Chiamati a fare squadra con Gesù

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 1,35-42)

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Audio della riflessione

Ogni persona ha una sua forte identità, ma la costruiamo nel confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con altri. Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona. Soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, lanciare messaggi, convincere, abbiamo bisogno di fare squadra.

Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con un perentorio: Ecco l’agnello di Dio, che a noi ricorda un gesto liturgico quotidiano, ma che alla gente radunata sulle rive del Giordano da Giovanni è apparso come la fine di una attesa forse un po’ confusa. Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro? Eccolo colui che stiamo aspettando. Io ho finito la mia parte, il futuro è dalla sua.

E i discepoli di Giovanni si fanno discepoli di Gesù: lo seguono, cambiano guida, prima da curiosi, poi da veri appassionati: Dove abiti? Che fai? Che vita vivi? Possiamo condividere con te il nostro tempo, la nostra ansia, le nostre aspettative? Hai per noi una risposta alle molte domande che ci facciamo? Abbiamo deciso col Battista che non si può stare inerti ad aspettare, ora che la nostra attesa sembra approdare a te, vogliamo stare con te.

E Gesù con un venite e vedete, comincia a formare la sua squadra, comincia a chiamare esplicitamente a far parte del suo regno, inizia a formare i nuovi ministri. Quelli del tempio sono stati molto utili e necessari fino ad oggi, ma ora vi chiamo io, vi scelgo io, vi voglio stare cuore a cuore per prepararvi a donare il mistero della salvezza, per farvi entrare in comunione con il Padre, che è Dio l’altissimo.

E’ un bellissimo incontro tra la volontà dell’uomo e la chiamata di Dio. Gli uomini, in questo caso gli apostoli con un tam tam inarrestabile si passano la parola, si comunicano la gioia di una amicizia cercata a lungo e trovata; e Gesù trasforma la curiosità, la generosità, la voglia di avventura in una chiamata esplicita, in una missione che diventa concreta anche a partire dal cambiamento di nome; tu ti chiamerai Pietro, non più Simone.

E’ il mistero di ogni vita: cercatori e chiamati, liberi e convocati, spontanei e orientati, affascinati e impegnati esplicitamente. Spesso ci domandiamo chi essere nella vita, come posso capire a che cosa sono stato chiamato, quale è la mia vocazione? È una ricerca delicata perché la chiamata di Dio si sposa sempre con la ricerca dell’uomo, con la sua intelligenza nel capire i segni che Dio ci lascia e che ci testimoniano che non ci abbandona nemmeno nella scelta del nostro futuro.

14 Gennaio
+Domenico

Siamo spesso per strada, oggi papa Francesco ci invita a sceglierne una, quella che Gesù ci indica

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 1,43-51)

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Se hai deciso di intraprendere una strada, non puoi restare solo. Se ti si è fatta chiara una missione hai bisogno di condividerla, se hai trovato quello che da una vita cercavi per lo meno lo dici agli amici, non vuoi far perdere loro l’occasione di fare una esperienza che tu hai vissuto e che ti ha dato felicità. Così è stato delle prime persone che Gesù ha scelto. Lui, da un po’ di tempo gira avanti e indietro per il lago, vede la vita tenace e impegnata della gente, tutti i giorni a faticare per vivere, a lavorare sodo per darsi una minima possibilità di vita, ha ascoltato le parole le conversazioni della gente, ha visto la forza che ci mettevano nel perseguire i loro interessi. Tante volte li ha squadrati.

Chi mi potrà dare  una mano ad annunciare il vangelo, chi di questi saprà scaldarsi per il mio Regno, chi avrà forza e disponibilità a seguire una vita ardua e difficile? Occorrerà prima o poi scegliere. Ma sono loro gli abitanti delle rive del lago che si incuriosiscono di lui, che vogliono sapere che fa, che pensa, di che cosa vive, quali segreti ha in cuore. Infatti, erano incantati da lui. Alcuni erano stati con Giovanni il battezzatore, ma nel sentire Gesù si apriva ancora di più il loro cuore vedevano che proprio di Lui avevano bisogno.  Poi finalmente comincia a scegliere. Tu, Filippo seguimi, vienimi dietro. E Filippo non può tenere per sé la gioia che prova a stare con Lui, a condividere la sua passione per la vita di tutti a partire dalla intimità con Dio Padre. Si fa in quattro per coinvolgere altri. Lo dice a Natanaele, che lo gela con una battuta quasi insolente, se non fosse preziosa per la sincerità e la voglia di cose grandi che si porta dentro. Ma che vuoi che venga fuori di buono da un paesetto sperduto, fatto di montanari come Nazareth? Lui però conosce bene le scritture e quando Gesù gli dice che su di lui scenderanno e saliranno gli angeli, ne coglie il significato profondo di una investitura di Dio su Gesù e per questo si affida a Gesù, lo segue.

