Lo Spirito Santo è la nostra libertà

Una riflessione esegetica sul un brano dal libro dell’ Esodo (19,15-19.20,1-2) e gli atti degli Apostoli (Atti 2,1-5)

Lettura dal libro dell’esodo

15 Poi disse al popolo: «Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna».
16 Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. 17 Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte.18 Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19 Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono.1 Dio allora pronunciò tutte queste parole: 2 «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù:

Lettura dagli atti degli apostoli

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. 5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.

Dalla liberazione alla libertà 

Audio della riflessione esegetica

I due brani letti uno del primo testamento e uno del secondo testamento ci riportano a due momenti importanti della storia della salvezza.

Il primo, è ambientato nel deserto sul monte Sinai; Mosè,  si sente ed è guida del popolo ebraico, che è stato condotto nel deserto dopo la liberazione dall’Egitto, e deve lavorare sodo per fare di un popolo di schiavi un popolo di uomini liberi. Liberati dalla schiavitù dell’Egitto dovevano essere aiutati a vivere da liberi, capaci di gestirsi, procurarsi il cibo, organizzarsi la giornata, di risolvere le questioni tra di loro, poter decidere in ogni controversia chi ha ragione e chi ha torto, ma in base a che cosa? Essere liberati è ben diverso dall’essere liberi. Liberato è chi non ha ceppi, chi non ha manette, chi non è agli arresti domiciliari, chi è fuori dalla galera. Questo è ancora troppo poco per essere e sentirsi liberi. Un alcoolizzato viene liberato dall’alcool che ha ingerito facendogli passare la sbornia. A questo punto è liberato dall’alcool. Adesso è forse libero? Siamo sicuri che se vede una bottiglia di vino non si rimetta a bere ? così è un drogato, così è un ladro o un violento… così potrebbe essere qualsiasi persona uscita di galera, se non è stata aiutata a ricostruirsi la sua dignità umana, se è stato solo punito. Perché possano comportarsi da persone libere dovranno essere molto aiutati a costruirsi una personalità capace di astenersi dai delitti commessi, avere dei valori che li motivano in questo grande sforzo….Dio il suo popolo, lo ha fatto migrare nel deserto un bel po’ di anni, perché prendessero coscienza di essere loro responsabili della propria vita. Alla  fine ha dato apposta i 10 comandamenti che indicano che cosa la gente ha il diritto di fare e che cosa non può fare. I 10 comandamenti sono stati per il popolo di Israele la loro costituzione, punto di riferimento della loro libertà, per sentirsi liberi come popolo.

Così capitò agli italiani dopo la liberazione del 1945; si sono sentiti e comportati da liberi cittadini solo a partire da quella visione di uomo e di donna, di lavoratore e lavoratrice con dei diritti e doveri precisi dettati dai vari articoli della costituzione. Lo stesso sta avvenendo in Cile ed è avvenuto alla caduta del muro di Berlino, del fascismo e del nazismo

Noi eravamo tutti schiavi del peccato. L’umanità era perduta, incapace di vivere la bontà e la libertà… chi ci ha liberati la morte e risurrezione di Gesù. La Pasqua, il passaggio del mar Rosso per gli Ebrei, il passaggio dalla morte del peccato alla Grazia di Gesù. Ma chi è stato colui che ci ha resi liberi, che ha lavorato e lavora sempre di cesello per tirar fuori da trasformare gente peccatrice in gente santa..? lo Spirito Santo, la Pentecoste. Non per caso la scena degli Atti degli Apostoli, descritta da quanto abbiamo letto per il giorno di Pentecoste, richiama moltissimo quello che è avvenuto al Sinai. Rombo di tuono, Fuoco, vento.

Questa volta però non ci è stata data una nuova legge, non c’è stato nessuno che ci ha fatto vedere i nuovi comportamenti da assumere. Già Gesù nel vangelo li aveva illustrati. La nostra nuova costituzione di cristiani liberi dal peccato non sono leggi, ma lo stesso Spirito Santo. E’ Lui la nuova costituzione, è Lui con i suoi doni, con il suo fuoco d’amore che ci fa veramente liberi, che ci scardina dalla mentalità di peccatori, che ci costruisce  e cesella in noi , in ciascuno di noi la figura di Gesù. Non è un’altra legge che ci fa liberi, ma è la presenza nell’umanità e in ogni persona dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo non è un libro, non è una legge, non è un monumento, ma una vita esplosiva di amore in ogni cristiano

La Pentecoste dà inizio a questi ultimi tempi del cristianesimo. E sempre sarà il tempo dello Spirito Santo, la nuova presenza di Dio tra noi dopo l’incarnazione di Gesù, che con il Padre e lo Spirito Santo abitano in noi sempre.

Ci sono giornate in cui si ha il morale ai tacchi, in cui senti di non avere energia per affrontare le cose di tutti i giorni. Depressione, la chiamano i medici e sono sempre di più coloro che ne soffrono, che vedono svanire ogni energia dalla loro vita, che non trovano motivi per alzarsi la mattina. Quello che ieri era grinta, oggi diventa  rabbia contro se stessi e impazienza verso tutti. Si pensa che sia solo malattia, da curare con psicofarmaci, o ricostituenti, ma spesso è mancanza di vita interiore, di rapporto con Dio, di preghiera, di consapevolezza di sentirci nelle mani di Dio e di avere una missione da compiere. Non è sempre e solo depressione insomma, ma vuoto interiore, mancanza di ragioni per vivere, forza interiore.

