Gesù è l’unico rivelatore del Padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

La gioia di sapere che Dio ci è veramente Padre riempie la vita di ogni persona umana e a noi questa conoscenza viene da Gesù che conosce il Padre e ce lo rivela. Ai tempi di Gesù si parlava già di una conoscenza superiore di Dio che mediante determinati riti, introduceva l’uomo in una sorte di misticismo. Esistevano ricerche   che si immergevano nella ricerca del divino. Nello stesso giudaismo si parlava anche di questa conoscenza di Dio, ma si diceva che Dio poteva essere conosciuto solo da coloro che egli aveva scelti. E di conseguenza l’unico conoscitore di Dio era il popolo eletto, al quale soltanto, Dio aveva affidato la propria rivelazione.

 Ecco perché Gesù ai presenta come unico rivelatore del Padre, la pienezza della rivelazione. Tutto questo e possibile e si giustifica tenendo conto della sua peculiare relazione col Padre, con la sua vita di intimità con Lui fin dall’eternità. Giovanni nel suo vangelo lo dice più chiaramente:” noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. (Gv 3, 11.34ss).

La conoscenza della realtà di Dio non è frutto di speculazioni umane, di ascetismi particolari, che l’uomo pur nella sua onesta ricerca ha fatto lungo la storia, ma ci viene fatto conoscere dalla sacra scrittura, non da una invenzione umana. Il Vangelo di Giovanni a questo riguardo è quello che più si espone nella descrizione della vita intima di Dio e non si ferma a narrare fatti di vangelo, ma soprattutto si immerge nelle parole di Gesù e le  porta a conoscenza delle comunità cristiane del tempo e quindi a noi.

Questo modo di testimoniare da parte dello stesso vangelo di Matteo, che, da come è costruito e espresso, è il più vicino alla mentalità giudaica testimonia che la verità di Gesù è più profonda di qualsiasi ispirazione religiosa umana pur fatta evolvere dalle stesse prime comunità cristiane.

Non saranno mai meditate abbastanza le parole dei vangeli, i fatti raccontati, i miracoli descritti. Purtroppo spesso li inscatoliamo nella nostra mentalità che pure va usata e stimolata ad approfondire. Lo Spirito Santo, come dirà Gesù, ha sempre la missione eterna di farci giungere alla conoscenza della verità di Dio.

18 Luglio 2024
+Domenico

Gesù è figlio di Dio e Dio è nostro Padre

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-27)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

E’ importante continuare a meditare il Vangelo con questa meravigliosa affermazione di Matteo con cui ci afferma solennemente  che Gesù è figlio di Dio e che Dio è nostro Padre: è lo stile del Vangelo di Giovanni, e qualcuno pensa che sia una affermazione presa dal suo Vangelo …

… noi però stiamo su quello che è sicuro: questa affermazione solenne  non può che essere il vero patrimonio di tutti i vangeli, quindi dello stesso Vangelo.

La rivelazione della paternità divina, del fatto che Dio è Padre anzitutto di Gesù e attraverso Gesù di tutti noi è il centro di gravità della predicazione di Gesù: nella paternità divina è riassunto tutto quello che si può dire della relazione di Dio con gli uomini, con l’umanità, con tutte le persone, con ciascuno di noi .. e nell’essere noi figli tutto quello che si può dire della relazione degli uomini con Dio: è il più bel riassunto del vangelo!

Le due tradizioni – quella sinottica e quella di Giovanni – dipendono a questo riguardo dalla tradizione e dalla predicazione più originale.

Avremo mai ringraziato abbastanza Dio per averci rivelato questo esserci Lui il nostro Padre.

Questo è anche necessario perché invece gli scribi e i farisei hanno rigettato la parola di Gesù: erano i dotti del tempo, studiosi (di professione) della Legge.

Il mistero del Regno di Dio Padre non è accessibile per questo genere di sapienza umana: per noi ringraziare Dio, il Padre, significa accettare tutto il disegno del Signore sulla nostra vita e sulla vita di tutta l’umanità.

Noi ci vogliamo presentare davanti a Dio con la coscienza della nostra incapacità e piccolezza, con la povertà sostanziale che caratterizza l’essere umano e con l’umile e “disperata” ricerca di qualcuno che sia capace di riempire la nostra vita … del resto anche altre persone dotte sono alla ricerca di Dio Padre, come dimostra lo stesso Nicodemo, che va da Gesù.

