Siamo capaci di offrire ai giovani la bellezza della fede cristiana?

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 12, 24-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

Audio della riflessione.

Doveva essere ridotto proprio male l’impero romano se per fermare il cristianesimo ha dovuto fare scempio della gioventù di allora. Oppure dovevano essere proprio bravi e decisi i giovani di allora se per fermare il cristianesimo hanno dovuto ammazzare loro, i più incoscienti, i più entusiasti, i più radicali, i più fedeli. Oppure hanno voluto colpire gli adulti privandoli del loro futuro e lasciandoli a vivere senza speranza. 

Sta di fatto che la persecuzione della seconda metà del terzo secolo si è scatenata sui giovani. Avevano fatto prigioniero tre giorni prima, il 7 agosto del 258, il papa Sisto II. Stava dicendo messa nel cimitero di Callisto, era rischioso allora;  aveva attorno i giovani. Ne fecero una strage. Felicissimo e Agapito erano morti in analoghe circostanze. Le nostre chiese del circondario di Roma hanno quasi tutte come fondatore un giovane martire, Lorenzo, Cesareo, Agapito, Vito, ragazzi coraggiosi che hanno testimoniato con la vita la fede che avevano: credere in Cristo interessava loro di più che le lotte dei gladiatori negli anfiteatri, che le parate nel tempio della dea fortuna di Palestrina, che le estati folli dell’impero romano. Questi ragazzi andavano ad ascoltare messa. Vi immaginate se dichiarassero una persecuzione oggi, quanti giovani troverebbero in chiesa ad ascoltare messa. 

Che è successo? Come mai non siamo più capaci di offrire ai nostri giovani la bellezza della vita cristiana? Perché non ci sono più ragazzi che preferiscono il vangelo alla playstation, la bibbia ai concerti rock, l’eucaristia alle sedute spiritiche o alle messe sataniche? 

Sono senza ideali, non hanno spirito di sacrificio, sono smidollati oppure noi adulti abbiamo ingessato la fede, l’abbiamo ridotta a soprammobile, l’abbiamo ritenuta secondaria rispetto alle cose più urgenti della vita: il lavoro, gli interessi, i soldi, il divertimento, la nostre stesse passioni? 

Eppure se guardiamo bene, se non ci facciamo incantare dal mondo delle informazioni che preferisce parlare dei delinquenti piuttosto che dei galantuomini, esistono ancora molti giovani che sanno offrire la propria vita per gli altri, che sanno pagare con la vita la loro fede, che vivono estati alternative a servizio dei poveri e nei paesi di missione, che, per esempio stanno tornando dalla GMG di Lisbona. Forse non  molti abitano tra di noi, ma il mondo è grande e la fede è ancora una forza vitale. 

Lorenzo era col papa a garantirgli che la chiesa non dimenticava mai i suoi poveri, come diacono, li curava a nome della comunità cristiana. Per questo non lo hanno ammazzato subito, speravano di entrare in possesso dei tesori della chiesa.  

Quando il persecutore si accorge che i tesori non sono ori o vasi di argento, pietre preziose o monili, ma poveracci che, ignari della persecuzione, tornano a far la fila per poter avere un altro giorno di vita attraverso la carità della chiesa, ammazzano anche i diaconi e bruciano Lorenzo. Questi giovani sono decisi a tutto: hanno scoperto la bellezza del vangelo, sanno che Dio ama chi dona con gioia e la loro vita è tutta per una causa: l’amore tra le persone, il soccorso ai deboli, alimentare ogni piccolo segno di vita perché diventi piena. Sanno che Gesù faceva così e lo vogliono imitare. 

La cattiveria si scatena, ma inutilmente, perché Lorenzo sa che chi perde la sua vita per la cattiveria del male la ritrova piena nel Signore. Torturato e bruciato, perché la cattiveria dell’uomo è impensabile, quando si accorge di non riuscire a scalfire la gioia del perseguitato si accanisce sempre più, assume contorni demoniaci, per ottenere la morte. Lorenzo viene sepolto sulla via Tiburtina. 

Tanti giovani anziché impaurirsi lo seguirono e la chiesa si irradiò ancora di più. Si verificava ciò che dice il vangelo: se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore,  produce molto frutto. E’ una legge della natura. La vita passa sempre attraverso una sorta di fine inutile, un consumarsi che all’apparenza sembra una sconfitta, non dà l’idea della continuità, ma ha dentro una forza incoercibile. Sgretola perfino la roccia, ha spaccato le montagne e fatto nascere la terra. E’ così anche della nostra esistenza umana: per continuare a vivere o, meglio ancora, per dare alla vita una felicità vera, occorre saper morire all’indolenza, alla comodità, alla superficialità, alla soddisfazione immediata, alla faciloneria, al disimpegno, all’ozio.  

Il problema è che forse noi adulti dobbiamo ricominciare a sperare, ad adattarci di meno, a dare fiducia, a dare esempi di vita pulita, generosa, a smettere di collocare il danaro al di sopra di tutto. Dobbiamo rigenerare la nostra fede, ci siamo adattati per troppo tempo, abbiamo creduto che con la modernità i nostri vecchi valori dovessero tramontare. Ma la bontà, l’amore, la fede non tramontano mai. Abbiamo in genere i giovani che ci meritiamo. 

Assistiamo molte volte a tanti giovani purtroppo che perdono la vita per incidenti stradali. Noi vorremmo che la amassero la vita, la donassero per una grande causa, la offrissero come segno di amore a una famiglia.   

Chiediamo a San Lorenzo che ci aiuti a trovare fiducia nella vita, a trovare forza nella fede e a investire sul futuro delle giovani generazioni. 

10 Agosto
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

Rispondi