Signore nostro sei proprio un papà 

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Audio della riflessione

La preghiera è un atteggiamento tipico di ogni persona: ciascuno di noi prega qualche volta nella vita … è una reazione spontanea a un momento di dolore, un canto per un momento di gioia … sentiamo che la vita non ce la siamo data noi: il mondo non è opera nostra, ci sentiamo “regalati” in ogni momento.

Chi pensa al caso forse può fare a meno di pregare … allora si affida spesso alla scaramanzia, alla magia, a qualche pratica irrazionale …  

Gesù pregava molto e passava notti in dialogo con Dio, suo Padre: faceva impressione ai suoi discepoli vederlo assorto e beato in Dio, tanto che gli hanno chiesto “insegnaci a pregare”, e ne è nata una preghiera che abbiamo imparato e che a fior di labbra ogni tanto diciamo: “Padre nostro”, né solo mio, né solo tuo, ma di tutti noi che viviamo su questa terra, che ci hanno preceduto e che ci seguiranno.

Per noi sei un papà: ci sentiamo bisognosi di essere sorretti dalle tue braccia forti e amorose, ci possiamo perdere, ma vogliamo essere sicuri che fuori dalle tue braccia non cadremo mai! Abbiamo un padre e una madre che tu ci hai regalato: ci sostengono nella vita, ci accompagnano, ma poi ci devono lasciare soli, perché diventiamo padri e madri a nostra volta; facciamo fatica ad esserlo sempre come vuoi tu, per questo, delle tue braccia solide abbiamo sempre bisogno!

Sappiamo di stare a cuore a te: sappiamo che non ci abbandoni, anche quando non riusciamo a capire che cosa ci capita nella vita, quando siamo provati da sofferenze che pensiamo ingiuste e inutili, insopportabili, esagerate … ma sappiamo che anche tu, da padre, hai visto soffrire tuo figlio e non lo hai abbandonato, lo hai sorretto e gli hai dato la risurrezione, gli hai regalato una vita piena, inimmaginabile, la vita che vuoi dare a tutti noi! Non conosciamo la tua volontà, tu reggi il mondo, tu non sei amato da tutti, molti ti odiano e ti offendono, ma sappiamo che tu vuoi a tutti solo bene e la tua volontà è sempre e solo amore nei nostri confronti anche se non riusciamo a capirla e a viverla.  

Siamo sempre in attesa di un mondo nuovo, che vogliamo costruire assieme con te e che tu ci regali oltre ogni nostro merito: un mondo in cui ognuno ha ogni giorno il suo pane! Abbiamo bisogno estremo del tuo perdono e che tu ci tenga legati a te contro ogni male in cui possiamo sempre cadere.

Tu tienici sempre come tuoi figli, noi ci fidiamo di te, perché tu non ci abbandoni mai. 

28 Febbraio 2023
+Domenico

La vera parentela è fare la volontà di Dio Padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 3,31-35)

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Audio della riflessione

Titolo di consanguineità è essere figli della stessa madre o dello stesso papà … spesso però è anche far parte dello stesso popolo, della stessa famiglia, della stessa terra, delle stesse tradizioni … è fare esperienze comuni, incontrarsi, essere amici, lavorare o studiare assieme, far parte della stessa squadra … ti basta spesso avere una foto assieme a una persona importante per gloriarti con gli amici della tua dimestichezza con lei.

La gente pensava che anche nei confronti di Gesù bastassero titoli di consanguineità per far parte della sua squadra, per sentirsi legati a Lui, come biglietto da visita da presentare … “Se sono del suo giro, se appartengo al suo gruppo, posso accampare alcuni privilegi e alcuni diritti su di Lui. Posso rivendicare una maggiore intimità, magari anche qualche potere di raccomandazione o diritto di precedenza” …

Arrivano infatti la madre e i parenti e la gente crede che Gesù debba far loro posto nel suo programma di annuncio, debba in qualche modo mostrare deferenza, sospendere la sua predicazione per una simpatica rimpatriata …

… Gesù invece dice che il legame più vero e più bello che si può avere con Lui non è tanto la consanguineità o la parentela, ma il fare la volontà di Dio, cioè l’impostare la vita sul progetto di Dio nella storia.

