Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 2, 15-16) dal Vangelo del giorno (Gv 2, 13-25) nella terza Domenica di quaresima (Anno B)
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
Noi abbiamo la triste possibilità di cambiare anche le cose più belle in una bottega: abbiamo un istinto indomabile di mercificare ogni cosa, ogni sentimento più bello, ogni realtà anche profonda … il primo ad essere messo in vendita – dicono – è stato l’amore, o meglio il corpo distribuito a brandelli per denaro.
Siamo stati fatti per essere un dono l’uno per l’altra, invece diventiamo una merce.
Poi abbiamo mercificato la paternità e la maternità, la nascita: possiamo prendere in affitto un utero per far fare un figlio, andiamo alla banca del seme a comperare un padre …. poi abbiamo fatto bottega della vita affettiva: oggi si può comperare una zia o una nonna per riempire il vuoto di affetti di una casa o dei figli … e di conseguenza abbiamo mercificato anche il rapporto con Dio.
Che cosa mi dai, se ti prego Dio per farti avere una grazia? Signori avete avuto “fortuna” quest’anno con i vostri greggi, con i vostri affari? Guardate che dovete pagare, altrimenti l’anno prossimo la grandine è assicurata, le locuste vi mangeranno tutto, dall’aviaria non avrete scampo … Guardate che bel capretto vi potete acquistare per placare Dio di tutte le malefatte che avete combinato …
Insomma, questa era la scena che apparve davanti a Gesù quel giorno, poco prima della solenne Pasqua, in cui era salito al tempio: la casa di Dio scambiata per un mercato! E’ l’immagine di ogni dimora di Dio, che è la nostra vita, scambiata in oggetto di mercificazione.
E Gesù … butta all’aria tutto, attirandosi le ire non solo dei commercianti, ma soprattutto di coloro che ricavavano guadagno dai loro affari. Ogni posto vendita del tempio è come ogni posto vendita delle nostre fiere: il suolo pubblico lo chiedi e lo paghi se vuoi vendere.
“La mia casa è la casa della preghiera, è il luogo in cui puoi ascoltare la Parola di Dio e non comperare benedizioni; è lo spazio della lode e della gratitudine, non del contrattare le tue pigrizie! Il tuo corpo è tempio dello Spirito Santo, non lo puoi vendere! La vita è dono gratuito di Dio, non la puoi barattare né vendere, né comperare; la terra è di tutti, l’aria e l’acqua sono beni indispensabili per la vita, sono di Dio e da Dio regalati alla vita degli uomini. No! voi ve ne impossessate e li vendete!”
Il gesto di Gesù che tocca gli interessi concreti sarà decisivo anche per la sua morte, ma è proprio sull’alto significato della preghiera, della gratuità, della assoluta paternità di Dio che abbiamo bisogno di far nascere speranza!
Se perdiamo speranza in Dio, in chi la troviamo?
7 Marzo 2021
+Domenico