Condannata all’isolamento oltre che alla sofferenza

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5,21-43)

Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Audio della riflessione

C’è un curioso episodio nel Vangelo di Marco: Gesù ha iniziato da poco il suo cammino deciso e travolgente … dove passa crea speranza, scuote le persone dubbiose, trascina chi sa sognare … così chiama i suoi collaboratori, che lasciano, case, campi, mestiere e lo seguono.

La sua visione della vita è affascinante, la sua capacità di leggere le aspirazioni profonde del cuore è sorprendente: ti senti interpretato dalla sua visione della vita … vieni trafitto dai suoi sguardi intensi … ti senti scosso dalle sue invettive, dai progetti, dalla novità delle sue intuizioni e visioni di futuro …

Alla gente non par vero di potersi togliere dal torpore di una vita monotona, dalla stessa cappa di una religiosità ridotta a riti scontati, a ripetitività di formule che lentamente hanno nascosto il volto di Dio.

Ebbene attorno a Gesù si fa calca, né lui fa qualcosa per schivare la gente: si ferma, dialoga, ascolta, alza la voce, richiama, conforta.

C’è pure una donna tra la gente che accorre a lui: è afflitta da una malattia maledetta, perdita di sangue; per questo tipo di malattia la legge è molto dura e categorica: è una situazione di “impurità” e deve assolutamente evitare ogni contatto umano.

Per la donna è una situazione invivibile: ha fatto di tutto per uscirne, per ricuperare salute e soprattutto possibilità di vivere una vita normale nella società, nel mondo delle relazioni umane … ha speso tutti i suoi soldi. Niente! Condannata all’isolamento oltre che alla sofferenza!

Ma quando sente parlare di Gesù, di questo regno, di un Dio che non ha creato la morte, che non gode per la rovina dei viventi, che ha creato tutto per l’esistenza e che ha fatto in modo che tutte le creature del mondo siano portatrici di senso e di salvezza, si fa un suo progetto: «con questa malattia la legge mi imprigiona e non mi permette di toccare nessuno, ma questo Gesù è la salvezza! Lo devo toccare, non oso parlargli, non sono all’altezza di una richiesta, ma non è giusta la prigione in cui sono chiusa: mi basta toccare la sua veste e il suo mantello».

E quel tocco la guarisce!

Gesù, che non sta facendo servizi davanti alle telecamere, ma che sta incontrando la grande sete di un Dio vero, si accorge e le dice che non è avvenuto niente di “magico” in lei: la chiama “figlia” annullando ogni distanza.

Quel che è avvenuto è dovuto al coraggio della sua fede.

30 Giugno 2024
+Domenico

Gesù prendici per mano, ci è sfuggita la vita

Riflessione sul Vangelo del giorno (Mc 5,21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Audio della riflessione

Le mani che Dio ci ha dato sono per aiutare, per lavorare, per chiamare, per gestire la nostra corporeità, ma soprattutto per stringere quelle degli altri e per accettare il loro aiuto. Se cadi in acqua, dice un vecchio guru, non puoi uscirne con le tue mani, stringendotele attorno ai fianchi per tirarti fuori, ma hai bisogno che qualcuno ti prenda per mano e ti tiri fuori.

Molte volte Gesù prende per mano le persone che incontra: prende per mano il cieco di Betsaida e lo conduce fuori, prende per mano i bambini, che vuole lascino liberi di stare con lui, prende per mano una ragazza dodicenne, distesa cadavere, pronta per la sepoltura nel dolore disperato di una madre: la prese per mano e le disse: ragazza, alzati. La stretta di mano di Gesù non è mai un rito convenzionale, ma la chiamata a vivere

La mano potente di Gesù è la salvezza dell’umanità. Lui ci prende per mano, lui sa far passare la forza della vita nel corpo di quella ragazza tramite la sua mano. Anche noi abbiamo bisogno che Gesù ci prenda per mano,  che ci faccia passare dalle nostre morti quotidiane alla vita, che solo lui ci può donare.

Era tornata alla vita, ma aveva ancora il pallore della morte e Gesù stesso dice alla mamma di darle da mangiare. Le dona la vita, la possibilità di gestirla e di condurla, di farla crescere e di continuarla e ha bisogno prima di tutto di cibo per riprendere a vivere

Questo fatto crea scalpore nella gente, il rischio, che lo scambino per un guaritore e che non ne vedano invece l’intenzione profonda di guarire l’anima, sempre si annida sul suo cammino. Per questo spesso si ritira in disparte a pregare. Vuole ritrovare la dolce intimità con Dio Padre, vuol scrivere nei suoi occhi il suo amore e la sua fiducia.

