Cercatori appassionati, scopritori felici e compratori decisi: questi sono i cristiani

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13,44-46)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Audio della riflessione

Ci aiuta sant’Ignazio di Loyola oggi – il fondatore dei Gesuiti: una figura di cristiano che ha illuminato e forgiato la vita, la mentalità, la razionalità e la spiritualità di papa Francesco – a far diventare queste due belle immagini del Regno di Dio che ci propone il Vangelo di Matteo: un tesoro da snidare e acquisire e una perla preziosa da comperare.

Scoprire qualcosa per cui valga la pena di vivere è la cosa più bella che può capitare a una persona ed è la cosa necessaria che dà a tutti la forza per affrontare il rischioso mestiere di vivere.

Sant’Ignazio l’ha scoperto dopo una vita vissuta nell’incoscienza del grande dono che Dio è per l’umanità di tutti e di ciascuno: tante vite sono annoiate perché godono di un massimo di possibilità da realizzare, ma non hanno una molla interiore per decidersi … e questa scatta nell’uomo quando è folgorato dalla verità. 

Il problema non è solo essere liberi, ma essere veri, cioè essere “posseduti” da uno sguardo bello sulla vita da far scattare dedizione assoluta a una causa e in essa incanalare tutte le energie possibili, comprese quelle nuove che si innescano proprio per la soddisfazione di aver trovato qualcosa di bello che ti incanta: è così dello sportivo, del ricercatore, dell’innamorato …

Gesù è stato così nella sua vita: è stato un uomo in cui sono letteralmente scoppiati ideali alti e per questi ha dato la sua vita … e paragona l’uomo a un cercatore di tesori, a un appassionato di cose belle, sorprendenti, capaci di creare felicità.

Non smettere di cercare nella vita: devi stanare da essa i tesori che Dio vi ha messo … solo così sarai felice! I primi cristiani hanno dato la vita per la fede che avevano trovato e che aveva riempito la loro esistenza.

Quando il cercatore di tesori – non il classico tombarolo, come capita da noi – intuisce che in un luogo c’è qualcosa di grande valore, fa di tutto per venirne in possesso! Il Vangelo dice: “vende tutto quel che ha e compra il campo in cui sa di trovare il tesoro” e questo lo fa non con tensione, con avidità, con la furbizia dell’inganno, ma pieno di gioia!

La bellezza per cui siamo creati da una forza di attrazione incoercibile in noi! Così fa l’intenditore di perle … trova, mette in salvo, vende tutto e compera con un atteggiamento: pieno di gioia!

La vita cristiana è gioia soprattutto contro tutta la gente che ci crede rassegnati: Lo fossero tutti come lo sono stati questi cercatori

Di queste esperienze di assoluta dedizione nella gioia è fatto il Regno di Dio: la vita cristiana non è la concentrazione degli scontenti, dei musoni, degli arrabbiati o dei delusi della vita, ma è un popolo gioioso che sa di avere davanti grandi mete capaci di dare felicità e ad esse orienta tutta la sua esistenza, in essa pone i suoi pensieri, per essa costruisce nuove relazioni: non si stanca di comunicare quel che ha trovato, di coinvolgere ogni persona che incontra e condivide con lui passione per il Regno di Dio e chiama tutti a fare festa, la festa della vita.

31 Luglio 2024
+Domenico

Assieme, ma per cambiare

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 41-43) dal Vangelo del giorno (Mt 13, 36-43)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

L’esperienza di dover convivere nel mondo con molte impostazioni di vita diverse … è un dato di fatto comune ai più piccoli centri, come alle grandi città: la mescolanza di popoli ci ha abituato a vedere modi diversi di vivere, di credere, di fare famiglia, di educare, di pregare …

C’è però da sempre un’altra convivenza che non solo sta all’esterno di noi, ma si colloca pure nella coscienza: la compresenza del bene e del male, di buoni e cattivi, di gente che si comporta onestamente e di gente che offende, estorce, danneggia, fa il male.

Non si tratta di giudicare le persone, ma di fotografare la grande pervasività del male nel mondo!

Zizzania – la chiama Gesù Cristo nelle sue parabole – è talmente radicata nella vita che se la togli, ti strappa via anche il bene! L’estirpazione è una operazione talmente difficile e delicata che non ti permette di avere attenzione a tutto il bene che c’è attorno: quanti di noi proprio a contatto con il male hanno imparato a cambiare il proprio comportamento, a diventare più decisi nel bene … quante persone accostate con pazienza e cuore fermo nella verità, hanno trovato la strada della conversione.

