San Benedetto dà forza all’Europa, fà brillare il tuo progetto

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 27-29)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Due frasette semplicissime di Matteo ci mettono in grado di riflettere sulla nostra vita, sul mondo in cui viviamo e dare voce a un esempio che le ha messe in pratica alla lettera: san Benedetto patrono dell’Europa. Di lui purtroppo molta gente  sa poco , dico così per rispetto alle idee di tutti, non si ispira neanche lontanamente al lavoro certosino che hanno fatto i benedettini. Hanno ricostruito relazioni umanamente ricche e economicamente e politicamente anche vantaggiose tra diversi nuovi popoli, chiamati barbari, dopo lo sfacelo dell’impero romano, promuovendo non solo monete, ma anche e di più religiosità, cultura e libertà dalla povertà e dalle malattie, organizzazione del lavoro, autosussistenza….

Abbiamo abbandonato tutto e ti seguimmo che sarà di noi? E’ la domanda degli apostoli a Gesù. E’ la domanda di chi si butta per un ideale e si mette al servizio del bene di tutti. Non solo i frati o i preti o le suore e i missionari, sono tutti i cristiani che per un ideale, quello della famiglia prima di tutto, lasciano tutto e si dedicano a questa grande novità che è l’amore tra un uomo e una donna e la vita dei figli. Abbiamo speso tutto per lei, per lui e per i figli, non abbiamo contato le ore, i pensieri, le preoccupazioni; non abbiamo badato a difficoltà di ogni genere e ora, che ci resta? 

Per un figlio i beni sono un dono del padre da condividere con i fratelli. Chi li accumula si rende schiavo dell’egoismo e fa i fratelli schiavi della miseria. Libero invece è colui che è capace di usarli al servizio degli altri. Gesù ci offre di vivere come “da principio” non solo in rapporto con l’altro e con noi stessi, ma anche con i beni materiali. Questi non sono il fine cui sacrificare la nostra vita e la vita altrui, ma il mezzo da usare tanto quanto serve per vivere da figli e da fratelli, con piena libertà, senza lasciarci condizionare. Quello che teniamo in proprio, ci divide dagli altri; quello che doniamo ci unisce. I beni del mondo sono quindi benedizione e vita se li condividiamo liberamente, diventano maledizione e morte se li accumuliamo spesso in forma compulsiva, stregati dal desiderio di possedere. Siamo figli e signori, non servi del creato, proprio perché con esso serviamo i fratelli. Questo ha sempre insegnato e fatto san Benedetto in Europa e hanno fatto i benedettini in tutte le nostre terre portate da paludose e malariche a sane e fertili.

Rifacciamoci sempre all’incandescenza della creazione. Da principio tutto è dono. Possedere e accumulare è distruggere la radice stessa della creazione. La violenza che usiamo per impossessarci delle cose distrugge non solo la fraternità, ma anche i beni stessi di cui viviamo. La cacciata famosa dal paradiso terrestre, è stata una conseguenza amara del voler rapire ciò che è donato. Alla fine delle nostre fragili vite ciascuno porterà il suo tesoro vero: non saranno certo le ricchezze possedute e accumulate, ma quelle vendute e condivise. Di quelle non andrà perduto nulla.

Allora per rifarci alla prima domanda: e noi che avremo? nella nuova creazione, nel giorno senza tramonto che già ora è cominciato, i discepoli, parteciperanno alla regalità, alla gloria, alla ricchezza del Figlio: i poveri regneranno per sempre con Lui. Chi avrà seguito Gesù e amato gli altri non perde nulla, ottiene tutto, ed eredita la felicità senza fine. La pienezza del dono si manifesterà dopo; ma già ora il Regno è suo. Per questo il suo futuro sarà diverso.

Il presente allora rimane il luogo per decidere il passaggio dall’egoismo all’amore, è lo spazio della liberazione della nostra libertà. E’ forse questo il programma dell’Europa? Si libra ancora nei suoi cieli questa colomba di pace o deve fuggire perché la vogliono ingabbiare o impallinare o avvelenare? Certo dobbiamo capovolgere i nostri modelli di vita sociale e stabilire nuove priorità. Sognare sempre una Europa come l’ha voluta san Benedetto ci fa solo bene e non ci fa perdere la speranza.

11 Luglio 2024
+Domenico

Essere ricchi, per perdere la pace in noi e fuori di noi? No! Mai!

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 23-30

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Audio della riflessione.

