Non servono antidepressivi … ma contemplazione

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 9, 5-6) dal Vangelo del Giorno (Mc 9, 2-10) nella seconda domenica di Quaresima (Anno B)

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.

Audio della riflessione

Ci sono delle giornate nella nostra vita in cui fai fatica a tirare a sera … sembra di non trovare la motivazione vera per affrontare tutte le piccole e grandi difficoltà: tutto ti appare piatto, tutto sempre uguale, senza slanci, senza possibilità di vedere un risultato; avevi sognato, ma i sogni si sono confusi e talora infranti pure; la vita sembra tutto un grigiore … e siccome non siamo capaci di sopportare o – ancora peggio – di guardare oltre, di salire su un baobab per guardare la vita da un punto di vista “superiore”, usiamo antidepressivi pensando che la questione sia di tipo “chimico”.

Anche i discepoli di Gesù spesso erano smarriti: avevano seguito Gesù, li aveva entusiasmati, aveva fatto nascere in loro modi nuovi di affrontare la vita, anche se non aveva nascosto loro previsioni di prova e di dolore … avevano bisogno di uno squarcio di cielo nel grigiore della nuvolaglia dell’esistenza vita.

Un giorno ne ha presi tre, i tre che nel Getsemani non riusciranno nemmeno a star svegli quando Gesù soffrirà tutte le pene possibili, prima di essere tradito: li ha portati su un monte, dal quale si domina una bellissima pianura e lì ha mostrato il suo vero volto di figlio di Dio, di uomo perfetto, di culmine della creazione, di connaturalità con lo stesso Dio; ha anticipato per gli apostoli il paradiso, li ha resi felici, ha squarciato davanti a loro le nebbie del dubbio, della routine, della indifferenza e li ha portati per poco nel suo mondo di bellezza.

E’ stato solo per poco … certo loro volevano che continuasse sempre, ma la pienezza di Dio è oltre la nostra vita.

“Facciamo qui tre tende, ci mettiamo qui con te. Chi ce la fa a tornare a casa con il solito marito, i soliti figli, il solito tran tran? Quanti piatti devo ancora lavare nella mia vita? Quanti treni devo ancora prendere per poter essere felice? Quante liti devo ancora sopportare? Io starei bene qui, fuori dal mondo, a guardarti.”

Proviamo invece a “trapanare” la nostra vita: sotto ci sta la possibilità di contemplare la bellezza del creatore! Abbiamo bisogno sempre … sempre più spesso di contemplare il Signore, di metterci in silenzio a comunicare con l’infinito, di fissare il suo volto per poter prendere forza per vivere, nutrire la nostra speranza.

Ma come la posso contemplare?

28 Febbraio 2021
+Domenico

Vuoi essere cristiano? Guarda che non è per anime comode!

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 46-48) dal Vangelo del Giorno (Mt 5, 43-48) nel Sabato della prima settimana di quaresima

Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Audio della riflessione

Se c’è una maschera intollerabile ai nostri giorni, è quella del perbenismo, del “politicamente corretto”, si usa dire: non bisogna stare da nessuna parte, possibilmente sempre in mezzo, cioè né di qua, né di là; non si deve offendere la sensibilità, non si deve esagerare, occorre tenere i piedi per terra, avere il senso della realtà, regolare la vita con il cosiddetto buon senso …  religiosi sì, ma non troppo; buoni sì, ma non sempre, altrimenti ti prendono per buono a nulla; convinti sì, ma non senza riserve, altrimenti passi per talebano; cristiani sì, ma trattabili su tutto e per tutti.

La religione cristiana è vista come un “galateo” che regola la buona educazione: essere educati in un tempo in cui tutti si sforzano, e ci riescono troppo bene ad essere zotici e villani, non è proprio un difetto, ma essere cristiani non è una atmosfera tiepida, non è un aggiustamento per andare tutti d’amore e d’accordo, non è fare la media dei comportamenti e collocarsi sempre in zona mediana.

