A lezione di vita da un cieco

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Audio della riflessione

Questo cieco è talmente concentrato su ogni piccolo brusio, su ogni tipo di passo che a distanza ti sa dire chi passa. È una vita che sta seduto sulla strada e mendicare.  

Alcuni si fermano a parlare con lui e soprattutto gli dicono che in altri paesi c’è un uomo di nome Gesù, che sa restituire ad ogni uomo la sua dignità; non fa il medico, non è un mago, non fa il prete del tempio, continua a parlare di Dio come nessuno mai ha fatto: non chiede soldi, ma fede; non gli interessano quelli che contano, ma quelli che stanno male e che soffrono.  

E per questo povero cieco, figlio di Timeo i giorni passano lunghi e tristi come tanti nostri giorni che passano su orizzonti chiusi senza mai capire dove siamo, verso che cosa andiamo, adattati al ribasso, ripiegati su noi stessi, in un vicolo chiuso, ciechi noi stessi perché non vogliamo o non possiamo vedere al di là del nostro interesse, della nostra passione, del nostro calcolo. Non è neanche una vita in bianco e nero, è solo tutto grigio. 

Ma all’improvviso sente un movimento strano, un vociare nuovo: è la gente che si lascia scappare sempre più forte il nome di Gesù. Gli scatta una molla dentro, non ce la fa più e si mette a gridare, non lo riesce a calmare nessuno. Lì c’è la luce, lì c’è la vita, lì sta passando lui. Non voglio monete, non ne posso più di questo orizzonte chiuso.  

Gesù s’accorge e lo chiama. Un balzo contro ogni prudenza, non gli interessa di sbattere contro un muro o un palo; butta là il mantello: Signore che io torni a vedere. E Gesù: la tua fede ti ha salvato e quello comincia a vedere. Ha voluto con tutto sé stesso quel dono e Gesù non glielo può negare. È balzato prepotentemente in una vita piena. 

 Noi invece crediamo di vederci, di avere una vista pure furba! Ma siamo proprio sicuri di vedere bene tutto? Siamo sicuri che abbiamo un orizzonte largo abbastanza da vedere le cose vere della vita? Riusciamo a vedere la strada da fare per diventare persone affidabili? Vediamo tutto il bene che c’è nelle persone o vediamo solo il male? Sappiamo vedere se c’è amore in chi mi sta accanto?  

 Il Signore ci ha dato la luce vera e necessaria per vedere bene: Gesù è questa luce, che mi permette di guardare a fondo nella vita, di non stare alla superficie. Siamo ciechi sulle cose belle, importanti e vere perché ci accecano tutte le stupidate che andiamo a cercare in Internet o nei social. Ci è mai capitato di entrare in una stanza dopo essere stati al sole. Non ci si vede niente per un po’. Ecco di fronte alla vita siamo così. Abbagliati dal niente e non riusciamo a vedere il vero, il bello, quello che conta. 

 Gesù è questa luce nuova e noi gli chiediamo di farci vedere sempre il bello della vita. Come si fa a ingaggiare questa luce, dove è l’attacco a questo contatore? Noi siamo da sempre amati da Lui, basta che lo cerchiamo e lo invochiamo con fede come ha fatto questo cieco.  

1 Giugno
+Domenico

Abbiamo lasciato tutto, ci rimani solo Tu, Gesù  

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10,28-31)

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi»
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Audio della riflessione

Ci nasce spesso la domanda: tutto quello che sto facendo, i sacrifici che affronto nella vita quotidiana, l’alzarsi presto al mattino, andare a lavorare, affrontare ogni giorno qualche nuovo dolore, impegno, districare vite che si ingarbugliano, mettere al mondo figli, faticare per farli crescere, non avere un minuto di tempo per me che vantaggio mi porta? ne avrò un qualche bene? Sarò prima o poi felice? C’è davvero di là un paradiso, o è un tipico inganno per non farmi riflettere e tenermi soggiogato da doveri, morale, comportamenti che farei saltare molto volentieri?  

