Trinità, una comunità d’amore

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Audio della riflessione.

Che cos’è quella insopprimibile spinta che sentiamo a incontrare gli altri? Perché con tutta la confusione e il frastuono che ci circonda non riusciamo a star chiusi nei nostri comodi loculi, dove ci monta una nostalgia di dialogo, di serenità di solidarietà? Stereo, parabolica, internet, e-mail, fax, Facebook, Twitter che già sono tutti strumenti di comunicazione con l’altro, non ci bastano.  

Sentiamo un bisogno viscerale di contatto, di relazione di stare con qualcuno. Abbiamo bisogno degli altri per vivere, per crescere, per essere. Gli altri sono per noi necessari come l’aria che respiriamo. Il nostro cuore non può essere riempito da un bel quadro, da un gatto o da un cane o da un coniglietto che ci portiamo appassionatamente anche in aereo in apposite gabbiette, con tutte le tutele della legge. Sono tutti dei placebo.  

Il cuore vuole in maniera insopprimibile un’altra persona come noi, da guardare, da toccare, da incontrare, da amare. E la gioia comincia a dischiudersi solo quando stiamo con lui, con lei, con loro. Le immagini, le fiction, le televisioni sono solo simulazioni, strumenti, rimandi. Sembra che ci riempiano di vita, ma ci distorcono solo se non sono accompagnati da relazioni nuove e buone.  

È una constatazione molto semplice pure banale, anche se dà ragione della causa di tanta infelicità di bambini che non vedono mai i genitori, di giovani, che sono senza amici, di anziani che possono solo ascoltare una radio, di uomini e donne mature che si incrociano senza incontrarsi. Se alziamo lo sguardo a Dio questa nostra sete di relazione assume una sorprendente profondità. Noi siamo fatti a immagine di Dio, e Dio è una comunità di amore. Siamo fatti per dialogare, incontrarci amare perché Dio è Trinità. Il Dio dei cristiani non è un single, non teme politeismi idolatrici, è un Dio che è Padre, che è Figlio, che è Spirito Santo.  

È una comunità di amore, è relazione assoluta, è un dialogo di conoscenza e amore fra tre persone: così Gesù ci ha aiutato sorprendentemente a conoscere il volto di Dio. La creazione di Dio Padre, il dono fino alla morte di Gesù, la comunione d’amore che tutto avvolge dello Spirito sono il nostro futuro di uomini e donne, il nostro habitat, la nostra felicità. Il mistero di Dio non è un mistero di solitudine, ma di convivenza, di creatività, di conoscenza, di amore, di dare e ricevere; è per questo che noi siamo come siamo. 

Nella diocesi di Palestrina da pellegrini si va quasi tutti, non una volta sola nella vita, alla Santissima Trinità, un bellissimo santuario a 1400 mt. Durante il percorso si canta un inno che avrà almeno una trentina di strofe tentando di spiegare le tre persone divine;  quando cerchiamo attraverso la solidarietà di un cammino faticoso di portare alla Santissima le nostre pene, le nostre famiglie, i nostri pianti e le nostre gioie, stiamo facendo comunione tra noi come vuole la santissima Trinità, stiamo uscendo dai nostri gusci ben protetti e rinforzati per diventare per gli altri il sorriso e la forza di Dio, la sua carezza e il suo conforto.

04 Giugno
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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