Ma l’insegnamento di Gesù non si ferma qui; se fa risorgere è perché ci decidiamo per la vera fede, perché teniamo alto lo sguardo su ciò che avverrà, quando tutti lo piangeranno cadavere e solo alcuni pochi crederanno e lo vedranno risorto.

Il capo della sinagoga, che era papà di questa ragazzina, avrà lodato Dio anche per questo dono, immeritato, ma dolcemente orientato. Gesù compie spesso segni e prodigi; sono tutti annuncio di quello che sta avvenendo, cioè che Dio inaugura il suo regno che è vita e pace e sta sempre con noi.

30 Gennaio
+Domenico

Gesù rimette la persona nella pienezza della sua dignità

Riflessione sul Vangelo del giorno (Mc 5,1-20)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Audio della riflessione

Non sempre siamo uomini e donne che camminano diritte in piedi nella nostra grande dignità, spesso siamo mezze cartucce, rantoli di umanità, cattivi dentro e fuori di noi, incapaci di stimarci e di stimare e amare.

C’è nel vangelo la figura di un indemoniato. La descrizione di quest’uomo si concentra nel suo isolamento, nella sua dimora fra le tombe e i monti. E’ una persona incontenibile che non ha più niente di umano, vagava fra le tombe e non aveva rapporti umani con nessuno. Gesù lo accosta, ingaggia con il demone una battaglia senza sconti e alla fine del racconto vediamo lo stesso uomo seduto, vestito e sano di mente.

La guarigione si conclude con l’invito a tornare nella propria casa, cioè nel reinserimento di sé come persona nella pienezza della sua dignità nella casa, nella famiglia e fra i suoi. Non solo ma Gesù, come suo ultimo comando gli dice di andare e annunciare che cosa gli ha fatto la misericordia di Dio. Forse il comando per noi era un poco azzardato, visto il comportamento che aveva qualche minuto prima; ma questo dimostra che l’uomo guarito da Cristo vive bene tutte le relazioni, quella con se stesso, infatti è seduto e vestito; quella con gli altri, infatti torna a casa e quella con Dio, infatti diventa annunciatore della sua misericordia.

Questa è l’umanità di un cristiano: una persona che vive e si esprime in queste tre relazioni fondamentali; l’idea di uomo reintegrato nella sua dignità è quella di una persona in pieno equilibrio, non è sbilanciato. Non deve pensare a Dio e dimenticarsi degli altri, come pure vorrebbe fare chiedendo di salire sulla barca con Cristo, ma deve recuperare la relazione con i suoi; nemmeno deve solo ritornare a essere una persona socialmente a posto, deve anche essere missionario. La relazione con se stesso è quella che più di ogni altra è recuperata, non solo perché ha ritrovato il senno e si lava e si veste, ma anche perché si scopre come un prodigio di Dio.

Una persona è tutto ciò che la fa definire tale; soccorrerla è rimetterla in condizione di essere quella che è chiamata ad essere, come sanno bene quelli che si impegnano per il recupero delle persone, che, per vari motivi, hanno perso qualcuna o tutte queste relazioni. E’ un racconto di vita che ci fa scoprire tutto questo, non è un insieme di teorie, di elucubrazioni, di affermazioni di principio.

Proprio perché è un racconto è riproducibile, permette di vedere se per caso non ci siano anche nella nostra vita persone che possono somigliare a quell’indemoniato, permette di riflettere che un uomo si recupera alla vita se si recupera alla relazione. Soprattutto consente di scoprire un fatto su cui non si riflette mai sufficientemente e cioè che per Gesù l’uomo vale molto. Gesù nel suo cammino incontra ogni tipo di umanità, e non ha una visione irreale della condizione umana, nelle parabole dipinge ogni tipo di persona, non solo esempi positivi, ma spesso negativi; nemmeno una negatività inconsapevole, ma una negatività scelta.

