Tu sei proprio difficile da seguire, a noi piace la nostra vita comoda

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,24-30

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Audio della riflessione.

Tu Gesù non puoi stare nelle nostre città, ci costringeresti a cambiare tutto. Dovremmo cominciare a stimarci di più, dovremmo impostare la nostra vita sociale sui tuoi principi: rispetto dei deboli, mentre invece noi abbiamo proprio bisogno di loro per guadagnarci sopra, accoglienza dei senza dimora che invece noi ammassiamo in stanze asfittiche ricavandoci un buon affitto; mettere al centro i bambini, mentre invece ce ne serviamo per ricattarci tra noi genitori; seguire gli anziani, che noi troviamo troppo ingombranti; celebrarti e lodarti, mentre delle tue feste e delle tue processioni facciamo nostra vanagloria.  

Ci piacerebbe averti qui tra di noi, ma se fai un po’ di miracoli così possiamo invitare allo spettacolo tanti turisti; potresti stare qui con noi se ci aiuti a far quadrare i nostri bilanci; ti staremmo a sentire se non dicessi tutte queste prediche impegnative. Che è questo amate i nemici, oppure questo perdonate le offese ricevute? O porgere l’altra guancia? Che è questo insistere sulla croce che è un supplizio intollerabile che non vorremmo neanche si affacciasse alla nostra fantasia? Che guadagno ne avremmo se dovessimo ascoltare te quando dici di dare anche la vita? 

Lo cacciarono fuori dalla città. Lo faremmo anche noi perché ci siamo adattati al ribasso, abbiamo perso ogni slancio, ogni ideale. Ci piace la nostra vita comoda, stiamo bene nei nostri loculi. Spesso siamo disperati, ma ci adattiamo. Ci stiamo abituando a vivere di rimedi, a cercare di sopravvivere, senza lode e senza infamia. Tu vorresti trascinarci nel tuo regno. Tu ci dici che con te si avverano i sogni di bontà, di giustizia, di pace che ci hai seminato dentro, ma abbiamo provato troppe volte e ci siamo sempre trovati nella nostra miseria. Dovremmo cambiare modo di pensare, dovremmo mettere al centro te, perché tu non ti accontenti del poco o del superfluo, tu vuoi tutto. 

E Gesù li ha guardati, ci guarda tutti, non teme le nostre minacce, soprattutto la nostra superficialità e codardia e non lo fermano né le nostre infedeltà, né la nostra apatia, continua a ripeterci e ad andare, anche da solo, a dire a tutti che Dio non ci abbandona mai.   

04 Marzo
+Domenico

La sofferenza non è mai una maledizione

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,38-44)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. 
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. 
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Audio della riflessione.

Se siamo andati a Lourdes con qualche treno di ammalati o a Fatima, come il papa alla GMG di Lisbona, e abbiamo condiviso con loro un pellegrinaggio di fede e di speranza, abbiamo fatto esperienza del cumulo di sofferenze che abita nella vita dell’uomo. Basterebbe anche solo passare qualche giornata in un ospedale per lasciarci sconvolgere dalla sofferenza umana. Tutti prima o poi passiamo da una sofferenza fisica, da una malattia, da una cura sofferta, da un intervento chirurgico e i pensieri che ci assalgono quando siamo malati sono sempre di grande pessimismo, di paura, di tensione. La malattia, la sofferenza è una prova della vita, è un passaggio che ci fa sperimentare le nostre fragilità, il nostro limite e spesso non lo sappiamo portare. 

Gesù nel suo continuo pellegrinare per le strade della Palestina si curva su questa nostra umanità ferita e le offre un segno del Regno di Dio che sta per instaurare. Dove passa, tutti portano fuori di casa i dolori nascosti, le pene che si tengono nel segreto degli affetti familiari per un senso di pudore. Ma se si ode che si sta facendo concreta una speranza, si esce allo scoperto e la si rincorre costi quel che costi. Gesù non fa il guaritore per meravigliare, ma compie segni per indicare nuove prospettive cui è chiamato l’uomo. Da quando il peccato è entrato nella vita umana, anche il corpo ne è stato colpito. La sofferenza ha iniziato a segnare le persone, le storie degli uomini. Dentro questa storia di sofferenza si inscrive anche Gesù, ma per dire che non è definitiva, che c’è una vita futura bella, nuova, felice, come quella del suo Regno; guarisce, fa camminare, dona la vita, ridà una carne fresca al lebbroso, ricostruisce una possibilità di vita nuova. 

