Una riflessione secondo Giovanni (Gv 16, 12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Gesù aveva insegnato tutto quello che era necessario per la vita dei cristiani prima di salire al cielo? Sul terreno dell’insegnamento restavano molte cose che Gesù non aveva potuto insegnare solo per mancanza di una possibile comprensione da parte dei suoi discepoli. La funzione magisteriale di Gesù resta completa, solo che l’evangelista Giovanni ci dice che alcuni avvenimenti della vita di Gesù non furono intesi quando avvennero, ma solo dopo la risurrezione.
Credettero dopo la risurrezione a ciò che aveva detto del tempio (Cfr. Gv 2,22); all’ingresso in Gerusalemme i discepoli non pensarono subito alla profezia di Zaccaria, ma solo dopo la morte e risurrezione (Cfr. Gv 12,16); se si riferivano al futuro era logico che non fossero comprese.
Questa verità ‘completa’ non deve essere intesa nel senso che un certo numero di verità Gesù non le avrebbe insegnate e che avrebbe fatto conoscere dopo solo lo Spirito Santo. La verità ‘completa’ la dobbiamo intendere non quantitativamente, ma qualitativamente. Si tratterrebbe di una comprensione in profondità, di una penetrazione del mistero della persona di Cristo e della sua opera, del senso della sua morte, del significato universale della sua missione di salvezza…Tutto questo non poteva essere compreso allora dai discepoli. Più tardi alla luce della risurrezione, della presenza dello Spirito e della vita della chiesa, avrebbero acquistato una chiarezza che allora non potevano avere.
E tutto questo è ben dimostrato dalle lettere di san Paolo, dalla lettera agli ebrei e gli stessi vangeli scritti tutti dopo la partenza di Gesù; sicuramente ancora di più il vangelo di Giovanni, che si discosta non poco dai sinottici, anche per il suo riflettere sui fatti oltre la cronaca. Del resto, anche i sinottici sono un racconto di fede, di comprensione tipica dello stesso evangelista. Gli evangelisti non sono mai stati ritenuti come scrivani sotto dettatura, ma come discepoli carichi di fede e di amore a Cristo, e scrivevano come risuonava in loro anche personalmente la vita di Gesù. Nessun vangelo è una asettica cronologia di fatti storici.
Gesù parla di verità completa e non di nuove verità; quindi, di una conoscenza più profonda, di una conoscenza e consapevolezza sempre crescente di quello che egli aveva detto e fatto. Ciò allora non contraddice quello che Gesù aveva detto in precedenza (Cfr. Gv15,15), quando li ha chiamati amici e ha detto che aveva comunicato loro tutto quello che aveva udito dal Padre.
Gesù promette lo Spirito perché porti i cristiani a una comprensione profetica degli avvenimenti in tutte le situazioni in cui verrà in seguito a trovarsi la Chiesa e lo fa sperimentare ai discepoli quando ancora Lui si dà a vedere da risorto. Sarà questo Spirito a glorificare Gesù aiutando i discepoli a comprendere che l’umiliazione di Cristo, la sua morte in croce, non fu una fine, ma il principio della “elevazione” verso il Padre. Lui li avrebbe portati alla comprensione totale di quello che durante il ministero terreno di Gesù era rimasto quasi nascosto o incomprensibile.
Del resto, gli stessi sinottici e Giovanni hanno variazioni interessanti di comunicazione nel modo si raccontare i fatti, non solo dovuto alla mentalità dell’evangelista o al tipo di gente cui era rivolto il vangelo da ciascuno scritto (ai romani, agli ebrei, ai pagani…), proprio perché lo Spirito lavorava in loro per una comprensione sempre più profonda del mistero di Cristo, e oggi lo Spirito lo fa ancora in ogni cristiano. Gesù è sempre stato il mandato dal Padre per la salvezza del mondo e questo potrà conoscerlo e farlo conoscere lo Spirito che abbraccia tutta la profondità di Dio nella vita trinitaria. Lo Spirito non è un interprete che viene da una università più colta per spiegare a noi ignoranti la vita di Dio, ma è sempre nella vita di Dio, Dio Lui stesso.
8 Maggio 2024
+Domenico