Gesù, noi abbiamo lasciato tutto per venirti dietro. Avevamo un buon lavoro, avevamo una vita decente, anche se un po’ insoddisfacente, avevamo un mestiere, degli affetti. Sei passato tu, ci hai incantati e ti abbiamo seguito; abbiamo fatto tanta strada con te, ci hai scaldato il cuore, abbiamo capito tante cose, ma che ne sarà di noi? C’è qualcosa di più bello e di più grande che raggiungeremo? Questa gioia, che promana dal tuo volto, sarà anche la nostra? 

Che cosa ci si guadagna a essere cristiani? È una domanda giusta? Certo tutti vogliamo sapere che se quello che facciamo ha un valore, porta a dei risultati per i quali vale la pena di sacrificarsi, vogliamo avere certezza di non aver speso la vita invano. 

E Gesù non si tira indietro. Non c’è nessuno che abbia lasciato padre, madre… abbia impostato la sua vita sulla mia parola, abbia fatto della fede l’investimento più grande della vita che non abbia ricevuto in dono la felicità. Incontrerà anche persecuzioni, come le ho dovute affrontare io, ma non vi rendete conto di quanto grande sia la pienezza di vita che vi spetta.  

E, se siamo sinceri, vediamo che i nostri stessi sacrifici, già ora diventano gioie e soddisfazioni. L’aver la coscienza pulita, proprio perché l’onestà ci è costata, è già in sé una felicità. Poter alzarsi tutte le mattine, anche presto per andare a lavorare, ma con la coscienza che non ti rimprovera niente, con la sensazione vera che stai nella bontà di Dio e che non hai mai fatto male a nessuno, è una forza di vita incalcolabile. E Dio, che non ci abbandona mai, non mancherà di essere tutta la nostra felicità 

30 Maggio
+Domenico

Ti abbiamo seguito e siamo sicuri che tu ci riempi la vita

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10, 28-31)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Audio della riflessione

Ci nasce spesso la domanda: tutto quello che sto facendo, i sacrifici che affronto nella vita quotidiana, l’alzarsi presto al mattino, andare a lavorare, affrontare ogni giorno qualche nuovo dolore, impegno … districare vite che si ingarbugliano, mettere al mondo figli, faticare per farli crescere, non avere un minuto di tempo per me che vantaggio mi porta? Ne avrò un qualche bene? Sarò prima o poi felice? C’è davvero di là un paradiso, o è un tipico inganno per non farmi riflettere e tenermi soggiogato da doveri, morale, comportamenti che farei saltare molto volentieri?

Gesù, noi abbiamo lasciato tutto per venirti dietro: avevamo un buon lavoro, avevamo una vita decente, anche se un po’ insoddisfacente, avevamo un mestiere, degli affetti … sei passato tu, ci hai incantati e ti abbiamo seguito; abbiamo fatto tanta strada con te, ci hai scaldato il cuore, abbiamo capito tante cose, ma che ne sarà di noi? C’è qualcosa di più bello e di più grande che raggiungeremo? Questa gioia che promana dal tuo volto, sarà anche la nostra?

Che cosa ci si guadagna a essere cristiani? E’ una domanda giusta? Certo, tutti vogliamo sapere che se quello che facciamo ha un valore, porta a dei risultati per i quali vale la pena di sacrificarsi e vogliamo avere “certezza” di non aver speso la vita invano.

E Gesù non si tira indietro: “Non c’è nessuno che abbia lasciato padre, madre… abbia impostato la sua vita sulla mia parola, abbia  fatto della fede l’investimento più grande della vita che non abbia ricevuto in dono la felicità. Incontrerà anche persecuzioni, come le ho dovute affrontare io, ma non vi rendete conto di quanto grande sia la pienezza di vita che vi aspetta”.