Essere ricchi, si dice, è una fortuna. Non hai problemi quando devi comperare qualcosa, hai il cibo assicurato, non rischi di rimanere senza casa, non ti prende l’assillo delle scadenze delle bollette, degli affitti, del mutuo. Ti puoi divertire di più, puoi permetterti qualche avventura, puoi viaggiare, ma non ti puoi comperare né il tempo, né la vita. Anzi, dice il vangelo, se sei ricco non passi per la porta stretta della felicità senza fine, del paradiso. Un cammello non passa per la cruna di un ago. Abbiamo tentato con tante belle interpretazioni di allargare questa cruna dell’ago, immaginando che fosse una porta stretta e bassa, ma non così minima.  

Al vangelo non si possono fare sconti. La ricchezza può essere un dono di Dio, ma anche una tremenda fasciatura. Il discorso che fa Gesù non è di tipo marxista, non ce l’ha a morte con i ricchi, che vede solo come ingiusti e ladri, non lotta per la dittatura del proletariato, ma guarda dentro la coscienza delle persone che si affidano a quello che hanno, continuano ad accumulare, se lo tengono ben stretto e non si accorgono che perdono la pace interiore, muoiono dentro e proprio perché muoiono dentro fanno morire anche fisicamente altri di fame, diventano ingiusti.  

Sappiamo tutti che i soldi non fanno la felicità, ma tutti li cerchiamo come se fossero la soluzione dei nostri problemi. Sappiamo tutti che i mali più grandi della società, le nostre semplici e tranquille amicizie, le nostre stesse relazioni parentali spesso sono rovinate per quei quattro soldi, per cui litighiamo e che tra l’altro non ci sono necessari per vivere, eppure la tentazione è sempre grande. 

 Come ci possiamo liberare da tutto ciò? Come si può invertire questa corsa sfrenata? Dice candidamente il vangelo, se non è possibile agli uomini, è possibile a Dio. E’ da un nuovo rapporto di fede con Dio che si può vincere l’incanto della ricchezza, è la contemplazione di lui povero che ci può far cambiare vita e aiutare a dare al denaro il suo semplice e giusto posto, solo per vivere e fare dono come Dio ha fatto di sé con noi.  

Oggi a 7 giorni della festa dell’Assunta la chiesa celebra la festa di Maria Regina. E’ certo regina non dei soldi, non della ricchezza, non del sopruso o di un qualche regno che tiene sotto tutti con la corruzione, ma regina del mondo del vangelo, del mondo di Gesù, di una terra che sa farsi accoglienza di tutti e soprattutto dei più poveri. E’ regina del mediterraneo, dove troppa gente annega in cerca del necessario per vivere e vuol essere regina anche dell’ Europa se si apre all’accoglienza generosa; è regina della famiglia se i genitori quando si sono sposati l’hanno invitata a nozze perché non avevano più vino o oggi si ricordano di fare tutto quello che Gesù loro chiede. E’ regina della pace se siamo capaci di perdono, di accordo, di giustizia e di carità. E’ regina del cielo e della terra lassù in corpo e anima come l’abbiamo celebrata all’Assunta e là ci ha preparato non solo un posto, ma un mondo di pace per tutti. Se suo figlio Gesù è re del cielo e della terra e non si presenta se non sul legno della croce, così Maria non ha bisogno di incoronazioni, ma di corone del Rosario con cui tenere in preghiera e in pace tutta l’umanità.

22 Agosto
+Domenico

Quale è la formula vincente della vita?  

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 16-22)

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». 
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». 
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

Audio della riflessione.

Voglio una vita alla grande, non mi bastano le mezze misure, non sono più appagato dallo stare a parlare. Questa vita mi passa via e non me ne accorgo. Sono stanco di stare a guardare, voglio mettermi nella mischia. Hai una ricetta di bontà da eseguire, il tuo segreto dove sta? Come fai tu ad essere così felice, a farti ascoltare da tutti? Quale è la formula vincente della vita? 

Era la domanda ingenua, ma vera che un giovane è andato a fare a Gesù. E’ la domanda che forse anche tanti di noi si sentono di dovere fare a Dio. Dove sta il segreto di una vita pienamente realizzata? Se vuoi entrare nella vita: osserva i comandamenti. Gli risponde Gesù 

Gesù lo mette di fronte alla sua vita, ai comportamenti normali di tutti, a quella legge naturale che fa da sola una certa bontà e il giovane è di quelli che queste cose le fa già, ma probabilmente non gli dicono niente. Tutte queste cose le ho osservate. Che cosa ancora mi manca?   

