Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 3,12-19)
In tempi di “recovery plan”, in cui assistiamo a continue stesure e cambiamenti di progetti, ma soprattutto a vedere come sarà formata la squadra che realizzerà concretamente tale piano di ristrutturazione dell’Italia, come sta avvenendo per ogni nazione europea, riusciamo a farci un’idea di quanto sia importante, non solo il contenuto di un qualche progetto, ma la squadra che si farà carico di realizzarlo.
Non manco di riverenza se immagino Gesù con un piano … con un piano ben preciso in testa, e soprattutto nel cuore, di cambiamento radicale della vita del mondo che lui chiama Regno di Dio, intento a dare dei volti precisi a questa squadra: 12 in tutto come tante erano le 12 tribù di Israele.
Gesù sale sul monte – dice il Vangelo – monte non è solo indicazione geografica, ma richiama il monte Sinai, su cui Mosè ricevette le leggi, la costituente del popolo di Israele: con Gesù si tratta di dare inizio a un nuovo popolo che abbraccerà tutte le genti; monte sarà quello della Trasfigurazione, dove Gesù rivelerà a tre dei suoi apostoli la gloria futura, ma soprattutto monte altissimo, non in senso geografico, ma per la sua assoluta importanza, sarà il Calvario, dove Gesù si spezzerà e si donerà a tutti e manifesterà definitivamente la sua vera gloria: è da questo stesso monte, prefigurato da Gesù, che chiama e forma la sua squadra, è lì dove crea la sua Chiesa, costituita dall’ascolto della sua voce e dall’avvicinarsi al monte della sua croce, che è la croce di ogni vera gloria umana.
Qui possiamo ben capire quali sono le due caratteristiche fondamentali che costituiscono i dodici, nucleo fondante della sua Chiesa:
- Devono “stare con Lui” sul monte, ricevere lo stesso battesimo e bere il suo stesso calice: non è solo uno stare fatto di compagnia, di condividere i momenti intimi della sua vita, per conoscerlo da vicino e seguirlo … anche questo, ma soprattutto è compiere le sue scelte di fondo, condividere la sua sorte, stare nella fila dei peccatori, essere tentato e provato, condividere sul patibolo dello schiavo la nostra morte tra i malfattori, irriso e non creduto da tutti quelli che scapperanno da questa scelta perché crederanno di aver bisogno di un liberatore “diverso”.
- E l’altra, farsi carico di una missione, che sembra quasi contraddittoria con lo “stare”, ma sono due aspetti della stessa realtà: testimonieranno il Vangelo solo se sapranno stare con Lui. La loro proposta, la predicazione, la forza persuasiva, l’esempio trascinatore avrà un unico vero e necessario pulpito: il legno della croce. Infatti lo spirito del male sarà soggiogato solo sotto di esso, vinto dall’amore di Dio.
Il nostro errore di cristiani di ieri e di oggi è sempre quello di credere che si possa essere inviati a predicare, a scacciare i demoni senza stare fissi con Lui sulla sua croce: così deve essere anche della Chiesa e di ogni cristiano.
Il suo agire e il nostro è misurato dalla contemplazione che viviamo di Gesù, il volto umano di Dio: non c’è altro modo di testimoniare il Vangelo e vincere lo spirito del male.
Gli apostoli sono stati scelti dalla gente comune, con i pregi e i difetti che abbiamo tutti, generosi e paurosi, fedeli e infedeli, forti e deboli, spavaldi e pure traditori – proprio come noi – mistero di infedeltà e di salvezza.
Lo Spirito Santo verrà donato proprio perché bruci ogni nostra infedeltà e dia la certezza della azione di Gesù, vincitrice della morte per sempre.
22 Gennaio 2021
+Domenico
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