Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 6, 36-37) dal Vangelo del giorno (Lc 6, 27-38)
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.».
Siamo passati da una vita contadina, piuttosto controllata in tutto, a una vita cittadina in cui la gente giustamente va e viene senza sentirsi continuamente catalogata dagli altri: si è creato un anonimato di troppo, ma forse più libertà … sembra però che non sia cambiato il vizio di giudicare le persone, di farsi una idea preconcetta e di continuare a vivere di pregiudizi.
Artisti in questo sono i giornali che ti dipingono una persona come vogliono e te la fanno passare per l’immagine che ne hanno creato: così sono per esempio i giovani visti dagli adulti e spesso anche viceversa, così sono gli immigrati visti dai residenti, così chi è vestito in un certo modo che viene valutato per come si addobba, così sono i cattolici nei confronti di un qualsiasi dibattito televisivo o pubblico.
Il problema essenzialmente sta nel non avere mai il coraggio di parlarsi, di comunicare personalmente, di guardarsi negli occhi, di stare ad ascoltarsi: i nostri mezzi di comunicazione in questo sono conniventi.
Il Vangelo invece dice che non si deve assolutamente giudicare: si possono avere idee molto precise sui fatti in sé, ma per le persone occorre sempre avere grande rispetto! Ognuno ha la sua coscienza, che è in dialogo profondo intimo con Dio, il suo tribunale interiore che lo giudica, che lo mette a nudo di fronte a sé e al Signore.
Noi dobbiamo solo avere il massimo rispetto e la massima apertura di comunicazione, per poterci aiutare l’un l’altro a vivere e a sperare: del tuo prossimo o dici bene o non parlare.
Non giudicare significa essere come un papà, che accetta senza condizioni suo figlio: non aspetta di farsene un’idea per volergli bene, non fa analisi, ricerche, appostamenti per volergli bene.
Il voler bene è un atto unilaterale! Così lo deve essere di ciascun uomo verso l’altro: non giudicare significa che ho sempre le braccia aperte all’accoglienza della dignità della persona, senza condizioni.
Alla fine della vita, quando si compirà la nostra storia e appariremo davanti a Dio con tutta la verità della nostra vicenda, Dio ci leggerà il suo giudizio, ma la sua bontà è tale che Lui lascia scrivere a me il giudizio che leggerà, che definirà la mia vita davanti a Lui per l’eternità: è lo stesso che io oggi formulo sul mio fratello.
Non giudicare però è ancora troppo poco, l’amore di Dio sovrasta giudizio, colpa e condanna con il perdono, proprio perché Lui è misericordia senza limiti.
9 Settembre 2021
+Domenico