Mostraci Signore il tuo volto

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Audio della riflessione.

Il volto di una persona è la firma, il biglietto da visita, la faccia della sua anima che può stabilire una relazione concreta, mettersi in contatto con noi. Quanto è difficile parlare alla gente quando non ne vedi il volto, quando ti sono puntati contro i fari in un teatro e ti sembra di parlare a nessuno e ti aspetti un segno di vita, un urlo, una voce. Già basterebbe sentire la voce, la parola che da come è detta ti permette di sentirti accolto, amato ascoltato. Tutti ricordiamo il volto e la voce della mamma, i volti e le voci dei fratelli, dei figli, degli amici. Con queste voci e questi volti ci portiamo dentro la nostra storia di relazioni, i nostri tentativi di dono o di egoismo.  

Anche Dio ha un volto e tante volte noi vorremmo poterlo scrutare, contemplare, vedere. Mostrami Signore il tuo volto, cantavano gli ebrei; quando vedrò il volto di Dio? verso lacrime giorno e notte mentre dicono a me: dove è il tuo Dio? Il tuo volto io cerco o Signore. Abbiamo bisogno di un volto da interrogare, da capire, cui affidare le nostre tensioni e paure, i nostri fragili pensieri, le nostre piccole conquiste.  

Quando Gesù si scontra con i suoi detrattori, con gli scribi saputi e chiusi nelle loro false sicurezze ha buon gioco a dire: voi non avete visto il suo volto. Voi non lo volete vedere, ve lo volete immaginare come piace a voi, ve lo costruite buono o cattivo a seconda di come vi serve. Voi non ascoltate la sua voce, ve la immaginate accomodante per voi, dura per gli altri. 

Ma quella voce, quel volto sono io. Quel volto che da sempre l’uomo cerca e cercherà per tutta la storia dell’uomo è il mio. È Gesù la voce e il volto di Dio Padre, ce lo ha mostrato durante tutta la sua vita. Dio aveva creato l’uomo a sua immagine e Gesù ha offerto a Dio il suo volto di uomo. Possiamo sempre scandagliare il nostro essere, il mondo in cui viviamo, il mistero del vivere, per trovare tracce di Dio, per sentire la sua voce. Non sarà rintracciabile nel big bang dell’inizio del mondo, potrà essere rincorsa nelle meraviglie del creato, ma avrà come unico insuperabile luogo di ritrovamento le dolci parole e il volto di Gesù, Lui, il Dio che non ci abbandona mai. 

14 Marzo
+Domenico

Gesù chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio  

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Audio della riflessione.

Se c’è un messaggio bello, desiderato, sentito, dolce, capace di sciogliere le nostre durezze e le nostre malizie è proprio quello di Gesù di chiamare Dio con il nome di “padre”. Quante ricerche si sono fatte da parte di ogni cultura, di ogni intelligenza per tentare di dare un volto a Dio. 

Tutti ci facciamo domande su di lui. Esiste? Dove sta? Se c’è, che volto ha? Che cosa pensa di noi? Perché lascia crescere tanto male nel mondo? È stato definito come il motore immobile, come la causa incausata, come la bellezza infinita. Si è tentato di definirlo guardando a noi e dicendo di lui il massimo che si può dire di noi. Fatica sovrumana. Sarebbe come se definissimo un uomo a partire dagli aggettivi che possiamo dire di un filo di erba. Potremmo dire di tutto senza avvicinarci minimamente alla grandezza dell’umanità. Abbondano allora i superlativi: bellissimo, buonissimo, onnipotente; o i termini negativi di ogni nostro limite: non finito, non misurabile. Ne abbiamo attribuiti di aggettivi a lui, di titoli. I musulmani ne ripetono ogni giorno cento. 

A noi Gesù ha detto che Dio è un papà, è padre; non un padre in astratto, tanto per dargli un bell’aggettivo commovente, ma suo padre. È mio padre. Affermazione inaudita, per ogni discorso filosofico su Dio, per ogni ricerca razionale, per ogni correttezza di teoria teologica, ma per noi grandemente consolante. Questo Dio che ha fatto cielo e terra è il padre di Gesù, di questo uomo che passa per le strade della Palestina a condividere con tutti povertà e sete di verità, amore e solidarietà. 