C’è un altro giovane nel vangelo che si trova in questa situazione: tutto a posto, tutto in regola, tutto casa e chiesa, azienda e babbo, tutto stalle e vitelli. Io non sono di quelli che fanno storie, quello che c’è da fare lo si fa. Ogni giorno ha i suoi contrattempi, ma si può ben resistere. E’ il figlio maggiore della parabola del padre misericordioso. Non s’accorge che è spento dentro, non c’è più niente che lo entusiasma. Si è abituato ad amare di più i vitelli del padre che suo padre. Non si fa più domande, ha soltanto da riscuotere nella vita.  

Il giovane ricco almeno si è accorto che c’è qualcosa che non gira. Che cosa mi manca?  E Gesù gli dice: sei troppo attaccato a te stesso: e gli spara quella raffica di verbi, che sono i verbi della felicità: va, vendi, regala, vieni e seguimi. Stàccati da tutto e sta con me. Sei infelice perché ti riempi di cose, non ti decidi per niente e per nessuno. La vita è bella se ne fai dono, non se la rubi agli altri. Qui sta la tua infelicità. Quel giovane sta troppo comodo nel suo loculo, col suo smartphone, coi suoi followers, con la sua automobile, con il suo cavallo o la sua moto, con le sue avventure e  non ha forza di fare niente di quello che gli chiede Gesù, si fa possedere dalle cose… pensa sempre che quelle sono la sua felicità e in esse ha rinchiuso la sua vita e resta infelice. Come spesso restiamo noi.  

La nostra speranza è proprio nel mettere al centro Lui, fargli regalo della nostra vita, fidarci: la felicità che ne deriva è immediata. 

21 Agosto
+Domenico

Il centro della comunità cristiana sono i piccoli   

Una riflessione sul vangelo secondo Matteo (Matteo 19,13-15)

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. 
Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». 
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

Audio della riflessione.

I discepoli seguono da qualche tempo Gesù e un po’ alla volta riescono a intuire la sua passione, la sua dedizione assoluta a una causa  e cominciano a intravvedere che si deve far strada un altro modo di pensare al vivere assieme di tutti coloro che si dedicano a questa grande causa, si prefigura cioè una nuova “patria” per la nuova vita credente. Questo nuovo modo di vivere, di pensare a Dio, di relazionarsi con Lui esige un assetto conseguente delle relazioni tra le persone. La Torah aveva costruito la società ebraica, il Vangelo che società può costruire? Questi sogni e progetti che i discepoli vagheggiavano in prima approssimazione si chiamavano: regno dei cieli 

“ Voi fate parte di un mondo strutturato in questa maniera perché la Torah esige quello che siete, che mettiate il Tempio al centro della vostra stessa vita sociale, che vi atteniate a tutta una serie di precetti secondo cui viene organizzato il servizio al Tempio, il sacrificio da offrire, le persone destinate al funzionamento di ogni pratica. Sono 613 le norme che dovete osservare e che strutturano la vostra stessa vita sociale in base alla Torah. C’è apposta una tribù sacerdotale, esistono innumerevoli riti.  

Io però vi ho detto e vi sto dimostrando che la Torah, sempre rispettabilissima e guai a chi la snobba, non è più in grado di dare salvezza all’uomo. E’ il vangelo, la bella notizia, il nuovo orizzonte. E questo orizzonte esige un nuovo assetto delle vostre relazioni, un nuovo modo  di vivere assieme, di rapportarsi, di convivere e progettare vita.” 

Così si sentivano i discepoli di Gesù. “I sogni che ci hai messo in cuore non riusciamo più a tradurli seriamente nella struttura rigida, ormai diventata ritualistica soltanto, del Tempio. Un modo di organizzare la vita così va bene se è più importante il sabato che l’uomo, l’offerta che poni sull’altare piuttosto che il cuore che  la porta, il sacrificio e non l’uomo.. 

Proviamo allora a pensare come si deve riorganizzare una comunità che si condensa e trova ragion d’essere solo nella buona notizia che tu ci hai portato. 

Per esempio: ci sarà anche in questa nuova comunità un principio gerarchico. Allora chi sta al centro, al vertice? 

Chi è il più grande nel regno dei cieli? La risposta: Chi si fa piccolo come un bambino. Il bambino presso gli ebrei e visto come una appendice della donna che a sua volta è possesso del maschio, è pressoché una nullità. E’ il simbolo del bisogno, dell’indigenza, della piccolezza, della fragilità, della vulnerabilità, della non autosufficienza, del bisogno dell’altro. Esiste solo se appartiene a un altro, è la debolezza fatta persona. Essere piccoli è anche sentirsi figli, sentirsi limitati, avere un rapporto con qualcuno da cui dipendiamo. 

