Alla ricerca del pane della vita

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 35-40)

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Audio della riflessione.

La ricerca di una presenza viva, un contatto con la persona cui si vuole bene, avere la possibilità di un suo sguardo che ti penetra, almeno un vedere senza filtri come le foto e le riprese, le sequenze di parole e sguardi, di sorrisi e pianti, una stretta di mano che mette in contatto la nostra stessa corporeità è un punto di arrivo necessario per la nostra umanità. E vediamo quanto ci è costato e ci costa ancora in questa epidemia stare sempre a distanza anche fra di noi. Fa scaturire una esigenza pressante che si scrive nella nostra stessa corporeità; si può chiamare, fame, sete, solitudine, carenza di qualcosa di specifico per la nostra natura umana. 

Deve essere molto alta la motivazione che ti fa sopportare tutto questo e lo stiamo facendo volentieri pensando a chi è intubato, isolato, sofferente e spesso morente, rimasto solo negli affetti. Questa esigenza ha una sua validità anche nelle esperienze spirituali, soprattutto cristiane. Non a caso nel dialogo di fede con Gesù esistono i sacramenti, cioè degli incontri certissimi con Cristo proprio veicolati da elementi sperimentabili, come l’acqua, il pentimento, l’amore, il pane e il vino che si fanno corpo e sangue di Cristo, il crisma che consacra e dà la concretezza di una immissione dello Spirito Santo nella persona, la comunione tra gli stessi cristiani che si chiama chiesa, ben visibile, sperimentabile, ne è il primo e sorgivo sacramento dell’incontro con Gesù Cristo. E Lui stesso si propone con una affermazione inconfutabile: Io sono il pane della vita, e prima di morire si offre in quell’ultima cena, la prima definitiva del Testamento nuovo. Si capisce allora la difficoltà che noi cristiani proviamo se ci si toglie questa concretezza della mensa eucaristica. Le chiese le abbiamo costruite non soprattutto per andare a pregare, ma perché si facesse comunità che si nutre di Cristo e se ne ospitasse la sua presenza sacramentale. A questo corpo e a questo sangue dovremmo costruire ovunque un duomo di Orvieto, ma soprattutto un popolo di credenti che si nutrono di Eucaristia. 

E Gesù si dà tre obiettivi con questa presenza eucaristica, sono tre verbi del vangelo di Giovanni: non respingere, non perdere, risuscitare; siamo accolti sempre da Lui, non rischiamo di perderci e di perderlo e avremo vita per sempre; questo ci garantisce l’Eucaristia. E questo non è per noi una abitudine, ma l’accoglienza di una scelta che Gesù fa per ciascuno; non è una convenienza, ma frutto di un innamoramento; non è terrore per una fine incombente, ma certezza di una vita che non finisce e va oltre. Certo spesso abitudine, convenienza e fatalismo ci incatenano in una pratica che non ci dice più niente come la messa domenicale per tanti cristiani; il coronavirus ci ha fatto fare un digiuno forse salutare per tornare alla Eucaristia, come a una presenza e contatto indispensabile per la nostra fede. 

Proprio perché l’Eucaristia non è un sacrificio di animali come avveniva nel primo testamento o una folata di incensi profumati o un fastidio obbligatorio da subire ogni domenica, ma la presenza vera di Gesù Cristo, noi finalmente di nuovo possiamo fare la comunione, col mangiare la concretezza di un pezzo di pane, un corpo, e un calice di vino, un sangue che ci dice l’amore infinito di Dio per ogni persona, che la bontà di Dio non ci fa mai mancare.

17 Aprile
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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