È un salto grande che ci chiede di fare la fede, è una novità assoluta nella mente umana, e giustamente gli scribi accusano Gesù di bestemmia. Per questo cominciano a tessere trame di morte attorno a lui. Gli preparano il processo, la croce e il Calvario. Per questo sarà ancora più grande lo sconcerto, anche razionale, quando verranno a sapere che proprio questo crocifisso è il Dio dei cieli e della terra: scandalo e pazzia per ogni mentalità prima del Vangelo. 

Noi però decidiamo di credere e di farci abbracciare da questo Padre che abita il cielo e vive per tutti sulla nostra terra desolata. 

13 Marzo
+Domenico

Ci nasca in cuore la voglia di ‘vedere’ Gesù  

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,1-16)

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Audio della riflessione.

C’è stato un tempo in cui si leggeva il vangelo come un libro molto bello, commovente, edificante, capace di infondere sentimenti buoni, una sorta di “Cuore”, utile per i bambini e per dare al mondo insegnamenti morali positivi, ma per nulla storico. Quello che accadeva nel vangelo era narrato con molta fantasia e con qualche riferimento essenziale a luoghi conosciutissimi. Il miracolo di quel paralitico che voleva immergersi nella piscina di Siloe e che nessuno aiutava a fare il balzo nell’acqua, era per gli studiosi di questa tendenza proprio un fatto moraleggiante di questi.  

A Gerusalemme non c’era nessuna piscina con portici come si dice nel vangelo. Invece scavi non recentissimi hanno fatto emergere la piscina così come è descritta nel vangelo con cinque portici. Un colpo duro a chi continua a pensare al vangelo come a una favola.  

Il paralitico è lì ad aspettare l’aiuto degli amici, che non ha. Lo incontra Gesù e lo guarisce e gli dice di raccattare il suo lettuccio consunto dagli anni di pazienza e di tornarsene a casa. È un sabato e un uomo che gira per i vicoli della città, vicini al tempio per giunta fa colpo. Come ti permetti di sabato di spostare letti e masserizie? Ai custodi della legge non interessava la sua felicità di poter camminare, saltare, girare da solo, senza la pietà di nessuno dopo aver sofferto 38 anni di immobilità, anchilosato nel corpo e nell’anima. Doveva aspettare il giorno dopo, come sempre aveva aspettato per tutta la vita.  Ancora un precetto che allontana dalla vita. Qualche volta siamo tentati anche noi cristiani di premettere le leggi alle persone, le formalità al bene concreto, le nostre manie di perfezione al dialogo sincere e al dono gratuito. Se faccio questo poi che cosa diranno? E intanto il povero il malato è lasciato solo. 

Invece Gesù lo fa danzare alla nuova vita. Lui parte, non bada a nient’altro, non si preoccupa nemmeno di sapere chi lo ha messo in piedi così. Ci pensano gli scribi a riportarlo alla realtà con il loro bisturi della legge.  Gli nasce allora in cuore la voglia di vedere Gesù; quando lo incontra gli si affida, lo percepisce come la salvezza dal peccato e gli diventa testimone coraggioso. Quello che Dio compie nella vita di ogni uomo è patrimonio di tutti, è squarciare il cielo per illuminare la nostra terra spaesata. 

12 Marzo
+Domenico

Venite a me per avere la vita vera

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (GV 5,31-47)



In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?»

