La carta di identità della Chiesa

Una riflessone sul Vangelo secondo Marco (Mc 6, 7-13)

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Stanno nascendo da sempre in tutto il mondo civile, ma anche ecclesiale, aggregazioni, enti, compagnie … associazioni, gruppi … insieme di amici, cordate … insomma, tutta una serie di persone che si legano tra loro, che si danno uno scopo, una finalità, quasi sempre di interesse pubblico, con degli ideali da proporre, far vivere, esprimere come servizio al bene comune.

Soprattutto in questi tempi di pandemia, in cui non ci si può incontrare di presenza, ma si hanno sempre cose da dire, da proporre, solidarietà da esprimere, tramite i social le persone si aggregano per dire la loro presenza, le loro idee, fare le loro proposte ad altri. L’ultimo caso che mi è capitato … un folto gruppo di frati, in un convento, tutti positivi al tampone, tutti segregati in casa, ma con bisogno di provviste per vivere: sono bastati alcuni appelli in whatsapp che un gruppo di persone ha portato e porterà viveri di prima necessità e cose essenziali per affrontare in severa quarantena il periodo necessario.

A Gesù è capitato la stessa cosa: ha annunciato che ormai era finita l’attesa del regno di Dio … “Basta aspettare, è ora di cambiare testa, di convertirsi e affidarsi a questa buona novella, a questo Vangelo e viverlo in pienezza”.

Gesù ha formato una squadra, gli apostoli, e ha inviato altri, i discepoli, a due a due a proporre la bellezza del regno di Dio: ha dato a loro una sorta di carta di identità che diventerà la “magna charta” della Chiesa, se vuole mantenersi fedele al suo mandato.

Tutte queste persone: apostoli, discepoli … la gente che segue Cristo, saranno presto chiamati cristiani, continueranno la missione data da Gesù … ecco allora le qualità della vita da proporre e mantenere: dovranno “stare con Gesù”, il che non vuol dire stare fermi o tranquilli, ma vivere poveri, come lui ha vissuto, testimoniare con la propria vita, condividere con Lui amore al Padre, passare dal Calvario ciascuno portando la sua croce, non portarsi dietro niente con sé neanche il pane, perché il pane è Lui, e sulla barca della nostra vita Gesù c’è sempre, il centro è Gesù, il riferimento è sempre a Lui.

Siamo … quindi un po’ tutti come Abramo, dobbiamo abbandonare le nostre comodità, verso la terra che Dio ha promesso: dobbiamo contare solo sulla fedeltà e sulla potenza di Dio, non sui mezzi umani.

La povertà è sacramento, cioè segno efficace della fede in Dio: è qualcosa che si vede bene, che tutti possono sperimentare: è segno concreto della fede … senza povertà non c’è fede, se non a parole!

I cristiani devono condurre una vita come quella di Gesù, tutta trasparenza del messaggio di fede di Dio: per la Chiesa sarà povertà materiale ed effettiva, una povertà di spirito che la privi di ogni potere e di ogni dominio, di ogni sapienza e persuasività mondana; insomma … ha un ben altro modo di proporsi che non la coercizione, l’accalappiamento, ancor meno l’inganno e la menzogna!

Solo così la Chiesa è sacramento di salvezza, testimonia la sua fede in Dio, è solidale con i poveri, può protestare e lottare con loro! Solo così il suo messaggio è credibile e potrà sperimentare la beatitudine che Dio ha promesso ai poveri, agli afflitti, ai miti, agli affamati, agli assetati e perseguitati di giustizia, ai misericordiosi, ai semplici, ai pacificatori.

4 Febbraio 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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