Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 4,18-22) dal Vangelo del giorno (Mt 4,21-22) nella festa di Sant’Andrea Apostolo
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Siamo buttati nel mondo a caso, oppure c’è qualcuno che ci pensa? C’è un destino cieco che determina la nostra vita o possiamo deciderla noi come meglio ci aggrada? Ci industriamo in mille modi per dare alla nostra esistenza la piega che vogliamo noi, oppure siamo come il cane legato a un palo che non può andare oltre il cerchio descritto dalla sua catena?
Ci sono momenti in cui ci sentiamo liberi quasi di volare e altri in cui ci sembra di essere perseguitati da un cieco destino: in alcuni momenti ci sembra di essere noi che definiamo la rotta della nostra vita, in altri ci sembra di essere elegantemente ingannati … o presi per i fondelli, come si usa dire.
Abbiamo a disposizione intelligenza, volontà, cuore, affetti, amici, amore materno e paterno, amore di coppia: sono tutte energie che ci aiutano a definire la nostra vita.
Ci sono anche agenzie specializzate che ci orientano dove piace a loro, vedi per esempio la pubblicità che sta pervadendo ogni nostra scelta senza accorgercene: siamo di fronte a molte opportunità, spesso troppe, per cui non sappiamo da che parte voltarci, quale scegliere.
Gesù si colloca in questa sorta di confusione o di incertezza e ci apre una nuova prospettiva, dicendo che la vita dell’uomo è la risposta a una chiamata: non c’è nessun destino cieco nella vita, non c’è nessuna fortuna o sfortuna, ma la risposta originale a una chiamata libera.
Gesù era ormai di casa tra quel gruppo di pescatori che ogni giorno incontrava sul lago: giovani, adulti, sposati, garzoni, padroni di una barca … una vita faticosa, il lago non regalava niente a nessuno, molte notti a gettare reti e a ritirare soltanto acqua e sassi – oggi sarebbero bottiglie di plastica – il pomeriggio a ricucire gli strappi, a immaginare il futuro.
Era diventato loro amico: aveva visto nel loro cuore sete di verità, voglia di futuro diverso, desiderio di giustizia, aspirazione alla bontà … e li chiama! E loro all’istante abbandonano barca, reti, progetti, padre e madre e lo seguono.
Sentirsi chiamati a qualcosa di bello, di grande, di pulito è ciò che tutti sogniamo … solo che siamo distratti e non ci sentiamo quasi mai interpellati, o siamo interpellati da niente.
C’è invece in tutti una chiamata nella vita: non siamo fatti con lo stampino, ma in maniera originale; nessuno è generico, non siamo clonati, possiamo sperare di intravedere ciò per cui siamo nati, costruire la nostra risposta originale.
Questa è una grande speranza per ogni vita e sempre, ogni giorno … e Sant’Andrea, che oggi ricordiamo, è stato chiamato da Gesù a diventare Apostolo e lo ha fatto con una estrema generosità: anche lui, abbandonate le reti, lo seguì, e lo seguì anche in croce.
Ma noi, questa speranza, dove l’abbiamo buttata?
30 Novembre 2021
+Domenico