“Sono venuto per portare fuoco su questa terra e ardo dal desiderio che si accenda e bruci.”: il punto di arrivo dove è?

“Siate perfetti come il Padre vostro celeste che sta nei cieli.»

Non è cosa da poco, Gesù non ci chiede il minimo, ma il massimo: essere cristiani non è adattarci alla media dei comportamenti delle persone per bene, ma essere – in certo mondo qualche volta – anche trasgressivi … non si tratta di dire solo tanti rosari al giorno – cosa del resto meritevole – ma di far sperimentare a tutti come l’essere credenti cambia veramente il modo di pensare, di vivere, di rapportarsi con tutti.

Amare gli amici, fare dei favori a chi ti vuole bene, essere cordiali con chi ti è simpatico, star bene insomma con i buoni, invitare chi ti può a sua volta ricambiare è quello che fanno tutti!

Amare i nemici, porgere l’altra guancia, rimanere fedeli anche nella prova, amare i figli anche quando ti fanno soffrire, mettere in secondo piano le nostre difficoltà pur di salvare la famiglia, resistere nella fede anche quando non vediamo niente e ci sembra di essere abbandonati… ecco, questi sono gesti che si avvicinano all’essere cristiani.

Oggi o si è cristiani fino in fondo o non val la pena di esserlo, e solo una vita così porta speranza al nostro mondo appiattito.

Occorre però sapere dove sta la sorgente di questa speranza.

27 Febbraio 2021
+Domenico

Non usare Dio per coprire il male che fai agli altri

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 23-24) dal Vangelo del Giorno (Mt 5, 20-26) nel Venerdì della prima settimana di quaresima

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Audio della riflessione

Sta sviluppandosi una tendenza, abbastanza generalizzata, che è quella che ciascuno si costruisce il suo Dio: ciascuno se lo fa bello, buono, grande, giusto come piace a lui, se lo costruisce e distrugge come gli piace, lo fa esistere quando gli serve e come gli serve, lo dipinge cattivo o buono a seconda dei sentimenti che gli suggeriscono le ultime “fiction” della TV … lo immagina fatto a suo uso e consumo, insomma.

In questa arte dell’invenzione la cosa più interessante e pericolosa è che Dio è visto come uno da godere o incontrare in privato, da soli, in un rapporto creatore – creatura, senza interferenza alcuna: così c’è il devoto che va a pregare perché gli possa andar bene la prossima rapina, il mafioso che gli porta la decima delle estorsioni che è riuscito ad esigere, la donna di strada che lo ringrazia del guadagno della sua giornata, il donnaiolo per averla fatta franca, il ricco possidente di aver una fabbrica con cui guadagna sulla pelle dei dipendenti … tutti danni nei confronti del prossimo e quindi tutte mancanze di amore gravi.

Cose strane, del secolo scorso, eppure i nostri santuari, le nostre chiese sono piene anche di questi fedeli e noi pure nel nostro piccolo usiamo Dio a nostro uso e consumo.

C’è una frase nel Vangelo chiarissima, che ribalta tutto questo modo “comodo” che abbiamo inventato di tenerci buono Dio: “se presenti il tuo dono a Dio, e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì accanto all’altare, va a riconciliarti prima con tuo fratello, poi vieni a presentare il tuo dono”.

Il rapporto con Dio non puoi averlo se sai che qualcuno è arrabbiato con te, se il tuo vicino non riesce a guardarti in faccia, se in casa semini continuamente odio, se delle persone ti hanno cancellato dalla loro vita per causa tua.

Le vittime dei tuoi furti o rapine o sfruttamento hanno qualcosa contro di te, e per causa tua per giunta: Forse fare quaresima è anche questo.

E’ chiarissimo: non c’è rapporto con Dio nella verità, se non è collocato nella bontà di un rapporto con gli altri … purtroppo molti si nascondono dietro una religiosità di facciata; sempre maschera rimane, mai vita vera!

La religione è forza e speranza di pace e concordia.