I suoi miracoli sono segni, sono donati per la fiducia che ripongono in Lui, e diventano la certezza che Dio ci vuole bene e che non ci sarà più niente che potrà impedire all’uomo di essere rinnovato dal suo amore. Gesù non gioca con la sofferenza, ma se la carica tutta sulle sue spalle; quei malati, noi malati nel cuore saremo presi in carico da Lui quando sarà issato sulla croce. Per vincere il male dell’uomo non basta la sua bontà cristallina, occorre una esagerazione d’amore, quella della croce. Lì le corsie dei nostri ospedali, i pianti di disperazione per le ingiustizie subite, le nostre cattiverie sono accolte nel suo cuore e noi abbiamo la certezza di avere Gesù sempre come compagno di ogni nostro dolore, come lo era per i malati che incontrava 

Gesù accoglie tutti, guarisce tutti poi si ritira sul monte a pregare. Dice a noi tutti che la forza che lo sostiene, il messaggio che vuol dare è la bontà infinita del Padre, vuole farci capire che abbiamo tutti un Padre che ci ama, che il cielo sopra di noi non è vuoto, ma abitato da un Dio che ci perdona e ci impegna nel suo regno.

06 Settembre
+Domenico

Taci, esci da costui! e uscì da lui senza fargli alcun male

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4, 31-37)

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. 
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Audio della riflessione.

L’uomo non è del tutto libero, è sempre abitato, imprigionato, posseduto dal male. Non si potrebbero interpretare diversamente moltissimi fatti di cronaca, le ingiustizie perpetrate a danno di popoli e poveri, le persecuzioni, i terrorismi e le guerre. L’uomo è devastato dal male è preso dentro da una malvagità che lo supera, è imprigionato nel male come una preda nella ragnatela, più si agita, più si attorciglia e si ingabbia. Gesù si mette di fronte a questo male e ha il potere di vincerlo. E’ Satana e si permette di avere qualcosa da dire, ma Gesù perentorio gli intima, taci esci da costui. Non c’è più spazio per te nella vita dell’uomo. Sei stato vinto, non puoi più fare nessun danno definitivo, perché la vittoria definitiva è la mia croce. Infierisci come vuoi su di me, ma non potrai mai vincere. 

E’ una continua lotta di tutta la vita, di tutta la storia del mondo. Questo male ha tanti volti, ha tutti quelli delle nostre cattiverie, della nostra indifferenza, della noia da cui ci facciamo assalire, della incapacità a perdonarci, del disprezzo della vita. 

E’ la brama di soldi e di potere, è la ribellione alla legge dell’amore è la scarsa resistenza alle tentazioni, alle malie della vita. E’ un male che si solidifica, si organizza in istituzioni e reti maledette, si riproduce con macchine moltiplicatrici di iniquità, soffoca l’uomo, ne disorienta le pur belle aspirazioni che sente di avere dentro di sé. Si insinua nei rapporti di amore e li rende fragili e volubili, si radica nella voglia di vivere e la scambia in sopraffazione. 

Si insinua nella stessa chiesa, nei desideri di religiosità, dovunque. Chi ci libererà da questo corpo di morte, esiste una speranza che ci permette di aspirare a libertà, giustizia, carità? Era la domanda dell’uomo semplice della Palestina, ma è la domanda di ogni uomo che vive nell’attesa di una salvezza. 

E Gesù si presenta con questa autorità indiscussa. Taci. Esci. Queste parole decise e autorevoli vorremmo che dicesse sempre sulle nostre vite, sulle nostre mediocrità, sui nostri adattamenti al male, sulle nostre paure e irretimenti, sulle nostre ingiustizie e i nostri tradimenti dell’amore. La sua autorità sul male è una compagnia di cui non possiamo fare a meno e Lui non ci abbandona mai.

05 Settembre
+Domenico

La vita cristiana non è una liturgia stanca, anche se noi preti a voi cristiani di parrocchie piccole o grandi, ci accontentiamo di dirvi la messa alla domenica

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4, 16-30)

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Audio della riflessione.

