Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 3,10-18) dal Vangelo del giorno (Lc 3,10-18)
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».
C’è una domanda che … ricorre almeno tre volte nel brano del Vangelo che oggi viene letto in tutte le chiese del mondo, in un’atmosfera di attesa del Natale che si avvicina a grandi passi: “che cosa dobbiamo fare?”.
Lo domandano le folle indistintamente, lo domandano i pubblicani … una razza di esattori delle imposte odiatissimi dalla gente, lo domandano i soldati … e per ciascuno ha una risposta Giovanni il battezzatore, l’uomo che da un po’ di tempo sferza la gente, la provoca, la rimprovera: “Dividete quel che avete con chi non ha niente, dice alla gente; non chiedete tangenti, dice agli amministratori; non fate estorsioni e maltrattamenti, dice ai vigili urbani e ai poliziotti”.
Per le giovani generazioni, la domanda “che cosa dobbiamo fare?” è molto frequente: i giovani sono figli di adulti che hanno vissuto tutta la loro vita costretti da rigide norme … per ogni cosa c’era un precetto, per ogni situazione era già scritto quello che si doveva fare.
Avevamo noi una vita piena di precetti: esagerando un po’, potremmo dire che vivevamo una morale senza amore, un insieme di comportamenti senza anima.
Oggi è proprio il contrario: i giovani vivono l’amore senza morale, cioè sono stati abituati a puntare al cuore, all’anima delle cose, ma senza comportamenti che la servono, senza un aiuto a costruire nella vita quella stabilità di comportamenti necessari a esprimere l’amore, utili a far passare dall’innamoramento (non solo del marito o della moglie, del ragazzo o della ragazza, ma anche di Dio) all’amore … e sono lasciati soli a dare gambe agli slanci dell’anima.
Noi forse avevamo gambe senza slanci, questi giovani hanno slanci senza gambe.
La domanda: “che cosa dobbiamo fare?”, esige una risposta. Non sarà ancora una volta far diventare la vita una serie di cose da fare, ma ritrovarne il centro dentro ogni azione … e il Battista, il battezzatore, quest’uomo vestito di pelli, abituato alla essenzialità del deserto, conclude il suo discorso orientando al centro della vita, orientando a Gesù, l’uomo per cui è pronto a farsi da parte, che deve essere il riferimento esplicito di ogni azione, di ogni precetto, di ogni dovere, perché soltanto Lui è la vera speranza.
Sembra forse a qualcuno un teorema, una risposta già fatta prima delle domande, ma noi siamo convinti che Gesù con la sua vita è una pienezza di bontà, di felicità, è pienezza di vita.
In Lui c’è la verità e ogni possibile strada per accoglierla e viverla: non è un elenco di precetti morali, ma una storia di pace e di amore.
12 Dicembre 2021
+Domenico