Aiuta la fede a crescere non un clan, o un partito, ma una comunità

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 19-21)

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
 Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Audio della riflessione.

La famiglia oggi è molto penalizzata, se non disprezzata, ma la tendenza è quella di continuare a crearne imitazioni. C’è qualcosa di impareggiabile nel rapporto parentale tra più persone, di sesso diverso e di età diverse, caratteristiche anche molto distanti, ma con un sentimento e un cumulo di emozioni che cementano le relazioni, le rendono belle, e spesso risolutive di situazioni difficili per alcuni membri, per alcuni periodi (cfr crisi economica, malattie, disgrazie) per molteplici esigenze che insorgono senza averle progettate o previste. 

Anche Gesù aveva una famiglia, anche se molto originale; abitava a Nazaret, vi ci è vissuto per non pochi anni, ne ha avuto una ottima educazione. Ad età matura lascia la famiglia perché nessuno lo ferma nel suo progetto di vita e nella sua missione. Deve annunciare il Regno di Dio e non può non mettere tutto al suo servizio. 

Un giorno però è la famiglia che cerca Gesù. Cafarnao non era troppo distante da Nazaret e di Gesù si sentiva parlare fin troppo, creando di lui una fotografia di persona non troppo calma e forse anche un po’ fuori di testa (è l’evangelista Marco che lo dice). E’ una visita di soccorso, di ricupero, di protezione amorevole; non è che lo vogliono soprattutto vedere, ma portare a casa. Avevano paura perché si esponeva troppo a parlare al popolo creando preoccupazioni per l’occupante romano che temeva sempre sedizioni. 

“Tua madre ed i tuoi fratelli sono fuori e desiderano vederti”. La reazione di Gesù è chiara e Marco ancora più concreto: Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre. La cosa bella è che Gesù allarga la famiglia, a quella che viene creata dalla Parola di Dio e non solo da legami di sangue. Del resto che aveva detto Giovanni all’inizio del suo vangelo? “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di essere figli di Dio e così a tutti quelli che credono nel suo nome”. Nasce una nuova famiglia, una nuova comunione di affetti e sentimenti, legami e progetti, di generosità e di dedizione, di presa in carico e di sostegno. 

Tutti figli dello stesso Padre come lo è la famiglia. Era in atto contestualmente una esagerata appartenenza a clan, a fazioni e Gesù vuole assolutamente che le persone si riuniscano in comunità. Lo esigeva il Regno di Dio che non poteva esistere se non in un clima di famiglia, ma allargata a una comunità, capace di aprirsi alle esigenze del Regno di Dio. Il difetto di chiudersi è vecchio come il cristianesimo. 

Papa Francesco ce la mette tutta per aprirci, per uscire, per allargare il concetto di popolo di Dio a una grande famiglia, a una comunità. E questa ce la dobbiamo sentire regalata da Dio stesso con la sua parola e con la fede.

26 Settembre
+Domenico

Siamo una lampada che fa chiaro a tutti o uno stoppino che fuma?

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 16-18)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Audio della riflessione.

Si fa tanto parlare oggi nelle nostre chiese di apertura missionaria. Siamo convinti di avere delle belle ragioni di vivere e non possiamo tenerle per noi. Non si tratta di fare proselitismo, di aumentare il numero dei cristiani, ma di essere talmente sensibili alla vita di tutti di voler mettere a disposizione di tutti il vangelo. Noi lo abbiamo trovato bello, affascinante, impegnativo, ma possibile per cui facciamo di tutto per offrirlo a tutti. Non diamo per scontato che tutti ormai conoscano il vangelo. Molti infatti quando ne leggono una pagina ne restano scossi. Significa allora che non è così conosciuto, come noi crediamo. Molti non hanno più nessun riferimento alla esperienza ecclesiale e l’hanno abbandonata prima di rendersi conto della sua grandezza e bellezza. 