Possiamo avere speranza di una comunione autentica con tutti e con Dio?
Ma questa speranza chi me la dà?

26 Febbraio 2021
+Domenico

Chiedere non costa proprio niente

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7,11) dal Vangelo del Giorno (Mt 7, 7-12) ne Giovedì della prima settimana di quaresima.

Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!

Audio della riflessione

Molta gente dice che non è corretta nel pregare perché si rivolge a Dio solo per chiedergli qualcosa … “Io purtroppo prego solo quando ho bisogno, poi quando ho ottenuto quello che ho chiesto non prego più, fino alla volta successiva, sempre perché ho qualcosa da chiedere … Che cosa penserà Dio di me? Bell’amico sei! vieni da me solo per interesse!”

Dal punto di vista umano è un discorso – se volete – che fila, ma per il Signore non è questo il problema: Lui non è un “calcolatore”, uno che segna tutte le cose che ci dà per poi presentarci il conto … Dio ama gli uomini che sanno fare progetti, che hanno a cuore la loro vita, che sanno sognare … e che cosa è una preghiera di domanda a Dio se non dirgli che abbiamo qualcosa cui teniamo tanto, che per noi è importante, di fronte alla quale ci sentiamo impotenti, e vogliamo che sia Lui a darci quella forza che da noi non siamo capaci di avere?

Abbiamo un sogno da realizzare e lo vogliamo affidare a Lui: non è che vogliamo scansare la fatica di impegnarci in prima persona … se chiediamo che vada bene un esame non è che non studiamo, ma ce la mettiamo tutta e poi ci affidiamo a Dio … anzi, la preghiera ti permette pure di avere la calma di chi sa che non gli può accadere niente di male, che Dio sicuramente ti ritiene sempre un figlio … e se le cose non vanno per il verso che diciamo noi, non è detto che siano un male: forse lo è per quel momento che stiamo vivendo, ma Dio ha la vista lunga, se ti affidi a Lui non sbagli mai!

La preghiera ha sempre una risposta anche se non è quella che tu vuoi: lascia fare a Dio che ha in mano la storia del mondo e la tua storia personale! La preghiera è chiedere, cercare, bussare, non è importunare Dio per estorcergli ciò che vogliamo, è l’atteggiamento del figlio! Chiediamo non per forzare la mano, ma per aprire la nostra a quello che lui ci vuol donare.

Ma noi faremo così con quelli che ci chiedono qualcosa, o siamo della serie di quelli che non ascoltano nessuno, che anziché dare qualcosa offrono con una mano e portano via con l’altra? Siamo una speranza per quelli che ci incontrano oppure siamo sempre e solo dei profittatori?

Dove troviamo la forza di essere per tutti una vera speranza?

25 Febbraio 2021
+Domenico

I segni della vita vera sono già tra noi

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 11, 29) dal Vangelo del Giorno (Lc 11,29-32) nel Mercoledì della prima settimana di quaresima

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona …

Audio della riflessione

Più uno si guarda allo specchio, meno vede gli altri; più si è autocentrati, meno ci accorgiamo delle belle cose che abbiamo attorno … delle persone, della natura, delle occasioni, dei fatti decisivi per la vita …

Più stringiamo l’orizzonte su di noi, meno ci accorgiamo di quello che di importante capita proprio tra di noi: “Sicumera” la si chiama … questo atteggiamento di sentirci l’ombelico della terra, di aver risolto tanto perché noi siamo bravi, di aver risolto anche “tutto”, di sentirci autosufficienti e autoreferenziali: tutto ci è dovuto, tutto è scontato, tutto è scolorito … quindi.

