Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc, Lc14)
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Sappiamo dalla storia e dalla nostra esperienza che le persone sono soggetti attivi, stabiliscono relazioni vicendevoli, ci si aiuta e si diventa un poco tutti interdipendenti. Gesù ci dice che in questi scambi e relazioni, in questa festa della vita la legge definitiva non può mai essere lo scambio, un “do ut des: ti invito perché anche tu mi inviti, ti aiuto, perché prevedo di averne bisogno anch’io di te. Questi atteggiamenti trasformano il mondo in un affare, in un continuo scambio obbligato di favori e piaceri, se non addirittura un mercanteggiare su tutto. Gesù invece dice che i nostri rapporti devono essere incentrati sull’amore. Invita quelli che non potranno mai restituirti il favore, aiuta il povero, offri quello che hai senza pensare a una qualche ricompensa.
Se agirai in questo modo, avrai l’impressione di aver perduto qualcosa, mentre invece stai creando attorno a te l’immagine di quel regno decisivo, che è il dono di Dio che guarisce, un dono di Dio che offre tutto quello che ti fa star bene, un regno di Dio che offre tutto quello che ha ai diseredati. Chi si offre solo in maniera mercantile ti dirà che sei pazzo, che non sai vivere con i piedi per terra. Gesù invece ci dice che questo tuo gesto porta la verità del regno di Dio che non ha fine.
Gesù da una parte ci invita a superare l’egoismo che ci fa diventare noi il centro della vita degli altri. Chi cerca la sua giustizia, il suo vantaggio, la sua pienezza, si perde come essere umano, non ha compreso la verità di Cristo che sulla croce offre la sua esistenza per gli altri. Soltanto chi dà senza calcolare un qualsiasi ritorno per sé getta nel mondo il suo seme che poi germoglierà. Come Cristo ricupera nella gloria della risurrezione quello che ha perduto per dare vita agli altri, così anche il cristiano ricupera in modo eminente in Dio quello che ha saputo dare agli altri.
Se questa diventa la norma della nostra vita, dei nostri rapporti in famiglia, sul lavoro, a scuola, nelle mansioni o ministeri che viviamo in parrocchia, nei dibattiti pure pubblici, produciamo nella nostra società una inversione di tendenza, diamo con umiltà una testimonianza del vangelo. I gesti parlano più delle parole, i fatti costruiscono più dei pareri, il vangelo viene letto di più se ne viviamo lo spirito e la lettera.
31 Ottobre 2022
+Domenico