E’ soltanto Lui, Gesù, il giudice che premia e castiga! A noi compete aspettare, lasciare fare … lasciar fare a Lui, il che non significa che ci va bene tutto, che dobbiamo soccombere ai malvagi, agli ingiusti, ma che dobbiamo tenere talmente alta la nostra giustizia e la nostra bontà, da sconfiggere soltanto così il male.

Dio offre conversione attraverso la sopportazione e il comportamento dei buoni, attraverso la loro coscienza retta e l’aiuto a tutti per vedere dove sta il bene : occorre lasciare tempo perché il mondo riesca a decidersi di cambiare!

Anche in casa capita spesso così con i figli, con il marito o la moglie, ne guadagna al bene di più la comprensione, la dolcezza, la pazienza che l’urlo, il castigo, la piazzata.

Non è così purtroppo nei rapporti pubblici, dove segnare a dito, gridare allo scandalo sembra sempre più giusto che aiutare a cambiare.

Essere misericordiosi con i cattivi è collaborare al lavoro di Dio nel mondo!

Alla fine due grandi fuochi illumineranno la scena: quello che brucia il male e quello che farà risplendere il bene! Sarà sempre più grande quello del bene.

Iniziamo un mese Agosto che ci vede in molti riposare, prendersi cura della propria salute e speriamo anche della propria interiorità.

Possiamo portare il Vangelo sotto l’ombrellone o sui monti per rinfrescare ogni giorno l’anima, vivere momenti di solidarietà con chi non può permettersi vacanza, dialogare con chi è solo, non abbandonare la nostra tenacia nel vivere virtuosamente sempre, anche lontano dagli affetti e dai doveri della vita quotidiana.

30 Luglio 2024
+Domenico

Tolleranti e pazienti perché cristiani, come vuole il Maestro

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 24-30)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Audio della riflessione

Il mondo è sempre mescolato di bene e di male, di gente saggia e di gente stolta, di santi e di peccatori, di onesti e disonesti. Si impone al cristiano come ci si deve collocare entro questa miscela di bene e di male. Nessuno ha dubbi che ci si debba sempre sporgere verso il bene, sceglierlo, farlo diventare lo scopo di ogni nostra azione, verso la verità e non la menzogna, verso il grano buono e non la zizzania, la  gramigna, l’erba che intossica.

Gesù al riguardo ci presenta una parabola chi riempie di consolazione e di speranza. Il Signore è buono e paziente e misericordioso e io non posso essere diverso dal mio Signore. La bontà di Dio ci rende buoni e comprensivi verso gli altri.  L’intolleranza non è evangelica. Questa parabola, che ci indica di non sradicare con impazienza il male, ma di farsi forti nel convivere lasciando a Dio il compito di estirpare, è un forte insegnamento sulla pazienza di Dio, quella pazienza che tanto scandalizza certa gente rigida, intollerante.

Ma Dio non è così, e nulla è più tollerante e paziente dell’amore che cerca il bene dell’amato. Dio ama tutti e pazienta aspettando che i cattivi si convertano. Solo alla finale resa dei conti, al raccolto, non sarà possibile confondere insieme buon grano e gramigna; ma certo questo non per colpa di Dio. Nei nostri rapporti con gli altri verso i quali abbiamo delle responsabilità, se persistono nel male, possiamo dire che ciò sia non per colpa nostra? Dio pazienta anche con noi.

E allora Signore tu che sei entrato nella gloria attraverso molte sofferenze soccorri sempre, anche noi, la stessa tua chiesa che ti invoca nella tribolazione, donaci sempre quella marcia in più che ci permette di amare il peccatore, di convivere con lui con la pazienza, che tu hai con me e con la tua chiesa e nello stesso tempo di essere fedeli fino alla morte alla verità che tu solo ci doni.

Ricorderò sempre con molta gratitudine un cenno alla parabola della zizzania  che papa Benedetto disse ai giovani a Colonia: sono contento che Gesù abbia detto di lasciare crescere la zizzania fino alla mietitura perchè allora posso vivere anch’io nella Chiesa.

27 Luglio 2024
+Domenico

Tanti ti aiutano, ma non senza di te

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 18-23)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Audio della riflessione

La vita è sempre una grande semina: ogni persona è un grande campo nel quale tutti seminano, tutti depositano qualcosa, tutti lasciano un ricordo, un segno, un’onda, un’increspatura, un messaggio.