Audio della riflessione

Sentirti dire da chi ti conosce bene, che non sei onesto, non sei corretto, non hai un cuore capace di amare, sei autoreferenziale, ti sei trovato amici che ti adulano e ti nascondono la verità, è una bella batosta. Dovresti farti un serio esame di coscienza, una buona autocritica e invece spesso sei nel massimo della tua superbia e gli occhi ti restano chiusi sulle cose più evidenti della tua vita perché ti fanno male e non hai il coraggio di ammetterlo per cambiare. 
Nel serrato confronto tra i giudei e Gesù avviene proprio questo. Loro sono sicuri di essere nel giusto e decidono continuamente di combattere Gesù, soprattutto quando tenta di smascherare i loro atteggiamenti ideologici. Dove sta la vera vita? Dove sta la salvezza? Che atteggiamento di accoglienza avete nei confronti del mistero di Dio? Quanto siete disposti a darmi fiducia? Potete alzare lo sguardo dai vostri interessi e dalle vostre comode ideologie che vi impediscono di cercar la verità? È un rimprovero, sono domande che il Signore può fare a ciascuno di noi oggi. Ci diamo ragione gli uni gli altri, senza cercare la vera ragione che è Lui. Crediamo di avere in mano la vita e di poterla manipolare, mentre la vera vita è Lui. Abbiamo collocato la nostra salvezza in alcuni nostri principi minimali, ma non ci accorgiamo che la loro fonte e la loro completezza sta in Gesù. 
Giovanni, il Battista ha avuto il coraggio di mandare i suoi discepoli da Gesù per mettersi in dialogo e ricerca con Lui, dopo aver detto loro solo la cruda verità: lui era solo il precursore e un altro doveva venire dopo di lui. Ma a me che sono stato indicato da Giovanni voi fate continua opposizione preconcetta, senza lasciarvi interrogare dalla Parola, dalla buona notizia. Per voi tutto è come sempre, il tempo che viviamo non ha niente di sconvolgente da parte di Dio. Voi non volete venire a me per avere la vita, vi accontentate di imitazioni, di inganni, non siete disposti a darmi fiducia.  
La nostra vita spesso è così: ci lasciamo incantare da tante cose e perdiamo di vista l’essenziale, siamo più disposti a credere al caso che a Dio, a fidarci dei venditori di felicità a buon mercato piuttosto che di Gesù. Lui invece è l’amore, è la vita, è uno squarcio nel cielo per aprirci alla verità in questa nostra terra spaesata.

23 Marzo
+Domenico

Si può essere trasgressivi e sognatori?

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Audio della riflessione

La trasgressività è quell’atteggiamento che soprattutto provi nel sentirti quasi braccato dalla vita, dall’adulto, dagli anziani, dalle strutture, da volerle infrangere per desiderio di libertà, di vita più autentica. È un atteggiamento che spesso non è capito, sotto cui si nascondono anche debolezze e ingenuità, ma va colto nella sua tensione positiva. In questo senso Gesù è un “trasgressivo”, un giovane che non si adatta all’idea di Dio che i benpensanti del tempo imponevano, al tempio come borsa valori, all’uomo come strumento della legge e non soggetto di un dialogo con Dio.  
Gesù ha preso tante decisioni controcorrente, e sono come boccate di ossigeno in una società del politicamente corretto, perché capaci di ridare al vangelo la sua forza dirompente, che spesso nella vita concreta è stata mortificata. Il sogno è parente stretto della trasgressività. Essere giovani, vuol dire essere sognatori 
Il sogno è sinonimo di libertà, di intuizione, di vedere prima e lontano, di tenacia contro ogni avversità o difficoltà, di non adattamento, di superamento della gravità dell’essere, di superamento dei paletti, di speranza, di vocazione, di progetto, la bocca fino alle orecchie dalla meraviglia, l’amore e le sue sorprese. 
Il contrario è razzolare come un pollo, la legge del più forte, la materialità, l’evidenza, la delusione, l’adattamento, una faccia da bulldog, l’isolamento, la solitudine, vivere nel loculo della tua stanza… A Gesù hanno rovinato il sogno che aveva sempre avuto; glielo aveva insegnato sua madre fin da bambino quando stava a raccontargli una storia completamente diversa da quella che vedeva e che le cronache del tempo facevano capire. Da una parte i telegiornali gli facevano vedere Erode che aggiungeva una crudeltà all’altra e dall’altra parte sua madre gli cantava il Magnificat. 
Ha ribaltato, ha mandato a mani vuote ricchi, ha zittito superbi, ha ricolmato gli affamati oltre ogni misura. Mio padre non è quello che voi dite, non sta dietro l’altare a vedere se gli animali che gli offrite sono zoppi, ma vi guarda il cuore. E gli scoppiò dentro questa certezza. Il Regno è qui, è dietro l’angolo, non è come la contestazione del ’68 o del ’77 o dei no global o degli anarchici. È proprio qui, un investimento unico di tutte le forze del creato che mio Padre ha pensato da sempre. Il Padre è disposto a tutto pur di inaugurarlo e io mi ci metto dentro, costi quel che costi. Se volete stare con me dovete lasciare i vostri loculi, i vostri cellulari, i quintali di gel che avete accumulato sulle mensole dei vostri bagni e buttarvi nella vita. Vi sembrerà di fare poco, di essere solo una goccia nell’oceano. Mio Padre fa il Regno con le gocce.  