Ma anche Natanaele di fronte a Gesù crolla. È schietto, non ha maschere e Gesù non ha paura di chi dice come la pensa. Non gli piacciono quelli che continuano a tergiversare, a mettere davanti scuse a una decisone urgente. Più tardi alcuni gli diranno di volerlo seguire, ma accamperanno tutte le scuse possibili, compresi i contratti di compravendita, compresi i tranelli affettivi. Alla loro età, alcuni hanno risposto: lo vado a chiedere a mio papà. Ma prenditi in mano a vita finalmente, non nasconderti dietro scuse che non portano a niente; la vita non ti salta addosso,  tante volte ti schiva e ti lascia a far niente e a consumare l’esistenza nell’inedia.

E hanno il coraggio di guardare in cielo, non lo trovano vuoto, ma pieno dell’amore di Dio.

05 Gennaio
+Domenico

Siamo stati scelti liberamente da Gesù per seguirlo

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 1,35-42)

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì  – che tradotto, significa maestro – dove dimori?».
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Audio della riflessione

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì  – che tradotto, significa maestro – dove dimori?».
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

04 Gennaio
+Domenico

L’ho trovato e te lo indico

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Audio della riflessione

La nostra esistenza è sempre una continua ridefinizione delle nostre persone, una ricerca di nuovi contatti e nuovi accordi, di contratti, di relazioni affettive, sociali, di lavoro. La famiglia ne è un tessuto continuo, perché ogni persona ha i suoi progetti che deve far convivere e condividere con quelli degli altri. Le soluzioni delle difficoltà non sono sempre a portata di mano, ti vengono dalla pazienza e dall’esperienza. Qualche volta, se trovi la persona esperta, capace, saggia che ti dà un consiglio, che ti aiuta a collocare il problema sotto un’altra luce di par di rivivere, di riprendere carica. E quando hai trovato una persona che ti ha aiutato a ritrovare coraggio, che ti ha dato forza per uscire dalle tue paranoie, allora lo suggerisci anche ad altri che stanno cercando come te. Qualche volta è un amico o un’amica, altre volte è un prete o un religioso.  

Giovanni il battista, aveva consumato la sua esistenza per riuscire finalmente a trovare in Gesù questa persona straordinaria, definitiva, che offriva gambe ai sogni, che sapeva dare forza interiore alla vita, che era capace di andare oltre le piccole speranze di ogni giorno. Lui, Giovanni, predicava nel deserto, era riuscito a richiamare la gente in un luogo che ti costringe a staccare la spina, ma la vita non poteva sempre continuare nel deserto, occorreva dare energia, forza di cambiamento alla vita di tutti i giorni, come si sta facendo in questo momento alla fine del periodo natalizio. Non è sufficiente trovarci dei bei momenti di silenzio, occorre aver dentro un fuoco, un ideale, una scossa di vita diversa, una forza che travolge e che soltanto Dio può dare. Giovanni questa forza l’aveva intuita prima e poi servita in Gesù. Per Lui stava vivendo, a Lui allora ha orientato senza riserve tutta la gente. Aveva provocato una sete ed era giusto che al momento opportuno ne indicasse la sorgente.  

Ecco, disse, l’agnello di Dio, è lui quella persona che stavamo aspettando, colui che senti già di amare senza aver visto, è Lui. È Lui che ti scava nel cuore voglia di bontà, desiderio di vita pulita. Quando ti nasce dentro una nostalgia di bene, è Lui che stai cercando. Quando senti di essere stato una carogna con i tuoi amici, con i tuoi fedeli, con tua moglie o con tuo marito o con i figli o con i genitori, è il suo perdono che stai cercando, non è solo buona educazione o cortesia. Va’ più in profondità e troverai Lui. Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona. Abbiamo una forte identità, ma la costruiamo nel confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con altri. Soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, lanciare messaggi, convincere, abbiamo bisogno di fare squadra.  

Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con questo perentorio: Ecco l’agnello di Dio, che viene perpetuato da allora in un gesto liturgico quotidiano. Gesù non si trattiene dall’offrirsi come la forza che cerchiamo. A noi non trattenerci dall’incontrarlo perché non ci va di andare a messa, o di celebrarla o di vederla come l’appuntamento necessario della nostra vocazione di cristiani. Lui ti viene incontro anche prima a darci certezza nuova di vita. 

03 Gennaio Santissimo Nome di Gesù
+Domenico

Gesù è nato tra noi per dirci la buona novella

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 1,19-28)

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Audio della riflessione

Ci può meravigliare riascoltare questo brano di vangelo che abbiamo meditato anche durante l’Avvento. Ma la venuta di Gesù in terra tra di noi è certo iniziate con il Natale, ma la sua presenza attiva, il suo vangelo, la buona novella sono diventate pubbliche, conosciute, attive quando Giovanni il Battista cominciò a predicare la venuta di Gesù nel deserto. Non ci attardiamo ai sentimenti tenui del Natale, ma vediamo già Gesù proiettato ad annunciare a tutti il suo vangelo e noi  a testimoniarlo 

Se vogliamo usare un linguaggio duro diciamo che i farisei avevano sequestrato Dio per metterlo a sostegno del loro potere. Erano a migliaia nel tempio a vivere dell’affare “Dio”; come sono a migliaia oggi i venditori di sacro, i maghi, i veggenti, gli speculatori sulle sofferenze umane. Avevano preso Dio e lo avevano imprigionato, separato lontano dalla vita e loro si davano da fare per venderlo a pezzettini, per controllarne le dosi. 

E intanto loro crescevano, loro dominavano, s’allargava il regno sulle coscienze, non il regno delle coscienze. Una speranza te la vendiamo, una prescrizione facile che può camuffare la tua sete di Dio, uno sguardo alla sfera di vetro per predirti altri inganni non è difficile fartelo passare come sollievo alle tue paure. C’è sempre qualcuno che sfrutta le attese, che tenta di spegnere la sete di Dio imprigionandola nel ritualismo o nella magia. 

 Ma Giovanni si scrolla di dosso tutto. Lascia il tempio, va nel deserto, si mette con la gente umile, si pone in ascolto di Dio. Lui era figlio di un sacerdote del tempio, il suo futuro doveva essere là a continuare il sequestro. Invece prende le distanze dal tempio perché intuisce che è imminente un cambiamento radicale, un colpo d’ala; la speranza alimentata da secoli diventa realtà; Dio sconvolge gli equilibri consolidati dei mestieri religiosi, rompe le nostre sfere di cristallo e si presenta vivo. “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Non fermate lo sguardo a me, non fissate gli occhi sul mio dito puntato, ma seguite la direzione. Io sono una voce che una volta giunta alle orecchie e scesa nel cuore dopo qualche rimbalzo nell’aria tra le rocce scompare e vive solo se ha suscitato vita ed è vita vostra non più mia. 

È così la vita di ogni cristiano: un dito puntato: esiste solo per indicare a tutti la strada, per andare oltre. Siamo tutti e sempre dei segni. È così l’amore di papà e mamma per i figli, che è vero se non riporta a sé, ma a costruire altro amore in una  nuova famiglia.  

È così il maestro e l’educatore che realizza il massimo della sua missione quando si rende inutile facendo camminare i giovani con le loro gambe; è così il prete della nuova alleanza che non sequestra Dio, ma ne diventa solo una voce, un dito puntato verso i segni del pane e del vino, del suo Corpo e il suo Sangue dono fino alla fine dei secoli. 

02 Gennaio
+Domenico

Il verbo si è fatto carne

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
“Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Audio della riflessione

Stiamo celebrando una festa molto legata ai nostri ricordi, molto piena di sentimenti, carica di relazioni che vogliamo sempre mantenere, che ci rimettono in circolo con serenità nel nostro piccolo o grande mondo. I social network ci hanno messo in contatto con amici, collaboratori, parenti. I messaggi imperversano nei nostri cellulari, WhatsApp ci regala immagini, fotografie, dialoghi. Insomma, molti di noi sperimentano di sentirci di qualcuno, di far parte di un tessuto di relazioni vitali. 

