Una riflessione esegetica sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 18, 29-40 e Gv 19,1-15)
Abbiamo già analizzato il “processo religioso” fatto a Gesù, oggi vogliamo analizzare e leggere, dalla parola di Dio, il “processo civile”, cioè quello fatto davanti all’autorità romana, e quindi quello che … decideva della vita delle persone, perchè gli ebrei non potevano mettere a morte nessuno se non c’era il permesso dei romani.
Giovanni insiste sul “processo civile” con una narrazione molto elaborata, che vedremo distribuita in 7 parti: va dal capitolo 18 versetto 29 di Giovanni fino al capitolo 19 versetto 15.
Vediamo in sintesi prima i personaggi: sono I giudei, il popolo, i capi, alcuni farisei e scribi. Sono l’immagine del credente incredulo tra ipocrisia e false verità, non credono nel vero Dio e in loro risalta l’ipocrisia; del resto anche noi siamo credenti religiosi ipocriti, figure a metà, e vi ci siamo quindi rappresentati tutti in questo processo.
Poi c’è Pilato, la buona volontà, ma è condizionato dalla ragione di stato, dal suo ruolo: è un uomo a metà e ha una sua nobiltà formale di tratto, ma putroppo è imbelle e succube
Gesù è la verità e l’amore rifiutati, ma sempre offerti e proposti: risaltano l’innocenza di Gesù, è proclamato re, uomo perfetto, guida autorevole e sintesi di un popolo, una vera regalità … e viene presentato, da un punto di vista logistico, tra la casa di pilato e il cortile: per ben sette volte esce ed entra. Prima volta
- Prima volta: Inizio del processo, prima uscita (Gv 18, 29-32)
Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest’uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
Pilato esce, gli viene richiesta la crocifissione, domanda per quale accusa e non viene riportata nessuna ragione.
- Tu sei il re dei Giudei affermazione apodittica (Gv 18, 33-38a)
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?”.
Pilato fa chiamare Gesù gli fa la domanda se è re. In questi testi si parla ben dodici volte di regno e re – nel vangelo di Giovanni invece c’era stato solo un accenno al regno quando Gesù parlò di notte con Nicodemo (cfr Gv 3,3) – e qui il dialogo tutto si gioca sulla regalità e c’è una affermazione di Gesù Tu l’hai detto che dà importanza a ciò che dice Pilato.
- Terzo passaggio, Non ha nessuna colpa (Gv 18, 38b-40)
E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante.
Pilato non trova colpa e lo vuol liberare e fa fare al popolo una scelta, umiliando Gesù e vedendo come la famosa regalità è anche per lui una farsa
- Flagellazione assurda (Gv 19,1-3)
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi
Per fare questa operazione Pilato entra di nuovo, nella sede del giudizio – anche se il vangelo non lo dice – fa prendere Gesù e lo fa flagellare: l’umiliazione di Gesù con la soldataglia è del tutto gratuita, crudele e devastante (penso che molti di voi ricorderanno il film di Gibson al riguardo)
- Ecco l’uomo (Gv 19, 4-8)
Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”.All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura
Come abbiamo sentito esce di nuovo ed esce anche Gesù e Pilato usa quella frase misteriosa di grande significato per noi e che poi commenteremo e su di essa rifletteremo
- Gesù in dignità (Gv 19,9-12)
ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”.
Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”.
Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”.
Pilato rientra ancora, chiede a Gesù di dove è.
Gesù non risponde perché non ne vede nessuna attinenza al suo processo o perché il silenzio è la risposta più vera, e di fatto Pilato esce nella sua sortita più insipida, rinfacciando a Gesù il suo potere: non sa proprio chi ha davanti, neanche se lo è forse chiesto … e Gesù si erge ancora nella sua dignità, conduce ancora lui il processo ‘non avresti nessun potere se non ti fosse dato dall’alto’
- E l’ultimo passaggio : Ecco il vostro re (Gv 19, 13-15)
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”.
… esce un’ultima volta; i Giudei fanno a Gesù l’accusa di essere re, Pilato siede in tribunale – qualche esegeta dice che fa sedere Gesù beffandosi di Lui sullo scranno del tribunale – e dice un’altra frase significativa. Ecco il vostro re.
Si impaurisce e consegna loro Gesù per la crocifissione.
Noi però vogliamo terminare qui a questa affermazione: “Ecco il vostro re”.
C’è molto da riflettere. Potremmo spendere tempo ad analizzare che anche questo processo è una farsa, pure se fatta con tutta la formalità del diritto romano, pure ingiusta e penosa dal punto di vista di un magistrato di Roma, patria del diritto, ma desideriamo andare più in profondità.