La vita è fatta di tante liturgie stanche, di tanti gesti automatizzati che ogni giorno devi fare. Può essere la levata del mattino, ahimè sempre troppo presto; il congedo da quelli di casa, l’arrivo sul posto di lavoro, il caffè e il giornale con gli amici, le pratiche dell’ufficio, le lamentele sul traffico, sui prezzi che salgono.. Oppure anche liturgie più solenni come quelle ufficiali della deposizione di una corona di fiori, di una dichiarazione alla televisione, o di una messa in chiesa. Spesso le portiamo avanti stancamente come la vita, senza slancio, anche se ne vediamo la necessità. Diventano penitenza quotidiana invece di essere caricate di significato vitale. 

Così capita a Gesù, quando di sabato entra nelle sinagoghe dei paesi della Palestina. Gente stanca che prende la Torah, il libro della bibbia, ne legge un pezzo lo fa commentare poi tutti ritornano alla propria vita. Sono così anche le nostre liturgie domenicali: spesso sono più un dovere che un atto di amore. 

Ebbene un giorno Gesù entra in una di queste liturgie scontate e ribalta la vita di chi lo ascolta. Legge il libro di Isaia che prevede per il popolo un futuro diverso e dice perentoriamente: questo futuro oggi è qui con voi, sono io. Io sono stato mandato a dare speranza ai poveri, a dirvi che sta scoppiando la potenza di Dio nel mondo. E’ finito il tempo delle lagne, una nuova presenza di Dio comincia oggi, la speranza comincerà a colorare le vostre vite, i poveri trovano fiducia, i deboli si rinfrancano, i diseredati trovano casa e accoglienza. Io sono qui a garantirvi questo amore invincibile di Dio. Mi credete? 

Lo stupore di chi lo ascolta è grande, erano andati a compiere il solito rito, come noi, e si sono trovati davanti alla verità concreta che quel rito evocava e non ci hanno creduto. Se tu tutti i giorni ti adatti alla vita senza entusiasmo, non t’accorgerai mai del senso che vi è nascosto, dell’amore che vi è inscritto e promesso. Hanno dato per scontato questo loro concittadino. Erano loro i primi a non stimarsi e a non stimare. Avevano chiuso Gesù nei loro schemi paesani e non poteva sicuramente essere la promessa di Dio. Non vorrai che Dio abiti proprio tra noi? Il senso della vita non sarà ancora questo Gesù?! Si ce lo diciamo ancora tutti i giorni. 

Invece Dio abita tra noi, ha il volto del nostro vicino, ha i pensieri di bontà di chi ci dedica la vita, ha la forza di chi ci contrasta nel male. Anche questa è la speranza della nostra vita: poterlo scorgere nella storia di ogni giorno ed essere convinti che Gesù è sempre tra noi. Oggi mi potrete scoprire nella vostra coscienza. 

Abbiamo abbandonato l’uomo di Nazaret e scelto i maghi, siamo tornati a mettere al centro al dea Terra, ci nutriamo si x-file, inventiamo l’esoterico e ci costruiamo un nuovo vitello d’oro da adorare, il suo nasdaq e il mibtel. Le grandi crisi economiche non ci fanno riflettere a sufficienza.

04 Settembre
+Domenico

La fede non è mai una proprietà, ma sempre un dono

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,24-30)

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret]: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Audio della riflessione