Si entra nell’intimità con Gesù non richiamando parentele, ma facendo un salto di qualità nell’abbandono nelle braccia di Dio!

Nessuno davanti a Dio è garantito per elementi esterni, perché magari va in Chiesa o fa parte della parrocchia, o bazzica sempre negli ambienti ecclesiali, perché conosce un cardinale o un vescovo, o ha parlato col papa, ma solo nella coscienza di lavorare assieme a Dio per la costruzione del suo piano d’amore.

La sua volontà è soltanto quella di far trionfare l’amore!

Diventi suo vero consanguineo se scorre nella tua vita la sua stessa linfa, la sua stessa parola, il suo piano di salvezza per tutti gli uomini.

L’atteggiamento dell’ascolto della Parola ci rende fratelli di Gesù; la ricerca di Lui, l’atteggiamento di chi si converte interiormente a Lui, ogni giorno, perché ogni giorno dice “sia fatta la tua volontà” e in questo modo sperimenta un Dio che non ci abbandona mai.

24 Gennaio 2023
+Domenico

Non serve sapere quando, ma essere sempre radicati in Cristo

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 21, 5-11)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Audio della riflessione

Fa parte anche dei nostri tempi farci domande sul futuro del mondo: sappiamo che finirà, ma quando sarà la fine, come sarà? Si può prevenire? Come si può lenire questa angoscia? Non è certo solo curiosità, ma è timore di fronte alla vita, mancanza di fiducia – forse – di fronte al fatidico destino, che per noi non è un fato maligno, ma è sempre un gesto divino che assume i lineamenti di un Dio che è Padre.

Il Vangelo non ci dà soluzioni già fatte o risposte che chiudono l’attesa, ma ci dice che occorre restare radicati nella verità di Gesù! Proveremo la durezza delle guerre, l’odio tra le famiglie, la durezza di aver perso ogni senso … ci sarà una battaglia decisiva, una agonia di tempi che si chiuderanno, sconvolgimenti, ma, dice Gesù, di stare tranquilli, perché per quanti eventi disastrosi ci possano essere, l’andamento delle realtà terrestri non andrà mai verso una rovina e una distruzione definitiva.

Decisivo, e definitivo, è soltanto Cristo! Solo in Gesù Cristo troveremo la meta e la guida.

Non è nelle nostre possibilità sapere giorno e ora, ma nella nostra coscienza vivere una attesa operosa del Signore che verrà. Una verità cristiana indiscussa è che Gesù alla fine dei tempi tornerà su questa terra e i primi cristiani continuavano a invocarlo: vieni Signore Gesù, Maranatà: Non era voglia di farla finita, desiderio di fuggire dalle difficoltà presenti, ma orientamento di tutta la storia a Dio, al fine ultimo, al compimento.

Non siamo a questo mondo a caso: la vita non è una ruota che gira sempre su se stessa. Vivere significa essere pellegrini verso una meta e occorre sempre averla davanti per correggere la direzione del cammino, per dare slancio e forza per superare le fatiche, per motivare la solidarietà di tutti coloro che sono incamminati. 

Una qualità che non bisogna mai perdere è quella dell’occhio vigile, dell’attesa, del riferimento al futuro e non del ritorno al passato.

Dio ci sta davanti e noi ci prepariamo all’incontro con Lui: la vita ha un fine e spesso occorre serrare i pugni per non perdere il desiderio di una meta.

Siamo come in una corsa verso un traguardo che esige un colpo di reni: la vita è sempre così, non ci si può adagiare mai … è così per il lavoro, è così per la famiglia, è così per la vita di coppia.

Spesso roviniamo le cose più belle della vita perché crediamo di possederle, invece vanno sempre conquistate.

La fede è un dono, ma va sempre accolto come nuovo.

Non lasciamoci incantare dalle sirene, altrimenti non arriviamo da nessuna parte; non crediamo a tutte le semplificazioni e a tutte le scorciatoie della vita: la strada è Gesù, lui dobbiamo seguire perché Dio in Lui non ci abbandona mai.

