Siamo stanchi di guerre, Signore salvaci

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,27-31)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

Audio della riflessione.

Fra i tanti perché della vita, uno in particolare torna insistente alla mente umana, soprattutto se, complice o grazie alle tante informazioni che ci martellano quotidianamente, ci lasciamo provocare dai fatti. Perché nel mondo ci devono essere sempre le guerre? Perché gli uomini cambiano la convivenza pacifica in contrapposizione spietata? Perché tanti giovani debbono convivere da quando sono nati con armi, bombardamenti, distruzioni, fughe, ammassamenti in campi di sopravvivenza? Perché dei popoli che vivono in pace a un certo punto sono galvanizzati da chi li lancia alla guerra? Perché i conflitti tra modi diversi di pensare la vita, gli stessi conflitti di interessi devono per forza cercare soluzione con la guerra? 

Il male, la vendetta, l’ingiustizia, la ritorsione, la forza, la prevaricazione formano un anello che non si spezza e si cambia in morte, distruzione, dolore. Qualcuno muove i fili e si arricchisce aumentando il suo prodotto interno lordo. Se ha una azienda di armi cerca il massimo profitto e spera che per il suo mestiere qualcuno si lasci ammaliare dalla sua pubblicità. Siamo nel massimo della irrazionalità o di una razionalità malata: una miscela senza speranza. L’uomo tenta di reagire, riesce qualche volta a contenere, ad attutire, ma dove sta la pace? 

Dice Gesù come primo saluto dopo la tragedia della Croce, dopo aver toccato il fondo cui può portare la cattiveria e l’odio umano, vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace è un dono, è qualcosa di più grande di noi. Sembra il bene più evidente l’aspirazione più normale, ma è il primo frutto di una vita nuova. È scardinare il male alla radice. Noi siamo capaci di farci del male, ma solo Dio può rimarginare le ferite, può riportare l’uomo alla saggezza cui da sempre l’ha destinato. 

Se poi la guerra è una vendetta, un massacro, un proposito di cancellare un popolo, una risposta a un miserabile attacco senza avere una prospettiva di convivenza, di ristabilimento del diritto mondiale è la semina di altre guerre e diventa una disgrazia per tutta la terra, un cancro dell’umanità 

Solo Dio possiede il segreto di una vita piena, solo lui ci sa aprire prospettive nuove. I nostri sforzi, gli sforzi degli stati passano da lui, dal cuore nuovo di cui abbiamo bisogno e che con lui possiamo ricostruire e sperare e chiedere per tutti gli uomini.

30 Aprile
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

Rispondi