E, se siamo sinceri, vediamo che i nostri stessi sacrifici, già ora diventano gioie e soddisfazioni: l’aver la coscienza pulita, proprio perché l’onestà ci è costata, è già in sé una felicità! Poter alzarsi tutte le mattine, anche presto per andare a lavorare, ma con la coscienza che non ti rimprovera niente, con la sensazione vera che stai nella bontà di Dio e che non hai mai fatto male a nessuno, è una forza di vita incalcolabile! E Dio, che non ci abbandona mai, non mancherà di essere tutta la nostra felicità.

Dovremmo poi essere … capace di lasciare libero Dio di salvare anche i ricchi nella sua misericordia con i suoi processi di grazia, di coinvolgimento di essi e di tutti nei suoi piani di sollievo per i poveri e di riparazione per il male fatto.

Non è che a vita buona corrisponde grande premio, a vita sbagliata corrisponde “negatività”: Il Signore è capace anche di farci cambiare il cuore.

1 Marzo 2022
+Domenico

Giovane, ricco, onesto, ma ingessato

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10, 17-27)

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Audio della riflessione

Ti può capitare talvolta di avere finalmente chiaro in testa che se vai avanti così la felicità non ce l’avrai mai: l’hai inseguita, qualche volta ti è sembrato di averla raggiunta, ma era un altro inganno … allora decidi di farti aiutare da chi se ne intende …hai pur approvato a chiedere a qualche amico che sembra avere successo, ma vi siete trovati tutti e due con una birra in mano seduti di notte sugli scalini di un pub a consolarvi per l’ultimo abbaglio.

Il giovane di cui parlano i Vangeli invece va dalla persona giusta: va da Gesù! Chi più di lui può dirgli il segreto della felicità? Lui è sempre contento, dovunque va riesce a dare speranza, chi lo incontra ritorna cambiato dentro, chi soffre riesce a sorridere, chi cerca presso di lui trova e cambia vita.

“Vado anch’io: non mi bastano più i miei quattro soldi! Ho una vita al di sopra della media, ma quanto a gioia solo più depresso dei pezzenti e dei barboni che corrono dietro a Gesù. Che devo fare per star bene come te? Per appagare questa sete di pienezza che mi sento dentro, per non svegliarmi tutte le mattine con questo buco nell’anima? Sono un ragazzo pulito: non rubo, non mi drogo, c’ho un bel rapporto con papà e mamma, prego pure, non faccio carognate agli amici, non vado a donne… ma sento che mi manca qualcosa. Che cosa mi manca per essere felice?”.

Gesù gli va dritto al cuore: lo guarda fisso negli occhi, gli vuol leggere nell’anima la sincerità di una vera ricerca di felicità … non è il solito studente che i farisei gli mandano per farlo cadere in qualche diatriba legalistica, è un ragazzo sincero: sa quello che chiede … e Gesù, che pure vuol bene anche a un peccatore, a un delinquente, a un’indifferente come noi, a questo giovane dà il suo cuore e alza il tiro: la sua vita ha bisogno di un colpo di reni, come la nostra che spesso si addormenta. E gli spara quella famosa raffica di verbi: va, vendi, regala, vieni e seguimi.

E lui, non ha il coraggio. Ha paura che gli manchi la terra sotto i piedi. Non si vuol staccare da quel che possiede. È schiavo della sua HarleyDavidson, del suo conto in banca, delle sue comodità, di se stesso, aveva in mano la speranza e l’ha buttata, si è abbarbicato al fumo.

Le ricchezze sono un grave ostacolo per entrare nel Regno dei cieli, dice Gesù ai suoi discepoli che si meravigliano, perché è più difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli che un cammello infilarsi nella cruna di un ago.

Allora non c’è scampo?  No! Impossibile agli uomini, ma non a Dio!