22 Novembre 2022
+Domenico

Il richiamo alla coscienza è fondamentale per il rapporto con Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 11, 37-41)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Audio della riflessione

Una donna prima di uscire di casa spende un po’ di tempo allo specchio per dare alla sua figura l’aspetto più piacevole possibile: è un segno di rispetto verso tutti e non di vanità.

Quando fai qualche trasmissione televisiva passi dal camerino del trucco perché ti devono togliere quegli elementi che potrebbero essere esaltati dalle riprese e risultare sgradevoli a chi segue il programma.

Si potrebbero descrivere tutte le arti che stiamo mettendo in atto per rendere gradevole il nostro incontrarci … esiste però una forte tendenza, indotta anche dai mezzi di comunicazione televisiva, a fare dell’immagine la sostanza! Ricordo la rabbia dei giovani quando per delle riprese televisive, dovevano dare addio alla loro spontaneità e fingere di assumere posizioni, facce, gesti e azioni non immediate. L’effetto sarà pure bello, ma loro quando venivano ripresi non erano se stessi!

La vita così rischia di essere un fiction … una fiction rischia di esserlo spesso anche la vita religiosa, anche il rapporto di fede, quando si riduce tutto a riti esteriori, a parate, a processioni, a farsi vedere, a recitare una parte.

Purtroppo talvolta è la stessa celebrazione della Messa che dà questa impressione! La religione è vista come un insieme di riti vuoti, di immagini da posa, di recite, lontana dai veri drammi della vita … ma niente di più errato! Non hanno importanza le cose esterne – contenuto dei piatti, casa, vasi – l’importanza è l’interno! Solo chi si trasforma in dono per gli altri diviene veramente puro.

Il richiamo alla coscienza è fondamentale per il rapporto con Dio: esiste uno spazio interiore non disponibile a manipolazioni in cui si realizza il vero e profondo rapporto con il Signore! Lì nessuno viene a manipolare, lì nessuno ti può giocare: sei sempre e solo tu con Lui!

E’ a questo strato di interiorità che nasce il dialogo col Signore e la fiducia in Lui; è nell’intimo della radice di ogni libertà e di adesione alla verità che si gioca la vita dell’uomo.

Sicuramente le scelte interiori si intuiranno anche da comportamenti conseguenti esterni e visibili, ma la radice è nella profondità della coscienza! Non si tratta di vivere un cristianesimo anonimo, ma di radicare nella verità e nella coscienza la propria fede, che da sola spingerà il cristiano a testimoniare anche nella vita con verità ciò che si porta dentro.

I cristiani non si curano della facciata, perché il Signore che non ci abbandona mai, rende la nostra vita trasparente della sua presenza in noi.

11 Ottobre 2022
+Domenico

Trasmissione radiofonica
Trasmissione Televisiva

Amore e centralità di Gesù sempre

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10, 38-42)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.

Audio della riflessione

Essere cristiani è darsi da fare o stare a pregare? E’ fare opere di giustizia o ritirarsi sul monte a contemplare? Le nostre parrocchie sono contemplative o attive; si muove qualcosa o si seppellisce tutto dentro una chiesa? Essere cristiani è contemplazione o azione?

Insomma, sono domande che spesso ci facciamo: la vita nostra è molto agitata, frenetica … l’agenda detta le leggi, gli impegni ti vedono tutta la giornata in corsa, se vuoi guadagnare quattro soldi non puoi addormentarti un momento, se vuoi educare i figli devi far loro l’autista per tutti i loro spostamenti … quando torni a casa stanco del lavoro, ne devi riprendere un altro … finalmente vado in chiesa per trovare un po’ di pace, per affidarmi a Dio e invece anche lì mi dicono che bisogna “impegnarsi” che non si può stare con le mani in mano: anche la chiesa è un altro impegno da segnare in agenda!