Questo principio allora va messo in pratica, ma alla prima occasione i bambini disturbano, come sempre, cambiano il modo di fare esigono attenzioni, un loro posto. E Gesù interviene di nuovo e dice: se sono loro il centro lasciateli venire, io sto dalla loro parte.

19 Agosto
+Domenico

Dio ci rinnovi sempre il dono della famiglia e del matrimonio

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 3-12)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». 
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Audio della riflessione.

Che la vita delle nostre famiglie sia in difficoltà è un fatto che tutti conosciamo. Il mondo che a questo riguardo era più solido è sempre più lontano. Non c’erano divorzio e separazione, non c’erano famiglie di fatto. Le difficoltà del vivere assieme, della fedeltà coniugale ci sono sempre state, ma il modo di reagire, il contesto culturale permetteva di mantenere anche se a fatica l’unità, la indissolubilità del matrimonio.  

Gesù nel vangelo è molto preciso. Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non separi. Oggi invece metà famiglie o quasi si sono formate dopo divisioni, il divorzio diventa un fatto normale. I figli non sanno più a chi fare riferimento e si sentono abbandonati o contesi. Anche se si tenta di ridurre i danni, non si può capire fino in fondo quanta sofferenza si crea nei figli.  

Ragionando umanamente in certi casi sembra che la separazione sia la cosa migliore, spesso però la separazione viene da abbandono, da fuga, da avventura, da leggerezza, da immaturità che si sperimenta anche in età matura. Che molti matrimoni siano stati impostati male fin dall’inizio, che cioè non siamo veri matrimoni può anche essere, ma occorre ritornare a pensare alla bellezza del dono d’amore che si fanno due persone quando si sposano. Nessun vero innamorato pensa che il suo amore non sia per sempre.  

L’amore ce l’ha scritto nel suo DNA. Certo se è avventura, se è imbroglio, se è calcolo per avere comodità o soldi o interessi il per sempre è sprecato. In questo caso però non è amore, non è vero matrimonio come lo vuole Dio. Dio stravede per due persone che si sposano, perché il matrimonio è l’unica vera immagine che viene scritta nel mondo del suo amore e non può vederlo buttare via per ogni difficoltà 

Ho conosciuto persone che hanno avuto crisi, ma sono state capaci di ritornare, di rimettersi assieme, di perdonarsi, di accettarsi di nuovo. Certo hanno pensato che Dio poteva essere la loro forza, che l’amore lo si impara da Lui, dalla sua parola, non dalle riviste erotiche.  

C’è qualcuno che è disposto a sostenere questo cammino, quando trova ostacoli? Le coppie cristiane non sono quelle che guardano con rimprovero chi sta in difficoltà, ma quelle che si fanno in quattro per aiutare a sperare, come fanno loro giorno per giorno, senza sicurezza, ma con la certezza di avere l’aiuto di Dio. La famiglia è sempre un dono da reinventare, ma sempre un grande regalo per genitori, figli, nonni e amici. 

18 Agosto
+Domenico

Niente è più importante di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19-27-29)

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Audio della riflessione.

Il giovane ricco è appena andato via, non se la sentiva di vendere tutti i suoi averi per seguire Gesù, non se la sentiva di rinunciare a qualcosa che gli apparteneva. Pietro guarda Gesù e timidamente gli si avvicina e gli chiede se loro che hanno lasciato tutto per seguirlo, sono a posto? Per capire a fondo questo momento con Gesù, dobbiamo fare un parallelo con lo stesso episodio raccontato da Marco, che sottolinea che Gesù risponde anche: «In verità io vi dico: non c’ è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».  C’è qualcosa in Pietro che gli fa presagire che la risposta non sarà quella che si aspetta, sembra che con Gesù non si riesca mai a capire fino in fondo, quello che è giusto, quello che vuole. Infatti, Gesù fa una precisazione che, come al solito, lo lascia esterrefatto.    

