Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 27-29)
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Due frasette semplicissime di Matteo ci mettono in grado di riflettere sulla nostra vita, sul mondo in cui viviamo e dare voce a un esempio che le ha messe in pratica alla lettera: san Benedetto patrono dell’Europa. Di lui purtroppo molta gente sa poco , dico così per rispetto alle idee di tutti, non si ispira neanche lontanamente al lavoro certosino che hanno fatto i benedettini. Hanno ricostruito relazioni umanamente ricche e economicamente e politicamente anche vantaggiose tra diversi nuovi popoli, chiamati barbari, dopo lo sfacelo dell’impero romano, promuovendo non solo monete, ma anche e di più religiosità, cultura e libertà dalla povertà e dalle malattie, organizzazione del lavoro, autosussistenza….
Abbiamo abbandonato tutto e ti seguimmo che sarà di noi? E’ la domanda degli apostoli a Gesù. E’ la domanda di chi si butta per un ideale e si mette al servizio del bene di tutti. Non solo i frati o i preti o le suore e i missionari, sono tutti i cristiani che per un ideale, quello della famiglia prima di tutto, lasciano tutto e si dedicano a questa grande novità che è l’amore tra un uomo e una donna e la vita dei figli. Abbiamo speso tutto per lei, per lui e per i figli, non abbiamo contato le ore, i pensieri, le preoccupazioni; non abbiamo badato a difficoltà di ogni genere e ora, che ci resta?
Per un figlio i beni sono un dono del padre da condividere con i fratelli. Chi li accumula si rende schiavo dell’egoismo e fa i fratelli schiavi della miseria. Libero invece è colui che è capace di usarli al servizio degli altri. Gesù ci offre di vivere come “da principio” non solo in rapporto con l’altro e con noi stessi, ma anche con i beni materiali. Questi non sono il fine cui sacrificare la nostra vita e la vita altrui, ma il mezzo da usare tanto quanto serve per vivere da figli e da fratelli, con piena libertà, senza lasciarci condizionare. Quello che teniamo in proprio, ci divide dagli altri; quello che doniamo ci unisce. I beni del mondo sono quindi benedizione e vita se li condividiamo liberamente, diventano maledizione e morte se li accumuliamo spesso in forma compulsiva, stregati dal desiderio di possedere. Siamo figli e signori, non servi del creato, proprio perché con esso serviamo i fratelli. Questo ha sempre insegnato e fatto san Benedetto in Europa e hanno fatto i benedettini in tutte le nostre terre portate da paludose e malariche a sane e fertili.
Rifacciamoci sempre all’incandescenza della creazione. Da principio tutto è dono. Possedere e accumulare è distruggere la radice stessa della creazione. La violenza che usiamo per impossessarci delle cose distrugge non solo la fraternità, ma anche i beni stessi di cui viviamo. La cacciata famosa dal paradiso terrestre, è stata una conseguenza amara del voler rapire ciò che è donato. Alla fine delle nostre fragili vite ciascuno porterà il suo tesoro vero: non saranno certo le ricchezze possedute e accumulate, ma quelle vendute e condivise. Di quelle non andrà perduto nulla.
Allora per rifarci alla prima domanda: e noi che avremo? nella nuova creazione, nel giorno senza tramonto che già ora è cominciato, i discepoli, parteciperanno alla regalità, alla gloria, alla ricchezza del Figlio: i poveri regneranno per sempre con Lui. Chi avrà seguito Gesù e amato gli altri non perde nulla, ottiene tutto, ed eredita la felicità senza fine. La pienezza del dono si manifesterà dopo; ma già ora il Regno è suo. Per questo il suo futuro sarà diverso.
Il presente allora rimane il luogo per decidere il passaggio dall’egoismo all’amore, è lo spazio della liberazione della nostra libertà. E’ forse questo il programma dell’Europa? Si libra ancora nei suoi cieli questa colomba di pace o deve fuggire perché la vogliono ingabbiare o impallinare o avvelenare? Certo dobbiamo capovolgere i nostri modelli di vita sociale e stabilire nuove priorità. Sognare sempre una Europa come l’ha voluta san Benedetto ci fa solo bene e non ci fa perdere la speranza.
11 Luglio 2024
+Domenico