Il suo è un cuore squarciato davvero, non un segnetto di amore

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 31-37)

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C’è una raffigurazione molto diffusa nelle nostre case, nelle chiese e sicuramente anche nel nostro immaginario: una figura di Cristo, con il petto aperto nel quale è messo in evidenza un cuore sanguinante. Noi siamo abituati a vederla, l’abbiamo davanti agli occhi da quando eravamo bambini e non ci fa nessun  effetto particolare. Chi non ha conoscenze religiose resta molto sorpreso. Che significa avere in evidenza un cuore così? Tutti gli innamorati sanno che il cuore è segno dell’amore, ma nessuno pensa di farsi rappresentare con un cuore fuori dal petto; piuttosto lo disegna sui bigliettini, sulle piante, sui banchi di scuola, sulle torte, su qualche T-shirt, sugli sms.

L’iconografia cristiana risale invece proprio a un fatto doloroso, crudo, ma altamente significativo come ci viene raccontato dal vangelo. Gesù è appena spirato dopo una lunga agonia su quella croce. E’ morto per i dolori atroci della flagellazione e della crocifissione, dell’abbandono e della solitudine. La causa fisica ultima della morte di un crocifisso è un soffocamento dovuto alla compressione dei polmoni per l’essere appeso per le mani tenute fisse a un palo coi chiodi. Dice il vangelo che i soldati si meravigliarono che fosse morto così presto.

In genere il colpo di grazia era dato dallo spezzare le gambe ai crocifissi, così che non potessero più rialzarsi puntando sui piedi e riprendere respiro. Gesù invece è morto prima per le atroci sofferenze inventate apposta per lui dai soldati. Visto che  era già morto, vollero lo stesso sincerarsi della morte; hanno fatto le cose da professionisti; allora non avevano abitudini meno barbare, non erano in una cella della sedia elettrica con elettrodi dai quali poter vedere su un  monitor il diagramma piatto. Gli hanno dato un colpo netto, magistrale, da intenditori  al cuore, per sincerarsi che il motore della vita fosse bloccato e svuotato della linfa necessaria della vita: il sangue. Ne uscì sangue e acqua.

Quel cuore lacerato, svuotato, aperto, sanguinante è diventato il segno del dono fino all’ultima goccia di Gesù per gli uomini e giustamente allora ne è nata una contemplazione, uno sguardo amorevole e continuato del credente a quel cuore squarciato per avere sempre ben impresso negli occhi questo gesto estremo di amore. Questo è il Sacro cuore. Non si aspetta uno sguardo anatomico, ma una contemplazione di amore che si fa per noi sicura speranza.

11 Giugno 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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