L’autosufficienza sarà sempre il maggior ostacolo per l’apertura al mistero di Dio.

Il piano di Dio può essere rigettato dall’uomo, ma non può essere messo in discussione: molti atteggiamenti umani spesso sono mettere alla sbarra il Signore, dargli la colpa delle nostre disgrazie, rimproverarlo di non farci da Padre.

La roccia della nostra fede e di tutta l’esistenza dell’umanità invece è la paternità di Dio e la condivisione di essa con suo Figlio e nostro fratello Gesù.

17 Luglio 2024
+Domenico

A maggiore intervento di Gesù per noi, abbiamo maggiore responsabilità

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 20-24)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodòma sarà trattata meno duramente di te!».

Audio della riflessione

A un dono maggiore corrisponde una maggiore responsabilità e Gesù ce ne fa vedere che cosa fa per noi e come lo teniamo in conto. Sulle rive del lago o poco più all’interno ci sono alcune cittadine dove Gesù va  a parlare, va a donare il vangelo. Sono Corazim,  Betsaida, soprattutto Cafarnao, altra geografia che Gesù menziona sono le città di Tiro e Sidone.

Cafarnao è quella in cui ha abitato di più durante la sua attività in Galilea. Dove  ha lavorato di più si aspetta una risposta più adeguata, maggiore responsabilità, invece Gesù che parla in modo generico anche di alcuni miracoli fatti e non pochi discorsi, non vede nessuna risposta o nessun impegno da parte della gente. Le sue parole e i suoi  miracoli sono una epifania dell’azione di Dio che invita sempre al ritorno alla casa paterna, che esprimono la grande misericordia di Dio, il suo amore disinteressato che potrebbe spingere almeno a dialogare, invece da queste città non c’è nessuna risposta.

La responsabilità maggiore ricade su Cafarnao dove Gesù fu presente fisicamente per un  tempo maggiore; ma la risposta non è stata all’altezza della grande gratuità del Regno dei cieli che Gesù con la sua presenza faceva sperimentare.  Forse ne vantavano la presenza anche con orgoglio, ma l’orgoglio non è la responsabilità di una risposta. La risposta personale alla sua proposta decide l’appartenenza o l’esclusione dal regno dei cieli.

E’ chiaro che poi Gesù a chi non sceglie bene deve far capire l’errore. Gesù nella sua predicazione, nella sua opera di convincimento della gente si mise a rimproverare le città che non si erano convertite. Il suo rimprovero è quello del padre nei confronti dei figli.

Sostiene sempre la loro libertà e quando sa che sono nell’errore è trepidante per le conseguenze che si porta dietro, sta in attesa, lascia andare il suo figlio a sperperare i suoi soldi, sa che non troverà la felicità, perché ha scambiato per stelle delle banali luci di attrazione. Eppure ogni giorno è sull’uscio di casa ad aspettare, gli mette nel cuore la nostalgia, il ricordo del bene, il fascino del vero amore. Concede sempre a suo figlio una scelta di riserva per poter tornare ridare alla sua libertà la forza della verità. Signore, noi siamo di Corazim, aspettaci ancora, donaci il coraggio della conversione vera.

16 Luglio 2024
+Domenico

Qui da me c’è sempre posto per tutti e per ciascuno

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30)

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione.

L’esperienza del vivere è spesso faticosa. Non solo per le malattie, le disavventure, le disgrazie, ma anche per il suo corso normale. Ogni giorno devi caricarti il tuo fardello e portarlo. Hai una casa, una famiglia e devi esserne sempre responsabile, hai intrapreso una strada di studio e devi portarla a termine. Tante volte sei tentato di lasciare tutto, spesso, soprattutto quando ti rimorde la coscienza perché ti sei comportato male trovi ancora più difficile costruirti motivazioni per continuare. Altre volte ti senti solo, sei circondato da persone che ti dicono di volerti bene, ma non ne senti il calore, l’intensità. Non è depressione, ma desiderio di sentirsi di qualcuno sempre, di avere un posto in cui sentirti preso per quello che sei, amato anche senza merito, senza averlo guadagnato. 

Gesù capisce questa sete profonda dell’umanità, di me e di te, che stiamo annaspando nella vita, contenti, desiderosi di continuare, pieni di buoni propositi, ma senza forze, esausti, senza spinta interiore. Ci abituiamo a tutto, senza grinta. Anche le cose più belle si scoloriscono perché ci lasciamo prendere da follie del momento, da dolori imprevisti e sofferenze che ci paiono insormontabili. 

Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi. Passate di qua quando non ne potete più, perché io ci sono sempre, io non vi scarico, io sto sempre con voi. Quando la vita vi sembra senza sapore, io sono il sale della vita. Quando vi sembra inutile, insopportabile, pesante, state dietro a me, vi trascino io, vi tengo io per mano, vi prendo la croce e l’appoggio sulla mia. 

Tendi la mano che te la prendo io e faccio passare in questo contatto la mia forza, la decisione irrevocabile di mio Padre che vuole per te la gioia piena. È ben altro il peso della vita: è il male che non ti molla, che ti incatena 

Tu puoi avere l’impressione che il vangelo sia difficile da seguire, ma non è un peso, è una forza, una luce che scandaglia nelle profondità di tanta nostra infelicità e vi dà luce. Non sono una legge, ma uno Spirito. Sono già dentro di te a sanare ciò che sanguina, a lavare ciò che è sporco, a piegare le tue assurde cattiverie. 

Fidati, rischia, buttati, ci sono io, il Dio che non ti abbandona mai.

29 Aprile
+Domenico

Essere veri sempre

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,16-19)

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Audio della riflessione

Lo scopo di ogni religione è di aiutare l’uomo ad alzare lo sguardo al futuro, alla vocazione profonda di ogni creatura, di offrire a tutti orizzonti ampi per la comprensione della vita. La tendenza dell’uomo invece è, una volta intuita qualche bella prospettiva, di imbrigliarla in abitudini ripetitive, in formalismi senza vita, in comportamenti standardizzati, dove a poco a poco la vita viene buttata fuori e ciò per cui si era lavorato, combattuto, sofferto, viene cancellato. È più forte di noi, è la legge di inerzia dell’uomo. Anziché conquistarsi ogni giorno freschezza, amore, giustizia, novità, tende a costruirsi comode abitudini, percorsi securizzanti, automatismi senza anima.  

È la sofferenza dei giovani che vedono spesso nei comportamenti della fede, la morte della fantasia, la stretta entro comportamenti standard, senza vitalità. È diversa la ricerca scientifica, lo sport, la musica, il divertimento, i ritmi della danza, l’arte, il teatro, lo stesso cinema. Ma c’è qualcuno che sarebbe pronto a mettere la mano sul fuoco che in questi campi tutto sia novità freschezza, vitalità? Non ci sono anche musiche ripetitive e ritmi buttati a caso, fatti diventare di moda senza anima? Non ci sono sport che sanno più di commercio che di atletismo? Non ci sono cinema che sono solo per far cassetta e non per dare emozioni vere? Siamo tutti nella stessa barca. Come la religione può diventare una routine, così lo possono diventare tutte le nostre azioni umane 

 Gesù aveva capito molto bene questa tendenza dell’uomo a mettere l’ammortizzatore su ogni slancio, anche sulla religione, anche sul suo dono d’amore. Non abbiamo fatto diventare anche la croce un gingillo da portare o un soprammobile che sta bene solo per la fotografia o il colpo d’occhio?  Così gli ebrei del suo tempo non riuscivano a cogliere la novità di Gesù, lo pensavano dietro il velo del Tempio, nascosto e lontano dagli uomini; invece, Lui si faceva incontrare mentre mangiava e beveva con tutti, peccatori compresi.  

Per cogliere la novità della vita occorre sempre essere veri dentro, non lasciarsi mai andare all’effetto, alla maschera. Essere veri dentro è obiettivo di ogni compositore di musica, di ogni sportivo, di ogni artista. E io dico di ogni credente. È una meta che abbiamo davanti. Non ci dobbiamo adattare alle mode, ma costringerle a dire il vero che Dio ci dona di essere.  

E per fare questo Dio non ci abbandona mai. 

15 Dicembre
+Domenico

La fede in Gesù è un salto di qualità anche nella religione

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,11-15)

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

Audio della riflessione

Abbiamo tutti dei sentimenti religiosi. Quasi tutte le ricerche sociologiche dicono che la domanda di Dio è dentro la vita di ogni uomo, fa quasi parte del suo statuto antropologico, del suo DNA. Dicono infatti molti scrittori e pensatori, molti uomini di scienza che nell’uomo c’è una inquietudine innata dovuta alla ricerca di un punto di riferimento solido, di un trascendente, che è necessario per capire la vita. Ci occorre salire su un albero per allargare gli orizzonti se vogliamo capire chi siamo e questo albero non è il tifo per la squadra del cuore o l’infatuazione per una star, ma la ricerca di un essere trascendente, cui riuscire a scoprire le carte, o, meglio, il volto.  