29 Gennaio
+Domenico

Gesù, dove passa, crea speranza e gioia di vivere

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (MC 5,21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Audio della riflessione

Ci sarà mai nella vita una persona che ti dà serenità, pace, voglia di bene? Saremo sempre destinati a sopravvivere, a campare di rimedi, anche se economicamente possiamo star bene? Non mi sento mai autosufficiente. Ho bisogno di aria fresca, di panorami ampi! E se fosse proprio Gesù questa persona?! Guardiamo una volta almeno come si presenta Gesù nei vangeli. Lui ha un suo cammino deciso e travolgente. Dove passa crea speranza, scuote le persone dubbiose, trascina chi sa sognare. Così chiama i suoi collaboratori, che lasciano, case, campi, barche, mestiere e lo seguono. La sua visione della vita è affascinante, la sua capacità di leggere le aspirazioni profonde del cuore è sorprendente.

Ti senti interpretato dalla sua visione della vita, vieni trafitto dai suoi sguardi intensi, ti senti scosso dalle sue invettive, dai progetti, dalla novità delle sue intuizioni e visioni di futuro. Alla gente non par vero di potersi togliere dal torpore di una vita monotona, dalla stessa cappa di una religiosità ridotta a riti scontati, a ripetitività di formule che lentamente hanno nascosto il volto di Dio.

Ebbene attorno a Gesù si fa calca, né lui fa qualcosa per schivare la gente. Si ferma, dialoga, ascolta, alza la voce, richiama, conforta. C’è pure una donna tra la gente che accorre a lui: è afflitta da una maledetta malattia: perdita di sangue.

Per questo tipo di malattia la legge è molto dura e categorica: è una situazione di impurità e deve assolutamente evitare ogni contatto umano. Per la donna è una situazione invivibile. Ha fatto di tutto per uscirne, per ricuperare salute e soprattutto possibilità di vivere una vita normale nella società, nel mondo delle relazioni umane: ha speso tutti i suoi soldi. Niente! Condannata all’isolamento oltre che alla sofferenza.

Ma quando sente parlare di Gesù, di questo regno, di un Dio che non ha creato la morte, che non gode per la rovina dei viventi, che ha creato tutto per l’esistenza e che ha fatto in modo che tutte le creature del mondo siano portatrici di senso e di salvezza, si fa un suo progetto: «con questa malattia la legge mi imprigiona e non mi permette di toccare nessuno: ma questo Gesù è la salvezza: lo devo toccare, non oso parlargli, non sono all’altezza di una richiesta, ma non è giusta la prigione in cui sono chiusa: mi basta toccare la sua veste, il suo mantello».

E quel tocco la guarisce: Gesù, che non sta facendo servizi davanti alle telecamere, ma che sta incontrando la grande sete di un Dio vero, si accorge e le dice che non è avvenuto niente di magico in lei: la chiama “figlia” annullando ogni distanza. Quel che è avvenuto è dovuto al coraggio della sua fede.

Celebriamo oggi san Giovanni Bosco, ricordiamo da qui la decisa collocazione  nella massima fedeltà al papa che sempre insegnerà e sempre vivrà. Tanto che sono numerosissimi i colloqui suoi con Pio IX  e i papi e altrettanto cordiale e libero il ricorso dei pontefici all’opera di san Giovanni Bosco; non ultimo, l’affidamento del completamento della basilica del Sacro Cuore di Gesù, di Via Marsala, di lato alla stazione Termini di Roma, che stentava ad essere terminata per l’annessione di Roma al regno d’Italia. La posa della prima pietra l’aveva fatta il beato Pio IX nel 1870 e lui la concluse.

31 Gennaio
+Domenico

È assurdo aver paura di Cristo perché scaccia i demoni.

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5,1-20)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione –  gli rispose –  perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Audio della riflessione

Non occorre fare troppi ragionamenti per dire che esiste il male nel mondo. Il male molto volte siamo noi con le nostre meschinità volute e programmate, spesso però è anche qualcosa di sovrumano, è il demonio. È facile vedere il demonio dappertutto, immaginarcelo ad ogni debolezza della vita, ma è pur vero che c’è un divisore, un personaggio, un angelo decaduto ci dirà la bibbia, che tormenta la nostra esistenza e ci vuol portare al male. Gesù nel vangelo ha fatto i conti con questo principe della divisione, della falsità, dell’odio e ha dimostrato la sua grandezza liberando la gente dalla sua possessione. Però i cittadini Gerasèni, che  avevano visto Gesù con potenza scacciare una legione di demoni e calmare due indemoniati pericolosi, hanno avuto paura di Gesù, come spesso tanti uomini hanno paura di Lui.

