Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 2,23-28)
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: “Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”. Ed egli rispose loro: “Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
Stiamo accorgendosi che la frequenza alla Messa domenicale ha un continuo calo di presenze: i primi ad assentarsi sono i giovani, maschi e femmine, i bambini, ragazzi e ragazze e anche molti genitori. Alcuni adulti non partecipano per paura altri sono anche più fedeli.
Ci possiamo fare alcune domande? Non c’è più fede? Questi preti non sono più ascoltabili? Noi vescovi magari ancora meno? Alcuni potrebbero dirmi: non è il precetto della Messa ogni domenica che decide se c’è fede o no …
La fede non consiste nell’assolvere un precetto: di fatti nel vangelo che oggi ascoltiamo alla messa, Gesù interviene sulla questione del sabato che per gli ebrei era un giorno sacro da dedicare tutto a Dio, senza osare alcun lavoro. I farisei infatti lo rimproveravano perché i suoi discepoli passando per un campo avevano strappato qualche spiga di grano per nutrirsi … e Gesù conclude dicendo “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, perciò il figlio dell’uomo è padrone anche del sabato”. Come a dire: il precetto per la messa alla domenica è stato fatto per il cristiano, non il cristiano per il precetto della Messa.
Che cosa sta in gioco da parte di Gesù con questa contrapposizione? Gesù vuol colpire nel cuore ogni formalismo e dogmatismo dove il rito, nel nostro caso, e l’espressione della fede o la norma morale e giuridica, sono validi per se stessi indipendentemente dalla persona che vi partecipa. chi vi si riferisce.
La religiosità non si risolve in un insieme di riti, di osservanze, di obblighi per le persone, che verrebbero tenute in pugno e magari strumentalizzate come singole o come comunità.E’ il contatto, il dialogo con Gesù che è importante e salvezza per la persona, è il contatto con il Signore.
Si potrebbe infatti far consistere tutto nel compiere il gesto, il rito, per tanti altri motivi: magari uno farsi vedere, far contenta la ragazza o il ragazzo, risparmiarsi osservazioni insopportabili dei genitori, poter dire “sono a posto” così non ho più da pensarci… e Lui Gesù, il Signore, non essere nemmeno calcolato, magari sopportato o – Dio non voglia – maledetto.
A noi preti magari farebbero piacere le statistiche confortanti di partecipazione, i numeri in crescita e, per colpa nostra non essere capaci o addirittura impedire l’incontro con Gesù, con il Signore, offrire un rito vuoto, una Messa sopportata e incapace di rendere sperimentabile l’azione di Gesù.
Per questo dice Gesù che è Lui il Signore del sabato: non perché ne faccia un possesso che strumentalizza le persone, ma perché ci mette la sua vita ancora e sempre per l’umanità, ci mette il suo corpo e il suo sangue, il suo Spirito, non una fredda legge o un incomprensibile rito.
La stessa comunità cristiana ha le sue responsabilità: se si autodistrugge ogni giorno di più nell’egoismo, nell’insignificanza, se non si organizza per rendere bello l’incontrarsi, il pregare assieme, il reciproco aiuto nella vita, verso tutti, soprattutto chi soffre, chi non può partecipare, chi si è autoisolato e che attende un invito, una mano, un sorriso, una accoglienza sincera … come volete che conti questo rito per la persona?
La messa della Domenica allora è tutto, e molto di più che un precetto.
18 Gennaio 2022
+Domenico