Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 12, 24-26) dal Vangelo del giorno (Gv 12, 20-33) nella V domenica di Quaresima (Anno B)
In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Sono tante le cose necessarie nella vita: avere una buona famiglia, un papà e una mamma che ti vogliono veramente bene, un marito o una moglie che è felice di vivere con te, avere un lavoro che ti permette di “campare”, condurre una vita onesta, star bene di salute … l’elenco potrebbe anche continuare, ma soprattutto deve orientarsi anche a qualcosa di più profondo, che è il sapere di stare a cuore a Dio.
L’esperienza religiosa non è secondaria nella vita di una persona: le permette di salire su … un albero per guardare l’esistenza dall’alto e capire quale è il proprio posto nella vita, le permette di avere un punto di riferimento per dare senso a quello che capita ogni giorno, e che spesso non riesci a capire.
Ebbene, un giorno si avvicinano al gruppo dei discepoli che stanno accanto a Gesù, alcuni stranieri: sicuramente sono stati colpiti da quanto si dice in giro di Gesù, un tam tam popolare lo aveva reso celebre: tutti ne riconoscevano la grande personalità, si sentivano consolati e affrancati dalla sua parola.
Ecco allora naturale la richiesta di questi stranieri: Vogliamo vedere Gesù … vogliamo parlargli, incontrarlo, conoscerlo … vogliamo anche noi poter stare con Lui.
E’ la domanda che ogni cristiano si deve fare ogni giorno … spesso invece, ne portiamo il nome, ci adorniamo dei suoi segni, mettiamo al collo una croce, ma lui resta il grande sconosciuto; diventano più importanti le cose secondarie, gli stessi precetti di buon comportamento, che conoscere Lui, Gesù.
Sì … due o tre nozioni imparate al catechismo, qualche parabola, qualche sentimento vago a Natale o a Pasqua ce l’abbiamo, ma la sua vita, la sua missione, quello che gli ardeva nel cuore, spesso non lo conosciamo, o non vogliamo pensarci.
E Gesù a quei greci che lo volevano conoscere dice subito quello che lo caratterizza: “sono un chicco di grano che ha il coraggio di morire nella terra per poter risorgere a vita nuova”; presenta a loro subito il centro della sua esistenza: il dono di sé fino alla consumazione, ma nella consapevolezza di una risurrezione.
Nella vita non si può vivere per se stessi … ci si diverte pure, ma si rimane soli, con un cuore rinsecchito di egoismi … invece chi ha il coraggio di dare la sua vita, di perderla, la ritroverà piena, sovrabbondante, incontenibile.
Questa è la nostra speranza, a questa speranza ci orienta sempre la vita di Gesù.
21 Marzo 2021
+Domenico