Siamo fortunati, dicono i suoi compaesani, siamo diventati famosi. La città di Nazareth è nota dovunque. Non solo, ma abbiamo lo spettacolo garantito. Tutti sapevano che cosa aveva fatto Gesù sulle rive del lago. Glielo invidiarono tutti. Era come aver padre Pio in casa. Chissà quanta gente sarebbe venuta, quanti affari si sarebbero potuti fare. 
Il loro cuore era indurito. Credevano di aver a disposizione uno spettacolo, non una provocazione alla conversione. 
Aveva cercato Gesù di trascinarli nei suoi sogni, chiudendo quei rotoli della Legge e consegnandoli all’inserviente aveva detto: oggi queste cose si avverano, questo sogno di un mondo diverso di un povero che si apre alla speranza, di un sofferente che salta di gioia io sono qui a renderlo esperienza vera. Ci state? Non è questo che loro si aspettano. È un privilegio da godere che si immaginano di poter ottenere, non una conversione, una condivisione, una passione per i suoi ideali. 
E Gesù viene a contatto con il primo rifiuto; comincia a provar ciò che in piccolo forse anche noi talvolta abbiamo sperimentato. Ho parlato, ho dimostrato il massimo di gratuità e di delicatezza, ho cercato con dolcezza di capire… non solo non mi seguono, ma mi fanno pure del male. Allora Gesù come al solito di fronte alla difficoltà non blandisce, non cerca audience, non mitiga va fino in fondo. 
Ricordate Naaman il Siro, ammalato di lebbra? Potente, autosufficiente, offensivo e sprezzante dice: devo bagnarmi in questa fogna di fiume Giordano con tutte le acque termali, le piscine e le acque cristalline di cui posso disporre nella mia patria?! Invece, come tutti i senza Dio, ha ascoltato il profeta e ha avuto in dono la guarigione, è diventato nuovo. Non soltanto gli ha rifatto i moncherini, ma ha reso giovane tutta la sua pelle e il suo corpo 
Ricordate, la vedova presso cui veniva ospitato Elia? era pure straniera! Non era nessuno, non era l’unica che moriva di stenti. Il popolo di Israele viveva ancor più disperato, ma Dio ha salvato lei. Dio non è legato a nessuna pretesa umana; il suo dono è senza ritorno, ma non può andare contro la nostra libertà. 
È così pur ciascuno di noi. È così per le nostre comunità il dono di Dio la fede non è una proprietà, ma sempre un dono; non si può mettere in banca, non è una assicurazione, una polizza; è una continua ricerca, una domanda, una accoglienza, una disponibilità, ma mai autosufficienza. Quando proponi conversione ti devi aspettare accettazione o violenza. 
E Gesù ha la prova di quel che capiterà più tardi. La strada è in salita. È la salita della quaresima che stiamo vivendo con Lui e che vogliamo condividere. Lo vogliono già uccidere. In questo “passando in mezzo a loro, se ne andò”, che dice il vangelo, c’è la grande consapevolezza di Gesù ed è già prefigurata la resurrezione. 

13 Marzo
+Domenico

La notte di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4, 38-44)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

Audio della riflessione

E’ da parecchio tempo che i giovani abitano più volentieri la notte che il giorno. Ce ne eravamo fatti un problema da affrontare alcuni decenni fa, perché ci ha un poco destabilizzati il loro abitare la notte con vivacità, creatività, musica, discoteche, complessi musicali e concerti; purtroppo qualcuno gli ha avvelenato anche la notte con droga e violenza. Abbiamo fatto i compagni di strada anche in queste ore  notturne e abbiamo trovato  in questa notte di Gesù di cui ci parla il vangelo, la decisione e la spinta a dare significato a tutte le notti dell’uomo

Infatti dice il vangelo … sul calar del sole.. viene invaso da una moltitudine di malati e immerso in un mare di sofferenze. Lui che già di giorno era stato con la gente ritiene importante la sera operare miracoli di umana pietà e di divina elevazione  per tutte queste sofferenze. Di giorno lo vediamo lanciato nell’annuncio della sua novità, il vangelo, la buona notizia, a sera completa la sua umanissima fraternità guarendo sofferenze e ridando speranza, di notte si abbevera alla sua grande sorgente, con la dolcissima preghiera al Padre e il mattino dopo dilagherà ancora in altre regioni.

La sua sera e notte ci aiutano a capire che la sera della croce non è il fallimento, ma la pienezza di tutta la sua opera di salvezza che dà gioia; ci aiuta a capire e gustare la notte, perchè  la notte della morte  non è l’annullamento di tutto, ma comunione col Padre, con la sorgente della sua vita che poi dilagherà in un nuovo giorno.

 Il buio della notte è la cornice del diario della sua opera di salvezza, dal calar del sole al sorgere della luce. La notte è simbolo della morte, notte definitiva, tempo da riscattare, anche Gesù lo conoscerà quando il sole si oscurerà il venerdi di Pasqua e tornerà a brillare il mattino dopo il sabato. La sua azione si fa piena proprio al buio ed è in favore di tutti, prendendosi cura di ciascuno. Gesù ci salva dalla nostra notte con la sua notte, ci visita nel nostro male con la sua croce.