Già lo stesso nostro corpo è trapassato da milioni di “particelle siderali”: Molte di queste presenze lasciano un segno, e noi possiamo ritenerci frutto di moltissimi elementi, di una miriade di provocazioni, che sono alla fine vocazioni, chiamate, che attendono la nostra risposta creativa!

La nostra vita non si fa da sola: tutti possono tentare di scriverci la propria impronta, ma siamo noi con la nostra libertà che la accogliamo o rifiutiamo, la coloriamo con la nostra originalità: E’ il mistero della libertà.

Tanti ti possono aiutare e costruire, ma non senza di te.

Così di fronte al seme possiamo essere terreno sassoso che  non permette radici; quante parole cariche di futuro sono state dette invano su di noi, perché non abbiamo permesso loro di diventare vita! Sono stati i nostri genitori, i nostri preti, i nostri insegnanti, gli stessi amici che ci volevano bene: non sapevano che eravamo sassi, pietre senza vita e abbiamo buttato tutto al vento!

Altre volte abbiamo pure ascoltato, ma eravamo troppo preoccupati di noi, avevamo in cuore troppe passioni che ci hanno soffocato in gola un grido di libertà o nello stesso cuore un sentimento pulito: deboli e distratti, incostanti e superficiali.

E invece grazie a Dio siamo anche stati capaci di ascolto, di accoglienza, di desiderio di bene: abbiamo accolto i doni di Dio, ci siamo lasciati condurre, abbiamo dato ascolto a insegnamenti, sempre giocando la nostra libertà.

La vita non è mai solo una scelta tra il bene e il male, quasi che una volta fatta sia automatica la crescita: è sempre  scegliere il meglio.

La parola di Dio accolta può produrre il trenta, il sessanta, il cento per uno: sono cifre sproporzionate rispetto al raccolto, ma qui Gesù spinge al massimo l’attenzione al raccolto che sarà sempre sproporzionato alla nostra partecipazione, perchè Dio la sovrabbonderà.

Qui si gioca ogni giorno l’intensità del nostro amore, la pienezza dei nostri desideri, la libertà dell’ascolto e del dono: solo così manteniamo la bellezza della nostra dignità umana che non è mai riducibile a pacchetti, a misure standard! Solo così  la Parola di Dio tiene viva la speranza di una vita piena enl Signore.

I Santi Gioacchino e Anna, protettori di tutti i nonni e nonne ci siano sempre intercessori presso il nipote Gesù.

26 Luglio 2024
+Domenico

Il regno di Dio, ha i suoi ministeri e ministri: chi devono essere?

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 20, 20-28)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Audio della riflessione

E’ molto interessante vedere nelle varie campagne elettorali la corsa al seggio, a vincere le elezioni. E’ giusto, è necessario avere chi governa, chi si mette a fare leggi, a interpretare le necessità della gente, a dare sicurezza alla vita pubblica, a costruire uno stato di diritto contro le sopraffazioni, spendersi per il bene comune, affrontare con coraggio tutto quello che occorre per far convergere le energie delle persone al bene di tutti, ma forse la nostra vita pubblica ci dà anche tanti esempi di una politica non disinteressata, di corsa al potere senza ideali, se non quelli del proprio tornaconto, dell’affermazione di una ideologia indipendentemente dai veri problemi delle persone. La stessa cosa può capitare nella chiesa, nella stessa parrocchia. La corsa ai posti di prestigio, ad esposizione continua per primeggiare è di tutte le strutture.

Così si stava comportando anche il gruppetto degli apostoli che da alcuni anni seguivano con continuità Gesù Cristo. Ha parlato di regno, di nuovo mondo, di una società in cui avrà il sopravvento la bontà, i discepoli si sono scaldati il cuore, ma è cresciuto anche l’interesse a occupare qualche sedia in questo famoso regno di Dio.

 E’ meglio portarsi avanti, pensa la mamma dei figli di Zebedeo. Se non ci penso io al futuro di questi figli, loro se ne stanno lì buoni buoni a far niente, tanto ci sono sempre io che li mantengo. Questi miei figli ti stanno dietro dall’inizio, gli vorrai trovare un posto buono, garantito, sicuro, di livello? Gesù avrà sorriso per questo intervento materno per il futuro dei figli,  che anche oggi fanno molte mamme per i loro.