Gesù non costringe nessuno a una povertà assoluta, Infatti Pietro era capo di una azienda di pescatori, Lazzaro, Maria, Marta erano persone “agiate” … ma quello che Gesù vuol far capire è che fuori di Dio nulla sia assolutizzato, neppure una cosa così sostanziale come la povertà, perché i farisei avrebbero potuto pensare che bastasse osservare certe regole determinate di povertà  per assicurarsi in automatico la vita eterna.

28 Febbraio 2022
+Domenico

Vogliamo un mondo a misura di bambini

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10, 13-16)

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Audio della riflessione

I bambini sono delicati, i bambini sono indifesi, i bambini sono innocenti e hanno diritto ad essere messi al centro della vita dell’umanità. Purtroppo in questi tempi molti di loro vengono sfruttati, fatti soffrire, maltrattati, arruolati per uccidere e per fare i kamikaze, non rispettati nel loro corpo.

Ricordiamo tutti la netta condanna del papa nei confronti degli ecclesiastici pedofili: è una condanna che dovrebbero avere nel cuore tutti.

Molti bambini vengono venduti o fatti schiavi, uccisi sotto le rappresaglie dei bombardamenti indiscriminati, fatti morire di fame. La grande emergenza alimentare che vede in questi tempi gli aumenti vertiginosi dei prezzi di riso e cereali sta colpendo soprattutto i bambini, che delle volte sono ridotti ad armi per destabilizzare stati e confini.

Gesù sta dalla loro parte, li accoglie, li accarezza, li mette al centro del suo regno: dice molto chiaramente che non si va in cielo se non si vive, non si pensa, non si guarda alla vita come i  bambini. Se non prendiamo da loro esempio, non diamo alla nostra vita la bellezza necessaria per far parte del suo Regno.

“Chi è il più grande nel regno dei cieli?”, si domanderà in un’altra occasione … la risposta è “il bambino”. Non è un discorso romantico o sentimentale, ma è andare al cuore della vita cristiana. Il bambino è il centro e l’esempio del regno, perché non possiede nulla, non conta niente, ogni bambino si affida soltanto a suo papà.

Il Regno di Dio è fatto da gente che si mette con tutta la fiducia possibile nella mani di Dio Padre: si abbandona a lui, fa la sua volontà, si sente  a casa solo tra le sue braccia, sa di avere il lui la forza della vita e ne sperimenta la consolazione.

Gesù stava con i bambini: li prendeva in braccio e li benediceva. Il bambino al tempo di Gesù era ritenuto poco più di niente, non entrava nei pensieri della gente che conta, era secondario alla concezione dello stato e della cosa pubblica, per Gesù invece è il prototipo degli appartenenti al suo Regno.

Ancora, Gesù capovolge il modo di pensare comune.

Anche oggi le città non sono fatte a misura di bambini, le trasmissioni televisive ancor meno. Possiamo far nascere maggior rispetto se tutti imitiamo Gesù, se alziamo lo sguardo a quel cielo da cui Dio Padre non fa mancare il suo sguardo paterno per tutti.

Oggi ancora di più non si generano bambini e perdiamo fiducia nella vita: per la pandemia siamo stati tentati di privarli pure della scuola, anche se oggi ce ne siamo vergognati e siamo corsi ai ripari

26 Febbraio 2022
+Domenico

L’amore tra uomo e donna è per sempre

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10, 1-12)

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Audio della riflessione

E’ sotto gli occhi di tutti il cumulo di sofferenze che molti vivono nella loro vita affettiva: avevi sognato da giovane di poter trovare l’anima gemella, metterti assieme, formare una bella famiglia, sono bastati alcuni anni, tante volte alcuni mesi e tutto si è sfasciato … qualcuno ha cominciato ancora durante il viaggio di nozze, eppure sembrava vero amore, almeno secondo le indicazioni dei talk show, delle televisioni, degli stessi amici. Ma tutti ancora ci si ritrova da soli a dover ricominciare, calcolando di più, certo forse non sempre amando di più. Chi si sposa ormai deve mettere in conto il fallimento: per molti non si tratta di fallimento, ma di un inevitabile cambiamento.