Dice che, già solo il fatto di seguire la sua parola, apre degli scenari completamente diversi nella nostra vita; il sapere che essa non è fine a sé stessa, ma che è inserita in un progetto di Dio, è una proposta accattivante. Lasciare tutto, non vuol dire mettersi a fare il barbone, ma non essere attaccati a nulla, non avere delle cose più importanti di Dio, che ci possono fuorviare ed è   questo per noi molto difficile. Lo era ai tempi di Gesù, in cui si viveva di poco e lo è ancor di più oggi che tutto sembra essere di primaria importanza, irrinunciabile e per avere tutto si è disposti a tutto, anche a lavorare senza fine.  Ci sono la macchina, i videogiochi, la discoteca, le serate divertenti, gli impegni dei figli… tutto così importante da non avere il tempo per il Signore. Una fugace messa di domenica e se il sacerdote fa un’omelia troppo lunga, quanti visi scocciati…. Non è la ricchezza in sé stessa, ma il fatto che spesso la ricchezza rende aridi ed egoisti. Dio ha scelto il popolo d’Israele, ma questo popolo lo ha tradito, ricordiamo che mentre Mosè era sul monte Sinai per 40 giorni, il popolo si era costruito come idolo un vitello d’ oro; oggi mentre aspettiamo il ritorno di Gesù, ce ne siamo costruiti talmente tanti di idoli che alla fine ci hanno allontanato da Dio, perché li abbiamo messi davanti a Lui.  

Lascia quello che hai e seguimi, sarai ricompensato nel regno dei cieli, addirittura agli apostoli, promette i troni dai quali giudicheranno le loro tribù, vale la pena di starlo a sentire, perché anche il più stupido degli uomini si rende conto che dove andremo, non conteremo per i soldi che abbiamo, ma saremo condannati dal nostro stesso cuore arido, che non riesce a cambiare.   

Sarebbe bello che tutti lo facessimo ognuno per proprio conto, per aver la possibilità di stare a tu per tu col Signore, aprire a Lui il nostro cuore, scoprire che quello che riceviamo e di gran lunga superiore di quello a cui rinunciamo. Anche Pietro capirà che deve rinunciare al suo orgoglio, alla sua presunzione, al suo carattere irruente, per far posto a Gesù nel suo cuore, e non ci rimetteremo, questo è sicuro.  

San Benedetto è stato scelto come uno dei patroni d’Europa per richiamare tutti noi al primato dell’interiorità e della preghiera e all’integrazione dei nuovi popoli che invasero l’Europa nella vita sociale e politica. Lo seguissimo… 

Il periodo storico in cui Benedetto costruisce la sua opera è molto simile a quello che stiamo vivendo: una Chiesa in difficoltà e lontana dall’ideale evangelico, un Impero allo sbando sotto la pressione di nuove popolazioni e nuove culture, l’impressione di vivere alla fine di un’epoca… Ma, diversamente da come accade a molti oggi, Benedetto non fugge, né si rassegna, né cerca di trarre profitto dalla situazione: si rimbocca le maniche e torna all’essenziale. Se tutto crolla bisogna costruire la casa sulla roccia e così egli fa’, all’inizio osteggiato dagli stessi uomini di Chiesa. Il momento che l’Europa vive di fronte all’accoglienza delle persone perseguitate e affamate che annegano nel Mediterraneo non è certo benedettino, se vengono pagati con i nostri soldi coloro che li torturano in campi di concentramento, come spesso denunciato dall’ONU. Oggi non è sufficiente la Liba, occorrerebbe anche la Tunisia, anche se il suo presidente non vuole fare il guardiano anche pagato per trattenerli in patria. 

Seguendo una regola che è una sintesi di esperienze simili già vissute in oriente, Benedetto costruisce una nuova società: il monachesimo occidentale diventerà l’ancora di salvezza per la fede e il baluardo della civiltà, con le sue biblioteche e i suoi amanuensi. Ma Benedetto non vuole e forse non sa, che sta fondando una nuova civiltà: lui mette solo Cristo al centro della sua ricerca e della sua vita.  

L’intuizione è semplice e geniale: alcuni fratelli vivono insieme senza anteporre nulla all’amore di Cristo, mettendosi all’ascolto di Dio, dedicando del tempo alla preghiera e vivendo con il sudore della propria fronte, senza barattare il vangelo con denari, cariche od onori. 

11 Luglio
+Domenico

I beni di questo mondo: i soldi

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Audio della riflessione

Potremmo fingere che i soldi non ci toccano, allora vuol dire che ne abbiamo abbastanza; magari ci disturbano, allora ne abbiamo troppi, spesso però non ne abbiamo abbastanza e ne soffriamo. Gesù ci invita a vivere come “da principio” non solo per i nostri affetti, per i rapporti tra marito e moglie, con gli altri fratelli e con noi stessi, ma anche con i beni del mondo.