La risposta però è deludente per le mire di questa povera mamma. Sì ci sono due posti molto importanti, molto in evidenza: accanto alla croce. Il Regno di Dio è fatto diversamente: il più grande è servo di tutti, il più importante si deve fare schiavo degli altri. Il papa ha come titolo “servo dei servi”. Le parole si possono sprecare, ma il vangelo è chiaro: seguire Cristo vuol dire farsi servo come lui, dichiararsi disponibile agli altri come Lui,  caricarsi di sofferenze non nostre, non meritate, per alleviare quelle degli altri come Lui. Solo così possiamo sperare in un mondo diverso, possiamo offrire speranza a tutti. Lo vogliamo augurare a tutti quelli che stanno in politica e che si stracciamo per farsi votare che poi puntano sul numero di voti ottenuto, come può essere giusto, ma forse è più importante che pensino di più alla responsabilità di fronte alla vita pubblica e a tutte le persone, soprattutto i meno abbienti, i più svantaggiati.

25 Luglio 2024
+Domenico

Parola a piene mani

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Il fatto più sconvolgente che la comunità dei credenti in Cristo professa è che Dio ha parlato agli uomini, che Dio è andato oltre i nostri pensieri, le nostre congetture, le nostre pur intelligenti e appassionate ricerche intellettuali, filosofiche, scientifiche e si è messo in dialogo con gli uomini.

L’uomo lo ha cercato, ma Dio lo ha preceduto: ha voluto stabilire una relazione personale, non solo, ma  nella pienezza dei tempi dopo aver inventato tutte le forme più belle di dialogo, dopo aver cercato tutte le parole possibili per dirsi agli uomini, alla fine ha detto la parola definitiva, che sta al centro di tutto e che è Gesù Cristo. Questa è la Parola che forma la chiesa, che la configura nella sua essenza, che la fa essere, che è convocazione santa, che è dono di Dio e la fa sposa.

Lui prima di tutto è quel seme caduto in terra per la generosità senza misura del seminatore e che per rispettare la nostra libertà si sente soffocare tra le spine o tra le pietre delle nostre vite, nella nostra indifferenza o nella nostra sete vera di ascolto di accoglienza. E’ Lui che prova i nostri cuori e li vaglia, che stana dalle nostre pigrizie le percentuali del frutto, dandoci un cuore buono e perfetto e la perseveranza.

Per questo la chiesa sempre ritorna alla Parola se vuol rinnovarsi, se vuol ricomprendere a che cosa Dio la chiama e che cosa vuole da Lei per la storia degli uomini. Gesù il Cristo è sempre  al centro della vita della chiesa, Lui come figlio di Dio e come Parola definitiva; per questo le scritture devono essere sempre alla portata di ogni gesto della chiesa, dei suoi riti e sacramenti, delle sue assemblee e liturgie, della vita quotidiana dei fedeli, del loro cammino di crescita spirituale.

Ogni giorno della nostra vita ha bisogno della sua Parola, ogni nostra situazione ha sete dei suoi pensieri, ogni tenebra che ci avvolge, perché spesso non riusciamo a capire che cosa ci capita nella nostra vita, invoca la sua luce. Ogni nostro dolore ha desiderio di essere consolato dalla sua Parola e ogni nostra speranza attende sempre un seme nuovo di vita, un cielo che possa aprirsi sempre su di noi e sulle nostre fatiche.

24 Luglio 2024
+Domenico

Gesù non vuole vincere ma aiutare a cambiare

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-21)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

Audio della riflessione

Spesso le difficoltà e i problemi si affrontano meglio scansandoli, non prendendoli di petto, usando prudenza e umiltà – che a molti può sembrare codardia: infatti oggi, nella nostra società mediatica sembra che il contributo più vero alla soluzione delle difficoltà sia quello di gridarle, di fare interviste, di andare in TV e l’impegno delle persone lo si apprezza in base all’occupazione delle prime pagine dei giornali … così si mettono in pubblico peccati e peccatori, tensioni e debolezze, intimità e riservatezze: è così spesso dei giudici che devono affrontare problemi delicati, è così del politico che vuol denigrare l’avversario e purtroppo diventa così il modo di risolvere le difficoltà della coppia, della famiglia, dell’amico.

 Gesù saputo che lo stavano cercando per toglierlo di mezzo, si allontanò di là: secondo il nostro modello mediatico qualcuno può pensare che era più importante affrontare il nemico in piazza, dare battaglia, mostrare i muscoli, fossero anche quelli dell’intelligenza e della verità … si deve mostrare coraggio, non importa se ce ne vanno di mezzo tante persone per questa dimostrazione.