Gesù nel Vangelo è molto preciso: Lui che di solito di fronte alla legge è abbastanza capace di leggervi lo spirito profondo anche oltre la lettera, riguardo al matrimonio, proprio per questa profondità di penetrazione nella legge di Dio ne mette in evidenza l’assolutezza. Di fronte a chi riteneva, come noi oggi, che il matrimonio deve durare fin che è possibile, fino a quando uno dei due decide che l’esperienza si può concludere, dice chiaramente “ci stiamo sbagliando alla grande, all’inizio non era così: i due saranno una carne sola, sicché non sono più due, ma una sola carne. Dunque ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi”.

“Come? con tutti i torti che mi ha fatto, con tutta l’incompatibilità di carattere, con i soprusi, con i dispetti, con la cattiveria”… potremmo continuare a “censire” i motivi per dire che abbiamo ragione, ma quando ci si sposa è Dio che entra in azione, quasi per una nuova creazione, è Lui l’autore di quel dono e se lo custodisce come un bene prezioso.

Forse … non l’abbiamo capito fino in fondo, quando ci si stava preparando a sposarsi: ci si preoccupava di tutto fuorché del vero amore, si stava giocando, non si immaginava che occorreva partire dal grande amore di Dio, prima che dai nostri balbettii per capirne la portata, per trovarne l’ispirazione e la forza. Due che si preparano al matrimonio sono “palpiti del cuore di Dio” che tentano di battere assieme e occorre stare cuore a cuore a Dio per imparare.

Ma non disperiamo: il dolore di un fallimento non è mai una condanna, può diventare la ricerca di una breccia nel cuore di Dio che non manca mai.

25 Febbraio 2022
+Domenico

Non si deve mai tornare come prima, ma sempre meglio

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Audio della riflessione

Ciechi lo siamo un po’ tutti … o perché non vogliamo vedere tante cose o perché siamo superficiali, distratti, autocentrati: con molte persone annaspiamo nel buio, di fronte ai bisogni voltiamo le spalle.

Il cieco che Gesù deve per forza udire, perché urla a più non posso la sua disperazione, è un vero cieco: non vede, ha bisogno di tutti, ha una vita in grigio, studia tutti i piccoli rumori e tutti i passi della gente perché la sua vita dipende in tutto  dal loro accorgersi di lui.

Arriva Gesù, sente un vociare di persone, sente nell’aria la sua presenza benedicente e si mette a gridare nonostante tutti cerchino di farlo tacere … e Gesù lo fa chiamare.

Bellissimo, finalmente, per lui sentirsi dire “coraggio, alzati, ti chiama”. La forza della disperazione che aveva in corpo, la condanna al buio che da sempre lo possedeva riesce a fargli godere un contatto.

Tre verbi dicono la sua gioia, la sua soddisfazione, il suo slancio, la sua speranza, la fine della sua disperazione: gettato via il mantello, balzò in piedi, venne da Gesù.

Avesse anche la nostra vita questo slancio, questa decisione, questo obiettivo, quando il male ci ammorba, quando le tenebre del male ci opprimono, ci condannano al buio! Le nostre sicurezze false le potremmo buttare, i nostri balzi nella vita, quella vera, li potremmo mostrare e finalmente saremmo ai piedi di Gesù.

E Gesù gli ridona la vista. Ma la cosa più bella che chiude la sventura del cieco di Gerico e lo apre a una decisiva avventura nella vita, è che “prese a seguire Gesù”: aveva avuto la vista, era stato guarito, ma aveva anche capito che la sua esistenza non poteva ritornare alla strada dell’accattonaggio che aveva sempre fatto, ma alla strada di Gesù, alla strada della vita che è Gesù! Poteva tornare a viversi la sua vita dopo averla vissuta e persa in tanto buio, poteva cavarsi la voglia di vedere quel che aveva sempre immaginato e sognato nella cecità, ma l’esperienza di Gesù lo ha fatto nascere di nuovo: ha provato non solo a vedere Gesù, ma ad intuire e lasciarsi incantare dal suo sguardo d’amore, dal suo progetto di una nuova impensabile vita.