Non sono certo il fine cui sacrificare la nostra vita e quella degli altri, ma solo il mezzo da usare tanto quanto serve per vivere da figli e da fratelli, senza lasciarci prendere troppo o addirittura farci dominare e rovinare. Sappiamo tutti che quello che teniamo in proprio ci divide dagli altri e ciò che doniamo invece ci unisce. I beni materiali sono benedizione e vita se li condividiamo liberamente e generosamente, diventano maledizione e morte se li accumuliamo con avidità e compulsione.

Gesù ci invita ad essere liberi, che sappiamo servirci di tutto, ma non farci schiavi dei beni che abbiamo. Certo, questo potrebbe sembrare un discorso da ricchi, da gente che sta bene, che è fortunato nella vita, che è nato dalla parte giusta. Gesù però impegna tutti a mettere a disposizione non solo il superfluo, ma quello che abbiamo e possiamo condividere, perché tutti abbiano il necessario

Perché il ricco non può salvarsi? Non può arrivare nel regno dei cieli, soprattutto perché c’è genmte che muore per la sua avidità, il suo egoismo. Chi non ha è sempre per tutti un fratello, ha sempre per padre Dio e il mondo è stato fatto da Dio perchè tutti ne possano godere, tutti abbiano un pane, un bicchiere d’acqua, un cibo. Tante volte Gesù incontrando la gente provava compassione, proprio perché la vedeva assillata per la fame del corpo e anche per la fame dell’anima. E Gesù si è presentato come risposta per ogni fame, di Lui e del pane di ogni uomo.

Noi oggi  ricordiamo san Rocco,  celebriamo la sua santità che lo rese famoso e che inondò tutto il mondo cattolico allora conosciuto, ma troppo poco riandiamo alla sua vita del tutto normale, semplice, attenta al prossimo e radicata nel Signore. Rocco si accompagnava ai poveri pellegrini, che ansimando raggiungevano Roma per incontrarsi col perdono di Dio. Era diventato loro amico, ancor prima di giungere lui stesso alla meta, anzi mettendo la meta in secondo piano rispetto a una amicizia di compassione e di solidarietà. Aveva capito che la prima povertà per un pellegrino era bisogno di amicizia, un antidoto all’assenza di punti di riferimento, e all’insopprimibile desiderio di essere capiti e aiutati senza essere giudicati e demoralizzati. Per questo mentre curava le piaghe dei pellegrini e li nutriva faceva loro sperimentare la compagnia di Dio. Oggi, l’aumento delle povertà spirituali, può diventare aumento di relazioni spirituali. Papa Francesco ci dice che la santità non è frutto dell’isolamento. «Nessuno si salva da solo. Rocco ha saputo mettere a disposizione dei poveri, compagnia di vita, conforto nella malattia e affidamento filiale a Dio.

16 Agosto 2022
+Domenico

Dei bambini è il regno dei cieli

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 13-15)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

Audio della riflessione

Nel bambino si manifesta l’essenza dell’uomo, perchè esiste in quanto è riconosciuto, accolto e amato: vive di fiducia assoluta nell’amore di chi lo accoglie.

Ognuno di noi respira nella misura in cui la sua fiducia è corrisposta da un sorriso materno che non delude: noi abbiamo bisogno assoluto di fiducia, perché consapevoli di essere relativi! L’uomo diventa adulto quando accoglie il bambino che è anche in lui, che è lui e diventa adulto quando accetta di essere amato nella sua piccolezza: il bambino vive spontaneamente ciò che l’adulto dovrà realizzare liberamente.

Il regno dei cieli è di chi si butta nelle braccia del Padre come un bambino si butta nelle braccia di suo papà: Gesù non accoglie i bambini perché sono buoni, sono carini, ti commuovono, hanno una sincerità innata … ma perché la loro è una vita tutta abbandonata in qualcuno, fanno della fiducia nel loro papà il massino desiderio da poter esprimere.

Le nostre crisi di fede non sono sempre intellettuali, legate a filosofie pur documentate, ma il venir meno di una fiducia generale nella vita! Sentirsi dire: “venite a me voi che siete affaticati” non è solo un invito di giornate impossibili, quali ogni tanto ci capitano, ma essere chiamati a vivere di fiducia, a buttarci nelle braccia di Gesù, di Dio Padre, della vita vera che ci sorprenderà sempre e che ora non ci appaga.