Non dovevano essere molto diversi gli apostoli dopo la grande sofferenza e la grande sconfitta della croce. Il popolo aveva intentato un processo a Gesù, gli aveva preferito Barabba, l’aveva mandato a morte. I primi sconfitti erano loro. Gesù era risorto, ma la forza nuova di affrontare la vita da soli ancora non si manifestava. Erano rintanati sempre nel Cenacolo, avevano paura perché sentivano il fiato della morte sul collo. Gesù aveva promesso di non lasciarli soli: Verrà il Paraclito, la forza, il conforto, l’energia vera, la grazia, la nuova presenza intima di Dio in ogni vita. Colui che aiuterà a cambiare testa, a misurarsi con verità su ogni parola di Gesù, a sentirlo dentro come fuoco d’amore. Il peggio non è ancora passato, perché ora quello che hanno fatto a me lo faranno anche a voi, Anche voi sarete messi a morte nella convinzione di fare piacere a Dio, mio Padre. Vi isoleranno, vi cacceranno, vi scardineranno dalla vostra stessa identità. Non vi lascio soli con voi ci sarà sempre lo Spirito e lo manda. La scena è simile a quella del Sinai quando Dio apparve a Mosè per dargli la nuova legge e nel Cenacolo con la stressa scena di tuono e fuoco manda lo Spirito. Oggi riviviamo ciò che è avvenuto a Gerusalemme nel Cenacolo

Con lo Spirito nasce la speranza che è la prima cura contro la depressione spirituale e lo scoraggiamento. E’ un dono di Dio guardare alla vita ogni giorno che ti alzi con desiderio di vivere, con gioia di ricominciare, con uno sguardo buono su quelli che incontriamo, con un atteggiamento di accoglienza con tutti. Oggi questo Spirito ci viene donato a tutti, oggi questa nuova prospettiva la  apre personalmente per tutti.

D’ ora in avanti è lo Spirito che costruisce la nostra vita interiore che ricarica le batterie per poter comunicare con tutti. Il nostro cellulare è scarico, la nostra comunicazione non raggiunge nessuno, perché è solo mostra di noi stessi, non è ascolto, attenzione, amicizia, ma sopraffazione.

E’ lo Spirito che ci fa capire che scelte fondamentali fare nella vita. E’ con Lui che dobbiamo fare discernimento, è Lui che vi condurrà alla verità intera, non permetterà che siate schegge impazzite di qualche fissazione.

E’ lo Spirito che ci convincerà di peccato, che ci aiuterà a leggere nei nostri comportamenti la grande distanza dall’amore di Dio, dal suo evangelo e ci aiuterà a rileggerlo, a capirlo, a meravigliarci della sua bellezza e della luce che ci dona.

E la storia dei cristiani non è storia di kamikaze, ma di martiri, di testimoni che rispondono a ogni sorta di tormenti con cui i carnefici si divertono, con il sorriso, con il perdono, con la preghiera, senza rabbia. Hanno avuto una grinta interiore che non si sarebbero mai immaginati di poter avere. Dio ama i suoi figli e non li lascia soli. E’ lo Spirito la nuova legge, non più scritta su tavole di pietra, ma definita nel cuore di ciascuno, nella coscienza.

Il completamento della legge del Sinai, non sono le beatitudini, ma la Pentecoste, lo Spirito Santo. Questo ci dà una grande libertà, ma anche una grande responsabilità. Nessuno ha la soluzione della vita in tasca, ma ha la luce e la forza per cercarla continuamente.

Molti ragazzi e ragazze in questo giorno e in questi tempi riceveranno il sacaramento della Confermazione, la Cresima.

Hanno sogni e desideri grandi nel cuore, hanno passioni e voglia di vivere. Hanno una dignità che valica le nostre mura domestiche, non sono riducibili a nessun calcolo o a nessuna proprietà. Piace loro divertirsi come a ciascuno di noi, ma hanno in cuore desiderio di verità. Sono una spanna più alti di quanto pensiamo.

Non mi nascondo le domande che tutti ci facciamo: che sarà di questi nostri ragazzi? Che futuro avranno, riusciranno a passare indenni tra tutte le trappole che la società sta loro preparando per carpirne la bellezza, la voglia di amare? Sono giovanissimi, sono esuberanti, non sono mai stanchi, presto faranno mattina non solo notte. Noi invece cominciamo a invecchiare e forse ci sentiamo deboli nei loro confronti, ma hanno bisogno di noi. Se si annoiano è perché noi non sappiamo caricarli di ragioni vere di vita, se non sanno per che cosa vivere è perché si sono annebbiati anche in noi gli ideali.  Ci vedono smarriti, spesso stanchi, impazienti; ma i figli generati alla vita fisica devono essere generati anche  alla vita morale, alla fede.

Hanno un futuro difficile, più del nostro. Quando eravamo ragazzi noi sapevano che i nostri genitori avrebbero tirato la cinghia per farci riuscire e avevamo davanti prospettive di futuro, la vita si sarebbe fatta più facile e così è stato: abbiamo vissuto meglio dei nostri genitori. Oggi noi non siamo così sicuri che staranno meglio di noi sia materialmente che spiritualmente, sia per la casa e il lavoro che per i valori in cui credere e costruire speranza e vita vera.

Noi oggi abbiamo certezza che il Signore ci dà la forza, la luce per affrontare la vita, ci manda il suo Spirito e lo invochiamo su tutti i ragazzi e i giovani.

23 Maggio 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

Rispondi