Una riflessione Esegetica sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 18, 12-28)
Dopo l’arresto di Gesù entriamo sempre più nel vivo della sua Passione affrontando i “processi” che hanno fatto a Gesù: cominciamo con il processo religioso.
C’è una difficoltà nella comprensione della passione … la passione di Gesù è difficile da capire anche per una serie di eccessi di comportamenti umani assunti da tutti nei suoi confronti che sono di una crudeltà inaudita ; eccesso di sofferenza umana. Per farcene una idea si possono leggere alcuni testi del Primo Testamento (qui propongo la Terza Lamentazione, si può vedere anche Giobbe…)
Eccesso di cattiveria umana, crudeltà gratuita e selvaggia (Lc 23), eccesso di ingiustizia sia nella farsa di processo religioso, sia in quello civile (che avrebbe dovuto essere l’orgoglio della giustizia e del diritto Romano), eccesso di amore, l’amore folle di Dio, che dà la vita per l’uomo, eccesso di trascendenza è tutto umano-divino lascia scorgere il mistero trinitario e ci vuole allora una grazia di rivelazione dallo Spirito Santo data a Pietro, a tanti santi … sant’Angela da Foligno, san Francesco d’Assisi, a Maria, la Madre di Gesù – pensate allo Stabat Mater –
Diamo lettura “contemplativa” soltanto della terza lamentazione o parte di essa, che ci rende in maniera molto “plastica”, senza giri di parole
Alef
Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira.
Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.
Solo contro di me egli ha volto e rivolto la sua mano tutto il giorno.
Bet
Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa.
Ha costruito sopra di me, mi ha circondato di veleno e di affanno.
Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da lungo tempo.
Ghimel
Mi ha costruito un muro tutt’intorno, perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
Anche se grido e invoco aiuto, egli soffoca la mia preghiera.
Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri.
Dalet
Egli era per me un orso in agguato, un leone in luoghi nascosti.
Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato, mi ha reso desolato.
Ha teso l’arco, mi ha posto come bersaglio alle sue saette.
He
Ha conficcato nei miei fianchi le frecce della sua faretra.
Son diventato lo scherno di tutti i popoli, la loro canzone d’ogni giorno.
Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio.
Vau
Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.
Son rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere.
E dico: «È sparita la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore».
Zain
Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno.
Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima.
Questo intendo richiamare alla mia mente, e per questo voglio riprendere speranza.
Het
Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione;
esse son rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà.
«Mia parte è il Signore – io esclamo – per questo in lui voglio sperare».
Tet
Buono è il Signore con chi spera in lui, con l’anima che lo cerca.
È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore.
È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza.
Iod
Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto;
cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza;
porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni.
Caf
Poiché il Signore non rigetta mai… Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
Poiché contro il suo desiderio egli umilia e affligge i figli dell’uomo.
Lamed
Quando schiacciano sotto i loro piedi tutti i prigionieri del paese,
quando falsano i diritti di un uomo in presenza dell’Altissimo,
quando fan torto a un altro in una causa, forse non vede il Signore tutto ciò?
Mem
Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata, senza che il Signore lo avesse comandato?
Dalla bocca dell’Altissimo non procedono forse le sventure e il bene?
Perché si rammarica un essere vivente, un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
Nun
«Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola, ritorniamo al Signore.
Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani, verso Dio nei cieli.
Abbiamo peccato e siamo stati ribelli; tu non ci hai perdonato.
Samech
Ti sei avvolto nell’ira e ci hai perseguitati, hai ucciso senza pietà.
Ti sei avvolto in una nube, così che la supplica non giungesse fino a te.
Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto in mezzo ai popoli.
Pe
Han spalancato la bocca contro di noi tutti i nostri nemici.
Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte, desolazione e rovina».
Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi, per la rovina della figlia del mio popolo.
Ain
Il mio occhio piange senza sosta perché non ha pace
finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
Il mio occhio mi tormenta per tutte le figlie della mia città.
