Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 28-30) dal Vangelo del giorno (Gv 8, 21-30) nel Martedì della V settimana di Quaresima
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Dobbiamo assolutamente avere la possibilità di alzare lo sguardo da questa nostra vita a qualcosa, a qualcuno che ci sta davanti. I nostri giorni possono per molto giocarsi tutti sulle nostre preoccupazioni, i nostri problemi, ogni giorno ne scopri uno nuovo: ti sembrava finalmente di poter stare un po’ in pace, invece ritorna di nuovo il vecchio male, si accaniscono ancora le vecchie “sfortune”, il marito ritorna al suo vizio, la moglie alle sue manie, i figli fanno quello che vogliono, gli adulti non capiscono niente… e così via.
Ma abbiamo qualche volta il coraggio di alzare gli occhi, di guardare un po’ più in là del nostro naso, di tirarci fuori da questa nebbia che tarpa le nostre ali?
Gli ebrei nel deserto, dopo che erano stati avvelenati dai serpenti guardavano a un serpente di bronzo, che Mosè aveva loro messo davanti, e ne restavano guariti.
Noi non abbiamo serpenti o magie da guardare, non abbiamo scene particolari che ci possono sconfiggere la routine dolorosa della vita, ma abbiamo qualcuno cui poter alzare lo sguardo, Abbiamo un simbolo che ci può dare forza: la croce.
“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono”: Gesù viene innalzato su quella croce, perché tutti possiamo alzare lo sguardo a lui.
E’ sempre un grande mistero pensare che noi cristiani vogliamo metterci sempre davanti agli occhi un crocifisso, un segno di dolore, uno strumento di tortura e di passione, una condanna vivente … eppure, se guardiamo a quel crocifisso, riusciamo di più a capire la nostra vita: noi guardiamo a lui e lui guarda a noi.
Ci vediamo sopra un uomo che muore come capiterà a tutti noi di morire, un uomo lasciato solo come tanto spesso ci troviamo soli noi anche noi, un uomo che ha paura di morire, come l’abbiamo noi, un uomo con le braccia aperte come vorremmo sempre trovarci uno davanti a noi, un uomo che sa abbandonarsi nelle braccia di suo Padre, di cui è Figlio amatissimo, un uomo soprattutto che esprime il massimo di amore di Dio per noi e di questo abbiamo infinitamente bisogno.
Alzare lo sguardo al crocifisso, smettere di piangerci addosso e di guardare alle nostre miserie … è la nostra unica e vera speranza, che nessuno ci può togliere, perché noi, guardando il crocifisso, contempliamo l’amore.
23 Marzo 2021
+Domenico