Un papà e una mamma sanno che spesso è meglio tacere, è meglio sopportare per il vero bene delle persone.

 Gesù non grida, non sta a contendere, non fa sentire la sua voce nelle piazze della disputa, non vuol vincere: vuole convertire, vuole accogliere e aiutare a cambiare, vuole rivolgersi alla coscienza del peccatore, perché dall’interno di sé colga di essere continuamente amato! Non ha da vincere nessuna contesa, non deve umiliare nessuno: passa per debole, per pauroso, ma la sua forza è nello sguardo d’amore, nell’invito alla misericordia, nel distribuire consolazione, nel conquistare il cuore, nel parlare alla coscienza, a quel sacrario interiore in cui ogni persona sta solo con Dio.

Non avrà paura di rendere la sua faccia dura come la pietra contro il male: non si tirerà indietro quando a Ponzio Pilato dirà la verità del suo essere!

Non è un buonista cui va bene tutto: Lui è la Via, la Verità e la Vita, per questo il suo ritirarsi non lascia solo nessuno, non abbandona, non calcola il suo pericolo, ma l’efficacia del suo amore!

Li guarì tutti, nonostante si allontanasse dal luogo dello scalpore, proprio perché aveva in cuore di dimostrare soltanto amore, di aiutare a tenere sempre alto lo sguardo a Dio.

20 Luglio 2024
+Domenico

Gesù è un vero liberatore dell’umanità

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 12, 1-8)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Audio della riflessione

Noi tutti, soprattutto in questi tempi moderni, forse anche con un po’ troppa sicumera, desideriamo che la religione cristiana sia liberatrice profondamente della nostra umanità, ci apra orizzonti di grande armonia e serenità, ci dia la gioia di una vita umana bella, anche se non facile, ma felice.

Gli uomini religiosi del tempo di Gesù l’avevano trasformata in una schiavitù, in un giogo insopportabile e Gesù doveva necessariamente scontrarsi con quelli che rendevano schiava la persona umana, con l’aggravante di fare questa assurda operazione a nome di Dio e della sua legge.

Il riposo del sabato nelle sue origini, fu una legge umanitaria ( noi oggi l’abbiamo scoperto come fine settimana, anche se spesso la maggioranza non tiene conto del riposo dello Spirito, ne ha cancellato ogni rapporto con Dio). Gli interpreti ufficiali dello Spirto avevano trasformato il sabato in una istituzione sacra, la più sacra fra tutte che non era più al servizio dell’uomo, ma una sua prigione Quando Gesù disse che il sabato era fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato per gli ebrei del tempo era una bestemmia, era una affermazione scandalosa.

Ma questo riposo del sabato era stato regolato in maniera così particolareggiata, stabilendo perfino il numero di  passi che si potevano fare di sabato. La scena del vangelo di oggi ha al centro alcune spighe strappate per mangiare qualcosa, alcuni chicchi in esse contenuti. Gesù riporta al suo vero significato il tutto, ma soprattutto gli offre l’occasione di presentarsi come Signore del sabato, come colui che deva dare inizio a quel mondo nuovo che Dio attraverso di lui e in lui vuole inaugurare sulla terra

Ancora Gesù dice di essere più grande del tempio. Altra bestemmia, perché Dio solo che lo abitava era più grande che il tempio. E Gesù rimanda tutti a un’altra frase della Bibbia: voglio la misericordia e non i sacrifici e con questa frase non manifesta atteggiamento ostile nei confronti del Tempio, dei sacrifici, del culto, ma vuole soprattutto stabilire un ordine di importanza di valori nelle cose; più importante che il riposo sabbatico, e l’offerta dei sacrifici nel tempio è la misericordia verso il bisognoso e l’affamato.

E ci tiene Gesù a far capire che la motivazione non  è un umanitarismo vago, accondiscendente, pietistico, ma la volontà di Dio.

19 Luglio 2024
+Domenico

Gesù è l’unico rivelatore del Padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

La gioia di sapere che Dio ci è veramente Padre riempie la vita di ogni persona umana e a noi questa conoscenza viene da Gesù che conosce il Padre e ce lo rivela. Ai tempi di Gesù si parlava già di una conoscenza superiore di Dio che mediante determinati riti, introduceva l’uomo in una sorte di misticismo. Esistevano ricerche   che si immergevano nella ricerca del divino. Nello stesso giudaismo si parlava anche di questa conoscenza di Dio, ma si diceva che Dio poteva essere conosciuto solo da coloro che egli aveva scelti. E di conseguenza l’unico conoscitore di Dio era il popolo eletto, al quale soltanto, Dio aveva affidato la propria rivelazione.