 Ebbene questo tessuto c’è perché oggi vi colloca dentro la sua tenda proprio Gesù. Il verbo si è fatto carne e venne ad abitare, a porre la sua tenda, in mezzo a noi; proprio non solo nelle nostre vite personali, ma nel nostro mondo di relazioni, di sofferenze e di gioie, di egoismi e di generosità.  

 Qui oggi facciamo memoria del giorno concreto, datato, inscritto nei nostri calcoli astronomici, in cui Dio si è fatto uomo, in cui la Parola si è fatta carne, in cui tutte le nostre domande, i nostri perché, le nostre ricerche di senso si vedono offrire una proposta concreta, non una semplice risposta, come lo può essere un tappo sulla nostra vita che ci spegne ogni domanda. Cercare, domandarsi, di tendere alla verità deve segnare sempre le nostre vite. Smettiamo di essere persone quando non ci facciamo più domande. Il verbo si è fatto carne, la parola verbo non è quella che ci faceva paura già alle scuole elementari quando ci chiedevano di coniugare i verbi. Qui ha il significato di senso. Il senso della nostra vita, la proposta ai nostri perché è Lui, è Gesù. Non è un ragionamento più raffinato, non è una idea di qualche libro, il senso che cerchiamo è Gesù, la sua vita, il suo essere vangelo, buona notizia, novità definitiva per ogni essere umano. È la Parola di Dio definitiva all’umanità 

Non facciamo fatica poi a capire perché molti lo hanno ignorato, i suoi lo hanno crocifisso, perché da molti è stato ed è ancora rifiutato. Noi cerchiamo il senso della vita, ma molti non lo cercano, lo costruiscono comodo, pensano di trovarselo in sé stessi, nella propria solitudine, nella propria autorealizzazione, nelle sostanze che lo stordiscono fuori da tutte le possibili relazioni. Lo confondono con il danaro, il potere, il sopruso, la vendetta. Quanti uomini, e tante volte anche noi, mettiamo il senso della nostra vita nelle cose, nella nostra autosufficienza, nel nostro accumulare, nel nostro apparire, nell’effimero, nel crearci nemici, nell’approfittare, nel male. 

 Rifiutiamo Lui, lo mettiamo di nuovo in croce, non abbiamo posto per lui come non ce l’avevano a Betlemme. Non facciamo posto a nessun altro; sfruttiamo il mondo solo per i nostri interessi. Da qui nasce il nostro star male, diciamo la parola precisa: il nostro peccato. Ecco perché abbiamo bisogno di misericordia, di perdono, di ricominciare sempre a giocare la partita della nostra vita. E nello stesso tempo abbiamo bisogno di perdonare gli altri. Anzi la chiave della misericordia Gesù ce l’ha messa nelle mani nostre se accogliamo chi ci ha offeso. Tante nostre situazioni di vita si risolvono solo proprio nel perdono, nel sentircelo donato e nel donarlo. 

Contempliamo oggi in quel bambino il senso della nostra vita, il significato del nostro stare con gli altri, vediamo in quel volto bambino, in quel corpo indifeso chi bussa alle porte della nostra Europa; sentiamo le urla di sconforto delle mamme e dei padri che si vedono i figli ributtati sulla risacca del mare in cui sono annegati.  

Il Natale è sempre la misericordia di Dio per tutti. Se ci confessiamo e comunichiamo in questo periodo natalizio, oggi usciamo da questa nostra bella chiesa rinnovati, purificati, senza i nostri ricorrenti rimorsi, ma con nel cuore un seme di bontà che dà sicuramente frutti. 

 Diceva papa Francesco che è stato più facile a Mosè togliere il popolo di Israele dall’Egitto, che togliere l’Egitto dal cuore degli ebrei. È più facile che Dio ci liberi dal peccato che il peccato si senta rifiutato da noi, perché la nostra fragilità la riteniamo più grande spesso della sua bontà. E Lui con ogni Natale ci fa dono della misericordia, della sua tenerezza, che va diritta alla nostra coscienza e ci dà libertà dal male, e abbraccio di bontà, decisiva e sicura. 