Se la fede è una luce, allora non la si deve coprire o spegnere, ma portare a tutti. La domanda però importante che non possiamo trascurare è: ma la nostra lucerna è veramente accesa o sta lentamente spegnendosi? La vera rilevanza di ogni testimonianza o di ogni missione è la capacità di essere stati in ascolto. 

Dice il vangelo: Guardate, fate attenzione a come ascoltate. Se non ascoltiamo la Parola di Dio, la nostra testimonianza è portare gli altri qualcosa di non autentico, magari una bella relazione personale, che non guasta mai, un senso di amicizia in questa società piuttosto anonima, ma la fede è qualcosa di più profondo. 

Certo qualcuno può dire: ho già una vita tanto complicata, ci vuole anche questa ora, di preoccuparmi anche di porre gesti di testimonianza. Noi sappiano che quando abbiamo molte cose da fare ce ne sta anche una in più, invece quando nona abbiamo niente da fare, sentiamo ancora più forte la fatica a fare anche solo una cosa che ci viene chiesta. E’ sempre così nella vita: se la vivi con grinta ci sta tutto quello che ti riempie il cuore, ti fai in quattro, non ti rincresce il tempo che impieghi, se vedi qualcuno che ha bisogno non lo lasci solo… se invece la vivi con noia non ci sta mai niente, anche le cose più belle, ti viene tolto anche quel poco che credi di avere, non sei mai felice, ti pesa tutto, vivi di rimpianti, di verbi al passato. 

Invece la vita cristiana è proiettarsi sempre in avanti con speranza e di questa speranza vogliamo sempre vivere.

25 Settembre
+Domenico

Dio è Seminatore generoso e saggio per tutti

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 4-15)

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Audio della riflessione.

Sempre bello sentire parlare di semina, perché è all’origine della bellezza della vita, del mistero di una apparente scomparsa o morte e la sorpresa di una novità che esplode. La piantina, le foglioline, i colori, lo sviluppo spesso anche sorprendente. All’origine ci sta un seminatore, colui che colloca il seme nella terra, nell’humus che gli dà possibilità di scomparire come seme e dare vita alla pianta. Il seminatore presentato da questa parabola non è un tecnico calcolatore di opportunità massime di produzione, non è un contadino incapace, ma sicuramente è un grande ottimista. 

Spera infatti che anche le pietre diventino terra feconda e che dal suolo arido della strada spuntino spighe piene e mature. Sapendo poi che il seme e il seminatore sono la parola e Gesù, significa che destinatari della parola e direttamente di Lui sono tutti: cattivi e buoni, sfaccendati e impegnati “perché Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”. 

E’ un seminatore che non segue criteri di opportunità, di efficienza, di gara, di ostentazione; non deve andare al confronto per la battaglia del grano o per il top della produzione, non ha contratti o imposizioni esterne: si rivolge a tutta la gente che viene a lui da ogni parte. Gli interessano i peccatori, i malati, i nemici più ostinati, i cuori induriti; non fa preferenze con i migliori, dimenticando gli scalognati, come facciamo noi. Rivolge lo sguardo a tutti. Sa di rischiare, ma l’amore suo sfida il fallimento, punta sulla libertà, prevede il rifiuto, ma nessuno lo ferma. 

Questo te lo testimoniano le parti di terreno improduttivo, su cui ha gettato ugualmente il seme, che lasciano intendere la sua buona volontà, la sua fiducia e il suo impegno. Il seminatore Gesù è fiducioso e sostenuto da grande coraggio. Dio non si stanca di attendere la conversione dell’uomo: allo stesso modo ha agito il Cristo e devono agire i suoi inviati. Dopo tanti insuccessi si può arrivare a dei risultati superiori ad ogni attesa. 

La semina allora è l’evangelizzazione, è sempre deludente e insieme consolante, avanza lentamente; occorre pazienza, coraggio, essere come Lui, capaci di saper credere e attendere, non badando a fatiche. Questa figura del seminatore, un poco anche bucolica, perché oggi non si semina più che con potenti trattori, macchine dotate di meccanizzazione automatizzata, è a noi cara. 