C’è da scoprire un cuore che ama l’uomo, la donna, le creature: non siamo a caso in questo mondo, non siamo abbandonati; ci dobbiamo sentire sempre figli, capaci di riconoscere che il principio del nostro vivere ci è sempre stato regalato.

Siamo un dono, non un self-made man, un uomo fatto-da-solo: siamo nati da una mamma e da un papà e soprattutto se camminiamo in questa consapevolezza apprezziamo che questo Dio pure ci ha fatto nascere dal suo sangue, dal suo amore sconfinato.

C’è stato un male che ci ha privato di Lui: ci sono stati momenti in cui abbiamo voluto farne a meno … siamo fuggiti, abbiamo sbattuto la porta di casa e facciamo fatica a ritornare bambini, a rimettere tutta la nostra fiducia in Dio! Ci siamo lasciati incantare da noi stessi: abbiamo pensato che tutto iniziasse e finisse in noi, invece siamo sempre frutti di un dono, siamo un regalo e abbiamo un Padre che non ci abbandona mai.

Siamo capaci di gesti generosi, di sentimenti di accoglienza, di voglia di collaborare, di sentirci di qualcuno, di sentirci di Dio.

Il messaggio più bello e più decisivo di Gesù e del Vangelo è che noi abbiamo un padre, che Dio è nostro padre, che il futuro nostro è già garantito nelle sue braccia da cui non possiamo più cadere.

13 Agosto 2022
+Domenico

La sessualità umana, ambito della libera realizzazione della persona, come relazione di amore  

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 3-12)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Audio della riflessione

La sessualità umana non è per la semplice conservazione della specie, non è l’istinto alla cui soddisfazione è connesso un piacere, ma indicando l’insufficienza radicale dell’uomo nei confronti della vita, il limite di un sesso è rimando all’altro diverso: Questo sentirsi e vedersi diverso, altro,  può essere vissuto da ambedue le parti come minaccia o aggressione, un collocarsi in difesa o in attacco, ma anche come attrazione e cura, in comunione e dono reciproco.

Quell’ “in principio non era così“richiama la bellezza della creazione, dell’essere l’uomo e la donna creati a immagine di Dio e che quando come nel libro della genesi si rendono conto di essere fatti l’uno per l’altra, nel sonno profondo e mistico, dopo il quale “ish” e “ishshah” si contemplano estasiati e cantano il primo canto d’amore: “questa è carne della mia carne, ossa delle mie ossa”, che, detto con maggiore coinvolgimento, può essere: “Ho una grande gioia nel cuore, ci scopriamo creati come regalo l’uno per l’altra, tu sei come me e io come te, ma siamo fatti diversamente, riconosco ed esulto per la nostra comune identità, dal momento che proveniamo dalla medesima radice. Nella nostra differenza destinata a farsi unità, liberamente scelta, io canto la  nostra vocazione a diventare immagine il più possibile simile al creatore, il Signore Iddio!”.

Questo amore che porta  a una grande nuova unità è un mistero, nel senso che è un fatto che va oltre la nostra portata, ed è un fatto divino: così lo definisce la sacra scrittura (Ef,5,12); è sorgente di ogni desiderio e gioia che nella relazione di coppia è determinante per il bene e per il male della società umana, della famiglia.

Occorre allora scoprire la bellezza e le difficoltà, assieme a determinazione nel creare condizioni adatte alla vita di coppia in ogni tipo di società, sempre più complessa e frammentata, che tende quindi a dividere piuttosto che a riunire.

Ecco perché la fedeltà indissolubile nel matrimonio, Gesù non la propone come una legge, ma come il Vangelo, una buona notizia, in cui Lui Gesù è il Dio che salva e risana in radice il nostro male, che è sempre chiusura egoistica in noi stessi e non accettazione dell’altro: Ne consegue allora tutto l’impegno formativo, che anche papa Francesco propone con una sorta di catecumenato, per i giovani che intendono sposarsi da cristiani, da innamorati di Gesù Cristo, con  il sacramento del matrimonio in Chiesa.

La preparazione al matrimonio dice ancora papa Francesco sarà sempre artigianale, non fatta in serie! La relazione di coppia è rivelazione e partecipazione alla vita del Signore, per questo Gesù invita a puntare in alto, a non adattarsi alle mode.

12 Agosto 2022
+Domenic
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Niente è più importante di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 27-29)

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Audio della riflessione

Il giovane ricco è appena andato via: non se la sentiva di vendere tutti i suoi averi per seguire Gesù, non se la sentiva di rinunciare a qualcosa che gli apparteneva!