Io, Lui, il Signore, quando lo incontro? quando mi posso sentire amato da Lui? quando gli posso affidare tutta la mia vita rubata dai vortici della competizione, della lotta per sopravvivere? E’ certo che tante nostre chiese devono offrire maggiormente spazio per la contemplazione e la preghiera, per l’incontro con Dio e per l’ascolto della sua Parola, ma è anche certo che la vita cristiana non può essere ridotta a celebrazione di riti, che ci accontentano e ci chiudono in noi stessi.

Lui, Gesù tornava spesso a Betania: c’erano due sorelle che stravedevano per Lui, c’era un amico che lo rincuorava dopo le sfide e le provocazioni senza esclusione di colpi dei farisei – Dice il vangelo: “Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro”.

Si metteva in pantofole, Lui che nessuno fermava nell’ardore di buttarsi nell’avventura del Regno, Lui che appena il giorno prima aveva buttato all’aria le bancherelle del tempio e qualcosa di più nella coscienza della gente … “Venite in disparte e riposatevi un po’, passate di qua quando non ne potete più e avete giù la catena e non capiterà mai che io abbia qualcosa d’altro da fare che abbracciarvi, ascoltarvi, coccolarvi”.

Maria se ne stava li a contemplare: non lo vedeva tutto, tanto gli stava vicino, lo riempiva dei suoi sguardi; Marta brigava e borbottava perché si voleva mettere al centro della scena, Lazzaro gli dava il cuore e senza volerlo gli preparava in gola il pianto per la sua morte.

Gesù non era un supereroe, non era un blocco di pietra, non girava col portatile per programmare tutto e sempre, prendere appunti e non perdere tempo, ma un cuore che ama, che apprezza i sentimenti, che sa commuoversi e piangere, arrabbiarsi e presentare contro il male una faccia dura come la pietra.

Gesù sapeva e sa quello che c’è nel cuore dell’uomo: sa che la nostra parte migliore è stare in contemplazione, Lui del Padre e noi di Lui.

La nostra meta, la nostra scelta è di mettere sempre al centro Gesù, di aprirgli il cuore, di non sostituirci mai a Lui, di tenere fisso lo sguardo sul suo volto … e Lui ci chiamerà a dare il meglio di noi.

Sta di fatto però che tenere fisso lo sguardo su Lui non è rito sterile o affaccendarsi per non pensare, ma sempre risposta d’amore, a Lui che non ci abbandona mai.

17 Luglio 2022
+Domenico

Io sono il pane della vita

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 35-40)

Lettura del Vangelo secondo giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Audio della riflessione

In tempi di grande confusione come sono i nostri … non è raro farsi domande del tipo “chi è che ha ragione … di tutti questi che ci imboniscono? I Politici? Le Televisioni? I talk show? I nostri vecchi saggi? I rivoluzionari? La religione è ancora una prospettiva da seguire o è ormai da lasciare all’angolo perchè siamo “autosufficienti”?

Dove sta il segreto per avere una vita vera, non succube delle strane teorie che ogni tanto qualcuno “vende” per “definitive”? E’ possibile trovare “pienezza di vita” o dobbiamo accontentarci sempre di “ritagli”, di piccoli adattamenti?

Il Vangelo non ha dubbi: la vita piena, bella, felice, completa, degna di essere vissuta, determinante, definitiva, ce l’ha solo chi crede, chi si affida, chi mette la sua vita nelle braccia di Dio, di chi ha colto in Dio la direzione del suo percorso e lo continua a seguire, a cercare, a percorrere.

Per essere felici occorre avere una fede … noi cristiani diciamo “occorre avere la fede nel Dio di Gesù Cristo” … purtroppo molti dicono che la fede provoca “fantatismi” e intolleranze … è meglio starsene tranquilli, senza esporsi, facendosi ciascuno i fatti propri …

… la felicità quindi starebbe nel lasciarsi fare la vita dai più furbi? Mettersi in balia di chi ha la capacità di farci ragionare come lui vuole, perchè è potente, perchè è persuasivo, ha tutte le immagini possibili di felicità da propinarci per svariate ore ogni giorno …

A parte che è sempre meglio qualche “litigio” che la “pace del cimitero”, è altrettanto vero però che l’uomo ha una sete di vita che non può passare con l’adattamento! L’uomo è un vulcano di energie, di amore, di intelligenza, di forza, e deve trovare direzioni verso cui esprimerle!

