Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
C’è un male sottile che si insinua nelle nostre vite, colorandosi di grande attualità e necessità: l’autorealizzazione, il protagonismo, essere creatori e signori assoluti di noi stessi. Siamo noi che decidiamo quando vivere e quando morire, che volto dare a questo universo, chi ritenere degno di stare su questo pianeta e chi no, chi ammettere alla mensa della vita e chi scartare, che senso dare ai nostri giorni e al mondo, decidere che cosa è bene e che cosa è male … e, più progrediamo nella costruzione di questo nostro castello, più l’umanità precipita ai limiti della sopravvivenza: ieri comandava l’ignoranza che veniva scambiata per divinità, oggi comanda la superbia scambiata per intelligenza e progresso.
L’equilibrio non è facile, ma un principio cui ispirarci e a cui orientare la nostra vita il Vangelo ce lo dice: siamo semplicemente servi”.” L’uomo è qualcuno e può dire una parola significativa sul mondo, sulle cose, sulla vita solo se è Dio a dargli la parola, a renderlo soggetto attivo.
Essere servi non significa essere schiavi, significa sapere che non siamo i padroni dell’universo: non siamo padroni degli altri uomini, della vita, del bene e del male, della giustizia e della verità, ma soltanto semplicemente servitori, servitori e figli che hanno un riferimento assoluto in Dio, che si fanno misurare dalla sua parola, che lavorano e respirano nell’aria del suo amore.
E’ la riconoscenza, la gratuità, la dignità riconosciuta di ogni uomo e di ogni donna, il rispetto la collaborazione, la solidarietà, il perdono vicendevole, il sentirsi in debito gli uni verso gli altri e tutti nei confronti di Dio: questi sono i veri sentimenti dell’uomo e della donna, non certo il potere, la sopraffazione, il disprezzo, la tirannia, l’ubriacatura dell’onnipotenza, la manipolazione della vita.
L’intelligenza delle cose belle, le intuizioni dello sviluppo umano, la ricerca del progresso e le scoperte scientifiche, la crescita in umanità, le soluzioni dell’economia, gli approfondimenti dei misteri della natura e della vita nascono e si sviluppano nella direzione giusta solo se ci sentiamo semplicemente servi come dice il Vangelo.
8 Novembre 2022
+Domenico
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