La parabola del seminatore è la parabola dell’ottimismo e della speranza di ogni uomo nell’annuncio gioioso di Gesù, parola di salvezza. Fin dall’inizio il seminatore Gesù sa di dividere gli uomini in chi accoglie e chi gli fa guerra, in chi accoglie o in chi rifiuta o distrugge. Ci sarà pure nel grano la zizzania e l’erba cattiva, ma la pazienza del creatore ci dice di stare calmi. Ogni esperienza ha un suo posto nell’amore di Dio e nell’amore degli uomini. La semina e il seminatore invitano tutti a scegliere di fronte a una parità di opportunità che il Signore non farà mancare a nessuno. 

San Pio da Pietrelcina che oggi ricordiamo fu alla grande un seminatore così e ha rivissuto nella sua travagliata esistenza la figura del seminatore, messo in evidenza da Gesù; il seminatore dovrà sempre esprimere il massimo di amore e porterà sempre la sua croce.

23 Settembre
+Domenico

Per Gesù i discepoli e le discepole sono sullo stesso piano

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 1-3)

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Audio della riflessione.

Si fa sempre tanto parlare di femminismo, di maschilismo e sembra che nella chiesa solo perché le donne non possono diventare presbiteri o vescovi, ci sia disprezzo o sottovalutazione della donna. Gesù non è proprio di questo avviso, anche perché già nei suoi percorsi per la Palestina ad annunciare il vangelo è attorniato anche da donne oltre che dal gruppo degli apostoli. L’evangelista Luca è molto attento a mettere in evidenza questa speciale attenzione di Gesù verso le donne, e pone i discepoli e le discepole sullo stesso piano. Ci sono anche i loro nomi: Maria Maddalena, nata nella città di Magdala, detta erroneamente la peccatrice e di cui si è tanto inventato e romanzato, dimenticando che è stata la prima annunciatrice della Risurrezione di Gesù. 

Lui l’ha guarita da sette demoni. Giovanna, moglie di Cusa, procuratore di Erode Antipa, che era governatore della Galilea. Susanna e diverse altre. Di queste si dice che “servono Gesù con i loro beni”. Gesù permette che un gruppo di donne lo “segua” . Alla morte di Gesù Marco informa che c’erano anche alcune donne, che stavano sotto la croce e poi ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salomé, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Di esse si dice che seguivano Gesù, lo servivano e con Lui salirono a Gerusalemme, dove il verbo “ salivano” ha un significato più profondo del fare una strada in salita; è la condivisione del percorso verso il dono supremo di sé di Gesù che vive il salire a Gerusalemme, dove fu crocifisso, dando la vita per l’umanità come l’apice della sua vocazione. 

Altre donne incontrate da Gesù sono: Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, Maria, madre di Giacomo, ed Anna, la profetessa di 84 anni di età. Purtroppo la tradizione ecclesiastica immediatamente seguente ai tempi del vangelo non ha dato sufficiente valore a questo discepolato delle donne con lo stesso peso con cui dà valore alla sequela di Gesù da parte degli uomini, non dico solo degli apostoli. L’importanza di questa relazione di Gesù con le donne è una novità, non solo per la presenza delle donne attorno a Gesù, ma anche e soprattutto per l’atteggiamento di Gesù in rapporto a tutte quelle che incontra nella sua predicazione. Ricordo come la forza liberatrice di Dio, che agisce in Gesù, fa sì che la donna si alzi ed assuma la sua dignità. Gesù è sensibile alla sofferenza della vedova e solidarizza con il suo dolore. 

