Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Audio della riflessione.
La parabola di Gesù del buon grano e della zizzania ci dice chiaramente che devono convivere fino a quando sarà Lui a giudicare e separare. Qualunque sia l’esperienza, il quadro che abbiamo davanti agli occhi, delle condizioni morali del nostro tempo, della società, degli esempi che ci vengono offerti, mai dobbiamo perdere il senso del bene e del male; nemmeno devono esistere confusioni nella nostra anima; il nostro giudizio sia sempre preciso, nettissimo: sì, si; no, no. Convivere non vuol dire che bene e male si possono mescolare; anche se la realtà li mostra come frammisti l’uno all’altro.
Il giudizio morale, per un cristiano, deve essere severo, rettilineo, costante, limpido e, in un certo senso, intransigente. Bisogna dare ai fatti il loro proprio nome: questo si chiama bene, quello si chiama male. E cioè: la coscienza non dev’essere mai indebolita e alterata, o resa indifferente, impassibile, poiché non è lecito applicare indistintamente i criteri del bene e del male alla realtà sociale che ci circonda. Questo non contiene nessun giudizio sulle persone, che soltanto Dio sa giudicare
Il Vangelo ci raccomanda pure di immunizzarci a vicenda; di conservarci buoni anche se siamo in una società o in un ambiente contrari al bene; di non lasciare che l’infezione ci raggiunga e si propaghi in noi; ma di essere pronti ad anestetizzare, a immunizzare, operare disinfezione fin dove è possibile: nelle nostre case, nei nostri ambienti, nella nostra anima, e particolarmente nel nostro cuore. Il vangelo ci invita a mantenere limpido non tanto l’ambiente esterno quanto l’intimo del nostro cuore. Lì deve risplendere la purezza, devono abitare la luce, la rettitudine, l’amore; non è consentita alcuna forma di male nemmeno nei desideri: il cuore deve essere salvato dal contagio della perversità che ci circonda.
Non solo, ma se il male è vistoso, rendiamo ancor più potente il bene. Tutte le storture che vediamo intorno a noi e che lamentiamo, dipendono spesso da una certa viltà di noi che ci riteniamo buoni, dalla nostra debolezza. Occorre praticare, anche nella piccola cerchia della esistenza di ognuno, il saggio apostolato e cercare di far progredire la conta delle opere buone: in tal modo la vita di tutti sarà certo migliorata.
Alla fine nessun desiderio o sforzo per dare al bene la sua energia ed espansione andrà perduto: giacché il premio eterno è assicurato a coloro che porteranno il buon frumento nei granai del cielo.
01 Agosto
+Domenico