Signore curvati sempre sulla nostra umanità ferita

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,40-42) dal Vangelo del giorno (Lc 4,38-44)

Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.

Audio della riflessione

Possiamo spesso parlare e farci raccontare da chi vive nelle corsie degli ospedali, da chi abita i pronto soccorso, da chi in questi giorni ha intercettato troppo tardi gli spasimi di chi è stato divorato dai fuochi appiccati per cattiveria e cattiva coscienza da persone assurde e che fanno parte della nostra umanità malata … insomma avrà potuto rendersi conto di che cumulo di sofferenze abita la nostra vita quotidiana: abbiamo fatto esperienza tutti, e non è ancora finita, delle sofferenze, solitudini, dolori, affanni dovuti alla pandemia. Tutti prima o poi passiamo dalla sofferenza fisica, da una malattia, da una cura, da un intervento ospedaliero e i pensieri che ci assalgono quando siamo malati sono sempre di grande pessimismo, di paura, di tensione.

La malattia è una prova della vita, è un passaggio che ci riporta alla nostra debolezza, al nostro limite e spesso non lo sappiamo portare.

Gesù, nel suo continuo pellegrinare per le strade della Palestina, si curva su questa nostra umanità ferita e le offre un segno del Regno di Dio che sta per instaurare: non fa il “guaritore” per meravigliare, ma compie segni per indicare nuove prospettive cui è chiamato l’uomo.

Da quando il peccato è entrato nella vita umana, anche il corpo ne è stato colpito: la sofferenza ha iniziato a segnare le persone, le storie degli uomini … dentro questa storia di sofferenza si inscrive anche Gesù, ma per dire che non è definitiva, che c’è una vita futura bella, nuova, felice, come quella del suo Regno!

Lui guarisce, fa camminare, dona la vita, ridà una carne fresca al lebbroso, ricostruisce una possibilità di vita nuova: i suoi miracoli sono segni, sono donati per la fede, sono la  certezza che Dio ci vuole bene e che non ci sarà più niente che potrà impedire all’uomo di essere rinnovato dal suo amore.

Gesù non gioca e non ha mai giocato con la sofferenza, ma se la carica tutta sulle sue spalle: quei malati, noi malati nel cuore siamo, e saremo  sempre, presi in carico da Lui inchiodato sulla croce.

Per vincere il male dell’uomo non basta la sola bontà cristallina: occorre una esagerazione d’amore, quella della croce! Lì le corsie dei nostri ospedali, i rantoli, le disperazioni, gli incerti segni della speranza nelle terapie intensive, i pianti di disperazione per le ingiustizie subite, le nostre cattiverie sono accolte nel suo cuore e noi abbiamo la certezza di avere Gesù sempre come compagno di ogni nostro dolore, come lo era per i malati che incontrava

Gesù accoglie tutti, guarisce tutti poi si ritira sul monte a pregare: dice a noi tutti che la forza che lo sostiene, il messaggio che vuol dare è la bontà infinita del suo e nostro Padre; vuole farci capire che abbiamo tutti un Papà che ci ama, che il cielo sopra di noi non è vuoto, ma abitato da un Dio che ci perdona e ha pronto per ciascuno un posto nel suo regno. 

1 Settembre 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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