Contempliamo sempre il nostro Gesù che viene passo passo umiliato, percosso, deriso, schernito, barattato con un ladro, privato di ogni dignità, che Lui però non perde, manifestando sempre di stare molte spanne al di sopra di tutti quelli che sono stati convocati a dare una parvenza di legalità alla sua uccisione.
Da notare sempre la serenità e calma di Gesù, la sua padronanza dei fatti, la percezione di una umanità per cui muore e che cade sempre più in basso, sapendo Lui che si deve caricare sulle sue spalle e nella sua vita tutto questo male per poterlo sradicare dal mondo.
“Ecco l’uomo, Ecco il vostro re”.
A queste due affermazioni di Pilato dedichiamo una attenta meditazione, un’altra attenzione.
Due elementi sono da mettere in risalto
- Ecco l’uomo: Gesù appare come l’uomo nella sua verità, obbediente a Dio Padre, umiliato, deriso … eppure è l’uomo perfetto nel paradosso giovanneo; Gesù ha adempiuto il disegno per cui si è incarnato, è diventato l’Emanuele, il Dio con noi, si è fatto uomo … e l’altra affermazione,
- Ecco il vostro re: Gesù è presentato anche come re, quindi guida dell’umanità, rappresentante del popolo.
“Ecco l’uomo”, non lo vogliamo contemplare secondo il primo senso ovvio, della serie “questo straccio di uomo, che non è capace più a nulla, voi volete che io mi accanisca su di lui? guardate come l’hanno ridotto! che volete ancora?”, no, vogliamo pensare quest’uomo nel senso più profondo e paradossale: è una proclamazione quasi gioiosa come ce lo presenta il capitolo 53 di Isaia
Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.
Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo:
L’uomo nel paradiso terrestre non aveva saputo rispondere alla sua vocazione: ora invece è l’uomo come Dio vuole che nasca, l’uomo giunto a maturazione perfetta come Dio lo aveva sognato in Paradiso:
- Esaltato nel battesimo – se ricordate – Questo è il mio figlio, l’amato (agapetos)
- Esaltato nella trasfigurazione: i tre apostoli videro la gloria di Lui, tra Elia e Mosè
- predetto da Giovanni nel suo Vangelo, capitolo primo (Gv 1, 33): tu vedrai lo Spirito Santo fermarsi su un uomo, è Lui e posso testimoniare che è Gesù il Figlio di Dio
Però quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.
Ha assunto su di sé, come nuovo Adamo, l’umanità perduta: ha preso le nostre infermità, come dicono … come dice Matteo …
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.
… ed alcuni esegeti sono di questo pensiero: per esempio un ottimo esegeta, proprio morto in questa pandemia, don Bruno Maggioni, dice che questo uomo è l’uomo perfetto che corrisponde ai disegni di Dio; è a sua volta enigmatico ma assume tutto il suo vero significato sullo sfondo dei testi sapienziali. Il vero essere umano come ancora non è mai stato manifestato.
E’ a immagine e somiglianza di Dio, fu creato così, ma lo ha dovuto e lo deve sempre diventare per realizzare a pieno la creazione … e ci aiuta in questo la lettera di San Paolo ai Filippesi
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Ogni volta che entriamo con coraggio nella umiliazione di Cristo troviamo una pace interiore, la vittoria sul nostro male, sulla nostra ambizione. Questa emozione interore viene rafforzata ecco il vostro re che si riferisce a colui che è sintesi e guida del popolo, il messia il mediatore e salvatore universale …
“Questo è il vostro vero messia”: senza attendere la risurrezione qui viene proclamata la vera regalità di Gesù, che rende testimonianza all’amore misericordioso di Dio.
Chi vorrà mettersi alla sequela di Gesù, di questo re, dovrà accettare di essere umiliato, calpestato, deriso: Giovanni lo presenta con molta forza, totalmente immerso e dedicato al Padre, e con altrettanta forza lo presenterà nella risurrezione, perché ha bevuto fino in fondo il calice del Padre, Gesù
- schiacciato emerge
- ucciso vivifica
- condannato a morte condanna il mondo
A me, a ciascuno di voi, spetta contemplare questo Gesù, che ha dato se stesso per me … e Qui vedo il mio peccato, Qui esprimo la fiducia grande che devo avere in Lui, chiedere di potergli stare vicino, che io sappia sopportare umiliazioni per amore tuo; qui siamo nel cuore del vangelo: viene messa in luce la sua umanità la sua dedizione: a noi seguirlo e non tirarci indietro quando ci fa partecipi delle sue umiliazioni e delle sue sofferenze
E da qui sgorga la nostra preghiera in una contemplazione orante.
28 Marzo 2021
+Domenico