Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 15, 2-5) dal Vangelo del giorno (Mc 14,1-15,47) nella “Domenica delle Palme”
Allora Pilato prese a interrogarlo: “Sei tu il re dei Giudei? ”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”. I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. Pilato lo interrogò di nuovo: “Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano! ”. Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
Gli ulivi che popolano festosamente tante nostre colline, i nostri laghi, oggi sono al centro della nostra vita di fede: diventano rami di festa, foglie di letizia per accompagnare Gesù alla sua Gerusalemme, alla città dei suoi sogni, al vertice della sua vita, alla settimana decisiva per la storia dell’umanità.
I racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù sono il punto di partenza della nostra fede.
Oggi in tutte le chiese ne leggiamo uno: tutti ci vogliamo risentire quella storia, vogliamo prendere parte, stanare dal nostro cuore, abituato a tutto, sentimenti di partecipazione.
Tante volte abbiamo sentito … del traditore Giuda e avremmo voluto essergli accanto per dirgli “ma che fai?”, per fermarlo; tante volte avremmo voluto dire a Pilato di continuare nel suo sforzo di salvare Gesù e di non cedere alla paura per amore di carriera, avremmo voluto essere vicini a Pietro per dargli un po’ di coraggio, avremmo voluto evitare a Gesù la morte o magari dire ai soldati … di non essere crudeli, di fare presto quello che dovevano.
Avremmo forse perso la speranza ancora prima e avremmo trasformato l’amore in compassione, non saremmo più stati capaci di sostenere lo strazio a lungo: saremmo scappati – forse anche noi – come i suoi discepoli.
Poi siamo tornati alle nostre abitudini, alla nostra “routine”, e la commozione è finita: non possiamo vivere sempre in tensione; abbiamo la nostra vita da vivere!
Ma il nostro tornare tutti gli anni alla morte e risurrezione di Gesù è tornare sempre alle nostre radici: non è una fiction, non è una commedia, è scavare ragioni di vita e di speranza.
La nostra fede parte da lì: i cristiani non stanno a fare grandi pensate filosofiche, anche se usano continuamente e bene la ragione, ma si fanno conquistare da questo amore che sta appeso alla croce.
Avvertiamo tutti che le molte critiche al mondo cattolico, a coloro che frequentano e che non sono meglio di nessuno, ai preti che non sono all’altezza della loro vocazione, a cardinali e a papi, alla chiesa nella sua struttura, possono essere anche vere e lo sono state nella lunga storia del cristianesimo; avvertiamo – dicevo – che sono una fuga dai problemi veri.
Non cercate solo il gusto di umiliarci, che a noi fa solo bene … ma quella croce e quell’amore, crocifissole sopra, non lo mette in dubbio nessuno; con quello occorre confrontarsi ed essere sinceri con se stessi: è solo e tutta qui la nostra speranza, non nella fragilità dei cristiani, dei cattolici, di noi, di me, che decidiamo ancora di confrontarci in questa settimana con Lui che soffre e che muore.
28 Marzo 2021
+Domenico