Questo cieco rappresenta tutti noi: è l’immagine della nostra comunità cristiana, della nostra parrocchia o chiesa! Il miracolo è quello di aprire a tutti noi gli occhi, in modo che possiamo smettere di farci possedere da questa pandemia, da questi nostri continui calcoli di sopravvivenza e lanciarci in un nuovo vivere fatto di fratellanza, di accoglienza, di nuova socialità intrisa di affetti e di amore, di gioia e di capacità di consolare.

Che possiamo vedere finalmente come il cieco guarito, il cammino di Gesù e lo possiamo seguire: vedere significa credere, significa essere salvi, se come il centurione guardando a Gesù Crocifisso che muore sapremo dire veramente costui è il figlio di Dio.

24 Ottobre 2021
+Domenico

Un cielo per volare, non una corte per razzolare

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10, 35-45)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”. Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Audio della riflessione

La pretesa di occupare posti di onore e di dominio, di rilevanza sociale e di controllo sugli altri è una malattia molto comune: ci sono persone che vivono sempre e solo alla ribalta, che in un mondo che da importanza alle immagini, vivono solo di esposizione ai media, che soprattutto hanno un desiderio costante di  primeggiare e di comandare, di imporre le proprie idee sugli altri, di definirne la vita. Oggi i modi per far questo sono tanti: alcuni pacchiani e ben visibili, altri un po’ più defilati, ma non meno efficaci.

C’è da decidere se la vita si realizza al massimo nel farne dono a qualcuno o se invece è una battaglia per vedere chi comanda di più, chi si fa maggiormente i suoi interessi, a danno degli altri.

Quando un uomo si porta la voglia sfrenata di successo e per il successo arriva fino a vendersi anima e corpo, è finito, anche perché per natura il desiderio non ha limiti, mentre il potere di esaudirlo è limitatissimo.

Gesù in nessun momento della sua vita ha ceduto alle vertigini del potere; ha perseguito sempre e solo un ideale, quello del servizio. Dopo la prima moltiplicazione dei pani lo volevano fare re e invece lui si ritirò solo sul monte a pregare, servo di tutti e schiavo di nessuno, servo dei malati, dei peccatori, dei poveri, dei piccoli senza mai chiudersi alle necessità dei fratelli, agisce sempre e solo da servo: è questo lo stile di chi lo vuol seguire.

Gesù davanti a due suoi discepoli che vengono allo scoperto a chiedergli un posto d’onore nel suo famoso regno di cui parla spesso, è molto deciso: alla ricerca di posti d’eccellenza, alla pretesa di avere conquistato ruoli rilevanti, oppone la radicalità di una vita donata al servizio.

A coloro che vogliono sovrastare e asservire, imporsi e comandare dice molto esplicitamente “tra di voi non è così; il criterio del Regno è certamente esattamente il contrario. Nel Regno di Dio il più grande è colui che serve, è colui che si sente solo servo, che sa realizzare la sua vita nell’umiltà, colui che mette la sua esistenza a servizio degli altri, colui che sa ritirarsi e far crescere, che sa vivere una vita da mediano, che offre sempre agli altri la possibilità di crescere, di realizzare i suoi sogni di bontà.”

 Aveva appena parlato loro della croce che l’aspettava, della passione che avrebbe dovuto soffrire per amore e solo per amore, che li avrebbe sconvolti e loro non riescono a capire, non vogliono aprire gli occhi su questa sconvolgente novità: un Dio che si fa debole e si fa crocifiggere per portare salvezza.

Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, soprattutto se si è accecati da visioni di potere non si vede più niente, quando si è autocentrati, si vive da prigionieri.

L’orgoglio è una prigione, non è un cielo per volare, ma una corte per razzolare!