Sade
Mi han dato la caccia come a un passero coloro che mi son nemici senza ragione.
Mi han chiuso vivo nella fossa e han gettato pietre su di me.
Son salite le acque fin sopra il mio capo; io dissi: «È finita per me».
Kof
Ho invocato il tuo nome, o Signore, dalla fossa profonda.
Tu hai udito la mia voce: «Non chiudere l’orecchio al mio sfogo».
Tu eri vicino quando ti invocavo, hai detto: «Non temere!».
Res
Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita.
Hai visto, o Signore, il torto che ho patito, difendi il mio diritto!
Hai visto tutte le loro vendette, tutte le loro trame contro di me.
Sin
Hai udito, Signore, i loro insulti, tutte le loro trame contro di me,
i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità contro di me tutto il giorno.
Osserva quando siedono e quando si alzano; io sono la loro beffarda canzone.
Tau
Rendi loro il contraccambio, o Signore, secondo l’opera delle loro mani.
Rendili duri di cuore, la tua maledizione su di loro!
Perseguitali nell’ira e distruggili sotto il cielo, Signore.
Il processo religioso di Gesù (Gv 18, 12-28)
Il processo religioso nel vangelo di Giovanni è brevissimo rispetto invece ai sinottici (manca ad esempio l’episodio citato in Mc 14, 55-65)
- I personaggi e i luoghi (Gv 18, 12-14)
Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “È meglio che un uomo solo muoia per il popolo”.
C’è la coorte, il capo della coorte, le guardie delle autorità del Tempio, cioè i mestatori di popolo appositamente preparati per nuocere a Gesù, Anna, suocero di Caifa – già qui si annota che c’è una presenza non legittima in un processo, legata da parentela, ma soprattutto da interesse di famiglia – utile, soprattutto, perché era stato lui a montare tutta l’operazione per prendere Gesù per quella famosa affermazione profetica -senza saperlo – meglio che ne muoia uno e il popolo sia risparmiato.
Giovanni nel fare l’elenco dei presenti non infierisce sulla moralità delle persone, ma li presenta dicendo il meglio possibile di ciascuno evitando di parlarne male: l’uno per parentela e l’altro per profezia.
E’ la prima volta in questa cattura che Gesù viene legato.
- La descrizione di Pietro (Gv 18,15-18)
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest’uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
C’è un discepolo innominato, noto al sommo sacerdote che riesce a far entrare Pietro. E qui comincia l’avventura sconsolante di Pietro, che cade nel suo peccato di negazione. Forse anche senza accorgersene e senza averne coscienza immediata. E’ in uno stato di semicoscienza; sa che deve portar fuori da quel mondo di accuse la sua persona e salvarsi da quell’ambiente, vuole bene a Gesù. E’ entrato di istinto, si è messo volentieri a scaldarsi, cede e per un po’ non si rende nemmeno conto. Le domande incalzano e facilmente riesce a destreggiarsi. Contrariamente a Gesù che nell’arresto disse solennemente 3 volte quell’“io sono”che evoca la definizione di Dio, Pietro per tre volte dice “non sono”. E il gallo cantò. Immaginiamo la desolazione di Pietro, quando riuscirà ad avvertire il senso del suo diniego!
- Interrogatorio del sommo sacerdote (Gv 18,19-24)
Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
Il sommo sacerdote interroga Gesù ed è Gesù che parla a lungo, è lui che ha in mano la situazione e dà una lezione ad Anna: ho sempre parlato senza nascondermi, ho insegnato in sinagoga….perchè interroghi me, interroga chi mi ha ascoltato… Inaudito questo coraggio e bella questa dignità umana, ma prende uno schiaffo e Gesù risponde ancora con somma libertà, non porge l’altra guancia, come ha insegnato sulla Montagna e fa capire bene che significa porgi l’altra guancia, che non è meschinità, ma è non stare sullo stesso piano dell’offesa e quindi prima deve difendere la sua dignità. Questo schiaffo però diventa per tutto il Sinedrio e la gente ingannata il segnale che Lui non è intoccabile, ci si può scagliare contro di Lui impunemente. E da quel momento sarà sempre più umiliato. Gesù rimane nella sua serenità e nella sua forza e così termina il processo religioso, perché se anche viene portato da Caifa, non si dice niente del suo faccia a faccia con Caifa.