22 Marzo
+Domenico

Sano, salvato e testimone coraggioso

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,1-16)

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Audio della riflessione

C’è stato un tempo in cui si leggeva il vangelo come un libro molto bello, commovente, edificante, capace di infondere sentimenti buoni, una sorta di “Cuore”, utile per i bambini e per dare al mondo insegnamenti morali positivi, ma per nulla storico. Quello che accadeva nel vangelo era narrato con molta fantasia e con qualche riferimento essenziale a luoghi conosciutissimi. Il miracolo di quel paralitico che voleva immergersi nella piscina di Siloe e che nessuno aiutava a fare il balzo nell’acqua, era per gli studiosi di questa tendenza proprio un fatto moraleggiante di questi.  
A Gerusalemme non c’era nessuna piscina con portici come si dice nel vangelo. Invece scavi non recentissimi hanno fatto emergere la piscina così come è descritta nel vangelo con cinque portici. Un colpo duro a chi continua a pensare al vangelo come a una favola.  
Il paralitico è lì ad aspettare l’aiuto degli amici, che non ha. Lo incontra Gesù e lo guarisce e gli dice di raccattare il suo lettuccio consunto dagli anni di pazienza e di tornarsene a casa. È un sabato e un uomo che gira caricato di una branda per i vicoli della città vicini al tempio per giunta, fa colpo. Come ti permetti di sabato di spostare letti e masserizie? Ai custodi della legge non interessava la sua felicità di poter camminare, saltare, girare da solo, senza la pietà di nessuno dopo aver sofferto 38 anni di immobilità, anchilosato nel corpo e nell’anima. Doveva aspettare il giorno dopo, come sempre aveva aspettato per tutta la vita?!  Ancora un precetto che allontana dalla esistenza concreta. Qualche volta siamo tentati anche noi cristiani di premettere le leggi alle persone, le formalità al bene concreto, le nostre manie di perfezione al dialogo sincero e al dono gratuito. Se faccio questo poi che cosa diranno? E intanto il povero, il malato, il migrante è lasciato solo. 
Invece Gesù lo fa danzare alla nuova vita. Lui parte, non bada a nient’altro, non si preoccupa nemmeno di sapere chi lo ha messo in piedi così. Ci pensano gli scribi a riportarlo alla realtà con il loro bisturi della legge.  Gli nasce allora in cuore la voglia di vedere Gesù; quando lo incontra gli si affida, lo percepisce come la salvezza completa anche dal peccato e gli diventa testimone coraggioso. Quello che Dio compie nella vita di ogni uomo è patrimonio di tutti, è squarciare il cielo per illuminare la nostra terra spaesata. 

21 Marzo
+Domenico

L’attesa distratta dell’umanità

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5, 33-36)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».

Audio della riflessione

Il mondo nel quale viviamo è carico come non mai di problemi: ci stanno crollando anche le certezze nascoste di qualche piccolo gruzzolo che eravamo riusciti a mettere da parte, vengono stanate e distrutte vecchie sicurezze e speranze … dobbiamo tirare la cinghia e ci dicono che dobbiamo spendere per far circolare risorse e danaro, lavoro e futuro .. siamo in un circolo vizioso che ha per centro sempre e solo noi, le nostre abitudini, i nostri sfizi, i nostri privilegi…

Si avvicina Natale e noi siamo tremendamente distratti, un po’ troppo gonfi di noi, talora preoccupati, ma sempre con lo sguardo autocentrato.

Resistono le nostre tradizioni: si avvicina natale e i nostri ragazzi moltiplicano concerti e feste, visite ai presepi e piccole solidarietà. Le luci stanno da tempo indicandoci le strade dei regali e dei consumi … ma noi vogliamo che queste luci indichino anche la strada di un Dio che si fa uomo, che dentro queste nostre belle abitudini si inscriva sempre un’attesa fatta di silenzio e di ascolto, di contemplazione e di sobrietà: le cose non meritano tutto il nostro affanno!

Spesso crediamo che la soluzione dei nostri problemi sia avere i soldi necessari per vivere … prima invece occorre avere un cuore e una mente pulita, una coscienza retta, un amore alla verità assoluto.