Erano così anche gli abitanti della Palestina al tempo di Cristo, i suoi stessi compaesani, gli uomini del potere e della religione: nel loro tessuto di relazioni c’era Gesù, ma non se ne accorgevano … Lui diceva di sé e del Regno di Dio, ma non gli credevano … molta gente veniva da ogni parte per ascoltarlo e loro lo davano per scontato, anzi volevano una prova ogni giorno: non bastavano le sue parole, i segni della sua forza e della sua bontà, i ciechi che tornavano a vedere, i disperati che tornavano ad avere fiducia nella vita … loro volevano segni straordinari, eclatanti, inequivocabili. Il giorno dopo ne avrebbero voluto un altro ancora più strepitoso.

La verità era che non volevano cambiare: stavano troppo comodi nella loro routine quotidiana. Se avessero creduto a Gesù avrebbero dovuto “cambiare alla grande”, il loro potere sarebbe stato messo in difficoltà.

Molta gente ci invidia la nostra fede cristiana, molti cercano la verità, vorrebbero poter dialogare con il Dio di Gesù Cristo, se avessero a disposizione il Vangelo, sarebbero pure felici! Noi invece lo buttiamo, la religione la “sopportiamo”: ci siamo abituati al Vangelo, l’abbiamo perfino sbiadito! Il nostro modo di credere ha perso nerbo … forse anche noi vorremmo dei miracoli, per essere confermati, ma il miracolo vero è sempre e solo Gesù, il risorto, colui per il quale i martiri della nostra terra hanno testimoniato con la vita.

Sono i nostri avi che hanno costruito queste nostre città, queste chiese perché erano sicuri della fiducia che avevano posto in Gesù: in lui hanno sempre trovato la speranza.

E noi dove la poniamo questa speranza?

24 Febbraio 2021
+Domenico

Abbiamo Dio per padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 6, 7-9) dal Vangelo del giorno (Mt 6, 7-15) nel Martedì della prima settimana di quaresima

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli …

Audio della riflessione

Dicono le statistiche che un giovane su cinque prega ogni giorno: un giovane si e quattro no, ogni giorno, sente importante rivolgersi a qualcuno che non vede, non tocca, non sente, non è manipolabile come tutto quello che ci circonda e gli affida qualcosa della sua vita … un sogno, una domanda, un grazie, una richiesta, una preghiera, insomma.

E’ per scaramanzia, come portarsi un portafortuna in tasca? E’ per abitudine, è per fede, è per bisogno o disperazione dopo averle tentate tutte … o è per gioia incontenibile? Sta di fatto che ti affiora alle labbra o alla mente una preghiera, un atto di affidamento, un dialogo semplice, magari fatto di monosillabi o di formule mandate a memoria che vogliono “bucare” la tua vita, spesso piatta, per forare il cielo.

E’ un bisogno molto umano, ma non sempre si è capaci di tradurlo in qualcosa di bello, di non petulante, di tuo, di gioioso, e di vero.

Gesù aveva davanti proprio uomini in questa difficoltà quando si sente dire “Insegnaci a pregare. Ti vediamo così bello e felice quando preghi, stai ore e ore con un volto così disteso e sereno che ci fai invidia. Noi non ne siamo capaci, non siamo capaci di pregare, ci stanchiamo di formule senza senso … quelle che ci hanno insegnato in sinagoga non ci danno la gioia che hai tu sul volto.”

E Gesù insegna loro “quando pregate dite: padre nostro”, insegna a chiamare Dio col nome bellissimo di Papà, abbà, un nome che da solo cancella tutte le distanze, le paure, le bestemmie che noi senza senso tante volte diciamo.

Dio è un papà di quelli veri, di quelli che si spendono per la famiglia, di quelli che sanno perdere tempo e giocare con i figli, di quelli che fanno di tutto per mettere pace, di quelli che danno forza, che ti sostengono anche con un rimprovero, con uno sguardo duro, ma che non ti mollano mai, non ti lasciano solo, sanno aspettarti al ritorno dalle tue stupide avventure e sono disposti a ricominciare.

E tu gli dici che vuoi fare quello che vuole lui, perché sai che per te desidera il massimo, che sogni un mondo bello come piace a lui, gli chiedi di avere ogni giorno quello che ti è necessario nella vita, ed è tale la stima che hai per lui che vuoi diventare capace di perdono, come lo è Lui per te.