Il lavoro della donna che prepara il cibo è considerato da Gesù come un segnale del Regno. La vedova tenace e decisa che lotta per i suoi diritti è considerata modello di preghiera e quella vedova povera che butta nel tesoro del tempio tutto il necessario che ha per vivere è modello di dedizione e di dono senza riserve e di umiltà. Nella sua epoca che non prendeva molto in considerazione le donne, Gesù le accoglie e le sceglie come testimoni della sua morte, della sua sepoltura e della risurrezione. Un atteggiamento veramente rivoluzionario e profetico, che noi oggi non possiamo non mettere in risalto, non solo contro i femminicidi che stanno imbarbarendo la nostra convivenza civile, ma anche per tutte le disuguaglianze di diritti che ancora non sono riconosciuti per tutti: uomini e donne.

22 Settembre
+Domenico

Come si può far parte della famiglia di Gesù?

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 19-21)

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: “Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti”. Ma egli rispose loro: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.

Audio della riflessione

Che ognuno di noi sia definito nei tratti essenziali sia fisici che comportamentali dalla propria famiglia è un dato di fatto; che quando assumi incarichi particolari di carattere pubblico si curino anche queste informazioni è altrettanto vero, anche se le famiglie di oggi, sono molto più articolate e componibili e scomponibili. Ai tempi di Gesù il parentado aveva il sapore sia di controllo, che di sostegno e soprattutto di un patto con Dio.

Gesù si sente dire che la madre e i fratelli vogliono vederlo; infatti La gente che lo circondava era sempre molta, tanto che un giorno per metterlo a contatto con un paralitico glielo calarono dal tetto. Marco che racconta con altre parole il fatto, dice che i familiari lo vogliono portare a casa perché è pazzo. Luca per riguardo a Maria sfuma; ma resta il fatto che la predicazione di Gesù è destabilizzante per gli ebrei, va contro le loro tradizioni ataviche, lui annuncia cose che si oppongono alla loro mentalità molto legata alla Legge.

 Gesù coglie dalla gente questa sorta di volontà di farlo stare dentro la tradizione di famiglia e di fronte alla parentela del sangue getta le basi della nuova famiglia del Regno che è venuto a inaugurare, di cui fanno parte coloro che accolgono e vivono la sua Parola. Importanti i due elementi: l’ascolto, essere cioè aperti alla grazia,  ricevendo il dono d’amore che Dio ci fa con il suo Figlio e la sua parola e la necessità di metterla in pratica, perché solo chi la vive l’ha ascoltata pienamente.

Gesù è centrato su questi due elementi: essere cristiano vuol dire vivere nel mistero dell’amore che Dio ci comunica come nuova possibilità di esistenza (questo è il senso profondo della Parola) e nello stesso tempo suppone che il dono della Parola si espanda così da divenire per ciascun cristiano un principio di vita. Dall’amore di Dio dobbiamo arrivare ad essere ponte di amore per gli altri.

Coloro che ascoltano e mettono in pratica la Parola di Gesù diventano la sua famiglia, non sono servi che ricevono qualche gratificazione compassionevole, sono la madre e i fratelli che formano con Gesù un focolare di comunione e di fiducia. La varie barriere che noi di questo mondo ci siamo inventati, tipo: divisioni sociali, politiche e religiose perdono il loro senso.

In Gesù e per mezzo di Gesù tutti gli uomini costituiscono una sola famiglia, diventiamo membra gli uni degli altri. Ecco perché le condizioni dell’ascolto e del mettere in pratica la sua Parola, che è il suo amore, sono necessari.

20 Settembre 2022
+Domenico

Trasmissione Televisiva
Trasmissione Radiofonica

La luce, lo splendore, la pienezza della vita

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 16-18)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Audio della riflessione

Ci sono tre belle esperienze che caratterizzano la nostra esistenza quotidiana: poter contare sempre su una luce che ci permette di vedere, contemplare, godere delle bellezze illuminate; quando qualcosa è ben illuminato è difficile nasconderlo, anzi godi che tutti lo possano vedere; e terzo ci sono delle esperienze che o sono belle piene e complete, in cui ti senti realizzato e sei pure generoso verso gli altri, altrimenti non solo non ti vanno bene, ma ti distruggono anche quello che hai messo assieme con fatica..