25 Dicembre – S.Messa del giorno di Natale
+Domenico

Io sono solo una voce, lui è la Parola

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,6-8.19-28)

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni,
quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo:
«Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.
Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Audio della riflessione

Viene prima o poi per tutti nella vita il tempo in cui devi decidere se vuoi stare al centro tu di tutto quello che ti circonda o se ti metti a disposizione di una causa più grande di te o vuoi fare della tua vita un dono per qualcuno. La tendenza istintiva che giustamente abbiamo forte in noi è quella di portare tutto a noi; comincia il bambino a portare alla bocca tutto quello che afferra, quando inizia a parlare dice subito: questo è mio, quando è un po’ più grande fa capricci per ottenere. È sopravvivenza è conservazione, è identità. Ma per tutti pure scoppia prima o poi la stagione dell’amore che ti butta fuori di te, ti fa vedere che la tua felicità non sei tu, ma un’altra persona, e anche qui prima la tratti come un possesso e poi lentamente ti devi fare dono.   

Giovanni il Battista ha fatto la cura del deserto proprio per proiettare la vita non su di sé, ma sul Messia. Non ha portato nel deserto gente per fondare un movimento spirituale, come era anche naturale in quei tempi. Non è un profeta che voleva affermare una corrente di radicalità religiosa pure nobile e utile per il popolo, ma ha voluto solo fare da guida, da freccia che indica la direzione,  

Io sono qui per preparare una strada; è lui che deve d’ora in poi fare da perno attorno a cui il popolo di Israele costruirà la sua nuova vita. È Gesù l’atteso. Io sono pane e acqua, rispetto al vino della festa che è lui. Io ho continuato a tenervi sulla corda perché voi vi siete stancati presto di aspettare, ho dovuto continuare a distaccarvi dai vostri idoli. Ora, non fate di me un idolo che fa prurito ai vostri orecchi, ma orientate la vostra vita a Lui. Io sono una voce, lui è la parola di vita. Stesse in me avrei già bruciato tutto il marcio in cui siamo sepolti, perché ci impedisce di fare chiarezza, Lui invece è la luce vera, non ha bisogno di fuoco per distruggere, ma di accoglienza per illuminare. 

Io utilizzo simboli per farvi capire, lui vi dà lo Spirito per farvi nuovi; io faccio le impalcature, lui costruisce la dimora di Dio tra gli uomini. Io faccio da mediano, si diceva un volto nel calcio, lui fa il goal. 

Io lavoro per immagini per farvi intuire la bellezza di cui siamo in attesa, lui è la bellezza in persona. Io avverto che la promessa si compie, lui è il Dio che non ci abbandona mai. 

17 Dicembre
+Domenico

Spiriti viventi che ci aiutano a dialogare con il Signore: gli angeli

Una riflessione sul vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 47-51)

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione.

Molte delle belle frasi o pensieri che ci colpiscono hanno una collocazione che ne rendono il significato ancora più profondo. E’ l’ultima frase del brano di vangelo che ci aiuta a celebrare oggi i santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele 

Gli abitanti delle rive del lago si incuriosiscono di Gesù, e vogliono sapere che fa, che pensa, di che cosa vive, quali segreti ha in cuore. Erano incantati da lui. Alcuni erano stati con Giovanni il battezzatore, ma nel sentire Gesù si apriva ancora di più il loro cuore vedevano che proprio di Lui avevano bisogno. Poi finalmente Gesù comincia a scegliere. Tu, Filippo seguimi, vienimi dietro. E Filippo non può tenere per sé la gioia che prova a stare con Lui, a condividere la sua passione per la vita di tutti a partire dalla intimità con Dio Padre. Si fa in quattro per coinvolgere altri. Lo dice a Natanaele, che lo gela con una battuta quasi insolente, se non fosse preziosa per la sincerità e la voglia di cose grandi che si porta dentro. Ma che vuoi che venga fuori di buono da un paesetto sperduto, fatto di montanari, che non ha mai prodotto niente di buono, se non amici con cui ogni tanto sbaraccare? 

