Una riflessione esegetica sul Vangelo secondo Matteo (Mt 18,10-14)
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto].
Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.
Per rendere ancora più concreta la figura di Gesù buon pastore. Abbiamo fatto seguire la lettura di un testo dell’evangelista Matteo che descrive un ottimo esempio di come Gesù Risorto, vive l’essere il nostro pastore e non un mercenario, un ladro, un qualsiasi guardiano, pure pagato per portare al pascolo le pecore.
L’amore e il perdono di Dio, la sua ricerca appassionata di ciascuno di noi che si allontana, che si perde, che scappa o si nasconde, che brucia il patrimonio di bene in cui è immerso per prendersi soddisfazioni stupide, è la storia di Gesù che ha un cuore squarciato per amore; un cuore che non si è mai più ricomposto perché la cattiveria dell’uomo è sempre grande e la sua libertà è un dono da cui Dio non si ritrae mai.
Sei libero, ti ritrovi a fare sempre quello che ti piace di più, non ti interessa più niente delle persone che ti vogliono bene, ne vuoi sfruttare tante altre, ma sappi che da me puoi sempre tornare, che io non ti mollo, io, tutte le sere prima di chiudermi in paradiso faccio la conta e mi accorgo si ci sei o no, se sei tornato dai tuoi insani percorsi, se ancora una volta ti sei fatto i tuoi giri perversi, il tuo sballo per sentirti vivo, le tue comode isole in cui seppellisci il tuo cuore. Ma il mio cuore è sempre aperto ad accoglienza, a tenerezza, a gesti d’amore. Vorrei che quando tornerai ancora da me, anche il tuo cuore resti sempre aperto perché chiunque ci possa scavare dentro e trovi quello di cui ha bisogno per vivere bene e per essere veramente felice.
Queste parole sembrano troppo gravi; allora immaginiamo Gesù il buon Pastore così: ha lavorato e dialogato tutto il giorno con le sue pecore che siamo noi, che siete voi; ha ascoltato, ha aiutato, ha tenuto il suo sguardo buono, lieto su tutti sempre e torna a casa parlando con qualcuno, sorridendo a qualcun altro e quando passa in rassegna tutti a uno a uno e sorride, saluta, ricorda qualche cosa di importante da fare o da chiedere, si accorge che manchi proprio tu. Hai fatto la tua cavolata, ti sei voluto prendere la tua libertà, la tua strada; ti hanno fatto fastidio o qualche dispetto i tuoi amici e li hai lasciati. Oppure qualcuno senza che tu lo volessi, ti ha ingannato, ti ha teso una trappola e tu ci sei cascato.
E Gesù che fa? Con un cuore già squarciato per amore non ci pensa due volte. Ti cerca, usa tutti gli strumenti: facebook, twitter, sms,tik-tok; chiede ai tuoi amici, ma loro nemmeno si sono accorti che manchi. E ti lancia messaggi: non fare lo stupido, torna a casa che ci sono sempre io che ti voglio un bene infinito. Non crederti disprezzata o ignorata, non stare a specchiarti in una pozzanghera, qui c’è quello che cerchi. E tu magari spegni il cellulare, rivedi un altro messaggio, lo spegni ancora; poi finalmente dici: ma che sto qui a fare da solo in mezzo ai guai? Chi mi credo di essere? Che felicità mi sono trovato, che tutti mi sfruttano, mi fanno complimenti poi mi tagliano le gambe, ne approfittano, mi fanno le moine, ma solo per avermi e per farsi belli di me.
Allora lanci un sms: arrivo subito, aspettami, ti voglio abbracciare.