La fede non è una “fuga” dai problemi di ogni giorno, dalla guerra che incombe sempre sulle nostre nazioni, dalla pandemia che non molla … è viverci dentro con la speranza e la lotta per cambiarla: cambiare e uscirne!

La direzione che il Vangelo ci dice è quella della fede, e per prendere questa direzione Dio si pone nella vita come il Pane, il nutrimento di base, la solida possibilità di crescere nella prospettiva di Lui.

Questo pane è il sapore della vita: il sapore è Lui! E’ la forza della vita … e la forza è Lui!

Dice Gesù: “Io sono il pane della vita, Io sono a disposizione per ogni vostra fame, Io sono la forza di quel Dio che non v’abbandona assolutamente mai”.

4 Maggio 2022 – Tempo di Pasqua
+Domenico

La risurrezione è una nuova effusione dello Spirito nelle sacre scritture

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 3, 7-15)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Audio della riflessione

Ci capitano alcune volte delle esperienze di vita in cui diciamo “mi sembra di rinascere”, “mi sento rinato a una vita diversa”: può essere l’aver trovato un lavoro, l’essere uscito dall’incubo di una malattia di cui non si vedeva la fine, l’esperienza gratificante dell’aver incontrato la persona a cui dedicare l’amore della nostra vita, una forte esperienza spirituale …. ecco, nel discorso notturno tra Gesù e Nicodemo si parla proprio di questo vento misterioso dello Spirito che entra nella vita di una persona inaspettatamente e la cambia: nNicodemo era andato da Lui di notte, lui era un rabbino, ma forse incapace di aprirsi alla nuova effusione di Spirito che Gesù annuncia e che dichiara di sperimentare …  forse la sua “posizione di prestigio” nel Sinedrio non gli permetteva di avere contatti ufficiali, o forse voleva tenere per sé e non sbandierare a tutti i tentativi di ricerca della verità per trovare quella felicità cui tutti siamo chiamati; sicuramente Gesù lo aveva incantato e in Lui era sicuro di trovare risposta a tutti i suoi perché. 

La risposta non si fa attendere: occorre rinascere!

La vita va riportata a un nuovo inizio: non si può vivere di restauri, di pezze, di “aggiustamenti” … occorre affrontarla ex novo, da un altro punto di vista!

Capita spesso così anche a noi, quando vediamo che non ce la facciamo a cambiare, a dare una svolta positiva al nostro continuo tornare nel peccato, nel vizio, sulle strade dello spacciatore o del venditore di illusioni, del gioco o dell’alcool: occorre rinascere, affidarsi allo Spirito!

Gesù si propone a Nicodemo – e anche a noi – come chi fa esperienza dello Spirito, e lo Spirito apre alla risurrezione, che ancora sta al centro della riflessione e della esperienza pasquale che stiamo vivendo: è questa novità che dobbiamo abituarci a fare nostra!

Non siamo destinati, ma chiamati!
Non siamo abbandonati, ma ricuperati!
Non siamo condannati, ma salvati!

La tentazione di vivere come se non fossimo destinati alla risurrezione è grande: la nostra scarsa fantasia prevede sempre che tutto sia come prima, che si tratti di piccole correzioni di rotta, di qualche sentimento un po’ più buono che dopo Pasqua possiamo nutrire … invece è una vita nuova che deve risorgere! E’ una vera conversione! Questa forse è la parola che più permette di capire che cosa Dio sta scrivendo nelle nostre vite: un cambiamento, una nuova meta, una vita del tutto diversa, un insieme di desideri e di ideali alti cui sempre occorre rispondere.

E’ lo Spirito che soffia dentro le nostre vite e le lancia su nuovi orizzonti, gli orizzonti di quel Dio che non ci abbandona mai.