La dimensione religiosa insomma è normale. Tanto più che là dove non si cura la dimensione religiosa, questa irrompe nella vita dell’uomo in molteplici forme anche violente. L’uomo è tendenzialmente religioso. Ha bisogno di rapportarsi con Dio.  

La storia dei popoli della terra è tutta una dimostrazione di questo. Il secolo 21esimo che stiamo vivendo sta caratterizzando di religiosità, talora impazzita, le nostre storie quotidiane. Non avremmo pensato dall’alto del nostro positivismo e materialismo viscerale del secolo scorso che ci sarebbe stata una impennata di religiosità. 

Ma la fede in Gesù esige un ulteriore salto di qualità, non è in continuità con i nostri ragionamenti umani, è un fatto del tutto nuovo. Il Dio che la fede in Cristo invoca è un Dio sorprendente, che non sta negli schemi della storia delle religioni. È un Dio Crocifisso, è un amore che si inscrive nella debolezza, è un perdono gratuito, non è una riscossione di meriti, ma una agenda di gratuità, di sovrabbondanza di doni. 

Per questo quando Gesù parla di Giovanni, che è un campione di religiosità, di esperienza di Dio, lo dice grande, ma non tanto come colui che accetterà il dono di un Dio Crocifisso, la grazia della definitiva offerta di Gesù come senso completo della vita. Il più piccolo del regno dei cieli è più grande di Giovanni. Da quando Gesù è entrato nella nostra vita la religione ha fatto un salto di qualità.  Questo è un altro segno che Dio non ci abbandona mai. 

14 Dicembre
+Domenico

La carezza della vita di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione

Abbiamo tutti bisogno di essere coccolati. Non è più sufficiente oggi per un bambino vedersi vicini i genitori, saperli sempre attenti alla sua vita, aspetta di venire a contatto fisicamente delle carezze del papà e della mamma. C’è bisogno di un contatto fisico in un mondo fatto di immagini e di disegni, di cartelloni e di proiezioni., di virtuale e di fiction. Può essere anche una necessità imposta dalla moda, ma sicuramente è segno di un desiderio innato di sentirsi di qualcuno, è la dimostrazione che l’uomo senza l’amore non può crescere. Se a un ragazzo, manca l’amore, manca la vita. Tutti i disastri che combinano i giovani hanno spesso solo una motivazione: non sono stati amati abbastanza.  

Gesù sta tentando di tirarsi su dei discepoli, delle persone che stanno con Lui, che condividono con Lui la tensione verso il Regno, che lo seguono nella sua tournée; a loro vuole affidare il compito di continuare la sua missione e li vede spesso smarriti, sconsolati.  

Non sempre le cose vanno bene. Nella vita devi resistere, non mollare perché se aspetti le consolazioni, puoi morire di spasimo. Se non hai una carica interiore, una riserva di forze e di motivazioni, saresti sempre col morale ai tacchi.  

Ebbene Gesù esce con quella bella espressione che vorremmo sentirci dire tutti noi sui nostri tempi di disperazione, sulle nostre povere vite, sui nostri scoraggiamenti, sulle nostre solitudini, sui fallimenti, sulle incomprensioni. Venite a me, che vi consolerò, vi coccolerò, vi ristorerò. Vi darò la carezza della mia vita, vi passerò l’amore infinito che Mio Padre non mi fa mai mancare. Vi metterò a parte della mia intimità con Lui. Voi non sapete che significa avere un Padre così. Io sono qui per darvene una prova. Non immaginate che cosa sarà di voi, di noi tutti quando saremo nelle sue braccia. Intanto riposatevi nelle mie. La via sarà sempre dura, la vita porterà sempre travagli, ma non vi dovete sentire abbandonati. Il peso che vi ho dato, io non ve lo scarico, ma vi do la forza per portarlo con gioia. 

