Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 14,1-6)
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.
Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Non si parla più tanto oggi di obiezione di coscienza: non c’è più la coscrizione per il servizio militare obbligatoria, oggi chi non vuol fare il militare non vi è obbligato e quindi il rifiuto di imbracciare le armi è una possibilità, non l’opposizione a una … costrizione.
Ci sono però oltre al rifiuto della guerra che permane sempre, anche tante altre leggi cui una persona ha diritto di non sottostare con l’obiezione di coscienza, per esempio rifiutarsi di fare pratiche abortive.
A questo proposito papa Francesco, rispondendo a braccio ai farmacisti ospedalieri ebbe a dire “sull’aborto sono molto chiaro; si tratta di omicidio e non è lecito diventarne complici”.
Si vorrebbe abolire l’obiezione di coscienza … questa è l’intimità etica di ogni professionista della salute e questo non va negoziato mai! Un medico sente in sé la vocazione a servire la vita sempre, come è nel suo statuto deontologico! Si può rifiutare di togliere la vita a un futuro nascituro? Non si può! Certo è disposto a pagare le conseguenze per la sua carriera, non certo a subire discriminazioni.
“La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio…” (Gaudium et Spes 16): è il rapporto con questo Dio, Signore dell’esistenza, con la sua voce; è il momento in cui Dio istituisce la persona e il suo mistero, la sua consistenza, la formula del suo vivere felice.
Gli uomini anziché un istinto hanno una coscienza: è il luogo in cui si esprime davanti a me e su di me la legge divina, e l’obiezione di coscienza che io faccio è l’espressione esterna dell’obiezione che la coscienza fa a me. In un certo senso non è il massimo di libertà, intesa come far quel che meno impegna o più piace, ma il massimo di “costrizione”.
L’obiezione di coscienza che io faccio alla società o alla legge è l’espressione esterna dell’obiezione che la coscienza fa a me: ho il diritto di trasgredire la legge, perché ho il dovere di seguire la mia coscienza! La mia disobbedienza non solo è possibile, ma necessaria.
“La coscienza è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza… è la messaggera di Colui che, nel mondo della natura come in quello della Grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo.” (Catechismo della Chiesa Cattolica, punto 1778)
Gesù spesso è tornato ad educare i suoi seguaci su questo punto, a stimolare la propria responsabilità nell’obbedire alle leggi, mettendo in crisi l’assolutezza della stessa legge del sabato che passava sopra le infelicità delle persone.
Ma Dio è per la felicità, per questo la dona anche di sabato: fa nascere così speranze nuove nella bontà di Dio.
29 Ottobre 2021
+Domenico