Ecco la luce per noi è la verità di Gesù, la sua vita, la sua parola, il suo stile, lo stesso entusiasmo che mette in chi lo ascolta, il vangelo sono una luce impareggiabile che deve assolutamente essere accolta, fatta brillare a tutti, servita dalla nostra testimonianza convinta e fatta risplendere in ogni nostra attività o comunità cristiana.

Se la luce riempie le nostre vite  allora le rende ben visibili; ogni persona può scandagliare in noi la felicità che abbiamo, la gioia dell’incontro con Gesù. Avremo sempre la nostra interiorità, ma sicuramente questa irradia la bellezza della fede in Gesù, è una luce in se stessa e quindi non la possiamo tenere nascosta, anzi va portata a tutti come possibile esperienza.

Il terzo è forse il messaggio più scandaloso.  A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Il messaggio, la luce che porta Gesù  si condensa in un dono gratuito verso i poveri; a colui che non ha è aperta la pienezza del regno di Dio. A colui che confida nella ricchezza invece non resterà che il vuoto, perché confida in qualcosa che non rende felice e capace di far incontrare Dio ed è come se non avesse niente di ciò che conta per la vita eterna. Perché non ha permesso che la Grazia di Dio penetrasse in lui. Il suo avere non è il necessario per vivere che si è costruito con il suo lavoro, ma un idolo a cui ha sacrificati tutto, è il suo dio e resterà niente.

Ci troviamo di fronte al mistero della perdizione definitiva di colui che non è vissuto sul piano della grazia, del rapporto con Dio rifiutato consapevolmente, anche se la sua esistenza è stata ricca sul piano economico, intellettuale, sociale… Sappiamo però che durante la vita Dio non abbandona mai nessuno e continua a chiamare, a farsi sentire, ad abitare nella coscienza di ciascuno, rispettando sempre la libertà della persona.

19 Settembre 2022
+Domenico

Trasmissione Televisiva
Trasmissione Radiofonica

Dio non lo abbiamo inventato noi: lui si è presentato e ci ha parlato

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 4-15)

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Lettura del Vangelo e Video della riflessione

In un mondo come il nostro in cui si tenta in tutti i modi di mettere fuori Dio dalla nostra vita, di relegare il cristianesimo nella insignificanza, di perseguitare e uccidere in tanti luoghi della terra molti cristiani, in cui molti genitori si scoraggiano nel testimoniare ai figli la loro fede, seppure con tutte le incoerenze che si vivono, vogliamo rifarci, come il vangelo ci suggerisce, alla bellezza di un annuncio

Il fatto più sconvolgente che la comunità dei credenti in Cristo professa è che Dio ha parlato agli uomini, che Dio non  si è adattato ai nostri pensieri, alle nostre congetture, alle nostre pur intelligenti e appassionate ricerche intellettuali, filosofiche, scientifiche e si è messo in dialogo con gli uomini. L’uomo l’ha cercato, ma Dio lo ha preceduto,  ha voluto stabilire una relazione personale, non solo, ma  nella pienezza dei tempi dopo aver inventato tutte le forme più belle di dialogo, dopo aver cercato tutte le parole possibili per dirsi agli uomini, alla fine ha detto la parola definitiva, che sta al centro di tutto e che è Gesù Cristo. Questa è la Parola che forma la chiesa, che la configura nella sua essenza, che la fa essere, che è convocazione santa, che è dono di Dio e sposa di Cristo.

Lui prima di tutto è quel seme caduto in terra per la generosità senza misura del seminatore e che per rispettare la nostra libertà si sente soffocare tra le spine o tra le pietre delle nostre vite, nella nostra indifferenza o nella nostra sete vera di ascolto e di accoglienza. E’ Lui che prova i nostri cuori e li vaglia, che stana dalle nostre pigrizie le percentuali del frutto, dandoci un cuore buono e perfetto e la perseveranza.