 Chi è questo Gesù che sconvolge la natura e la vita? Che potere ha se i demoni gli obbediscono? Che cosa può provocare in  noi che stiamo tutto sommato bene dove siamo, senza lode e senza infamia? Perché esporci al rischio di vederci la vita trasformata. Aver paura di Gesù è un sentimento più diffuso di quanto pensiamo e capace di venire a galla alla nostra coscienza nelle forme più impensate. Ben lo sapeva san Giovanni Paolo II, quando appena affacciato sulla Piazza di San Pietro alla sua elezione, gridava: non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo.

Purtroppo, abbiamo paura di Cristo. Hanno paura i potenti perché Gesù mina alla radice il male nel quale si sono cullati, abbiamo paura di Gesù, perché vuole da noi dono, amore e non egoismo e interesse; abbiamo paura di Gesù perché ci chiama a deciderci per il vangelo, perché ci fa proposte impegnative, perché se seguiamo la sua strada ci porta alla croce, perché non ci lascia in nessuna depressione e acquiescenza al male. Gesù ci vuole decisi e generosi, purtroppo invece il male che sta in noi ci vuole insipidi e autocentrati. Abbiamo paura noi come i Gerasèni quando non vogliamo mai sentire parlare di demoni, ne neghiamo l’esistenza, li riteniamo una favola per spaventare i bambini e non crediamo al vangelo, che è una potente battaglia contro il demonio.

I dittatori sanno che la fede in Gesù non permetterà loro di stare sicuri al potere soprattutto se è un potere che distrugge anziché servire. A mano a mano che nella persona crescono le convinzioni, si affina l’intelligenza, si purificano le intenzioni, si scoprono le qualità che Dio ci ha dato si scatena la sua luce, il suo ardore, la sua visione di vita, il suo Regno. I cristiani sono i rivoluzionari di Dio, non sono rivoluzionari della violenza o della guerra. Sanno farsi ammazzare per la fede, per questo sono imbattibili, non temono le difficoltà, sanno scavare come una goccia per portare alla luce la sorgente della vita.

Forse nessuno ha più paura dei cristiani, perché non dicono niente a nessuno. Vuol dire che abbiamo annacquato il cristianesimo. Questa è la prima arma che si usa per vincere la paura dei cristiani e purtroppo spesso è un’arma letale per tanti tiepidi e indifferenti. Lui invece ci aiuta a guardare al cielo e a vedervi la pienezza della sua presenza per la vita della nostra terra. Vale la pena non di aver paura dei cristiani, ma dei demoni di cui sono schiavi tanti uomini e donne.

30 Gennaio
+Domenico

Non oso parlargli, mi basta toccargli il mantello

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5, 21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Audio della riflessione

Guardando un po’ ai nostri riti stanchi, alla flebile partecipazione alla vita della comunità cristiana anche alla domenica, soprattutto se fa freddo e si vuole stare vicino alla stufa, oggi vorrei farmi con voi alcune domande: che cosa dice la nostra fede alla gente di oggi? La pandemia ha creato indebolimento della nostra fede? Della pratica, sicuramente sì! Siamo privati dello stare assieme anche tra amici, le mascherine oltre che ad affannarci nel respiro ci nascondono gli sguardi, mortificano la nostra comunicazione … ma- qualcuno dice – la fede è su un altro piano. Ci sono persone che si concentrano in sè, non guardano nessuno e stanno ad aspettare. Certo la fede non ha bisogno delle piazze per dire la sua profondità. Però ci dobbiamo domandare se siamo capaci di far capire che la nostra fede è qualcosa di grande e non una abitudine forzata. Ci manca sicuramente la fede di Gesù.

E ci aiuta a dare risposta a questo un curioso episodio nel vangelo di Marco: Gesù ha iniziato da poco il suo cammino deciso e travolgente … dove passa crea speranza, scuote le persone dubbiose, trascina chi sa sognare … così chiama i suoi collaboratori, che lasciano, case, campi, mestiere e lo seguono. La sua visione della vita è affascinante, la sua capacità di leggere le aspirazioni profonde del cuore è sorprendente. Ti senti interpretato dalla sua visione della vita, vieni trafitto dai suoi sguardi intensi, ti senti scosso dalle sue invettive, dai progetti, dalla novità delle sue intuizioni e visioni di futuro.

