Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 11-13)
Abbiamo provato qualche volta a domandarci perché siamo credenti? L’uomo è definito anche … come “animale ragionevole”, e tutti ci teniamo ad usare la nostra intelligenza in ogni aspetto della vita … e quindi anche nel nostro credere. Però forse in questa giusta esigenza facciamo la fine dei farisei, che con la loro idea molto umana di Dio erano “affamati di prodigi”, di cose grandi, di prove – quindi – dal cielo che garantissero il loro salto nella fede.
Quindi attendevano – come forse anche noi – che Dio potesse essere una soluzione meravigliosa di tutti i nostri problemi: vorremmo che Dio si faccia vedere come noi lo immaginiamo, che quindi ci dia delle prove concrete per mettere in pace la nostra curiosità o la nostra stessa fantasia.
Gesù invece rifiuta espressamente di dare un fondamento di questo genere alla nostra fede: non pioverà niente dal cielo se è questo che vogliamo, è pura evasione dalla nostra vita quotidiana aspettarsi una soluzione che ci lascia passivi e inerti: una fede così l’hanno giustamente definita “oppio dei popoli”, gli atei.
Il Vangelo, invece, ci propone una fede che abita dentro la nostra vita, le nostre case, il nostro mondo, la nostra storia: il nostro Dio non è al di fuori o al di sopra di noi, ha deciso di mettersi dentro la nostra storia quotidiana, è uscito da se stesso e si è fatto uomo come noi in Gesù; anziché un segno come lo chiedevano i farisei si è presentato come un anti-segno, scandalo per le persone religiose e pazzia per i benpensanti. Ha vissuto una vita estremamente umile, modesta, povera, donata, al servizio sempre di tutti, conforme alla volontà di Dio , che vuole che tutte le persone siano salve e arrivino alla conoscenza della verità … e, salvati, per il suo sangue versato lo siamo proprio
E’ duro da capire, anche se molto umano, che la nostra fede non si fonda su segni di potenza, ma nel riconoscere l‘estrema debole umanità di Gesù, che per giunta finirà sulla croce: è il grande mistero di Dio, del suo amore, che ci è venuto incontro in Gesù e si è fatto pane quotidiano, per noi tutti, come forza di un cammino indicatoci e insegnatoci da lui. Ci ha donato una parola, da sempre, perché Dio parla agli uomini come ad amici.
Con Gesù ci ha dato una parola, definitiva , che ci porta alla verità: star dietro a lui, al suo Vangelo, alla bella notizia, che non è uno scoop di giornale, ma Lui stesso, chiara luce che ci rende vivo tra noi il Padre, è fare il percorso più sicuro per conoscere la verità di cui abbiamo sete incontenibile.
Seguire Gesù è verifica autentica della nostra fede!
E permettetemi oggi, siccome sono bresciano, di ricordare i patroni della mia diocesi, di Brescia, i santi martiri Faustino e Giovita, due martiri i santi patroni che hanno portato la fede nella mia diocesi.
15 Febbraio 2021
+Domenico