Pietro guarda Gesù e timidamente gli si avvicina e gli chiede se loro che hanno lasciato tutto per seguirlo, sono a posto?

Per capire a fondo questo momento con Gesù, dobbiamo fare un “parallelo” con lo stesso episodio raccontato da Marco, che sottolinea che Gesù risponde anche: «In verità io vi dico: non c’ è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

 C’è qualcosa in Pietro che gli fa presagire che la risposta non sarà quella che si aspetta: sembra che con Gesù non si riesca mai a capire fino in fondo quello che è giusto, quello che vuole … infatti, Gesù fa una precisazione che come al solito, lo lascia esterrefatto.  

Dice che, già solo il fatto di seguire la sua parola apre degli scenari completamente diversi nella nostra vita: il sapere che essa non è fine a se stessa, ma che è inserita in un progetto di Dio, è una proposta accattivante!

Lasciare tutto, non vuol dire mettersi a fare il barbone, ma non essere attaccati a nulla, non avere delle cose più importanti di Dio, che ci possono fuorviare ed è  questo  per noi molto difficile.

Lo era ai tempi di Gesù, in cui si viveva di poco e lo è ancor di più oggi che tutto sembra essere di primaria importanza, irrinunciabile e per avere tutto si è disposti a tutto, anche a  lavorare senza fine.

Ci sono la macchina, i videogiochi, la discoteca, le serate divertenti, gli impegni dei figli… tutto così importante da non avere il tempo per il Signore … una fugace messa di domenica e se il sacerdote fa un’omelia troppo lunga, quanti visi scocciati….

Non è la ricchezza in se stessa,  ma il fatto che spesso la ricchezza rende aridi ed egoisti!

Dio ha scelto il popolo d’Israele, ma questo popolo lo ha tradito: ricordiamo che mentre Mosè era sul monte Sinai per 40 giorni, il popolo si era costruito come idolo un vitello d’oro … oggi mentre aspettiamo il ritorno di Gesù, ce ne siamo costruiti talmente tanti di idoli che alla fine ci hanno allontanato da Dio, perché li abbiamo messi davanti a Lui.

«Lascia quello che hai e seguimi, sarai ricompensato nel regno dei cieli»: addirittura agli apostoli, promette i troni dai quali giudicheranno le loro tribù, vale la pena di starlo a sentire, perché anche il più stupido degli uomini si rende conto che dove andremo, non conteremo per i soldi che abbiamo, ma saremo condannati dal nostro stesso cuore arido, che non riesce a cambiare.  

Sarebbe bello che tutti lo facessimo ognuno per proprio conto, per aver la possibilità di stare a tu per tu col Signore, aprire a Lui il nostro cuore, scoprire che quello che riceviamo e di gran lunga superiore di quello a cui rinunciamo. Anche Pietro capirà che deve rinunciare al suo orgoglio, alla sua presunzione, al suo carattere irruente, per far posto a Gesù nel suo cuore, e non ci rimetteremo, questo è sicuro.

San Benedetto è stato scelto come uno dei patroni d’Europa per richiamare tutti noi al primato dell’interiorità e della preghiera nella vita sociale e politica. Lo seguissimo…

Il periodo storico in cui Benedetto costruisce la sua opera è molto simile a quello che stiamo vivendo: una Chiesa in difficoltà e lontana dall’ideale evangelico, un Impero allo sbando sotto la pressione di nuove popolazioni e nuove culture, l’impressione di vivere alla fine di un’epoca… Ma, diversamente da come accade a molti oggi, Benedetto non fugge, né si rassegna, né cerca di trarre profitto dalla situazione: si rimbocca le maniche e torna all’essenziale. Se tutto crolla bisogna costruire la casa sulla roccia e così egli fa’, all’inizio osteggiato dagli uomini di Chiesa.

L’intuizione è semplice e geniale: alcuni fratelli vivono insieme senza anteporre nulla all’amore di Cristo, mettendosi all’ascolto di Dio, dedicando del tempo alla preghiera e vivendo con il sudore della propria fronte, senza barattare il vangelo con denari, cariche od onori.

Seguendo una regola che è una sintesi di esperienze simili già vissute in oriente, Benedetto costruisce una nuova società: il monachesimo occidentale diventerà l’ancora di salvezza per la fede e il baluardo della civiltà, con le sue biblioteche e i suoi amanuensi. Ma Benedetto non vuole e forse non sa, che sta fondando una nuova civiltà: lui mette solo Cristo al centro della sua ricerca e della sua vita.

11 Luglio 2022 – Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa
+Domenico