Alla gente non par vero di potersi togliere dal torpore di una vita monotona, dalla stessa cappa di una religiosità ridotta a riti scontati, a ripetitività di formule che lentamente hanno nascosto il volto di Dio. Siamo capaci noi cristiani di avere visioni di futuro o vendiamo anche noi adattamenti? Abbiamo in cuore progetti di vita bella, felice, semplice, ma vera … oppure siamo senza progetti? Ci lasciamo provocare dalle situazioni della vita o abbiamo già sepolto la fede nelle abitudini, pur buone, ma non più sufficienti oggi, né per noi, né per tutti?

Ebbene attorno a Gesù si fa calca, né lui fa qualcosa per schivare la gente: si ferma, dialoga, ascolta, alza la voce, richiama, conforta … e c’è pure una donna tra la gente che accorre a lui: è afflitta da  una malattia maledetta, perdita di sangue; per questo tipo di malattia la legge è molto dura e categorica: è una situazione di “impurità” e deve assolutamente evitare ogni contatto umano. Per la donna è una situazione invivibile: ha fatto di tutto per uscirne, per ricuperare salute e soprattutto possibilità di vivere una vita normale nella società, nel mondo delle relazioni umane … ha speso tutti i suoi soldi: niente! Condannata all’isolamento oltre che alla sofferenza … ma quando sente parlare di Gesù, di questo regno, di un Dio che non ha creato la morte, che non gode per la rovina dei viventi, che ha creato tutto per l’esistenza e che ha fatto in modo che tutte le creature del mondo siano portatrici di senso e di salvezza, si fa un suo progetto: «con questa malattia la legge mi imprigiona e non mi permette di toccare nessuno, ma questo Gesù è la salvezza! Lo devo toccare, non oso parlargli, non sono all’altezza di una richiesta, ma non è giusta la prigione in cui sono chiusa: mi basta toccare la sua veste, il suo mantello» … e la donna, al solo tocco, guarì!

Se lo toccassimo così come questa donna, noi, il popolo nuovo della Alleanza, potremmo affrontare meglio tutte le nostre contraddizioni e soprattutto potremmo essere di grande aiuto a chi è ammalato, che Gesù è sempre la salvezza per tutti.

1 Febbraio 2022
+Domenico

C’è un male più grande di noi, ma sicuramente non di Gesù 

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5, 1-20)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Audio della riflessione

Non occorre andare troppo lontano per capire che siamo “posseduti” dal male e che ci occorre una grande forza per uscirne: il male molto volte siamo noi con le nostre meschinità volute e programmate … spesso però è anche qualcosa di sovrumano, è il demonio.

E’ fin troppo facile vedere il demonio dappertutto, immaginarcelo ad ogni debolezza della vita, ma è pur vero che c’è un divisore, un personaggio – un angelo decaduto ci dirà la Bibbia – che tormenta la nostra esistenza e ci istiga al male.

Gesù nel Vangelo ha fatto i conti con questo principe della divisione,  della falsità, dell’odio e ha dimostrato la sua grandezza liberando la gente dalla sua possessione. Un giorno si trova sul lago e vede circolare tra le tombe un poveraccio, legato dal demonio e tenuto in una tomba ancora più mortale … è una figura di uomo violento, è indomabile, non è tenuto calmo da nessuno, urla, grida la sua prigionia con la pazzia e percosse di pietre; si fa del male e fa del male a tutti, ha una forza sovrumana.

Qualcuno di noi forse ha potuto sperimentare quanta cattiveria si può costringere nel corpo di un uomo posseduto dal demonio … ebbene, Gesù lo snida, segno che lo vuole individuare personalmente non in modo generico, e ne domanda il nome, lo caccia con un perentorio “esci, spirito immondo da quest’uomo” … e quella belva che l’uomo si dimostrava sotto queste catene del demonio si ritrova seduto sul ciglio della strada, tutto tranquillo e sereno, fatto nuovo dalla liberazione di Gesù. 

Lui, Gesù, non è nuovo a questi fatti: lui calma la tempesta, lui ammansisce quelli che stanno lapidando la donna peccatrice, Lui con gli occhi ferma i compaesani che lo vogliono precipitare dalla rupe; Lui è la salvezza, Lui è ancora e sempre la nostra speranza.

Sicuramente qui siamo qui in terra pagana: l’allevamento di porci per i pagani è un grosso guadagno, che perdono, perché abitati dal demonio annegano nel lago. Da qui anche la volontà della gente che Gesù si allontani da quella regione.