Una preghiera così apre il cuore alla speranza.

Ma questa speranza so dove trovarla?

23 Febbraio 2021
+Domenico

Pietro, riferimento indiscusso per tutta la chiesa

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-19) nel primo Lunedì di quaresima, festa della Cattedra di San Pietro Apostolo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Audio della riflessione

Per la nostra affannata ricerca della verità abbiamo bisogno di un aiuto, di una via che ci dà un minimo di certezza di superare gli innumerevoli inganni della vita, del mondo della comunicazione, per difenderci dalle fake news … non tanto dalle informazioni sbagliate sul traffico o sull’economia, ma dalle falsità sul senso della vita, sulle domande di al di là, di oltre, di soprannaturale.

Il cattolico ha la Chiesa, governata dal papa, successore di Cefa, che proprio per questo ha avuto da Gesù il cambio del nome in Pietro, proprio perché fosse una pietra, una roccia su cui basare la Chiesa, la sposa di Cristo, via, verità e vita.

Oggi si celebra in ogni comunità cattolica la festa della “cattedra”, cioè della autorevolezza di verità dell’insegnamento del papa, oggi di papa Francesco: c’è nell’abside della basilica di san Pietro una sedia solenne – una cattedra, appunto – in grande evidenza, elevata come fosse una pala d’altare proprio ad indicare la funzione di servizio alla verità di ogni papa, assistito in questo dallo Spirito Santo.

La sua infallibilità riguarda evidentemente solo la professione delle verità di fede, proclamate solennemente con il confronto e la ricerca della chiesa universale, dei vescovi e del popolo di Dio: Non sono infallibili le battute del papa nelle interviste sugli aerei o nelle sue predicazioni “a braccio” … hanno sempre da essere considerate con grande rispetto e con coinvolgimento nella riflessione e nell’obbedienza, che il papa, dal suo punto di osservazione ha molta autorevolezza anche per questo. Non lo sono le sue scelte disciplinari, legate a tutte le informazioni della “corte” delle congregazioni del vaticano …

Diventano dogmi di fede da credere e da accettare obbligatoriamente quelli proclamati nel consesso della Chiesa universale, e nel formularli si dice proprio che la verità proposta fa parte del patrimonio universale di verità contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione della Chiesa, tramandata da sempre nella coscienza del popolo di Dio.

Allora … chiarito che l’autorità del papa nella Chiesa non è solo quella della proclamazione delle verità, tante difficoltà per l’unità dei cristiani sono dovute anche a una applicazione non corretta di questa infallibilità: negli interventi delle congregazioni romane – per esempio – fatte a nome del papa o presunte tali, ci sono spesso errori madornali che fanno soffrire i cristiani (vedi le sofferenze inferte a Padre Pio nella sua vita e poi proclamato santo e quindi esemplare, vedi la riabilitazione di due santi sacerdoti come don Milani e don Primo Mazzolari, dopo anni di messa al bando, di sofferenza, di disprezzo e di divieti).

Questo indica il difficile cammino della verità, la sofferenza che è richiesta a tutti, da affrontare con pazienza per il trionfo della verità, e quindi anche la fatica di definirla.

Il papa stesso con i sinodi vuole essere aiutato, ma le nostre piccole mentalità ritengono, forse per qualche gioco di potere che le osservazioni fatte da persone o da vescovi e richieste dallo stesso papa siano una offesa alla verità, siano tacciate di indisciplina, anziché di coraggio nel dare il proprio contributo.

La preghiera di questa festa ci aiuti ad essere umili e dia al papa sempre il coraggio della verità.

22 Febbraio 2021
+Domenico

Un tempo di deserto non guasta

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 1, 12-13) dal Vangelo del giorno (Mc 1, 12-15) nella I Domenica di quaresima (anno B)

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Audio della riflessione

Laconico il Vangelo, arida l’immagine: un deserto pietroso, una solitudine e un silenzio assoluti, una fame e una sete che ti tormenta la carne … è Gesù che viene condotto dallo Spirito nel deserto.