26 Aprile 2022
+Domenico

Una Parola che vince la morte

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 51) dal Vangelo del giorno (Gv 8, 51-59)

«In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”»

Audio della riflessione

La morte è triste certezza di ogni nostra vita … per molti è la fine di tutto, per il cristiano è un passaggio, una trasformazione: la vita non è tolta, ma trasformata! Questa non deve farci paura, anche se provoca dolore e distacco, ma c’è un’altra morte che dobbiamo temere di più, quella della disperazione, del nulla, della lontananza da Dio: la morte del peccato! E’ una parola che non  va tanto di moda, ma noi sappiamo che ci sono atti, gesti, modi di vivere che producono solo morte, ci allontanano da Dio, spengono in noi la felicità, distruggono le relazioni con gli altri, seminano odio, fanno soffrire innocenti, tradiscono l’amore, rendono schiave le persone, tolgono la vita stessa.

Se guardiamo il male che c’è nel mondo e lo guardiamo con gli occhi di Dio, noi vediamo che dietro ciascuno di questi non c’è la fatalità, il caso, la disgrazia, ma il male: quello personale o quello sociale, la nostra cattiveria, o la somma delle piccole cattiverie che abbiamo accumulato e fatto crescere.

L’unico modo di evitare questa morte, dice Gesù, è “osservare la mia Parola”: è guardare Gesù, che è la Parola vivente, è contemplarlo perché se ci lasciamo guardare negli occhi da Lui, veniamo cambiati e viene distrutta ogni piccola e grande morte dentro di noi; ascoltare la sua Parola è vederla all’opera nella Chiesa, nei sacramenti che sono parole di salvezza e di grazia; osservare la sua parola è metterla al centro della nostra vita.

La Parola di Gesù è quella luce nitida e gioiosa, che si è accesa per dono di Dio nella nostra vita e che offre orientamento e infonde forza, che si fa compagnia fedele e coinvolgente.

Prendere in mano il Vangelo, accoglierlo nella nostra mente e nella nostra vita ogni giorno, è cercare la guarigione dai nostri mali che ad ogni alba che nasce rischiano di cambiare la nostra amicizia in abitudine, il nostro amore in possesso, il nostro lavoro in affanno, le nostre attese in angoscia, la nostra vita quotidiana in sopportazione, la nostra creatività in capriccio, i nostri dialoghi in processi, le nostre stesse preghiere in lamenti.

Sono tutti piccoli assaggi di morte, ma che possono essere sconfitti perché con la sua parola Dio non ci abbandona mai.

7 Aprile 2022
+Domenico

Forza, fate giustizia, ma prima dentro di voi

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,7-8) dal Vangelo del giorno (Gv 8, 1-11)

«e siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra».

Pensare che il male lo fanno sempre gli altri, che la colpa non è nostra, che noi siamo innocenti è uno sport che ha molti tifosi: vedere bene gli errori degli altri, scaricare su di loro i nostri malanni, giudicare per non essere giudicati è un’altra partita dello stesso campionato … probabilmente non riusciamo a liberarci dal male e pensiamo di poterne essere liberati addebitandolo agli altri! Chi usa grandi parole chiama tutto questo “azione catartica”: sacrificare gli altri per purificare se stessi, scatenare la cattiveria sugli altri per liberarsene.

Gesù, un giorno, si imbatte in un impietoso corteo: portano alla lapidazione una giovane donna, usata e gettata … un amore forse estorto, e subito messo in piazza per lavarsene le mani.

Il bene deve vincere sul male, sempre. È difficile individuare dove sta il bene e dove sta il male, stavolta finalmente è tutto chiaro: c’è una Legge, c’è un misfatto, c’è una colpevole, anche se occorrerebbe in questo peccato essere almeno in due – ma l’altro non conta, perché è sicuramente solo la donna che sbaglia, quella nella condizione più fragile e indifesa – e Gesù viene tirato dentro, è come se gli mettessero in mano una pietra da scagliare. Lo ritengono come uno di loro: osservante della Legge, ligio al dovere, obbediente a Dio, devoto del buon comportamento… ma non s’accorgono che nel loro cuore Dio è solo un pretesto, la Legge solo una copertura, il loro cuore più duro delle pietre che hanno in mano … e Gesù dice loro: “guardatevi dentro: che cuore vi batte nel petto? Che vita è la vostra se deve calpestare il debole, il peccatore, per nascondere il male di cui è impregnata? Non vi sembra giunto il momento di tornare a guardarvi dentro per scoprirvi come state soffocando la tenerezza di Dio? Non avete ancora capito che Dio protegge anche Caino, che grande è presso di lui la misericordia e il perdono? Ne è calata di polvere sulla giustizia di Dio in questi secoli, se lo scambiate ancora per un vendicatore.