Gesù è il nostro vero difensore da ogni possessione demoniaca, il vero liberatore di ogni uomo da tutto ciò che ci può separare da Cristo, dalla pienezza della sua vita.

Al desiderio dell’indemoniato guarito di stare con Gesù, il Signore risponde inviandolo in missione: egli è diventato apostolo perché è in grado di raccontare ciò che il Signore gli ha fatto.

Il Vangelo è la buona notizia di quanto Gesù ha fatto per noi: l’evangelizzazione non è tanto un’esposizione di dottrina o di idee, ma un racconto di fatti, una narrazione di quanto il Signore ha operato per noi.

Abbiamo bisogno anche nel nostro mondo di oggi di testimoniare che la comunione con Gesù ci rende forti contro ogni male!

Oggi non possiamo oggi dimenticare che la chiesa fa la festa di san Giovanni Bosco, una figura di grande santità e capacità formativa nei confronti delle giovani generazioni: la sua famiglia salesiana porta avanti ancora la sua testimonianza, le sue scelte di stare dalla parte dei giovani … e mentre ne ringraziamo Dio chiediamo che estenda l’intercessione e la protezione di san Giovanni per tutti i bisogni e la sete di vita piena delle giovani generazioni, che anch’esse purtroppo sono falcidiate da questa pandemia.

31 Gennaio 2022
+Domenico

E’ assurdo aver paura di Cristo perché scaccia i demoni

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5, 1-20)

Audio della riflessione

Non occorre fare troppi ragionamenti per dire che esiste il male nel mondo. Il male molto volte siamo noi con le nostre meschinità volute e programmate, spesso però è anche qualcosa di sovrumano, è il demonio. E’ facile vedere il demonio dappertutto, immaginarcelo ad ogni debolezza della vita, ma è pur vero che c’è un divisore, un personaggio, un angelo decaduto, ci dirà la bibbia, che tormenta la nostra esistenza e ci vuol portare al male. Gesù nel vangelo ha fatto i conti con questo principe della divisione, della falsità, dell’odio e ha dimostrato la sua grandezza liberando la gente dalla sua possessione. Però i cittadini gadareni, che  avevano visto Gesù con potenza scacciare una legione di demoni e calmare due indemoniati pericolosi, hanno avuto paura di Gesù, come spesso tanti uomini hanno paura di Lui Chi è questo Gesù che sconvolge la natura e la vita? Che potere ha se i demoni gli obbediscono? Che cosa può provocare in  noi che stiamo tutto sommato bene dove siamo, senza lode e senza infamia? Perché esporci al rischio di vederci la vita trasformata. Aver paura di Gesù è un sentimento più diffuso di quanto pensiamo e capace di venire a galla alla nostra coscienza nelle forme più impensate. Ben lo sapeva san Giovanni Paolo II, quando appena affacciato sulla Piazza di San Pietro alla sua elezione, gridava: non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo.

Purtroppo abbiamo paura di Cristo. Hanno paura i potenti perché Gesù mina alla radice il male nel quale si sono cullati, abbiamo paura di Gesù, perché vuole da noi dono, amore e non egoismo e interesse; abbiamo paura di Gesù perché ci chiama a deciderci per il vangelo, perché ci fa proposte impegnative, perché se seguiamo la sua strada ci porta alla croce, perché non ci lascia in nessuna depressione e acquiescenza al male. Gesù ci vuole decisi e generosi, purtroppo invece il male che sta in noi ci vuole insipidi e autocentrati. Abbiamo paura noi come i gadareni quando non vogliamo mai sentire parlare di demoni, ne neghiamo l’esistenza, li riteniamo una favola per spaventare i bambini e non crediamo al vangelo, che è una potente battaglia contro il demonio.

I dittatori sanno che la fede in Gesù non permetterà loro di stare sicuri al potere soprattutto se è un potere che distrugge anziché servire. A mano a mano che nella persona crescono le convinzioni, si affina l’intelligenza, si purificano le intenzioni, si scoprono le qualità che Dio ci ha dato si scatena la sua luce, il suo ardore, la sua visione di vita, il suo Regno. I cristiani sono i rivoluzionari di Dio, non sono rivoluzionari della violenza o della guerra. Sanno farsi ammazzare per la fede, per questo sono imbattibili, non temono le difficoltà, sanno scavare come continua a fare una goccia senza mai esaurirsi per portare alla luce la sorgente della vita.