Se leggiamo le sacre scritture, se ascoltiamo il Vangelo ci appaiono all’orizzonte personaggi che ci danno indicazioni buone: Giovanni il Battezzatore ci dice che occorre convertirsi, fare una inversione a U nella nostra esistenza; Isaia ci rimprovera di rifugiarci in isole consolatorie anche religiose e di lasciare sole le persone ammalate e sofferenti, ci dice che non basta vivere di tradizioni, ma occorre vivere di azioni altruiste.

All’inizio di questa novena che ci accompagnerà ogni giorno fino alla notte di Natale, si può osare di più: si può scrivere nelle preoccupazioni del comperare la calma dell’essere, la calma del pregare, dell’aspettare, dell’ascoltare quelli che abbiamo vicini e quelli che  vogliamo vicini … dicono i profeti che la nostra salvezza è più vicina ora di quando cominciammo a credere.

E’ vero, soprattutto se la aspettiamo come un dono che viene dal Signore.

Vieni Gesù, ti aspettiamo!

16 Dicembre 2022
+Domenico

Vi garantisco la vita vera

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,38-40) dal Vangelo del giorno (Gv 5, 31-47)

«Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.»

Audio della riflessione

Sentirti dire da chi ti conosce bene che non sei onesto, che non sei corretto, che non hai un cuore capace di amare, che sei “autoreferenziale”, che ti sei trovato amici che ti adulano e ti nascondono la verità … è una bella batosta: dovresti farti un serio esame di coscienza, una buona autocritica … e invece spesso sei nel massimo della tua superbia e gli occhi ti restano chiusi sulle cose più evidenti della tua vita perché ti fanno male e non hai il coraggio di ammetterlo per cambiare.

Nel serrato confronto tra i giudei e Gesù avviene proprio questo: loro sono sicuri di essere nel giusto e decidono continuamente di “combattere” Gesù soprattutto quando tenta di smascherare i loro atteggiamenti ideologici.

“Dove sta la vera vita? Dove sta la salvezza? Che atteggiamento di accoglienza avete nei confronti del mistero di Dio? Quanto siete disposti a darmi fiducia? Potete alzare lo sguardo dai vostri interessi e dalle vostre comode ideologie che vi impediscono di cercare la verità? “.

È un rimprovero … sono domande che il Signore può fare a ciascuno di noi oggi: Ci diamo ragione gli uni gli altri, senza cercare la vera ragione che è Lui; Crediamo di avere in mano la vita e di poterla manipolare, mentre la vera vita è lui. Abbiamo collocato la nostra salvezza in alcuni nostri principi minimali, ma non ci accorgiamo che la loro fonte e la loro completezza sta proprio nel Signore Gesù.

Giovanni ha avuto il coraggio di mandare i suoi discepoli da Gesù per mettersi in dialogo e ricerca con Lui, che ha dato loro solo la cruda verità: “Giovanni era il precursore e un altro doveva venire dopo di lui. Ma a me che sono stato indicato da Giovanni voi fate continua opposizione preconcetta, senza lasciarvi interrogare dalla Parola, dalla Buona notizia. Per voi tutto è come sempre, il tempo che viviamo non ha niente di coinvolgente da parte di Dio!”.

Voi non volete venire a me per avere la vita, vi accontentate di imitazioni, di inganni, non siete disposti a darmi fiducia!”.

La nostra vita spesso è proprio così? Ci lasciamo incantare da tante cose e perdiamo di vista l’essenziale, siamo più disposti a credere al caso che a Dio, a fidarci dei venditori di felicità a buon mercato piuttosto che di Gesù …

Lui invece è l’amore!

Lui è la vita!

Lui è uno squarcio nel cielo per aprirci alla verità in questa nostra terra spaesata.

31 Marzo 2022
+Domenico

Suo Padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,17-18) dal Vangelo del giorno (Gv 5,17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Audio della riflessione

Se c’è un messaggio bello, desiderato, sentito, dolce, capace di sciogliere le nostre durezze e le nostre malizie è proprio quello di Gesù di chiamare Dio con il nome di “padre”. Quante ricerche si sono fatte da parte di ogni cultura, di ogni intelligenza per tentare di dare un volto a Dio.

