Riflessione sul Vangelo del giorno (Mc 10,41-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Il vangelo ci presenta un povero cieco, figlio di Timeo i cui giorni passano lunghi e tristi, la vita si piega a intercettare i passi buoni, i rumori della gente di speranza. Come tanti nostri giorni che passano su orizzonti chiusi senza mai capire dove siamo, verso che cosa andiamo, adattati al ribasso, ripiegati su noi stessi, in un vicolo chiuso, ciechi noi stessi perché non vogliamo o non possiamo vedere al di là del nostro interesse, della nostra passione, del nostro calcolo. Non è neanche una vita in bianco e nero, è solo tutto grigio. Un giorno passa Gesù s’accorge e lo chiama. Un balzo contro ogni prudenza, non gli interessa di sbattere contro un muro o un palo; butta là il mantello: Signore che io torni a vedere. E Gesù: la tua fede ti ha salvato e quello comincia a vedere. Ha voluto con tutto sé stesso quel dono e Gesù non glielo può negare. È balzato prepotentemente in una vita piena.
Potremmo paragonare la nostra vita a quella di questo povero cieco. Per vedere occorrono almeno tre cose: gli occhi buoni, le cose da vedere e la luce. Al cieco ne mancava una, importante: gli occhi. A noi invece che cosa manca? Gli occhi ci sono; belli da morire, collirio, trucco, occhiali, lenti a contatto, sopracciglia finte, piercing, brillantini lì vicino così almeno uno se non mi guarda negli occhi, guarda lì vicino. Le cose da vedere ci sono: bei ragazzi, belle ragazze, opere d’arte, una natura bella, un autunno da favola. La luce c’è. Sempre troppa. Quindi non ci manca niente. Non ho bisogno di Gesù. Grazie non sono cieco non mi interessi. Ma siamo proprio sicuri di vedere bene tutto? Siamo sicuri che abbiamo un orizzonte largo abbastanza da vedere le cose vere della vita? Riusciamo a vedere la strada da fare per diventare persone buone, affidabili, generose?
Vediamo il bene che c’è nelle persone o vediamo solo il male? Abbiamo occhi che ci permettono di capire il cuore dell’amico, di colui che giura sul vangelo che mi ama e vuole le prove per ingannarmi, per vedere se mi imbroglia o no? Sappiamo vedere se c’è amore in chi mi sta accanto?
Spesso purtroppo manca tutto e occhi e cose e luce. Lo Spirito Santo è questa luce, che mi permette di guardare a fondo nella vita, di non stare sulla superficie. Siamo ciechi su queste cose perché ci accecano tutte le stupidate che vogliamo vedere spesso in Internet. Ci è mai capitato di entrare in una stanza dopo che siamo stati al sole? Oppure di parlare da un palco dove ti puntano contro tutti i fari possibili? Non ci si vede niente almeno per un po’.
Ecco di fronte alla vita siamo così. Abbagliati dal niente e non riusciamo a vedere il vero, il bello, quello che conta. Lo Spirito Santo che ci è stato regalato anche in quest’ultima Pentecoste è questa luce, nuova.
Come si fa a ingaggiare questa luce, dove è l’attacco a questo contatore? È il tabernacolo dove c’è sempre il corpo e il sangue di Gesù e l’innesto è la comunione con l’Eucarestia.
30 Maggio
+Domenico