Forse nessuno ha più paura dei cristiani, perchè non dicono niente a nessuno. Vuol dire che abbiamo annacquato il cristianesimo. Questa è la prima arma che si usa per vincere la paura dei cristiani e purtroppo spesso è un’arma letale per tanti tiepidi e indifferenti. Lui invece ci aiuta a guardare al cielo e a vedervi la pienezza della sua presenza per la vita della nostra terra. Vale la pena non di aver paura dei cristiani, ma dei demoni di cui sono schiavi tanti uomini e donne.

30 Giugno 2021
+Domenico

Non oso parlargli, mi basta toccargli il mantello

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5, 21-43)

Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi ha toccato le mie vesti?”. I suoi discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?””. Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!”. E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: “Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”. E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Audio della riflessione

Guardando un po’ ai nostri riti stanchi, alla flebile partecipazione alla vita della comunità cristiana anche alla domenica, soprattutto se è d’estate e si vuole un po’ di fresco, oggi vorrei farmi con voi alcune domande: Che cosa dice la nostra fede alla gente di oggi? La possiamo accostare all’euforia di qualche finale di campionato di calcio? Può reggere il confronto con qualche concerto di cantante famoso e idolatrato dai teenager, ora che forse ci si può ancora mettere assieme … o anche solo con una promozione di vendite al supermercato?

Non sto in confusione perché i giovani non gireranno con le bandiere sulle automobili alla festa di san Pietro o dell’Assunta a metà estate, la fede è su un altro piano e non ha bisogno delle piazze per dire la sua profondità … però ci dobbiamo domandare se siamo capaci di far capire che la nostra fede è qualcosa di grande e non una abitudine forzata.

Ci manca sicuramente la fede di Gesù!

Ci aiuta a dare risposta a questo un curioso episodio nel Vangelo di Marco …

Gesù ha iniziato da poco il suo cammino deciso e travolgente: dove passa crea speranza, scuote le persone dubbiose, trascina chi sa sognare … così chiama i suoi collaboratori, che lasciano, case, campi, mestiere e lo seguono!

La sua visione della vita è affascinante, la sua capacità di leggere le aspirazioni profonde del cuore è sorprendente: ti senti interpretato dalla sua visione di mondo, di vita, di gioia, vieni trafitto dai suoi sguardi intensi, ti senti scosso dalle sue invettive, dai progetti, dalla novità delle sue intuizioni e visioni di futuro.

Alla gente non par vero di potersi togliere dal torpore di una vita monotona, dalla stessa “cappa” di una religiosità ridotta a riti scontati, a ripetitività di formule che lentamente hanno nascosto il volto di Dio.

Ma Siamo capaci noi cristiani di avere visioni di futuro, o vendiamo anche noi adattamenti? Abbiamo in cuore progetti di vita bella, felice, semplice, ma vera … oppure siamo senza progetti. Ci lasciamo provocare dalle situazioni della vita o abbiamo già sepolto la fede nelle abitudini, pur buone, ma non più sufficienti oggi, né per noi, né per tutti?

Ebbene, attorno a Gesù si fa calca, né lui fa qualcosa per schivare la gente: si ferma, dialoga, ascolta, alza la voce, richiama, conforta … c’è pure una donna tra la gente che accorre a lui: è afflitta da  una malattia maledetta: perdita di sangue.

Per questo tipo di malattia la legge è molto dura e categorica: è una situazione di “impurità” e deve assolutamente evitare ogni contatto umano.

Per la donna è una situazione invivibile: ha fatto di tutto per uscirne, per ricuperare salute e soprattutto possibilità di vivere una vita normale nella società, nel mondo delle relazioni umane … ha speso tutti i suoi soldi con medici e medicine: Niente! Condannata all’isolamento oltre che alla sofferenza.

Ma quando sente parlare di Gesù, di questo regno, di un Dio che non ha creato la morte, che non gode per la rovina dei viventi, che ha creato tutto per l’esistenza e che ha fatto in modo che tutte le creature del mondo siano portatrici di senso e di salvezza, allora si fa un progetto suo: «con questa malattia la legge mi imprigiona e non mi permette di toccare nessuno, ma questo Gesù è la salvezza: lo devo toccare; non oso parlargli, non sono all’altezza di una richiesta, ma non è giusta la prigione in cui sono chiusa: mi basta toccare la sua veste, il suo mantello», e quel tocco la guarisce:

Gesù, che non sta facendo servizi davanti alle telecamere, ma che sta incontrando la grande sete di un Dio vero, si accorge e le dice che non è avvenuto niente di magico in lei: la chiama “figlia”, annullando ogni distanza.