La notte è lo spazio della coscienza della verità che ogni uomo si deve dare, è il luogo in cui si fa chiara alla nostra ragione il nostro essere nulla, che è proprio il luogo da cui Dio trae con la sua potenza tutte le cose. Egli ha fatto dal nulla ogni cosa. Anche la creazione squarciò le tenebre, così la risurrezione di Gesù sconfisse definitivamente le tenebre.

Ci deve poter riempire di gioia il sapere che ad ogni calar del sole Gesù si fa luce per i nostri passi,  forza per portare le nostre croci, preghiera al Padre, perché ci guardi sempre come suoi figli all’ iniziare  di ogni giorno.

31 Agosto 2022
+Domenico

Signore Gesù, abbiamo sempre bisogno di te: non ci abbandonare

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc4, 31-37)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Audio della riflessione

Che la nostra  fede abbia bisogno di essere rigenerata per essere disponibile alle domande degli uomini e delle donne di oggi, è una convinzione di cui ci rendiamo conto anche noi della messa feriale o dell’incontro quotidiano con il vangelo. Le giovani generazioni sono altrove: facciamo fatica a dialogare con loro, a renderle sensibili alla voce dello Spirito … noi che bene o male frequentiamo la chiesa ci vogliamo bene, ma non siamo capaci di aiutare noi stessi e la gente a fare una scelta di fede adatta ai tempi in cui viviamo.  Noi preti siamo mangiati dalla vita ordinaria, dal compito pure necessario di offrire i sacramenti, che spesso giungono su un popolo che forse non li accoglie con fede, ma per tradizione

Ma la cosa che ci sorprende, e anche ci scoraggia, è che la società sta sempre di più  facendo a meno  del cristianesimo, di Dio, della fede, del vangelo e il nostro compito deve essere  quello di rendere i nostri paesi, la gente delle nostre parrocchie di nuovo disponibili per esso, come se lo scoprisse daccapo.

Noi siamo convinti che per capire la vita ci vuole molta intelligenza, molta ricerca, molta pazienza, ma soprattutto occorre avere fede. Non è possibile capire la vita se non abbiamo un punto di vista non nostro, ma regalato che ci aiuta a guardare all’esistenza oltre le nostre forze. L’esistenza umana viene da Dio e se viene da Lui è solo Lui che ce ne può dare la chiave. Abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato.

Se poi in questa ricerca, che è fatta di piccole domande, di crisi inaspettate, di momenti di applicazione dell’intelligenza, di momenti di buio, riusciamo a incontrare qualcuno che ha autorevolezza nell’indicarci la via della vita, allora possiamo sperare di trovare la serenità e la fiducia che ci sono necessarie per continuare a svolgere il nostro lavoro, ad accettare quello che la vita ci offre.

Gesù è colui che parla con autorità. Ai suoi tempi la religione era arrivata a un punto di non ritorno. Occorreva tornare a sperare e la speranza non poteva nascere dalla routine, dalla ripetitività come tante volte pensiamo noi, dal rimpiangere i tempi passati, dal sentito dire. Spesso la nostra testimonianza di cristiani per molta gente dà l’impressione di chi inizia un discorso con “mi dicono di dire”, siamo anche tenaci nelle nostre convinzioni.

Sicuramente molto fedeli, ma senza autorità. L’unica autorità cui ci dobbiamo rifare è quella di Gesù. E lo vediamo davanti a un indemoniato, senza usare formule e scongiuri,  spesso di sapore magico, con cui si tentava ai suoi tempi di liberare gli ossessi. Al demonio non dice per favore lascialo in pace, ma esprime un comando perentorio: taci, esci da quest’uomo! Non ammette discussioni e Satana sopraffatto non osa resistere. Anzi i demoni hanno paura. Gesù parlava con autorità, non vendeva speranze a buon mercato, era lui la speranza; non cercava mediazioni, ma offriva soluzioni. Per chi cerca ragioni di vita questa è l’unica strada possibile e noi con Gesù la possiamo percorrere. Parlare con autorità è il parlare della chiesa, perché parla a nome di Dio, è il parlare del presbitero, è il parlare di chi ha fede e crede al vangelo.

Parlare con autorità significa parlare in modo che chi ti ascolta desideri non tanto argomentare, ma incontrare la persona del Maestro e affidarsi a Lui.