Solo la grazia di Dio ci può aiutare a impegnare tutto noi stessi nel servizio, ad aprire gli occhi sulla verità della nostra vita.

San Giovanni Paolo II lo ha seguito alla lettera: fino a quando ha avuto un po’ di fiato ci ha donato l’insegnamento di Gesù; finché si è potuto muovere ha cercato gente da servire e da promuovere. Servo dei servi, guida sicura, sempre in cerca di un cielo per volare, anche di fronte a imperi e regni che gli volevano dettare legge; come capita a papa Francesco, come ad ogni papa sempre è disposto a servire.

17 Ottobre 2021
+Domenico

Lo amò senza condizioni anche se lo ha lasciato libero

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10,17-30)

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre””. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”.
Pietro allora prese a dirgli: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Gesù gli rispose: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.

Audio della riflessione

Sarà sicuramente capitato a tutti noi di trovarci dentro una intuizione che d’un colpo ti fa chiarezza nella vita: hai continuato a tergiversare, a provare per tentativi, a farti consigliare e nello stesso tempo accantonare sempre anche le più deboli intuizioni, rimandando a tempi migliori.

Finalmente arriva un fatto incontrovertibile cui anche solo dentro di te devi dare una risposta, la mediti, vai da qualche amico che sempre ti scoraggia … e finalmente decidi; così è stato quel giovane che  riesce ad andare da Gesù; va subito dritto al centro: “voglio avere vita piena, voglio una vita alla grande, non mi interessano le mezze misure, non mi adatto al galateo con cui mi state ingessando la vita. Vivo una vita sola e la voglio vivere al massimo. Non mi dire che bisogna tenere i piedi per terra, come mi dice sempre mio papà quando capisce che sto spiccando il volo, che devo cominciare a mettere la testa a posto. Non voglio limiti, non m’interessa se è una vita spericolata o piena di guai, L’ho cantato tante volte, ma mi sono sempre affogato in qualche birra con gli amici. Voglio vivere una vita piena!”

Queste parole, o simili, ma sicuramente questa decisione e questa radicalità ha espresso un giovane a Gesù che passava incontrando, convincendo, guarendo.

La frase del Vangelo «Maestro che devo fare per avere la vita eterna» non traduce per noi oggi questo bisogno di vita piena, anzi la parola vita eterna siamo abituati a sentircela dire solo ai funerali, proprio quando la vita non c’è più e la fede ne vacilla.

Gesù dopo aver scandagliato nel cuore di questo giovane, dopo aver chiarito che si tratta di una domanda grossa, che si può misurare solo con risposte altrettanto decise, lo guarda: uno sguardo che ti denuda, che ti mette di fronte a te stesso. Uno sguardo che fa nascere in Gesù amore tenerissimo: come si fa a non voler bene a un giovane così deciso, che vede così chiaro nella sua vita, che va al nocciolo della questione? Come si fa a rispondere in maniera accomodante o addirittura a ingannare? Come si può trattare da pollo un’aquila, mettere occhiali neri a chi vuole e può guardare il sole.

E Gesù allora gli spara quella raffica di verbi: «Va’, vendi, regala, vieni e seguimi»

E lui? Non va, ma se ne torna indietro: gira i tacchi, non vende, ma si attacca ancora di più; non regala, ma si seppellisce nella tristezza; non ritorna, ma s’allontana; non lo segue, si gira, ma resta tremendamente triste, perché aveva il cuore fasciato da se stesso prima di tutto  e dai soldi.

La ricchezza ti inchioda sempre, ti toglie gli ideali, è comoda, ma toglie sapore alla vita: impossibile avere vita piena da ricchi. Solo Dio  lo può fare compiendo un miracolo. Quello che non è possibile all’uomo è possibile a Dio.

Ho sempre tentato di immaginare come è andata a finire la vita di questo giovane, se per caso ha incrociato dopo qualche anno il triste corteo pilotato che portava Gesù a morire in croce, se s’è sputato addosso o ha ricominciato a tornare sui suoi ideali, finalmente puliti.