Per questo la chiesa sempre ritorna alla Parola se vuol rinnovarsi, se vuol ricomprendere a che cosa Dio la chiama e che cosa vuole da Lei per la storia degli uomini. Gesù il Cristo è sempre  al centro della vita della chiesa, Lui come figlio di Dio e come Parola definitiva; per questo le scritture devono essere sempre alla portata di ogni gesto della chiesa, dei suoi riti e sacramenti, delle sue assemblee e liturgie, della vita quotidiana dei fedeli, del loro cammino di crescita spirituale.

Ogni giorno della nostra vita ha bisogno della sua Parola, ogni nostra situazione ha sete dei suoi pensieri, ogni tenebra che ci avvolge, perché spesso non riusciamo a capire che cosa ci capita, invoca la sua luce. Ogni nostro dolore ha desiderio di essere consolato dalla sua parola e ogni nostra speranza attende sempre un seme nuovo di vita, un cielo che possa aprirsi sempre su di noi e sulle nostre fatiche.

La sua parola è abbondante, non ci è misurata, ma è sparsa a piene mani, pur sapendo che molta forza di essa per la nostra indifferenza, cattiveria, opposizione viene sciupata, fatta morire, combattuta pure; ma Dio non demorde, continua a seminare, a aprire il dialogo con i nostri dubbi, le nostre ostilità e le nostre fragili aperture. La sua parola non tornerà a me, dice la bibbia, senza aver provocato ciò per cui l’ho mandata.

17 Settembre 2022
+Domenico

Regno di Dio è essere Amati e perciò capaci di Amare

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 1-3)

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Lettura del Vangelo secondo Luca ed audio della Riflessione

Quante energie nella nostra vita sono lasciate morire nell’inedia più assoluta, quanti giovani buttano il loro tempo non tanto nella ricerca della felicità, che sarebbe già una nobile causa, ma nella noia, nell’adattamento … è spesso perché non c’è nessuno che li va a stanare, che li aiuta a leggere le grandi energie che possiedono, che non si adopera con pazienza a convincere, a non lasciare tranquilli, a tormentarli – oserei dire- per significar quante volte occorre operare delle forzature dell’inerzia esagerata che abita le loro esistenze.

C’è qualcuno che sa far balenare ai loro occhi la bellezza della vita spesa per un ideale?

Tanti lo trovano nello sport, e non li ferma più nessuno … molti purtroppo prendono le scorciatoie, e si fermano alle droghe o al nulla … mi piace immaginare Gesù che setaccia tutto il territorio della sua Palestina per non lasciare nessuno senza la sua parola: La sua intensa vita pubblica è tutta organizzata così! Va con la fretta di chi sente urgente cambiare modo di vivere, mettere forze a disposizione di un progetto nuovo di vita … è come un cercatore di tesori, un intenditore di talenti, che intuisce le grandi potenzialità degli uomini e le vuole stimolare a prendere posizione per il Regno di Dio.

Il suo scopo è dare la notizia esplosiva: il Regno di Dio è presente, è in atto, sta realizzandosi con Lui; il Regno di Dio è pienezza di vita, è presenza di Dio, è comunione con Lui e tra gli uomini … è la sua pace … è un mondo giusto per tutti, una casa “abitabile” offerta gratuitamente da Dio … è la civiltà dell’amore, è vivere un cuor solo e un’anima sola … è stare tra le braccia di Dio, sentirsi accolti da Lui.

Regno di Dio è essere amati e per questo diventare capaci di amare … è sperimentare perdono e donarne a tutti sempre, è Lodare Dio e trovare nella Lode la nostra felicità, è sentirsi dentro un progetto d’amore e condividerlo.

Regno di Dio è attesa costante della sua venuta e aspirazione alla salvezza.

Regno di Dio è ascolto della sua parola e pace dell’anima: è vivere nell’intimità della santissima trinità, è gioire con tutti perché è stata sconfitta la morte, il peccato e l’odio.

Regno di Dio è sentirsi invitati da Dio a partecipare al banchetto della vita Piena.

