando ripete le parole del salmo “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”, ma le sue ultime parole saranno ancora “papà nelle tue mani mi abbandono”), ebbene qui al Giordano è ancora suo Papà che lo offre a noi a mani spiegate, lo manda, lo accredita, lo spinge sul trapezio dell’annuncio e del dono fino alla morte, senza rete.

L’unica rete sono le sue braccia: con questa consapevolezza Gesù guarderà in faccia la morte, supererà le tentazioni, non soffrirà la solitudine.

“Sei mio figlio, oggi ti ho generato, sei il prediletto, (Agapetòs, Agàpito; non posso dimenticare questo nome che è del giovane santo martire cui è intitolata la diocesi di Palestrina, la mia unica diocesi cui ho dedicato tutti i 12 anni del mio servizio episcopale) non ho altro bene fuori di te, ti affido all’ascolto di tutti, ti mando il mio Spirito; il nostro Spirito è la tua compagnia, la tua consolazione, la tua forza. Oggi lo Spirito aleggia su queste acque come spirò sulle acque del caos primitivo, è una nuova creazione che cammina con te.”

Sono disposto a perderti (a morire con te su una croce) purché questa fila di peccatori, che sta con te nell’acqua del Giordano diventi una fila di santi, di giusti, di uomini e donne nuovi.

In questa fila noi ci siamo stati: non era più quella del Giordano, ma quella del battistero cui ci hanno portato i nostri genitori; non ne siamo ancora usciti santi, ma ci speriamo sempre di diventarlo con l’aiuto di Dio, tra le “persone della porta accanto” come dice papa Francesco.

10 Gennaio 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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