Ma anche Natanaele di fronte a Gesù crolla. E’ schietto, non ha maschere e Gesù non ha paura di chi dice come la pensa. Non gli piacciono quelli che continuano a tergiversare, a mettere davanti scuse a una decisone urgente. Più tardi alcuni gli diranno di volerlo seguire, ma accamperanno tutte le scuse possibili. Alla loro età, alcuni hanno risposto: lo vado a chiedere a mio papà. Ma prenditi in mano la vita finalmente, non nasconderti dietro scuse che non portano a niente. Natanaele crolla di fronte a un Gesù che lo guarda dentro e alla sua meraviglia gli allarga ancora di più gli orizzonti e dice proprio «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo». Per un ebreo gli angeli sono creature di Dio che formano un mondo meraviglioso che sta a custodirci, che fa da corona a Gesù e agli uomini. Natanaele capisce che se fanno scala su Gesù, Lui è proprio il Figlio di Dio. 

Chi sono gli angeli? La parola stessa ne dà un significato ben preciso: sono portatori di notizie, di annuncio, sono quindi intermediari tra Dio e gli uomini nella nostra storia di salvezza, sono legati strettamente a Dio e ne realizzano i progetti, coinvolgono gli uomini in questa avventura del Regno di Dio. 

Poi la filosofia si sbizzarrisce a vedere che tipo di creature sono: non sono forse visioni solo, non possono essere stati usati da scrittori di cronache per semplificare la comprensione di alcuni fatti inspiegabili? Si possono fare tutte le congetture. Noi come ci ha detto Gesù, e per come hanno servito il piano di salvezza di Dio crediamo a questa loro presenza e soprattutto vogliamo vedere in loro la vicinanza di Dio alla nostra vita, la sua compagnia quotidiana, personalizzata, i messaggeri della sua parola, coloro che ci aiutano a prendere posizione per Gesù. Se c’è un principio del male, come Satana, che sta sotto Dio, ma che nuoce non poco agli uomini, è giusto che ci siano delle creature di Dio, come lo sono gli angeli, che invece lavorano nella vita dell’uomo per aiutarlo a convertirsi sempre di più a Lui, per proteggerne il cammino. Sono forza imbattibile come Michele e speranza per una vita buona, bella e felice per ogni persona.

29 Settembre
+Domenico

Ciascuno di noi è stato scelto e chiamato da Dio alla vita e alla fede  

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 45-51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione.

Ognuno di noi risponde nella vita a una chiamata di Dio, nessuno è a questo mondo a caso. Pensiamo di essere frutto di questo o quel rapporto tra papà e mamma, qualcuno forse è frutto di violenza…altri non erano aspettati e sono nati lo stesso. Intanto siamo sicuri di esserci, ci è cresciuta la consapevolezza che abbiamo una vita da vivere e ne siamo stati subito contenti; poi forse sono arrivati dispiaceri, sfortune o malanni. Noi sappiamo però che  la vita di ciascuno è un dono di Dio fatto a noi personalmente. Siamo stati pensati da Dio. Oggi il vangelo ci pone di fronte alla chiamata di un apostolo e questo ci invita a fare della nostra vita ancora di più una risposta di amore non solo ai nostri genitori, ma soprattutto a Dio. 

Nel raccontare la vita di Gesù l’evangelista Giovanni lo deve presentare  come il Figlio di Dio a gente che non lo conosceva, che lo riteneva una persona insignificante nativa di Nazaret, paesino sconosciuto e mai citato nelle sacre scritture. Gesù si presenta come testimoniato da Giovanni il Battista prima di tutti, e in seguito da tutti gli  apostoli  e da ultimo, proprio da Natanaele. In seguito tutti i vangeli dopo la sua ignominiosa morte si dedicheranno a far conoscere chi era Gesù con tutti i miracoli e la sua vita. Giovanni inizierà subito dopo col   grande segno dell’acqua cambiata in vino a Cana, il paese dove è nato Natanaele e che sicuramene era tra gli invitati a nozze. 

Gesù sa che Natanaele è un ebreo fedele all’AT e sincero; non si comporta come tanti ebrei del suo tempo, molto fedeli alle Scritture, ma imprigionati nei significati dati loro dalle tradizioni, incancreniti nella loro opposizione alla grande novità che è Gesù. Sappiamo come si sono comportati i suoi compaesani di Nazaret che hanno tentato di buttarlo giù dal monte per ammazzarlo. Natanaele vuol pensare con la sua testa; nessun predicatore lo strapperà dalle scritture dell’Antico Testamento, senza un richiamo profondo alle stesse scritture e Gesù gliene suggerisce una: In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figliuol dell’uomo.  