Tutti ci facciamo domande su di lui. Esiste? Dove sta? Se c’è, che volto ha? Che cosa pensa di noi? Perché lascia crescere tanto male nel mondo? È stato definito come il motore immobile, come la causa incausata, come la bellezza infinita. Si è tentato di definirlo guardando a noi e dicendo di lui il massimo che si può dire di noi. Fatica sovrumana. Sarebbe come se definissimo un uomo a partire dagli aggettivi che possiamo dire di un filo di erba. Potremmo dire di tutto senza avvicinarci minimamente alla grandezza dell’umanità. Abbondano allora i superlativi: bellissimo, buonissimo, onnipotente; o i termini negativi di ogni nostro limite: non finito, non misurabile. Ne abbiamo attribuiti di aggettivi a lui, di titoli. I musulmani ne ripetono ogni giorno cento.

A noi Gesù ha detto che Dio è un papà, è padre; non un padre in astratto, tanto per dargli un bell’aggettivo commovente, ma suo padre. È mio padre. Affermazione inaudita, per ogni discorso filosofico su Dio, per ogni ricerca razionale, per ogni correttezza di teoria teologica, ma per noi grandemente consolante. Questo Dio che ha fatto cielo e terra è il padre di Gesù, di questo uomo che passa per le strade della Palestina a condividere con tutti povertà e sete di verità, amore e solidarietà.

È un salto grande che ci chiede di fare la fede, è una novità assoluta nella mente umana, e giustamente gli scribi accusano Gesù di bestemmia. Per questo cominciano a tessere trame di morte attorno a lui. Gli preparano il processo, la croce e il Calvario. Per questo sarà ancora più grande lo sconcerto, anche razionale, quando verranno a sapere che proprio questo crocifisso è il Dio dei cieli e della terra: scandalo e pazzia per ogni mentalità prima del Vangelo.

Noi però decidiamo di credere e di farci abbracciare da questo Padre che abita il cielo e vive per tutti sulla nostra terra desolata.

30 Marzo 2022
+Domenico

Sano e salvato

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,1-3.5-6) dal Vangelo del giorno (Gv 5,1-3.5-16)

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». 

Audio della riflessione

C’è stato un tempo in cui si leggeva il Vangelo come un libro molto bello, commovente, edificante, capace di infondere sentimenti buoni, una sorta di Cuore, utile per i bambini e per dare al mondo insegnamenti morali positivi, ma per nulla storico: quello che accadeva nel Vangelo era narrato con molta fantasia e con qualche riferimento essenziale a luoghi conosciutissimi.

Il miracolo di quel paralitico che voleva immergersi nella piscina di Siloe e che nessuno aiutava a fare il balzo nell’acqua, era per gli studiosi di questa “tendenza” proprio un fatto moraleggiante di questi.

A Gerusalemme si pensava non ci fosse nessuna piscina con portici … invece scavi non recentissimi hanno fatto emergere la piscina così come è descritta nel Vangelo, con cinque portici … un colpo duro a chi continua a pensare al Vangelo come a una favola.

Il paralitico è lì, è li ad aspettare l’aiuto degli amici, che non ha … lo incontra Gesù e lo guarisce e gli dice di raccattare il suo lettuccio, consunto dagli anni di pazienza, e di tornarsene a casa.

È un sabato e un uomo che gira per i vicoli della città, vicino al tempio per giunta, che si porta pure un letto, fa colpo: “Come ti permetti di spostare letti e masserizie di sabato tu? “. Ai custodi della legge non interessava la sua felicità di poter camminare, saltare, girare da solo, senza la pietà di nessuno dopo aver sofferto trentotto anni di immobilità, anchilosato nel corpo e nell’anima … doveva aspettare il giorno dopo, come sempre aveva aspettato per tutta la vita.

Ancora un precetto che allontana dalla vita!

Qualche volta siamo tentati anche noi cristiani di premettere le leggi alle persone, le formalità al bene concreto, le nostre manie di perfezione al dialogo sincere e al dono gratuito … “Se faccio questo poi che cosa diranno? ” … e intanto il povero, il malato è lasciato solo.

Invece Gesù lo fa danzare alla nuova vita: Lui parte, non bada a nient’altro, non si preoccupa nemmeno di sapere chi lo ha messo in piedi così … ci pensano gli scribi a riportarlo alla realtà con il loro bisturi della legge.

Gli nasce allora in cuore la voglia di vedere Gesù: quando lo incontra gli si affida, lo percepisce come la salvezza dal peccato e gli diventa testimone coraggioso.

Quello che Dio compie, nella vita di ogni persona, è patrimonio di tutti: è squarciare il cielo per illuminare la nostra terra spaesata.

29 Marzo 2022
+Domenico