E Gesù ti prende, ti accarezza, ti carica sulle spalle e ti porta a casa, convince i tuoi amici a volerti ancora bene e continui a vivere con Lui. Gesù non è una persona da internet, da twitter, da facebook, è una persona vera che abita in te. E quando ha deciso di prendere casa da te? Sappiamo che si è fatto persona, come uno di noi, che ha calcato tutte le strade della Palestina, per condividere gioie e speranze con tutti quelli che incontrava. Per questa sua tenacia nel voler bene a tutti, anzi il massimo bene che apriva le porte del cielo a tutti, anche ai più cattivi e profittatori di altre persone, lo hanno messo in croce, l’hanno fatto soffrire, ne hanno goduto tronfi di averlo fatto fuori, ma lui è fuggito anche dalla morte nella quale pensavano di aver chiuso la sua bontà. Stiamo ancora celebrando la sua risurrezione. Non saremmo però nel massimo della verità se Gesù con questa risurrezione non solo non ci avvicinasse a Dio Padre, ma non ci desse anche una presenza speciale, unica, viva, in ciascuno di noi con lo Spirito Santo. Credo che la giornata più brutta che hanno vissuto gli apostoli sia stata propria il giorno dopo il grande sabato. Gesù ammazzato brutalmente, sepolto come tutti; finita come per tutti prima o poi la vita. Lui invece si presenta vivo e fa fatica a convincerli, si ritirano ancora paurosi tra di loro, finchè non fa a tutti la sorpresa di donare lo Spirito, il coraggio, la forza, la gioia. Noi in questi giorni lo vogliamo contemplare risorto, vincente quelle brutture che gli hanno inflitto, ci siamo accostati al sacramento della penitenza, ma sentiamo ancora il peso della nostra vita che non cambia dalla mattina alla sera.
Siamo aiutati a capire che si può sbagliare, si può abbandonare qualche volta la chiesa, ma che la casa è sempre questa, che la sua presenza ci è garantita dallo Spirito Santo. Ci sarà sempre qualcuno che aspetterà il nostro ritorno. E noi stessi diventeremo dei buoni amici per tutti, racconteremo la gioia che si ha a comportarsi bene, a seguire Gesù a diventare suoi amici, a sentirsi accolti da quel cuore squarciato, ma sempre aperto per scavare gioia e felicità per tutti. Tanta nostra infelicità è dovuta all’appiattimento, alla prigione che ci siamo costruiti. Ci siamo collocati in un bicchiere d’acqua e continuiamo a sbattere contro le pareti, mentre il nostro vero habitat è il vasto mare della vita che viene dall’alto, dal misterioso mondo di Dio. C’è un vento dello Spirito che soffia su di noi e dà vita vera. La creazione lo ha atteso, Gesù lo ha inviato. Abbiamo bisogno di un’anima per tutte le cose. Quest’anima viene dall’alto. La risurrezione ha aperto i nostri confini, ha offerto gli orizzonti infiniti di quel Dio che ci ha creati
In questo tempo pasquale possiamo addentrarci anche noi in un dialogo serio con il Signore come hanno fatto tanti con Gesù; abbiamo bisogno di ritornare a casa, di sentirci trasportati sulle spalle del buon Pastore. Dove vai? Dove scappi? Non ti accorgi che scappi da te stesso. Che vita ti stai preparando, che dolori vai a creare a tutti quelli che ti stanno vicini? Ti vengo a prendere io. Fatti trovare, le novantanove che stanno a casa si sono dimenticate di te, ma non io
Anche noi abbiamo bisogno di rigenerare la nostra fede. Il nostro è un tempo che ci chiede di uscire allo scoperto, di prendere decisioni, di stare della parte della verità, di contemplare il Signore, ascoltare la sua parola.
In quella stanza al piano superiore, imbandita a festa c’è stata l’ultima cena, Gesù ci ha dato il suo corpo e il suo sangue. Siamo stati liberati dal peccato e nutriti della vita di Gesù. Deve ancora accadere qualcosa di grande in quel cenacolo; è Gesù deve ancora raccattarci dalle nostre fughe finchè dentro di noi scoppierà un fuoco che brucerà ogni male , ci riempirà di doni e ci aprirà a un’altra presenza di Dio: lo Spirito Santo. Il buon Pastore non si accontenterà di portarci solo nell’ovile, sotto protezione, nella sua compagnia ritrovata, ci darà con lo Spirito una forza di vincere ogni paura e coraggio di portarlo in ogni parte del mondo e in ogni tratto della nostra vita.
25 Aprile 2021
+Domenico