Questo regno di Dio può ben essere per noi la felicità che cerchiamo: la cerchiamo da sempre, la vogliamo tutti … speriamo prima o poi di incontrarla, sappiamo che ci sono molti che ingannano, ci fanno credere di averla a disposizione ed invece sono stupidi distributori di placebo: qualche volta hai anche abboccato, te ne sei accorto, e hai ricominciato a cercare, a tendere l’orecchio … e di fronte a questa felicità, a questa pienezza di vita che è il Regno di Dio dobbiamo affidarci a Gesù … e fa proposte decise: venite e vedrete … lascia la tua barca, lascia i tuoi bonifici bancari, la tua compagnia che ti “fascia la vita” e buttati nell’avventura del regno.

Gli apostoli lo seguono: stanno con Lui, decidono di “imbarcarsi” in questa avventura, lasciano tutto per godere della Sua amicizia: beati loro che lo hanno visto, toccato, ascoltato, gustato, ma ogni uomo è chiamato a stare con Lui, a stargli in compagnia … il vangelo è stato proprio scritto per noi, che non avendolo visto possiamo cercarlo e deciderci.

Con Gesù ci sono anche alcune donne, fatto molto importante per il tempo di Gesù: le donne allora non erano tenute in grande considerazione, invece Gesù se le associa al compito dell’annuncio.

Maria Maddalena sarà addirittura la prima persona che annuncerà la risurrezione di Gesù: le donne si prendono cura del Signore Gesù!

Il Vangelo dice che alcune di esse sono state “salvate dai Demoni”, proprio perché “perdonate” sapranno perdonare , amate sapranno amare, e nel regno di Dio c’è posto per tutti: è sempre un posto di speranza per una vita nuova.

16 Settembre 2022
+Domenico

Dobbiamo domandarci come ascoltiamo la Parola di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8,16-18)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Audio della riflessione

Papa Francesco ci invita sempre ad uscire, ad andare, annunciare, portare il dono del Vangelo … ne vediamo anche noi la necessità, perché là dove c’è uno che lo ascolta non c’è quasi mai il rifiuto di esso, ma solo e quasi sempre “riserve” su come noi che lo annunciamo, lo viviamo … ecco allora importante che  nel vangelo di Luca, dopo aver detto che non si copre una lampada con un vaso e non la si pone sotto il letto, ma la si deve esporre su un candelabro perchè tutti la possano vedere e gioire della luce, ci pone una domanda, imbarazzante forse, ma necessaria: ma voi ascoltate la Parola di Dio?

La nostra attenzione allora la dobbiamo portare sulla nostra accoglienza: l’accento torna da ciò che dici a chi tu sei e sei nella misura in cui ascolti la Parola con cuore bello e buono.

Mettiamo in atto – quindi – una circolarità tipica del dono, che è fatta da un circuito che si autoalimenta: se è vero che a chi ha sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che crede di avere … più si apre il cuore ad accogliere, più si è colmati.Sia per noi che per gli altri dobbiamo verificare come ascoltiamo noi, che rapporto abbiamo vero con la Parola di Dio, con il Vangelo.

Siamo una lampada accesa come la vuole il Signore?

Chi tu sei diventa una cassa di risonanza a ciò che dici: ci sentiamo anche una grossa responsabilità nell’annuncio, nel donare il vangelo, perché posso anche confondere, smorzare, imbruttire e – Dio non voglia – falsare la bellezza di una parola di Dio che è sempre un canto alla vita.

Se la mia fede è genuina il mio annuncio fa luce; se il mio annuncio fa luce allora la mia fede è genuina è una circolarità impegnativa, ma entusiasmante; ci fa tenere i piedi per terra, ma ci innalza sempre alla bontà di Dio.

Non osiamo assolutamente dire che l’efficacia della Parola dipende dalla nostra vita … l’avremmo già spenta da tempo!

La Parola di Dio è un seme, è efficace per sé!