 Ecco perché Gesù ai presenta come unico rivelatore del Padre, la pienezza della rivelazione. Tutto questo e possibile e si giustifica tenendo conto della sua peculiare relazione col Padre, con la sua vita di intimità con Lui fin dall’eternità. Giovanni nel suo vangelo lo dice più chiaramente:” noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. (Gv 3, 11.34ss).

La conoscenza della realtà di Dio non è frutto di speculazioni umane, di ascetismi particolari, che l’uomo pur nella sua onesta ricerca ha fatto lungo la storia, ma ci viene fatto conoscere dalla sacra scrittura, non da una invenzione umana. Il Vangelo di Giovanni a questo riguardo è quello che più si espone nella descrizione della vita intima di Dio e non si ferma a narrare fatti di vangelo, ma soprattutto si immerge nelle parole di Gesù e le  porta a conoscenza delle comunità cristiane del tempo e quindi a noi.

Questo modo di testimoniare da parte dello stesso vangelo di Matteo, che, da come è costruito e espresso, è il più vicino alla mentalità giudaica testimonia che la verità di Gesù è più profonda di qualsiasi ispirazione religiosa umana pur fatta evolvere dalle stesse prime comunità cristiane.

Non saranno mai meditate abbastanza le parole dei vangeli, i fatti raccontati, i miracoli descritti. Purtroppo spesso li inscatoliamo nella nostra mentalità che pure va usata e stimolata ad approfondire. Lo Spirito Santo, come dirà Gesù, ha sempre la missione eterna di farci giungere alla conoscenza della verità di Dio.

18 Luglio 2024
+Domenico

Gesù è figlio di Dio e Dio è nostro Padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-27)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

E’ importante continuare a meditare il Vangelo con questa meravigliosa affermazione di Matteo con cui ci afferma solennemente  che Gesù è figlio di Dio e che Dio è nostro Padre: è lo stile del Vangelo di Giovanni, e qualcuno pensa che sia una affermazione presa dal suo Vangelo …

… noi però stiamo su quello che è sicuro: questa affermazione solenne  non può che essere il vero patrimonio di tutti i vangeli, quindi dello stesso Vangelo.

La rivelazione della paternità divina, del fatto che Dio è Padre anzitutto di Gesù e attraverso Gesù di tutti noi è il centro di gravità della predicazione di Gesù: nella paternità divina è riassunto tutto quello che si può dire della relazione di Dio con gli uomini, con l’umanità, con tutte le persone, con ciascuno di noi .. e nell’essere noi figli tutto quello che si può dire della relazione degli uomini con Dio: è il più bel riassunto del vangelo!

Le due tradizioni – quella sinottica e quella di Giovanni – dipendono a questo riguardo dalla tradizione e dalla predicazione più originale.

Avremo mai ringraziato abbastanza Dio per averci rivelato questo esserci Lui il nostro Padre.

Questo è anche necessario perché invece gli scribi e i farisei hanno rigettato la parola di Gesù: erano i dotti del tempo, studiosi (di professione) della Legge.

Il mistero del Regno di Dio Padre non è accessibile per questo genere di sapienza umana: per noi ringraziare Dio, il Padre, significa accettare tutto il disegno del Signore sulla nostra vita e sulla vita di tutta l’umanità.

Noi ci vogliamo presentare davanti a Dio con la coscienza della nostra incapacità e piccolezza, con la povertà sostanziale che caratterizza l’essere umano e con l’umile e “disperata” ricerca di qualcuno che sia capace di riempire la nostra vita … del resto anche altre persone dotte sono alla ricerca di Dio Padre, come dimostra lo stesso Nicodemo, che va da Gesù.

L’autosufficienza sarà sempre il maggior ostacolo per l’apertura al mistero di Dio.

Il piano di Dio può essere rigettato dall’uomo, ma non può essere messo in discussione: molti atteggiamenti umani spesso sono mettere alla sbarra il Signore, dargli la colpa delle nostre disgrazie, rimproverarlo di non farci da Padre.

La roccia della nostra fede e di tutta l’esistenza dell’umanità invece è la paternità di Dio e la condivisione di essa con suo Figlio e nostro fratello Gesù.

17 Luglio 2024
+Domenico