Una riflessione sul vangelo secondo Matteo (Mt 13,10-17)
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
Vedere e sentire è un dono assolutamente necessario per avere una qualità di vita buona. Gli occhi oggi sono tutto. Il mondo della comunicazione è fatto tutto di immagini, di fotografie; mai come oggi per sapere occorre vedere, guardare, applicarsi alle immagini. Il mondo ci viene raccontato da video, agli amici parliamo mandando fotografie. Ma le relazioni sono fatte anche di parole, di suoni, di ritmi, di musiche. L’ascolto della radio è diventato spesso più intenso dell’uso della televisione. Vedere e sentire è uscire da sé stessi, è aprire l’anima agli altri, al mondo, è darsi la possibilità di comunicare. Se non comunichiamo rischiamo di non esistere. Ma vedere e ascoltare non è un automatismo, è una scelta da orientare continuamente.
Dice Gesù: beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono… vedono e sentono la presenza di Dio, la sua Parola, i suoi gesti di amore, sono pieni dei suoi insegnamenti, sanno aprirsi sulla bontà di Dio verso gli uomini. Vedono storpi camminare, malati guarire, peccatori cambiare vita, percepiscono che nel mondo sta avvenendo qualcosa di grande, di assolutamente nuovo e possono entrare in questo regno di giustizia, di pace, di bontà, in un rapporto filiale con Dio. Possono dare alla loro vita la prospettiva di una comunione e solidarietà con tutti.
I contemporanei i Gesù però non sembrano darsi troppo da fare per cambiare la loro mentalità gretta ed egoistica. Il nuovo passa loro davanti come l’acqua sulla pietra. Nessuno li scomoda dalla propria autosufficienza, il male è talmente radicato che toglie vista e udito, vedono solo quello che hanno deciso di vedere, ascoltano solo ciò che vorrebbero sentirsi dire. A tante altre persone basterebbe neanche la metà di quello che loro vedono per cambiare vita, per sperimentare gioia, per buttarsi a lavorare nella vigna del Signore.
È l’impietosa immagine di tanti di noi cristiani, che crediamo di aver in mano Dio, ma non lo ascoltiamo più, non sappiamo vedere i segni della sua presenza e stiamo comodi nelle nostre abitudini, nella nostra infedeltà. Siamo diventati ciechi e sordi perché ci guardiamo solo addosso e pieni di noi non capiamo che Dio ci chiama a convertirci. Ma lui non ci abbandona mai e aspetta sempre la nostra risposta.
27 Luglio
+Domenico