Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 9,14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
E’ esperienza di tutti i giorni quella di fare i conti con l’invecchiamento di tutto. Ti pare di avere appena costruito la casa, che ti tocca mettere mano ai tetti: non ti sei accorto, ma gli anni sono passati. Hai appena cambiato i mobili in casa e già devi pensare di cambiare la cucina o il frigorifero. Il cambiamento è una parte normale della nostra vita. Lo è ancora di più se si pensa al proprio mestiere. Se lavori in proprio devi pensarne una nuova tutti i giorni, devi specializzarti, devi rispondere con competenza a tutte le nuove esigenze. Se hai una azienda ancora di più. Innovazione è una legge determinante. E’ così ancora di più nella vita spirituale. I nostri comportamenti subiscono una usura fortissima, perché è sempre presente la tendenza ad accomodarsi, a fermarsi, a vivere di ricordi, a continuare a guardare indietro. Non per niente tutti noi adulti diciamo: ai miei tempi.
Lo spirito invece ha bisogno sempre di stare vigile, di rinnovarsi, di vincere l’inerzia dell’abitudine, che smorza ogni slancio e ogni generosità. Il pericolo però è quello di fare sempre e solo ritocchi. Il vangelo dice che non si deve cucire una toppa di vestito nuovo su un abito vecchio o mettere vino nuovo in otri vecchi. Il cambiamento, il rinnovamento deve essere sempre una operazione di conversione, non di aggiustamento. E’ il cuore che ha bisogno di rinnovamento e quando è il motore che cambia, tutto il corpo lo deve seguire.
Invece la nostra arte è quella dell’adattamento, del muro di gomma, del lasciar perdere che tanto non cambia niente, dello stare in una zona grigia, né calda né fredda. Non ti scomodare, lascia perdere, metti a posto solo la facciata, aspetta che il vento cambi, abbiamo sempre fatto così, non fare il fanatico, vediamo: se son rose fioriranno. Sono le frasi che uccidono ogni volontà di crescita, di proposte nuove.
Gesù era di un’altra idea: non si possono mescolare luce e tenebre, notte e giorno, vita e morte, amore e egoismo. Il cambiamento deve essere totale. Questo vino nuovo di cui parla Gesù è lui stesso, il vino della vita, lui è il vino della festa; quando c’è Lui siamo in presenza della pienezza, non si digiuna, ma si contempla e si gioisce e bisogna fargli tutto il posto possibile. Niente della nostra esistenza deve starsene fuori. Lui cambia tutto e noi ci lasciamo trasformare da lui nei gesti, nel cuore, nelle abitudini, nei progetti.
6 Luglio 2024
+Domenico