Quante volte sentiamo il bisogno di “staccare la spina” perché non ce la facciamo più, perché non capiamo più niente di noi, perché la vita ci travolge! Qualche volta abbiamo dei flash, che ci fanno percepire le assurdità che viviamo … e desideriamo “prenderci in mano la vita”.

Gesù, prima di dare corpo ai suoi sogni, prima di mettere in atto il suo progetto radicale di ripercorrere tutte le strade della Palestina per predicare il Vangelo – la buona notizia – si guarda dentro … vuol organizzare tutta la sua vita per l’unico scopo che ha da sempre sognato: dire a tutti gli uomini, farlo loro provare, convincerli che è imminente la salvezza definitiva per l’uomo.

Sono giunti i tempi in cui Dio rimette il mondo nella prospettiva vera, definitiva, in cui libera l’uomo dal peccato, dalla disperazione, dalla solitudine mortale, e a questo occorre orientare tutto.

La nostra arte invece è sempre quella di sfruttare l’occasione, di tenere il piede in due scarpe, di non deciderci mai per cose definitive … “ma … c’è sempre un rimedio a tutto” … certo, decidersi vuol dire tagliarsi le vie di fuga, sapere bene pnoter che cosa vivere, o meglio, per chi vivere, e per questo imboccare la strada giusta.

C’è una conversione a U da fare: nella vita non è come in autostrada, dove occorre sempre andare avanti diritti … nell’esistenza qualche volta c’è da cambiare radicalmente, da tornare indietro! Abbiamo capito che siamo fuori strada … qualche amico, i genitori o il coniuge, ce lo ha fatto intendere, talvolta ci si apre davanti un baratro, spesso è un rimorso insostenibile … non ci sono calmanti da prendere, c’è solo da dirci onestamente “Ho sbagliato, ho perso la testa, sto rovinando tutto. Cambio! Mi costerà, ma voglio una vita  dignitosa, più bella, veramente senza fiele per nessuno e piena di gesti di amore. Cambio! Mi converto!”

Sarà dura, ma ne vale la pena! Stacca davvero le cuffie e mettiti a gridare che c’è ancora una speranza di vivere alla grande.

Ma questa speranza dove la trovo?

21 Febbraio 2021
+Domenico

Mescolarsi a tutti … per portare speranza

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 5, 29-30) dal Vangelo del Giorno (Lc 5, 27-32) nel Sabato dopo le ceneri

Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Audio della riflessione

L’India è famosa perché la gente è suddivisa in tante caste, in tanti gruppi gerarchizzati, ciascuno dei quali vive la sua vita e non deve mescolarsi assolutamente agli altri: i poveri stanno coi poveri, i ricchi con i ricchi, i puri con i puri e i malvagi coi malvagi …

Anche presso il popolo d’Israele c’era una sorta di suddivisione e separazione tra la gente di diverso rango o di diverso lavoro, o di diversa impostazione religiosa.

Oggi crediamo di essere tutti uguali, ma ci sono ancora tantissime separazioni, tantissimi circoli privati, tante appartenenze di rango; sono aumentate ancora di più da quando vivono tra di noi popolazioni immigrate, per esempio: non è vero che siamo un “popolo solo”, abbiamo parecchi muri che ci … tengono “separati”; siamo tutti vicini, ma abbiamo costruito delle buone staccionate che ci dividono.

Gesù fa saltare una separatezza assurda: Lui va a … mangiare dai peccatori, da quelli che non solo erano ritenuti poco di buono, ma erano disprezzati come traditori della fede di Israele! Non ha paura delle critiche, non si cura di eventuali scandali, vuole far capire che di fronte a Dio siamo tutti uguali e che … non c’è  peccatore incallito che non possa ricuperare candore di vita.