E abbiamo visto quanti santi, quante mamme e papà da una preghiera, da un colloquio così familiare con Dio sono riusciti a conquistarci all’amore, a rendere la nostra vita più piena e felice, a ricuperare forze di bene. Oggi è santa Lucia, la santa siciliana che al Nord Italia è sempre stata vista come la santa dei regali, dei doni tra genitori e figli in famiglia, della sorpresa di mattino presto prima di andare a scuola; ci ha risparmiato sempre dalla figura di babbo Natale e dei suoi regali sotto l’albero, perché non avevamo l’albero in casa, ma sempre il presepio. Che tutti i bambini abbiano ancora la possibilità di doni che li fanno gioire in famiglia. 

Dio non ci abbandona mai. 

13 Dicembre
+Domenico

Dimorate con me come S. Francesco e saremo operatori di pace e serenità

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

La fatica della vita spesso è tanta e non ne vedi un sollievo: la casa, i figli, il lavoro, lo studio, le avversità, le incomprensioni, le sventure e quando ti sembra che tutto fili liscio, la malattia o la morte. Altre volte invece c’è serenità, gioia, comprensione, collaborazione, intesa, amore. Purtroppo sembrano più frequenti le sfortune che le fortune.  

I discepoli di Gesù da un po’ di tempo stanno con lui e cominciano a sentire la dolcezza della sua persona e l’arditezza dell’impegno che loro chiede e si avventurano da soli per le strade della Palestina a predicare, a preparare la via a Gesù. Tornano stanchi e desiderosi di parlare, di confidarsi, di confrontarsi con Lui, di sentire il suo sostegno. Il vangelo è così difficile da annunciare? Perchè incontriamo tanti ostacoli? Non stiamo parlando e offrendo pace e serenità, vita serena e amore di Dio? Perché troviamo persecuzioni e molestie? Il male viene sconfitto, ma il mistero del male non vuol cedere e scatena nell’uomo tutte le reazioni possibili. La vita è una lotta continua. Il male non vince il bene perché Gesù lo ha già sconfitto, ma vincere le resistenze del cuore è una scelta di libertà che parte dalla convinzione della persona.  

Gesù si pone come interlocutore della fatica del vivere e della lotta contro il male. Lui è forza e balsamo, ristoro e serenità, fiducia e consolazione. Se avete qualcosa che vi pesa nella vita io vi aiuto a portarla, non vi lascio soli, non vi lancio appelli, non vi faccio una video conferenza dal cielo, ma sto con voi; non vi seguo dall’esterno dei problemi e della vita, ma mi accompagno ai vostri passi. Vedrete poi che il mio giogo è lieve e la vita cristiana una fontana di luce e di gioia. Se siete stanchi passate da qui, Io non ho altro che accogliervi e farvi dimorare con me. Anch’io mi sento sempre accolto dalle braccia forti e sicure, amorevoli e rappacificatrici del Padre mio. 

Star dietro a me può sembrare difficile, ma questa è la strada della felicità; le difficoltà le semina nel vostro cuore il principe del male, vi ho dimostrato che lo posso vincere. Fidatevi di me. Mitezza, umiltà, semplicità, povertà, la stessa vostra debolezza sono titoli di assoluta presenza mia nelle vostre vite.  

Questo rapporto con Gesù, questa quasi identificazione con Lui è la meravigliosa figura di san Francesco. Diceva di Lui papa Francesco al momento di chiamarsi da papa come lui: “E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! 

Che Dio ce ne conceda la grazia e vi lavoriamo per custodire creato, pace e chiesa povera 

04 Ottobre
+Domenico

Fidati, rischia, buttati, ci sono io

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse: 
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione.

L’esperienza del vivere è spesso faticosa. Non solo per le malattie, le disavventure, le disgrazie, ma anche per il suo corso normale. Ogni giorno devi caricarti il tuo fardello e portarlo. Hai una casa, una famiglia e devi esserne sempre responsabile, hai intrapreso una strada di studio e devi portarla a termine. Tante volte sei tentato di lasciare tutto, spesso, soprattutto quando ti rimorde la coscienza perché ti sei comportato male trovi ancora più difficile costruirti motivazioni per continuare.  

Altre volte ti senti solo, sei circondato da persone che ti dicono di volerti bene, ma non ne senti il calore, l’intensità. Non è depressione, ma desiderio di sentirsi di qualcuno sempre, di avere un posto in cui sentirti preso per quello che sei, amato anche senza merito, senza averlo meritato. 

