Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 6, 30-34)
Ma che vita è la nostra? Sempre indaffarata, con l’assillo dell’agenda, sempre piena di impegni, di cose da fare, con le nostre categorie e i nostri criteri di efficienza, di produzione, di fatturato! Ma che senso ha tutto questo?
E’ forse proprio per dare un senso all’esistenza, un senso che non si trova o che si è perso, per affermarsi, sentirsi qualcuno, magari più importante, che noi ci schiavizziamo nel lavoro, nell’azione senza posa e lo stesso facciamo per chi dipende da noi … forse per questo la pandemia è anche traumatizzante perché interrompe le occupazioni e non sappiamo più come vivere.
Se fosse per noi, porteremmo all’esaurimento tutte le nostre riserve di energia: ci vogliamo stordire nell’attività, non domandarci mai che senso stiamo dando al nostro vivere, al nostro stare in compagnia, in famiglia, in società; c’è da pensare a che senso complessivo diamo al nostro umano vivere assieme agli altri.
Non voglio prendere il sacco sopra, perché il lavoro è importante, la professione esercitata fa parte integrante di ogni vita. Non ci sembra che restare un pò quieti, in silenzio, creare orizzonti di riflessione, di meditazione – io direi anche di preghiera – e su questi far nascere tutte le nostre attività, le varie occupazioni e preoccupazioni; non ci sembra – dicevo – che in esse le cose acquistino un loro vero senso e la nostra esistenza trovi il suo vero significato?!
Ormai credo che sia retorico parlare di ritmi frenetici, ma anche come nella famiglia si riescano a perdere moglie o marito e figli in abissi di incomprensione e di incomunicabilità … però ci possiamo però fare alcune domande: c’è qualcosa di disumano, di superficiale, oserei dire di diabolico, nel ridurre la vita all’agire? Non è forse attività più profonda una sosta contemplativa, religiosa, oggi molti dicono anche “estetica” … l’ascolto, il dialogo?
Che senso ha sempre avuto il sabato nella Bibbia, e per noi la Domenica, se non avere spazi di ricomprensione del nostro essere umani, del nostro lavoro: la domenica non è solo un periodo di tempo di ricupero di forze, di giusto riposo per ritemprare tutto l’insieme della persona, ma anche una finestra aperta sull’eternità, per respirare a pieni polmoni la bellezza e la preziosità non del nostro destino, quasi sia una cappa di piombo che ci salterà addosso, ma della nostra destinazione finale che è sempre tra le braccia di un papà.
E’ per stare con Gesù che ogni cristiano deve trovare uno spazio silenzioso, come Gesù trovava nello stare con il Padre per immergersi nel significato del suo essere dentro nella vita del mondo, mandato da suo Padre, nella sua incarnazione: non si sottraeva ai fratelli che lo aspettavano, ma ne andava sempre a comprendere il segreto … così i nostri momenti di raccoglimento e di preghiera non sono abbandoni di azioni importanti per il prossimo, ma trovare la forza di non dimenticare e abbandonare mai chi ha bisogno e diritto alla nostra compagnia.
6 Febbraio 2021
+Domenico