Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 24-35)
C’è un istinto fortissimo nella nostra vita che è quello della conservazione. Scatta dentro di noi per sopravvivere, fin dai primi istanti di vita ci fa piangere, urlare, chiedere perché abbiamo fame e vogliamo essere nutriti. Un bambino non sente ragioni finché non lo si soddisfa. Poi l’istinto modifica i suoi modi di esprimersi, usa la ragione, l’intelligenza, la furbizia, l’ingegno, si organizza, produce, accumula: insomma diventa un interesse che non ti abbandona mai nella vita, tanto che se non ti lasci educare da valori più alti rischi di non uscire dal circolo vizioso che mette te al centro della vita e tutti gli altri attorno. Allora anziché istinto diventa calcolo, cattiveria, sopruso, sfruttamento, disumanità. L’amore deve farsi strada entro questa prepotente tendenza.
Gli ebrei del tempo di Gesù erano stati sfamati da quella prodigiosa moltiplicazione dei pani. Che bello! Con Gesù abbiamo risolto il problema della fame. Che vuoi di più? Noi lo seguiamo e lui ci mantiene; parla bene, dice delle cose belle, è buono, sa aprirci il cuore e ci permette pure di vivere. E Gesù non manca di farlo notare alla gente che lo segue: voi mi cercate perché vi siete riempiti la pancia; quello era un segno e voi vi fermate al segno; dovete fare uno sforzo per andare oltre. Non si vive per mangiare, ma si mangia per vivere. Non solo, ma c’è una vita da nutrire che non è soddisfatta dal cibo materiale; la vostra vita ha bisogno di fare un salto di qualità, dovete coltivarvi un’altra tensione, più forte dell’istinto della fame, che vi apre spazi di bellezza, di amore, di generosità, di poesia, di spiritualità.
L’uomo non ha bisogno solo di pane e di cose materiali per dare significato al suo vivere, ma soprattutto ha bisogno di dare risposta alla fame di verità, di libertà, di felicità che sente crescere dentro. Ha un cuore che non si può fermare a girare attorno a se stesso, ha uno spirito che lo tende sempre verso qualcuno che sta oltre, ha sete di Dio. E la sete di Dio la si soddisfa solo con la fede. Gesù si pone al crocevia di questa sete e si offre come sicura speranza di pienezza di umanità, quella cui tutti aspiriamo. Lui è una sorgente di acqua zampillante che è fatta per un’altra sete, un pane che è fatto per un’altra fame. E’ la sete di felicità, è la fame di amore. Per questi bisogni occorre un altro pane, un’altra acqua. Aveva provato quella donna al pozzo in Samaria a dialogare con Gesù di acqua, di pani, ma Gesù subito la smaschera. Non ti nascondere dietro questi bisogni, tu hai un’altra sete più profonda dentro. Abbi il coraggio di guardarti nella coscienza e di leggere che hai una vita da alimentare con lo Spirito. Gesù si pone davanti agli uomini come il pane della vita, il sostegno vero, il nutrimento necessario, normale, quotidiano; vai cercando felicità ovunque, perché non la cerchi nella mia vita, nella mia Parola? Perché non ti decentri dal tuo continuo guardarti addosso e non alzi lo sguardo a me per aprirti alla bellezza di Dio, alla pienezza della felicità?
Gesù risorto si presenta al mondo proprio così: il pane della vita, il sapore dei nostri giorni, il nutrimento della nostra fame di verità, di gioia, di amore. Non solo, ma si rende presente in questo pane e ogni chiesa è la casa, la custodia del pane della vita, di quel Dio che non ci abbandona mai.
E’ quello che hanno fatto i vostri nonni e i vostri genitori, voi stessi che avete sempre lavorato per il pane quotidiano, ma vi premeva che questo pane fosse qualcosa di più; in questo lavoro eravate preoccupati che vi garantisse tutta la vita, a partire dalla dignità delle vostre persone; non è vero che in quel canto alla Madonnina dei Cavatori voi cantate “Non siamo schiavi, ma siamo grandi”?
E non soltanto chiedete di poter tornare al casolare, ma che la Madonnina segua ogni giorno la nostra vita: nella vostra vita assieme al pane volevate anche dignità, riconoscimento dei diritti e consapevolezza dei doveri, attenzione a tutta la vostra esistenza, perché il lavoro è sempre un campo in cui deve crescere il regno di Dio … e questo lo è anche oggi per tutti i nostri lavori, in questo lungo tempo di pandemia in cui ci mancano certezze, non solo, ma anche verità, solidarietà, fiducia nelle persone e nella autorità, nei servizi essenziali e nei progetti di futuro.
Siamo consapevoli e convinti che rivivere la festa della Madonnina dei Cavatori, vuol dire rimettere sempre nelle mani di Dio, attraverso la tenerezza di Sua Madre, le nostre vite, le nostre responsabilità e la nostra onestà, i vostri figli, il vostro presente e il loro futuro.
.
A te, o Maria, la nostra lode, Patrona sei dei cavatori, siamo tuoi figli, siamo figli tuoi, redenti siamo dal tuo Gesù: non siamo schiavi, ma siamo grandi! Maria proteggi da tutti i mali; noi t’invochiamo! Segui ogni giorno la nostra vita, che al casolare vogliam tornare, che al casolare vogliam tornare.
1 Agosto 2021
+Domenico
Un commento su “Non solo si mangia per vivere, ma c’è un pane di vita piena (Gorfigliano)”