Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 11,37-41)
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Audio della riflessione.
Una donna prima di uscire di casa spende un po’ di tempo allo specchio per dare alla sua figura l’aspetto più piacevole possibile. È un segno di rispetto verso tutti e non di vanità. Quando fai qualche trasmissione televisiva, passi dal camerino del trucco perché ti devono togliere quegli elementi che potrebbero essere esaltati dalle riprese e risultare sgradevoli a chi segue il programma. Si potrebbero descrivere tutte le arti che stiamo mettendo in atto per rendere gradevole il nostro incontrarci. Esiste però una forte tendenza, indotta anche dai mezzi di comunicazione televisiva, a fare dell’immagine la sostanza. Ricordo la rabbia dei giovani quando per delle riprese televisive dal vero non erano riuscite; venivano allora invitati a rifare la scena, che prima era qualcosa di vero di profondamente sentito e invece ora dovevano dare addio alla loro spontaneità e fingere di assumere posizioni, facce, gesti e azioni finte, non vere per loro in quella ripresa. L’effetto sarà pure bello, ma loro quando venivano ripresi non erano sé stessi. La vita così rischia di essere una fiction.
Una fiction rischia di esserlo spesso anche la vita religiosa, anche il rapporto di fede, quando si riduce tutto a riti esteriori, a parate, a processioni, a farsi vedere, a recitare una parte. Purtroppo, talvolta è la stessa celebrazione della messa che dà questa impressione. La religione è vista come un insieme di riti vuoti, di immagini da posa, di recite, lontana dai veri drammi della vita. Niente di più errato.
Il richiamo alla coscienza è fondamentale per il rapporto con Dio. Esiste uno spazio interiore non disponibile a manipolazioni in cui si realizza il vero e profondo rapporto con Dio. Lì nessuno viene a manipolare, lì nessuno ti può giocare, sei sempre e solo con Lui. È a questo strato di interiorità che nasce il dialogo con Dio e la fiducia in Lui. È nell’intimo della radice di ogni libertà e di adesione alla verità che si gioca la vita della persona. Sicuramente le scelte interiori si intuiranno anche da comportamenti conseguenti esterni e visibili, ma la radice è nella profondità della coscienza.
Non si tratta di vivere un cristianesimo anonimo, ma di radicare nella verità e nella coscienza la propria fede, che da sola spingerà il cristiano a testimoniare con verità ciò che si porta dentro. I cristiani non si curano della facciata, perché il Dio che non ci abbandona mai, rende la nostra vita trasparente della sua presenza in noi.
17 ottobre
+Domenico