Quel che è avvenuto è dovuto al coraggio della sua fede.

Con la nostra fede semplice, senza sbandieramenti, possiamo rendere migliore il mondo e i nostri stessi amici. Siamo ciascuno di noi credenti, anche se peccatori, pentiti e penitenti, quel lembo del mantello di Gesù che l’uomo di oggi vorrebbe toccare per avere un contatto con il Dio di Gesù Cristo.

27 Giugno 2021
+Domenico

Il male nella vita del mondo e dell’umanità

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 5, 1-20)

Audio della riflessione

Siamo tuti colpiti da quanta cattiveria, malvagità, terrore e pervasività del male c’è nella nostra vita: andiamo sempre alla ricerca prima di tutto di una difesa, di una coscienza che ci aiuti a difenderci dal male perché porta sempre sofferenza, distruzione, discordia, disperazione … e la nostra esperienza di fede che ci dice?

Gesù come si pone di fronte al male, alla cattiveria che si sviluppa nell’umanità? Nella sua vita di nazareno, di uomo tra gli uomini, si incontra con tanti mali che ci sono nel mondo: quando si sposta per la Palestina, si leva un tam tam tra i disperati, i malati, i poveri e gli impoveriti, i paralizzati e i ciechi, gli stessi ricchi oppressori che dubitano della bontà delle loro ricchezze, che hanno accumulato rubando … ma un’altra categoria di persone sono gli “indemoniati” e un giorno, in una zona di gente non legata alla religione ebraica – pagana si diceva allora – si incontra con un indemoniato, descritto come un energumeno, indomabile, frequentatore di cimiteri, che urlava continuamente e si percuoteva con le pietre.

Come tutti gli indemoniati che incontrerà Gesù, anche questo lo riconosce come figlio di Dio e lo supplica di non tormentarlo … Gesù lo vuol far tacere.

Chi ha pratica di queste realtà – qualcosa un vescovo sicuramente conosce – sa che la persona è “spossessata” dalla presenza del demonio, che parla in lei, lo possiede in tutti i sensi, togliendogli libertà, coscienza di sé, capacità di controllo … e Gesù immediatamente gli ordina: “Esci spirito immondo da quest’uomo”: non parla con questo abitante di Gerasa, ma con chi possiede la sua povera umanità!

Gesù gli chiede anche il nome, altro elemento che qualifica la potenza di Gesù, perchè conoscere il nome per la cultura del tempo  era molto più di un passaporto o di una carta di identità o di una casella giudiziaria, che sono i nostri elementi di controllo, ma era un potere sulla realtà nominata: il demonio, che si di dichiara “legione”, cioè un insieme di demoni, e viene vinto e tutti cacciati fuori da quell’umanità, da quel geraseno, in un branco di porci.

Fuga della gente, impressionata dalla potenza di Gesù e l’indemoniato, ritornato nella sua identità, che gli era stata violentata, tranquillo, ben vestito e dialogante, tanto che vuol restare con Gesù.

Il demonio esiste davvero! La forza di Gesù che abita in ogni cristiano lo può vincere!

Non dobbiamo però pensare che chi si comporta male, il malvagio, l’assassino, il ricco predatore di beni sia “posseduto” dal demonio: ognuno ha la  responsabilità delle sue scelte, ma è giusto che sappiamo che esistono anche queste persone “possedute”, che vengono private della loro volontà.

La chiesa ha delle preghiere apposite per vincere il demonio, che si chiamano esorcismi, solo che la presenza del demonio non è sempre così eclatante e si manifesta nelle nostre vite con le tentazioni, che possiamo tutti vincere con l’aiuto di Dio, con la sua Parola, la preghiera, una coscienza ben formata, e un controllo fatto anche di digiuni, per allenarci a controllare anche la nostra corporeità.

L’indemoniato liberato viene invitato alla fine da Gesù a testimoniare la sua liberazione a tutti, per dire che il demonio non è invincibile: non ci serve fatalismo, ma nemmeno troppa approssimazione, con le malattie spirituali, e grande rispetto e amore per chi ne soffre, oltre il sensazionalismo da film, ma nella preghiera costante.

1 Febbraio 2021
+Domenico