Un minimo di saggezza ce l’hanno, i lapidatori! I sibili delle pietre, che avrebbero dovuto risuonare negli atrii del tempio, si cambiano in tonfi sordi di sassi che calano sul terreno: è la musica della coscienza, dovrebbe dare inizio alla musica del perdono, al canto della festa; questo lo può dare solo Gesù, che guarda in volto la donna e le dice le parole del perdono e della vita, perché lui è il Dio che non abbandona mai nessuno.

Purtroppo la prossima volta le pietre le vorranno usare contro chi gliele ha fatte cadere per terra oggi … dice Giovanni nel Vangelo “… Allora presero delle pietre per tirarle contro di Lui. Ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.” … non si sono pentiti, ma sono stati solo scornati.

Gesù ne uscirà indenne, ma morirà anche per la loro salvezza.

3 Aprile 2022
+Domenico

Non darmi per scontato

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 7, 27) dal Vangelo del giorno (Gv 7, 1-2.10.25-30)

«Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».

Audio della riflessione

Il difetto più comune nella vita di relazione è dare le persone per “scontate”: spesso si vive assieme per tanti anni, si va a scuola a assieme, si gioca assieme, si lavora insieme, ci si diverte pure insieme … eppure le persone che abbiamo a fianco non le conosciamo: si crea una sorta di tacito consenso sulla propria esistenza e si pensa che l’aver a che fare con qualcuno significhi automaticamente “conoscerlo”.

Il problema sta nel concetto di conoscenza che noi senza accorgerci facciamo crescere nei rapporti con le persone: la scambiamo per un “possesso”, crediamo che le informazioni che abbiamo di qualcuno ci permettano di “mettercelo in tasca” … è un conoscere più per difendersi che per aprirsi, invece la vera conoscenza di una persona è sempre un ascolto: un essere disponibili alla novità, allo stupore, alla meraviglia, è permettere agli altri di non stare imbrigliati nei nostri schemi, nelle nostre fissazioni, nelle pur vere esperienze che abbiamo fatto e che però non tengono conto che la persona è viva, è più futuro che passato, è sempre aperta a nuovi contatti …

… è così di Gesù, il galileo, quello che viene da Nazaret, da dove non può uscire niente di buono … è quello che va in giro a predicare e crea scompiglio: nessuno magari si è preoccupato di sentirlo, è già stato incasellato in uno schema … “è un bestemmiatore, è un insolvente nei confronti della legge, è un rivoluzionario; suo padre e sua madre sono qui tra noi, sappiamo tutto di lui: vita opere e miracoli!” … e Gesù invece dice: voi non sapete niente, credete di sapere, avete esercitato sulla mia vita il vostro superficiale controllo, ma non siete ancora riusciti a liberarvi da voi stessi.

E’ la situazione di tanti cristiani nei confronti di Gesù, nei confronti della vita cristiana, del vangelo … “Cose vecchie! Cose risapute, frasi mandate a memoria, niente di nuovo” … è la sicumera dell’ignorante, di colui che tratta le persone a pregiudizi e a esteriorità, di colui che non sa mettersi ad ascoltare.

Invece Gesù è da ascoltare: il suo vangelo è sempre nuovo, la sua  vita è una sorgente, non uno stagno, è un fiume non una pozzanghera … è vita, ma è sempre vita nuova inesauribile: è sempre più in là di dove lo vogliamo fermare. Ci trascina fuori dalla nostra inerzia e pigrizia, perchè Lui è il Dio che non ci abbandona mai.

1 Aprile 2022
+Domenico