30 Agosto 2022
+Domenico

Gesù non è posseduto da nessuno

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,28-30) dal Vangelo del giorno (Lc 4, 24-30)

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

Audio della riflessione

C’è qualcuno che, da come si porta, da come ti guarda, da come ti fissa e ti parla anche solo con i muscoli della faccia, con il suo portamento, con la sua grinta, con i suoi occhi, ti incute rispetto, timore, soggezione, stima …

Così doveva essere Gesù: quando passava, la gente si voltava; quando chiamava, la gente lo seguiva; quando fissava lo sguardo su qualcuno, quello si vedeva letto nel profondo e doveva prendere posizione: così ha guardato Pietro nel pretorio e lo ha fatto scoppiare in pianto, così ha guardato negli occhi il giovane ricco e lo ha costretto a decidersi, così ha fissato a uno a uno gli apostoli e “quelli, lasciate subito le reti, lo seguirono”; così ha strappato dalla cassa il banchiere Matteo, così ha sbalzato dalla pianta il curioso Zaccheo; così ha guardato con dolcezza negli occhi Maria, la sorella di Lazzaro, e l’ha invasa della sua consolazione.

Ma così ha guardato con durezza e con determinazione quei suoi compaesani che credevano di “possederlo” solo perché abitavano nello stesso vicolo, ma non erano disposti a dargli un minimo di fiducia, a cambiare vita, a mettersi dietro a lui come i pescatori del lago: si erano abituati a lui come tanti di noi si abituano alle persone con cui vivono assieme … spesso non siamo più disposti ad ascoltare: ci siamo dedicati la vita l’uno all’altra e a poco a poco non ci si parla più, non ci si stima più, ci si dà per scontati, mentre ogni giorno nuovo si apre in ogni vita una novità.

 Non c’è nessuna routine tra le persone: c’è solo tra le cose, perché le persone sono una continua sorgente di novità, di amore, di intelligenza, di bontà … siamo spesso noi stessi che mortifichiamo la vivacità di chi vive con noi, e poi ci lamentiamo che sono sempre le solite cose, i soliti problemi.

Abbiamo tolto, con la nostra superficialità, la fantasia e la voglia di esprimere se stessi nel profondo, ed è la nostra superficialità che clona le persone e le fissa al passato.

Il passato è nostro, non loro!

E Gesù ha un bel dire che occorre cambiare se chi lo ascolta si sente “superiore”, anzi indispettito, che uno di loro sappia andare oltre all’appiattimento del quotidiano.

A Nazaret è scoppiata la vita, ma la gente l’ha sepolta! Nella nostra comunità cristiana ogni giorno scoppia la vita di Gesù, ma noi siamo pronti a seppellirlo, invece che a farci aprire il cielo per dare luce alle nostre strade sfasate e bloccate.

21 Marzo 2022
+Domenico

Anche nelle tentazioni Dio non ci abbandona mai

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,1-2) dal Vangelo del giorno (Lc 4,1-13)

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.

Audio della riflessione

Proprio perché siamo persone libere ci si presentano sempre davanti delle scelte da fare: non siamo automi, non abbiamo un istinto infallibile che ci costringe a stare da una parte, a fare determinate azioni … e magari sempre quelle … abbiamo una coscienza, una libertà, un discernimento, una capacità di scegliere che è tutta umana, che caratterizza la nostra dignità di persone.

Ci sono periodi della nostra vita in cui ci adattiamo a farci condurre, in cui stiamo comodi nelle indicazioni di comportamento date dall’esterno della nostra vita, ma c’è per ciascuno un tempo in cui vogliamo essere noi quelli che decidono di noi e della nostra esistenza, vogliamo essere noi a dare un colore ai nostri atti, a voler realizzare una meta, a desiderare di dare all’esistenza quella direzione che sentiamo come forza urgente dentro di noi: è il bellissimo gioco della libertà che si muove tra alternative, tra bivi, tra diverse opportunità … in certi luoghi le opportunità sono scarse, in altri sono eccessive, in molti casi non si riescono ad avere gli strumenti per decidere in libertà quale strada scegliere.

Ecco, anche Gesù ha sperimentato la bellezza e la fatica della scelta tra le tante strade e opportunità che si ponevano sul suo cammino per realizzare la missione che aveva accettato di svolgere nel mondo.

Chi manderò io e chi andrà per noi?” si sono chiesti in quel misterioso retroscena trinitario il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo …

“Ecco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontà” è la risposta di Gesù.