Gesù capisce questa sete profonda dell’umanità, di me e di te, che stiamo annaspando nella vita, contenti, desiderosi di continuare, pieni di buoni propositi, ma senza forze, esausti, senza spinta interiore. Ci abituiamo a tutto, senza grinta. Anche le cose più belle si scoloriscono perché ci lasciamo prendere da follie del momento, da dolori imprevisti e sofferenze che ci paiono insormontabili.  

Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi. Passate di qua quando non ne potete più, perché io ci sono sempre, io non vi scarico, io sto sempre con voi. Quando la vita vi sembra senza sapore, io sono il sale della vita. Quando vi sembra inutile, insopportabile, pesante, state dietro a me, vi trascino io, vi tengo io per mano, vi prendo la croce e l’appoggio sulla mia. 

Tendi la mano che te la prendo io e faccio passare in questo contatto la mia forza, la decisione irrevocabile di mio padre che vuole per te la gioia piena. È ben altro il peso della vita: è il male che non ti molla, che ti incatena 

Tu puoi avere l’impressione che il vangelo sia difficile da seguire, ma non è un peso, è una forza, una luce che scandaglia nelle profondità di tanta nostra infelicità e vi dà luce. Non sono una legge, ma uno Spirito. Sono già dentro di te a sanare ciò che sanguina, a lavare ciò che è sporco, a piegare le tue assurde cattiverie. 

Fidati, rischia, buttati, ci sono io, il Dio che non ti abbandona mai. 

20 Luglio
+Domenico

La conversione è donata ai semplici

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-27)

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Audio della riflessione.

Siamo sempre ammalati di grandeur. Se dobbiamo essere veri cristiani dobbiamo fare cose grandi; dobbiamo avere strumenti ampi di comunicazione, bisogna far sentire la nostra pressione perché tutti si comportino bene, avere a disposizione finanze consistenti per competere e costringere le altre banche a investire per i poveri; essere sempre molto competitivi, poter influire sulla vita delle persone con potenti mezzi di informazione. Certo tutto a fin di bene, onestamente, alla luce del sole.  

Gesù invece è di parere completamente diverso. Ha un programma da proporci, una conversione: diventare «piccoli». Gesù comunica questa strategia della «piccolezza» in una preghiera di riconoscenza: Ti ringrazio o Signore (11,27) perché la possibilità, la conoscenza, la forza di questa conversione l’hai donata ai piccoli. Gli studiosi amano chiamare questa preghiera un «inno di giubilo». Gesù si rivolge a Dio con l’espressione «Signore del cielo e della terra», con l’aggiunta del termine «Padre», caratteristica distintiva della preghiera di Gesù. Il motivo della lode è lo svelarsi di Dio: perché nascondesti…, rivelasti. Il nascondimento riferito ai «sapienti e intelligenti» riguarda gli scribi e i farisei considerati come interamente chiusi e ostili all’avvicinarsi del Regno. È un atteggiamento di sempre, di tutti noi che la vogliamo sapere lunga, che ci crediamo di avere in mano la chiave della verità.  

Gesù designa gli uditori privilegiati della proclamazione del regno dei cieli come gli inesperti della legge, i non istruiti, i piccoli. Il contenuto di questa rivelazione o nascondimento è Gesù, lo svelarsi di Dio è legato inscindibilmente alla persona di Gesù, alla sua parola, alle sue azioni messianiche. È lui che permette lo svelarsi di Dio e non la legge o gli eventi premonitori del tempo finale. Gesù si presenta come colui al quale ogni cosa è stata comunicata dal Padre.  

Nel contesto dell’avvicinarsi del Regno Gesù ha il ruolo e la missione di rivelare il Padre celeste in tutto. In tale compito e ruolo riceve la totalità del potere, del sapere e l’autorità di giudicare. «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre» e viceversa «nessuno conosce il Padre se non il Figlio».  

I discepoli sono duri a capire la dignità unica di Gesù come Figlio e lo dimostra attraverso la testimonianza insostituibile del Padre; e nello stesso tempo Lui, Gesù, il figlio unigenito che è Dio, che sta nel seno del Padre è l’unico che può rivelare a tutti il volto del Padre che altrimenti nessuno potrebbe vedere. «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio, ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (1,18). Io che voi potete vedere, toccare, e anche offendere, perché prima o poi mi appenderete a una croce, sono l’unico che vi fa vedere il volto di Dio. Non è il potere, la potenza anche solo organizzativa che comunica Dio, ma la semplicità di un dono senza riserve. 

19 Luglio
+Domenico