C’è quel verbo «guardatolo lo amò»­ che mi ha sempre convinto che l’amore di Gesù ha la forza di arrivare sempre al suo obiettivo, non cade mai a vuoto: è più intenso ancora di quell’ «amico» che ha detto sinceramente quando ha ricevuto il bacio di Giuda.

10 Ottobre 2021
+Domenico

L’amore di Dio e l’amore tra uomo e donna nel matrimonio

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16)

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”. Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Audio della riflessione

L’uomo non separi quel che Dio ha congiunto … ma che c’entra Dio con il nostro amore? Ci siamo conosciuti per caso in una gita, da quando si sono incrociati i nostri occhi, abbiamo cominciato a non star bene se non assieme; ci siamo cercati … a qualcuno davamo fastidio, ma abbiamo continuato lo stesso; le abbiamo inventate tutte per poterci vedere: complicità, sotterfugi, lotte, delusioni, altalene di sentimenti. Questo amore è nostro, ce lo siamo costruiti noi come abbiamo voluto, e non dobbiamo rendere ragione a nessuno di quello che c’è tra noi … e viviamo assieme felici!

Non sospettano i due sposini o i due fidanzatini, che i loro approcci, le loro ansie, il loro cercarsi, aveva alle spalle un grande sguardo d’amore: non sospettano che quando un uomo e una donna si vogliono bene mobilitano direttamente il Creatore, toccano un nervo scoperto che fa aprire il cielo, sbalzano dal letto il buon Dio, perché stanno incarnandolo di nuovo sulla Terra e incastonandolo nel loro amore.

Quando due fidanzati si incontrano Dio non sta nella pelle dalla gioia al vedere che due persone lo stanno rendendo presente sulla Terra, gli stanno facendo il ritratto più vicino al vero: Dio ha creato l’uomo e la donna in comunione d’amore e solo così sono ad immagine sua, non da single, ma nella relazione d’amore.

Quando due sposi si amano rendono sperimentabile agli uomini lo stesso, vero unico amore di Dio: quando due sposi formano una sola carne svelano la presenza di Dio nel mondo!

Quanto siamo distanti dalla piaga del femminicidio che non sembra  diminuire, e che noi vorremmo sparisse del tutto: il luogo più caro a Dio che ne deve sempre far brillare l’amore come è il sacramento del matrimonio, diventa la prigione e lo spazio di una crudeltà inverosimile, dove sembra che la cattiveria non abbia fine e diventi sempre più atroce e impensabile.

L’amore del matrimonio è un amore che non muore, perché ha la forza stessa di Dio: come può Dio essere estraneo all’amore tra un uomo e una donna se è lì che si fa presente, se è lì che le persone realizzano l’amore di Cristo per l’umanità e per la Chiesa. E come Cristo non ha abbandonato né l’umanità né la Chiesa quando lo inchiodavano alla croce, anzi si è offerto per lei, così anche ogni matrimonio stabilito nel Signore deve trovare da parte di ambedue la forza di conservarsi definitivo anche quando è diventato difficile per incompatibilità di carattere, per malattia, per necessità, per strumentalizzazione, per noia….

Per chi crede, Cristo è sempre lì a dare forza, conforto, speranza: chi si impregna, si riempie di questo spirito nei giorni felici, potrà continuare a vivere con questa speranza nelle ore difficili.

Ci dobbiamo forse anche domandare come ci si prepara a decidere di donarsi l’uno all’altra per una vita: per tentativi? Per convivenze improvvisate? Per interessi … di eredità? Per costrizione esterna?

Deve sempre essere per amore e solo per amore, che nella fede si porta dentro l’amore grande di Dio.

Le coppie che vivono pur nelle difficoltà la loro bella vita di coppia e di famiglia devono sentirsi generative di altre belle vite di famiglia.

3 Ottobre 2021
+Domenico