Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 3,15-16.21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Quando in una famiglia nasce un bambino, c’è gioia, attesa, meraviglia, compiacenza, festa … si rinsalda la parentela, si riaccende la voglia di vivere, ci si scambiano carezze, sentimenti di bontà, si diventa più buoni …
Così è capitato a noi ancora una volta la notte di Natale: siamo stati distratti da feste e regali, ma se abbiamo avuto la possibilità di raccoglierci in famiglia davanti al presepio o in Chiesa alle celebrazioni natalizie ci è nato qualche sentimento bello di umanità, benedetta da Dio, da questo bambino che, come dicevano gli angeli ai pastori, era il segno della grande e nuova alleanza che Dio voleva di nuovo stabilire con l’umanità.
Ma, come capita in famiglia, nei giorni successivi si comincia a capire di più che significa avere un pargoletto in casa, soprattutto se è il primo, che posto deve avere, i diritti che proclama con pianti infiniti, talvolta incomprensibili … il tessuto di relazioni cambia, perché c’è una persona nuova che timidamente, ma tenacemente si impone e sconvolge le abitudini di papà e mamma che devono trovare un nuovo equilibrio. Cambiano le relazioni tra i fratellini, si costruisce un nuovo stile di vita.
Fu così anche alla nascita di Gesù: presto l’attenzione fu posta al significato della sua venuta. La festa dell’Epifania che abbiamo appena celebrato, nella liturgia ci ha snodato tutti i grandi significati di questa nascita: è stata la festa della evidenza che questo bambino è il Figlio di Dio, è il re della terra, è il centro attorno a cui gira il mondo; per gli ebrei, abituati all’attesa di un Redentore, di un Salvatore, con il segno dei re magi Gesù diventa veramente colui che è, il Re dei re, il Signore.
Non è stato facile per il popolo capirlo, tanto che alla fine lo ha crocifisso: non è facile per noi capire e passare da un dolce bambino, alla necessità che Lui sia il significato della nostra storia di uomini e di donne, del nostro continuo disobbedire a Dio che ha bisogno di salvezza, di ricucitura di offese e di insulti.
La nostra fede spesso vacilla … ma se siamo qui anche oggi significa che vogliamo rinnovarla.
Oggi appare nel racconto del Vangelo il momento solenne della dichiarazione di Dio, che questo Gesù è proprio suo Figlio, è l’atteso delle genti. E come avviene ? Nella fila di uomini pentiti e distrutti, ma desiderosi di salvezza che si fa al Giordano, nella fila dei peccatori.
Qualche anno fa, forse di più di qualche anno, facevamo anche noi la fila ai confessionali; ecco, immagino ancora questa fila e che in essa si ponga anche Gesù, non perché ha peccato, ma per dirci che sta con noi anche nei nostri cammini di conversione, anzi li conduce Lui, li riempie di misericordia, di comprensione e soprattutto di perdono.
Sorprendente e bello quello che dice Dio: questo è il mio figlio, l’agapito, l’amato, il prediletto del mio cuore.
Ecco, oggi si compie il Natale, si compie nelle nostre coscienze e si compie nelle nostre famiglie. Ci ridice che l’amore è la roccia solida su cui si basa la nostra vita, perché in esso c’è la risposta alla grande vocazione all’amore che Dio fa a tutti.
9 Gennaio 2022
+Domenico