Siamo tutti inviati ad annunciare e proclamare il Regno di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 9,1-6)

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Ci domandiamo spesso che cosa significa essere veri cristiani perché ogni giorno siamo di fronte a qualche sfida, a qualche esperienza umana che sentiamo contraria al messaggio di Gesù … e non sappiamo come far risaltare la bellezza del Vangelo soprattutto sempre dentro di noi, nelle nostre vite, nelle nostre relazioni.

Noi cristiani siamo direttamente coinvolti nel destino di Gesù, nella sua missione: se siamo battezzati siamo associati a Lui nella sua morte e risurrezione, in tutta la sua vocazione di annuncio di un mondo nuovo, di una volontà esplicita di Dio Padre di continuare ad amare gli uomini, a ridare loro la pienezza della vita, drammaticamente violentata con il nostro peccato.

Come ha dato ai suoi apostoli una sorta di breviario di viaggio, Gesù lo dà anche a noi: ci dice cioè come deve presentarsi una persona che dona agli altri il suo Vangelo, come deve fare per essere credibile, e dice perentoriamente “nulla prendete”, un imperativo seguito da una serie di 5 né, “né borsa, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche”; il motivo di questa povertà è solo che Lui l’ha richiesta e l’ha vissuta per primo, e quindi è possibile viverla come suo dono.

Questo dono ci è concesso come grazia Sua: umanamente non saremmo in grado di comprenderla, né di viverla, ma noi sulla sua parola la accettiamo, la amiamo solo per amore suo e nel suo nome.

  • La povertà è necessaria per amare, perché solo quando non hai nulla dai te stesso e non le tue cose, le tue fasciature, i tuoi orpelli;
  • La povertà è segno di gratuità: non chiedi niente in cambio, perché non leghi nessuno con le cose;
  • La povertà è vittoria sull’idolo più grande che ancora esiste, che diventa il nostro dio, il denaro e riconosciamo di aver solo bisogno di Dio;
  • La povertà è necessaria per essere sempre al servizio soltanto del Signore;
  • La povertà è libertà dalle cose, da sé, da abitudini anche inconsapevoli di attaccamento a queste;
  • La povertà costringe a servire gli altri perché dice il vangelo che i poveri devono servire;
  • La povertà porta umiliazione e ci associa alla croce di Cristo;
  • La povertà è quel vuoto che permette di accogliere l’azione del Signore fino a riempircene … a riempirci di Lui.

E’ un imperativo non negativo, ma positivo, perché ci associa alla croce di Gesù, al suo annientamento, che diventa per noi pienezza di vita.

Potrebbe sembrare un discorso duro – me ne rendo conto che è dura anche per me evidentemente – ma ci colloca dentro il cuore della vita di Gesù e solo dal suo cuore può nascere salvezza, scompare in noi ogni seconda intenzione, sparisce l’orgoglio, soprattutto si rafforza la fedeltà al suo messaggio autentico: sarà certo ancora Lui che salverà, non tanto la nostra azione, ma almeno non metteremo ostacoli alla grande e gratuita azione di Dio in ogni persona.

22 Settembre 2021
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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