- Pietro nega ancora e subito il gallo cantò e termina il processo religioso (Gv 18, 25-28)
Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
I tre “non sono”, al canto del gallo risuonano nella coscienza di Pietro e lo rendono consapevole di aver tradito il maestro: un fariseismo classico chiude questo processo religioso … da una parte Pietro distrutto nel suo tradimento e dall’altra l’ipocrisia di chi giudica Gesù: al mattino presto, e si fanno superbi di non entrare nel pretorio per non incorrere in proibizioni cultuali … e con questo atteggiamento di carattere ipocrita termina il processo religioso.
Colpisce l’omogeneità tra il comportamento protervo dei sacerdoti e il comportamento fragile di Pietro: la passione di Gesù fa venire a galla le nostre debolezze, quelle dei sacerdoti e quelle di Pietro; così capita nei momenti di prova quando anche noi siamo più paurosi e vigliacchi.
Ci colpisce il fatto che non c’è un vero processo religioso con accusa e difesa di Gesù: è Gesù colui che tiene sempre in mano il bandolo della matassa.
Non risponde, ma afferma, si difende in maniera dignitosa dallo schiaffo: Tutto questo contrasta con l’ipocrisia di chi non entra da Pilato … e allora è importante approfondire l’imprudenza di Pietro che si lascia scaldare mollemente al fuoco e dice quei tre “non sono”.
Come difenderci quando la nostra debolezza è messa a dura prova? Non esporci imprudentemente alle tentazioni in luoghi in cui sappiamo di non saper resistere, nei luoghi della società, della politica, del divertimento, di certe amicizie, dove non riusciamo a trattenerci.
Occorre che riflettiamo su come l’ambizione e l’invidia accecano i nemici di Gesù, i sommi sacerdoti che pensano di essere meritori presso il popolo e invece si lasciano accecare dalle passioni occulte.
La povertà del processo è segno di “decadenza religiosa e giuridica”, condotto da chi non è autorizzato, e tocca a Gesù spiegare: è il crollo di una istituzione fatta per riconoscere il messia che fallisce il suo scopo fondamentale!
Si possono evidenziare anche buone scuse dei sacerdoti del tempio di fronte a questo tradimento: non erano aperti alla novità, davano tutto per scontato come avviene spesso in comunità chiuse … resta il fatto che la mentalità del sinedrio ha perduto l’occasione fondamentale di riconoscere il Messia.
E allora una nota anche sulla decadenza di una istituzione religiosa … e occorre anche avere il coraggio di … superare anche le tradizioni religiose quando non sono più autentiche: è soltanto la parola di Dio che è “normativa”, e non sempre le nostre tradizioni traducono la Parola di Dio … e allora occorre sempre farci fermentare tutti a vicenda da questa Parola, da queste parole vere e autentiche … per esempio proviamo ad usare il discorso della montagna – ricordate : sono parole non confessionali, ma toccano le cose più belle dell’esistenza umana e vanno oltre la tradizione religiosa
Toccare nel profondo il cuore e andare alle profondità dello Spirito, questo permette di aprire, far crescere, come fa e ha fatto papa Francesco: è nel suo cammino interreligioso.
Convertirsi profondamente alle parole vere di Gesù, predicare la vera dottrina, che è la povertà l’umiltà, l’amore alle umiliazioni, e contengono anche la giusta critica alle giuste tradizioni depravate.
21 Marzo 2021
+Domenico