Ho nostalgia della tua bontà, non mi abbandonare

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 18, 13-14) dal Vangelo del giorno (Lc 18, 9-14) nel Sabato della terza settimana di quaresima

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Audio della riflessione

Di gente che guarda Dio dritto negli occhi ce n’è sempre troppa, di persone che si sentono di dettare legge a Dio ancora di più … o per ignoranza, perché credono che Dio sia una invenzione umana, e vogliono sostituire il loro buon senso alla Parola di Dio o per superbia, perché non sanno guardarsi dentro, non sanno vedere che bisogna cominciare dall’interno della loro coscienza, o per superficialità e impostura perché credono che con Dio ci si può sempre tenere la maschera del perbenismo, che ogni preghiera sia da fare davanti alle televisioni, per farsi vedere.

Spesso noi siamo un po’ tutti questi … di quei due che vanno al tempio noi incarniamo maggiormente la figura del primo, del giusto, del fariseo, del millantatore: sappiamo forse di essere peccatori, ma sicuramente perdonabili … siamo noi che detta a Dio la misura della misericordia: per le nostre malefatte deve essere sempre grande, mentre per quelle degli altri non deve esagerare per non creare assuefazione al perdono.

Siamo forse riusciti con l’aiuto di tante persone a costruirci una vita passabile, onesta, ma crediamo che tutto sia frutto del nostro sforzo, della nostra volontà. Tanti invece non hanno avuto niente né dai genitori, né dagli adulti, nè dalle istituzioni e si sono sempre trovati nel giro dei “dannati”, dei senza pace: senza fissa dimora, imbrigliati nella rete della mala vita, della trasgressione. 

Noi ce ne facciamo un vanto anche di fronte a Dio, mentre dovremmo farcene un dovere di fronte agli altri; la nostra preghiera diventa una ostentazione, mentre la vera preghiera deve sempre essere un affidamento.

Il poveraccio che giunge in fondo al tempio, che sa di non poter osare alzare lo sguardo, non perché teme Dio, ma perché si vede sproporzionato al suo grande amore, ha ancora il coraggio di affidarsi a Lui: “Sono qui ancora, come tante altre volte, non sono riuscito a portarti un cuore più puro, una vita meno schifosa, sentimenti di pace anziché di odio, gesti di solidarietà anziché di preda… Prendimi ancora così come sono: ho nostalgia della tua bontà, so che il tuo amore è più grande della mia cattiveria; non ti prometto niente, perché so che da solo non ne esco; ma lasciami la gioia di poterti venire a trovare, perché quando sono qui, mi si apre il cuore alla speranza, vedo le tue braccia allargate, so di avere un angolo nel tuo cuore. Sarà solo quello che mi darà bontà e mi farà scoprire il segreto della vita che è il tuo amore.”

13 Marzo 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

Rispondi