Ora è nel deserto, non è solo, ma condotto dallo Spirito: la scelta fatta nell’intimità della vita divina oggi diventa un insieme di passi concreti in mezzo agli uomini, nelle nostre vie contorte, nei meandri delle nostre infedeltà e scorciatoie, nei tentativi di adattamento e di abbassamento degli ideali, pur belli, che Dio ci ha messo in cuore.

È Satana che si fa carico di presentare a Gesù il ventaglio delle scelte sbagliate, i tradimenti camuffati di efficienza e di abilità nel manipolare le coscienze: è il diavolo, il divisore che Gesù incontra nel suo sforzo deciso di riportare l’uomo alla comunione con Dio, all’unità massima della sua vita, è lui, il divisore, continua a seminare divisione.

Ma Gesù vince: ci dimostra che la libertà si può usare bene, che non siamo soli di fronte alle tentazioni della vita, che lui con lo Spirito le ha superate e ha dato alla sua missione la bellezza che da sempre la doveva caratterizzare.

Anche nelle tentazioni Dio non ci abbandona mai: del resto non diciamo nella preghiera che ci ha insegnato Gesù: “non abbandonarci alla tentazione”?

6 Marzo 2022
+Domenico

Proibito guardare in alto

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,21-30)

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Audio della riflessione

Ha senso ancora oggi avere fede? Non è troppo difficile credere? E’ ancora pensabile oggi, con la capacità di introspezione e di analisi della realtà che abbiamo, rimettere la risposta ai più profondi interrogativi della vita nelle mani di una credenza millenaria, ma proprio per questo troppo arretrata per fare da guida all’uomo d’oggi? Non è ora che ci arrangiamo a trovar risposte per la nostra vita, sulla nostra pelle, senza comodamente abdicare?

La religione cristiana, si dice, ha ormai fatto il suo tempo: è servita per tenere a balia una porzione consistente di uomini che però ora sono maggiorenni e possono bastare a se stessi. Se poi apriamo il nostro orizzonte e lo allarghiamo a 360° su tutto il mondo vediamo bene che il cristianesimo deve fare i conti con altre concezioni e religioni che hanno la stessa pretesa di essere “definitive”.

Ma questo Gesù, non è il figlio di Giuseppe? Non è il solito occidentale che crede di essere il centro del mondo? Che cosa può uscire di buono da questa città di Nazareth dove tutti sanno tutto di tutti e dove Gesù, messo alla prova, non riesce ad essere prodigioso, non fa nessun miracolo, o anche solo un imbonitore come altrove si è dimostrato di essere?

E’ la saggezza di qualche uomo come Lui che deve arrestarci nella via delle ricerche, che deve bloccare le scoperte scientifiche, che deve costringere l’umanità in alcuni tabù che bloccano l’intelligenza dell’uomo?

Potrei continuare … la risposta è nell’aria: l’uomo autosufficiente ha abbandonato l’uomo di Nazareth e ha scelto i maghi, è ritornato a mettere al centro Gea, la dea terra, si nutre di x-files, e di misteri, riscopre miracoli e li crede risposte più vere, anziché delle fiction … inventa l’esoterico e alla fine si costruisce un nuovo vitello d’oro che viene controllato col Dow Jones, col Nasdaq in tempo reale.

Un po’ meno tronfi, veramente ci troviamo oggi nel mezzo di questa pandemia che mette in crisi non solo la fede, ma anche le scienze. In cambio diventano degli assoluti e si mettono al centro i pareri, i talk show, le fake news, le ideologie del tutto private e personali, inventate ad arte per confondere.

La consapevolezza che la morte è normalmente nel panorama di ogni vita, la si nasconde sempre di più, e così avviene degli ultimi interrogativi della vita: è proibito, non politicamente corretto guardare oltre.

Invece Gesù si ripropone nella sua disarmante semplicità e pretesa: “Oggi si è adempiuta questa parola che avete udita. Oggi attraverso di me i vostri interrogativi ricevono risposta, oggi ancora nonostante le grandi scoperte, che potevate fare anche prima se non vi foste applicati a costruire armi, se non aveste investito le vostre energie migliori nel farvi del male, avete bisogno di affidarvi a Dio, di guardare a quel Padre che io sono venuto a farvi conoscere”.

Oggi date voce alla vostra coscienza!

30 Gennaio 2022
+Domenico