Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Ci siamo messi spesso alla ricerca di Dio, abbiamo tentato di dargli un volto, una descrizione. Convinti della sua esistenza, ma desiderosi di dargli una sorta di definizione, che non deve definire niente, perché Dio non sta mai nel verbo finire e nei suoi composti. Infatti, possiamo solo dire che non è finito, ma non abbiamo proprio detto niente se non negato qualcosa. Ma vorremmo almeno pensare a una caratteristica che ci aiuta a parlargli, a sentirlo dentro di noi, non certo parte di noi. Gesù non ce lo ha definito, ma ha fatto capire che in Lui si deve restare, dare casa alla nostra vita. E questa casa si chiama amore, ciò che Gesù ha sempre sperimentato nella sua vita, sia tra noi che nella vita trinitaria. Le immagini filosofiche, legate alla nostra intelligenza e capacità razionale non sono mai adeguate. I filosofi ci hanno provato, gli scienziati pure, gli scrittori lo hanno fatto vecchio o giovane, buono o cattivo, barbuto o etereo a seconda della ispirazione o dell’uso che ne potevano fare.
Dio invece è soprattutto e solo amore che si comunica a noi. Papa Benedetto nel suo primo messaggio ce lo aveva detto. È quello che aveva nel cuore in tutta la sua vita di ragazzo, di giovane, di prete, di studioso, di vescovo, di cardinale è sempre stato solo questo: Dio è amore e tutte le volte che cerca una chiave di interpretazione della realtà di Dio è sempre e solo l’amore. È amore quando crea l’universo, l’uomo, e la donna, è amore quando manda suo figlio sulla terra, è amore quando accetta che il Figlio muoia in croce, è amore nel perdono, amore ancora di più nelle vite d’amore degli uomini.
È l’unica chiave di interpretazione della vita di Dio. E Gesù quando si congeda dagli apostoli, non può non rifarsi a questa esperienza profonda che ha segnato tutta la sua vita di uomo. Come il Padre ha amato me, così anch’io amo voi. L’amore è un vortice. Se ci vieni trascinato dentro, porti con te tutti quelli che conosci, vedi, incontri, tutti coloro che fanno parte della tua vita. Così Gesù: non può non trascinare in questa dimensione il gruppo dei suoi amici, e chiamarli a rimanere nel suo amore. Potremmo stare con Gesù per solidarietà con la sua bontà, perché ci offre speranza oltre le nostre paure e inquietudini. Potremmo scegliere di stare con Gesù perché ci incanta la sua Parola. Gesù invece ci dice: ci dovete stare solo per amore. Chi vuol fare il cristiano deve sbilanciarsi dalla parte dell’amore, deve assolutamente fare di questa vita donata senza interesse, senza calcolo, senza vantaggi la sua vocazione definitiva. Rimanete nel mio amore, è l’amore di un Dio che non riusciremo mai a contenere nelle nostre pur belle immagini, slanci di santi e di sante, esperienze mistiche e dello stesso peccato. E proprio in fondo a questo ci si apre la voragine della sua misericordia, che è il bisogno radicale di ogni creatura.
2 Maggio 2024
+Domenico