Gesù non è un giudice, ma un amico: non si adatta alle situazioni, anche le più incallite, quasi approvandole, ma vuol sempre superare ogni steccato che tiene uomini e donne in situazioni di peccato.

La gente non lo capisce: è andato a mangiare con i mafiosi, con i massoni, con i papponi, ha avuto il coraggio di accettare di farsi invitare dai terroristi, sta con i kamikaze, coi drogati, si è fatto invitare da un banchiere che ha messo sul lastrico mezzo mondo … potremmo continuare. Non sarà il Figlio di Dio uno che se la intende con gente di questo rango?

Gesù è di altro avviso: Lui crede di più all’immagine di Dio impressa nell’uomo che a tutti i tradimenti che hanno tentato di deformarla … Lui sa che non si può mai cancellare dall’uomo la sua dignità, per questo non è ammessa la pena di morte tra i cristiani, perché ogni uomo è sempre redimibile, ha sempre più futuro che passato, anche se è sull’orlo della tomba.

La vita è una qualità di gesti di amore e non una quantità di opere o di misfatti: abbiamo bisogno di ponti, non di muri, di speranza soprattutto.

Ma questa speranza dove la posso trovare?

20 Febbraio 2021
+Domenico

Quaresima è fare festa allo sposo Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 9, 14) dal Vangelo del Giorno (Mt 9, 14-15) nel Venerdì dopo le Ceneri

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

Audio della riflessione

In verità quando si fa quaresima non ci si accorge molto: non è che vedi in giro meno cristiani a divertirsi, a mangiare di tutto e di più. In un qualsiasi autogrill, al venerdì fai fatica a trovare di magro da mangiare, le stesse pensioni religiose si dimenticano di qualsiasi attenzione al digiuno …

Ci si accorge di più quando i mussulmani fanno Ramadan … ricordo due ragazzine in un oratorio in mezzo a tanti bambini alla merenda del doposcuola: tutti si abbuffavano e loro tranquille sedute in disparte a guardare. Gli amici le invitano e loro senza scomporsi “… ma noi facciamo ramadan”. Nessuno ha avuto niente da dire, anzi si sono fatti più di una domanda.

A noi il nostro fondatore Gesù, ha detto di non far vedere a nessuno che facciamo penitenza, ma di farla seriamente però, di pregare non in piazza, ma nel segreto della nostra casa; di non coprirci di sacco e cenere ma di profumarci mentre facciamo digiuno … solo che noi all’italiana abbiamo preso per buono solo la prima parte; non ci facciamo vedere a fare penitenza perché non la facciamo proprio!

Gesù ancora di più ci dice che la vita del cristiano non è una penitenza, un digiuno, ma una festa, perché possiamo sempre stare con Lui: Lui è lo sposo che vive nozze eterne con noi, lui si fa presente e sparge gioia attorno a sé … ma la sua gioia è vera, non è sballo, non è crapula, non è egoismo.

Per Gesù la festa è mettersi tutto su una bancarella di mercato e dire “eccomi, sono qui, sono a disposizione, a qualcuno interessa avere quello che Io ho da donare?”

Se trovi qualcuno che ti ascolta è una gioia, come sempre ce n’è nel dare: è cantare a chi ti ha dato la vita la gioia di essere vivi! Nella felicità, nella gratuità, nel dono si scopre che la vita è bella: abbiamo trovato un grande “baobab” da cui si coglie la gioia di essere vivi al di sopra di ogni tristezza!

Allora lo sguardo si alza al creatore e la vita lo canta: spesso durante la festa ci si trova a canticchiare, a “zufolare” con le mani in tasca … probabilmente è la percezione inconfessata di una “serenata” al creatore.

Avere questi sentimenti non è contrario alla penitenza che Dio ci chiede, ma ne è l’anima: il cristiano non ama soffrire, ma è capace di soffrire per far felici gli altri, a cercare e offrire speranza.

Ma questa speranza dove la trovo?

19 Febbraio 2021
+Domenico