Questa nell’AT era stata una investitura di Giacobbe, con la visione della scala su cui salivano e scendevano gli angeli da Dio a lui, come di un vero rappresentante di Dio per il suo popolo. Ora questi angeli faranno scala su Gesù che è quindi veramente il Figlio di Dio. Gesù quindi conferma a Natanaele, che se lui vive veramente la fede di Israele, la fede degli ebrei, degli scribi, dei leviti non potrà non sfociare sullo stesso Gesù, se  sa presto superare le sue idee a confronto con una nuova parola, quella di Gesù. E così Natanaele ha proprio fatto. Noi oggi siamo invitati da San Bartolomeo ad essere fedeli al vangelo, anche di questi tempi in cui hanno ragione tutti, fuorché quelli che credono in Dio, di fronte a chi usa Dio per promuovere se stesso, di fronte a chi usa il segno di croce o la stessa croce per accreditare il suo pensiero e non quello di Dio, ma soprattutto di fronte a chi ci ritiene inutili come cristiani alla vita del mondo di oggi, alla pace contro la guerra insensata, alla responsabilità di fronte allo  sfruttamento della terra come bene privato, alla ricerca di prospettiva nel progettare la nostra vita dentro una umanità di fratelli e non di nemici. San Bartolomeo ce ne dia la forza, l’intelligenza e la costanza. 

24 Agosto
+Domenico

Io l’ho incontrato e te lo indico

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Audio della riflessione

La nostra esistenza è sempre una continua ridefinizione delle nostre persone, una ricerca di nuovi contatti e nuovi accordi, di contratti, di relazioni affettive, sociali, di lavoro … la famiglia ne è un tessuto continuo, perché ogni persona ha i suoi progetti che deve far convivere e condividere con quelli degli altri …

Le soluzioni delle difficoltà non sono sempre a portata di mano: ti vengono dalla pazienza e dall’esperienza. Qualche volta, se trovi la persona esperta, capace, saggia, che ti dà un consiglio, che ti aiuta a collocare il problema sotto un’altra luce … ti par di rivivere, di riprendere carica … e quando hai trovato una persona che ti ha aiutato a ritrovare coraggio, che ti ha dato forza per uscire dalle tue paranoie, allora lo suggerisci anche ad altri che stanno cercando come te … qualche volta è un amico o un’amica, altre volte è un prete o un religioso.  

Giovanni il Battista aveva trovato in Gesù questa persona straordinaria che offriva gambe ai sogni, che sapeva dare forza interiore alla vita, che era capace di andare oltre le piccole speranze di ogni giorno.

Lui, Giovanni, predicava nel deserto: era riuscito a richiamare la gente in un luogo che ti costringe a staccare la spina, ma la vita non poteva sempre continuare nel deserto … occorreva tornare alla vita di tutti i giorni, come si sta facendo in questo momento alla fine del periodo natalizio.

Non è sufficiente staccare la spina: occorre aver dentro un fuoco, un ideale, una scossa di vita diversa, una forza di cambiamento che soltanto Dio può dare.

Giovanni questa forza l’aveva intuita in Gesù: per Lui stava vivendo, a Lui allora ha orientato senza riserve tutta la gente. Aveva provocato una sete ed era giusto che al momento opportuno ne indicasse la sorgente.  

Ecco – disse – l’agnello di Dio: è lui quella persona che stavamo aspettando, colui che senti già di amare senza aver visto è Lui; è Lui che ti scava nel cuore voglia di bontà, desiderio di vita pulita! Quando ti nasce dentro una nostalgia di bene, è Lui che stai cercando. Quando senti di essere stato una carogna con tua moglie o con tuo marito o con i figli o con i genitori, è il suo perdono che stai cercando, non è solo buona educazione o cortesia.

Va’ più in profondità e troverai Lui: non trattenerti dall’incontrarlo perché non ti va di andare a Messa … Lui ti viene incontro anche prima a darti speranza nuova di vita!

È lui il regalo di Dio all’umanità intera, a te e a me, a tutti gli uomini e le donne che Lui da sempre ama. Non sei più lasciato a te stesso: con Lui, con Gesù, entri nella nuova creazione dei risorti.

È Lui che sconfigge tutte le guerre, anche quelle nucleari, perché le distrugge prima nel cuore degli uomini e delle donne di ogni luogo e di ogni tempo. 

15 Gennaio
+Domenico