Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,31-37)
Per capire la vita ci vuole molta intelligenza, molta ricerca, molta pazienza, ma soprattutto occorre avere fede: non è possibile capire l’esistenza se non abbiamo un punto di vista non nostro, ma regalato, che ci aiuta a guardare all’esistenza oltre le nostre forze.
L’esistenza umana viene da Dio e se viene da Lui è solo Lui che ce ne può dare la chiave! Abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato … se poi in questa ricerca, che è fatta di piccole domande, di crisi inaspettate, di momenti di applicazione dell’intelligenza, di momenti di buio … riusciamo a incontrare qualcuno che ha autorevolezza nell’indicarci la via della vita, allora possiamo sperare di trovare la serenità e la fiducia che ci sono necessarie per continuare a svolgere il nostro lavoro, ad accettare quello che la vita ci offre.
Gesù è colui che parla con autorità! La religione di quel tempo era arrivata a un punto di non ritorno: occorreva tornare a sperare e la speranza non poteva nascere dalla routine, dalla ripetitività, dal sentito dire … ormai quando parlavano gli scribi davano l’impressione di chi inizia un discorso con “mi dicono di dire”: avevano una regia che dovevano seguire, era la regia del riportare fedelmente i versetti della torah, di chiosarli con i pareri autorevoli della scuola rabbinica da cui provenivano, e ne riportavano le flessioni, i punti e le virgole, e portavano a conoscenza la sapienza concentrata nei commentari.
Veniva spesso il dubbio che ci credessero, che si battessero per qualcosa di nuovo, di importante, di inedito … l’elogio migliore che si poteva fare di uno di loro sapete qual’era? “non profferì mai una parola che non avesse imparato dal suo maestro”. Mai una volta “io vi dico che… è stato detto sempre che, ma io…” sicuramente molto fedeli, ma senza autorità!
Gesù invece è diverso: parla in prima persona, non ha una autorità di professione anche molto curata, ma sempre imparata: Lui è l’autorità, la sorgente del suo dire e del suo potere. Ha davanti a sé un indemoniato, ma non prende il libro degli esorcismi, non moltiplica preghiere formule e scongiuri, non si dilunga in formule interminabili misteriose, spesso di sapore magico, con cui si tentava ai suoi tempi di liberare gli ossessi. Al demonio non dice “per favore lascialo in pace” ma esprime un comando perentorio “taci, esci da quest’uomo!” Non ammette discussioni e Satana sopraffatto non osa resistere. Anzi i demoni hanno paura!
Gesù parlava con autorità, non vendeva speranze a buon mercato, era lui la speranza! Non cercava mediazioni, ma offriva soluzioni!
Per chi cerca ragioni di vita questa è l’unica strada possibile e noi con Gesù la possiamo percorrere.
Parlare con autorità è il parlare della Chiesa, perché parla a nome di Dio: è il parlare del presbitero, è il parlare di chi ha fede e crede al Vangelo.
Parlare con autorità significa parlare in modo che chi ti ascolta risponda ponendosi su un piano inedito di relazioni personali e che desideri non tanto argomentare, ma incontrare la persona del maestro, di cui noi parliamo, e affidarsi a Lui.
31 Agosto 2021
+Domenico