La nostra controtestimonianza la può rendere non credibile, potremmo rovinare il terreno in cui è seminata. La misericordia di Dio verso ogni creatura ci sopravanza sempre, la sua bontà non si lascia confinare dai nostri difetti, il suo amore non ha confini! noi però dobbiamo essere testimoni credibili come sempre Gesù ci ha insegnato ad essere, per la nostra stessa gioia.

La nostra testimonianza è sempre e solo sacramento di salvezza che decide Gesù di far essere e di tenere in vita per gli altri … e noi questo dobbiamo sempre fare: ascoltare molto, per poter annunciare molto!

20 Settembre 2021
+Domenico

Semina con abbondanza e stana forze dovunque

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8, 4-15)

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Audio della riflessione

Sempre bello sentire parlare di semina, perché è all’origine della bellezza della vita, del mistero di una apparente scomparsa o morte e la sorpresa di una novità che esplode: la piantina, le foglioline, i colori, lo sviluppo … spesso anche sorprendente.

All’origine ci sta un seminatore: colui che colloca il seme nella terra, nell’humus, che gli dà possibilità di scomparire come seme e dare vita alla pianta.

Il seminatore presentato da questa parabola non è un tecnico calcolatore di opportunità massime di produzione, non è un contadino incapace, ma sicuramente è un grande ottimista: spera infatti che anche le pietre diventino terra feconda e che dal suolo arido della strada spuntino spighe piene e mature.

Sapendo poi che il seme  e  il seminatore sono La Parola e Gesù, significa che destinatari della Parola e direttamente di Lui sono tutti: cattivi e buoni, sfaccendati e impegnati “perché Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” dice la Bibbia (1Tm 2,4); è un seminatore che non segue criteri di opportunità, di efficienza, di gara, di ostentazione … non deve andare al confronto per la battaglia del grano o per il top della produzione, non ha contratti o imposizioni esterne: si rivolge a tutta la gente che viene a lui da ogni parte! Gli interessano i peccatori, i malati, i nemici più ostinati, i cuori induriti … non fa preferenze con i migliori, dimenticando gli scalognati, come facciamo noi: rivolge lo sguardo a tutti. Sa di rischiare, ma l’amore suo sfida il fallimento, punta sulla libertà, prevede il rifiuto, ma nessuno lo ferma! Questo te lo testimoniano le parti di terreno improduttivo, su cui ha gettato ugualmente il seme, che lasciano intendere la sua buona volontà, la sua fiducia e il suo impegno.

Il seminatore Gesù è fiducioso e sostenuto da grande coraggio .. e noi cristiani, che siamo gli operai dell’evangelizzazione, dobbiamo continuare ad avere questa fiducia.

La nostra azione, alla fine, sarà premiata! Dio non si stanca di attendere la conversione dell’uomo: allo stesso modo ha agito Gesù e devono agire i suoi inviati. Dopo tanti insuccessi si può arrivare a dei risultati superiori ad ogni attesa!

La semina allora è il dono del Vangelo: è sempre deludente e insieme consolante, avanza lentamente; occorre pazienza, coraggio, essere come Lui, capaci di saper credere e attendere, non badando a fatiche … e questa figura del seminatore, un poco anche bucolica, perché oggi non si semina più che con potenti trattori, macchine dotate di meccanizzazione automatizzata, guidati da computer satellitare, ecco questa figura è a noi cara: la parabola del seminatore è la parabola dell’ottimismo e della speranza di ogni uomo nell’annuncio gioioso di Gesù, parola di salvezza.

Fin dall’inizio il seminatore Gesù sa  di dividere gli uomini in chi accoglie e chi gli fa guerra, in chi accoglie o in chi rifiuta o distrugge … ci sarà pure nel grano la zizzania e l’erba cattiva, ma la pazienza del creatore ci dice di stare calmi.

Ogni esperienza ha un suo posto nell’amore di Dio e nell’amore degli uomini: la semina e il seminatore invitano tutti a scegliere di fronte a una parità di opportunità che il Signore non farà mancare a nessuno.

18 Settembre 2021
+Domenico